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Autore: HaruHaru19    15/03/2012    3 recensioni
[2Min] "Giudica un libro dalla sua copertina, ma leggi anche quello che c'è scritto dentro se vuoi essere preso sul serio."
Sapevo che erano lì e che ci sarebbero stati finchè non fossero riusciti a tirarmi fuori da quella stanza. Per un attimo ebbi pure l'impressione che una parte di me provasse gratitudine, ma immediatamente ricordai che era impossibile che provassi qualcosa. Come può una persona senza più un cuore, provare qualcosa?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Taemin
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Haru's blablabla: Eccomi di nuovo qua, con un nuovo capitolo. Anzi, questo è un capitolo un po' particolare, un capitolo un po' di...svolta! :P Dopotutto si tratta del penultimo capitolo (ebbene sì, il prossimo sarà l'ultimo, al quale seguirà un epilogo che dichiarerà la vera fine di questa storia) e piano piano tutti i nodi stanno venendo al pettine... Ma non voglio anticiparvi niente, per il momento! :P Con tutta la fatica che ho fatto nello scriverlo, spero almeno che sia venuto fuori un lavoro decente. A proposito: la mia Beta non ha potuto nè rivedere nè correggere il capitolo perciò, se trovate degli errori, per favore chiudete un occhio per questa volta, ok? ;P Detto questo vi lascio alla lettura del capitolo, sperando che sia di vostro gradimento e...mi raccomando: recensite in tanti! :D Bye bye, alla prossima!

Waiting for the dawn.
Capitolo 5: I won't let you stop me, for any reason in the world.
 
Arrancando su per le scale esterne del condomio, mi trascinavo dietro il borsone che avevo utilizzato come valigia, ignorando che giorno fosse, ormai stanco e spossato a causa del viaggio, della febbre e del carico di emozioni che mi portavo sulle spalle. Solo il sole che si apprestava a tramontare, portando via con sè parte del caldo afoso di quella giornata, mi suggeriva che era quasi giunta l'ora di cena.
Praticamente arrivato alla porta di casa mi spaventai quando vidi questa spalcancarsi improvvisamente e sobbalzai su me stesso irrigidendomi, quando il mio orizzonte fu completamente invaso dal viso furioso di Kibum.
<< Dove. Sei. Stato?! >> mi urlò a pochissimi centimetri dal viso << Hai idea di quanto ci hai fatto stare in ansia? Al nostro ritorno, non solo non ti troviamo più dove ti avevamo lasciato malato, ma non sapevamo neanche dove tu fossi; scomparso da giorni, il cellulare in casa, tu da solo chissà dove... >>
<< Kibum-ah, basta. >> s'intromise JongHyun frapponendosi fra me e Key, abbracciandomi << Non lo vedi che sta male? >>
<< Mi dispiace, Hyung... >> cercai di dire, ma il lead vocalist mi zittì e mi strinse ancora più forte.
<< L'importante è che sei tornato sano e salvo... >> mi bisbigliò ad un orecchio << Ma tu scotti! >> esclamò poi portando una mano alla mia fronte e constatando quanto malato fossi << Vieni dentro. >> disse infine trascinandomi in casa e chiudendo la porta dietro di sè, una volta che anche Kibum fu entrato, portandosi dietro la mia valigia.
<< Taemin-ah? >> la voce di Jinki lo anticipò di mezzo secondo, quando vidi la sua testa spuntare dalla zona cucina e fissarmi quasi come se fossi un fantasma.
<< Hyung, mi dispiace... >> mi avvicinai titubante, aspettandomi un' ulteriore sfuriata, ma mi fermai non appena mi accorsi che impallidiva sempre di più man mano che la distanza tra di noi diminuiva << Hyung, stai bene? >>
<< Sì, sì... >> rispose riprendendosi, ma il tono con cui pronunciò quelle parole non mi piacque per niente.
Mi guardai attorno e mi accorsi che anche gli altri ragazzi fissavano imbarazzati il pavimento, ben attenti a non incontrare il mio sguardo.
<< Perchè vi comportate così? >> domandai alterandomi. << Mi state nascondendo qualcosa? >>
<< Taemin... Sto morendo... >>
Improvvisamente quella frase mi rimbombò nella mente come un fulmine a ciel sereno.
Che sapessero qualcosa della condizione di MinHo e che mi stessero nascondendo qualcosa di importante al riguardo? Perchè sembravano tutti così terrorizzati all'idea di dirmi come stavano le cose? Perchè mi evitavano? Perchè non si decidevano a parlare? Che fosse successo qualcosa di brutto a... No, non riuscivo neanche a pensarlo.
Un fortissimo giramento di testa mi fece traballare e se non fosse stato per gli ottimi riflessi di JongHyun, il quale mi afferrò al volo, sarei sicuramente rovinato a terra.
Anche gli altri Hyungs si raccolsero attorno a me, chiamando il mio nome e cercando di farmi riavere, quando improvvisamente udii la sua voce chiara e limpida, in mezzo a quel vociare confuso, pronunciare il mio nome. Non avevo idea se quel suono fosse reale o solo frutto della mia immaginazione, perciò feci richiamo a tutte le mie forze e, non so neanche io come, riuscii ad aprire gli occhi e ad alzarmi in piedi e mi sentii inspiegabilmente bene, ma nonostante ciò, Jinki continuava a fissarmi preoccupato, come se fossi sull'orlo del precipizio, pronto a caderci dentro di nuovo.
E lui stava lì, di fronte a me, e improvvisamente mi resi conto che tutti i miei sforzi erano stati invani: lui, talmente bello da strappare in mille pezzi ogni singolo frammento di ricordo che conservavo di lui, mi osservava con quegli occhi grandi e le labbra piene arricciate in un broncio quasi infantile.
Non riuscivo a capire come fosse possibile e, per un secondo, mi domandai se fosse reale o meno: non lo avevo mai visto così in salute, con gli occhi svegli e la pelle luminosa. Come poteva stare male? Come poteva essere a un passo dalla morte? Cosa ci faceva a Seoul? Non era a San Francisco? Forse ero stato troppo avventato, forse avevo capito male. Sentivo però che c'era qualcosa che mi sfuggiva, ma non riuscivo a capire cosa fosse.
E poi lui mi sorrise, ma era un sorriso strano. La schiera di denti perfettamente bianchi mi invitava a correre tra le sue braccia, ma ciò che m'impedì di farlo era lo sguardo: i suoi occhi non sorridevano, ma mi guardavano con aria compiaciuta, quasi strafottente e in quel momento realizzai che mi stava osservando come se fossi uno dei suoi premi sportivi e capii che per lui non ero altro che un obbiettivo, qualcosa da conquistare. Di nuovo.
In quell'attimo ogni traccia di timore e angoscia sparì dal mio viso e la mia espressione si trasformò, irradiando rabbia. 
<< Ciao Taemin. >> pronunciò di nuovo il mio nome.
<< MinHo... >> lo salutai a mia volta, se così può essere definito, dato il tono di voce con cui parlai.
<< MinHo? >> scoppiò a ridere << Che ne è stato del caro e vecchio "Hyung"? Dove è finita la tua educazione? >>
<< E' andata a farsi fottere insieme al mio rispetto per te! >> sputai velenoso, assottigliando talmente tanto gli occhi da renderli due fessure.
<< Non potresti essere un po' più gentile? >> disse con voce innocente avvicinandosi sempre di più << Dopotutto non ci vediamo da così tanto tempo... >>
<< E credevo che non ci saremmo mai più rivisti. >> piegai la testa da un lato, squadrandolo << Sbaglio o fino a un paio di giorni fa stavi per morire? >>
<< Ah, giusto. Quella telefonata. >> sembrò ricordare dopo un attimo di esitazione << Credevo di essermelo sognato, ma a quanto pare l'ho fatto davvero. Credo però che ci sia stato un malinteso... >>
<< Di che diamine stai parlando, MinHo? >> quasi urlai, a causa di tutta la rabbia che stavo tentando di trattenere.
Lui azzerò la distanza tra di noi e mi sfiorò una guancia con la mano in un gesto esaperatamente lento, ma non riuscivo a cacciarlo, rimanevo in attesa di una risposta che ancora mi veniva negata, con lo sguardo incatenato al suo. Con la coda dell'occhio notai come Jinki ci osservava ansioso, lui che era quasi morto dalla preoccupazione quando aveva visto MinHo avanzare verso di me.
<< Non negherò quello che ti ho detto l'altro giorno, ma temo che tu  sia stato troppo precipitoso. Quella sera avevo bevuto parecchio e, come ogni volta che alzo troppo il gomito, finisco col rimurginare su vecchi ricordi rendendomi una specie di ameba depressa. Per questo ti ho chiamato: quella notte ho realizzato che mi era impossibile starti lontano, ho realizzato che stavo morendo a causa della tua mancanza. Per questo sono tornato. Non stavo facendo altro che autodistruggermi. Sono qui per il tuo perdono. >> concluse il suo discorso con enfasi, avvicinando pericolosamente le sue labbra alle mie.
Mi allontanai rapidamente, spostandomi di lato con una risata sprezzante, tornando poi a fissarlo con disgusto, man mano che il sorriso amaro si spengeva sulle mie labbra.
Quindi la sua era solo una morte metaforica? Una specie di messa in scena per farmi correre di nuovo da lui come un cagnolino con la coda fra le gambe? Non gli era passato neanche dall'anticamera del cervello che io potessi pensare che lui stesse male, che stesse per morire e quindi preoccuparmi per quell'idiota? Ma chi si credeva di essere? Anzi, chi credeva che io fossi, da pensare di potermi trattare così? Lui non sapeva, neanche immaginava, attraverso quanto dolore avevo vissuto io per tutto quel tempo. Non aveva neanche la benchè minima idea di quanto vicino fossi arrivato alla vera morte da quando lui era partito.
Gettai un'occhiata veloce agli altri ragazzi che avevano assistito a tutta la scenetta melensa zitti come mosche e, ancora ammutoliti, attendevano una mia ipotetica risposta.
Mi avvicinai lentamente, stampandomi un sorriso in faccia.
<< Oh, Hyung... >> dissi ammorbidendo il tono della voce << Non pensavo che ci fosse dietro tutta questa storia, ma sono felice che tu sia ancora vivo. >>
<< Davvero? >> i suoi occhi brillarono per l'emozione mentre, incauto, si avvicinava sempre di più a me.
Era quasi scontato che la sua felicità fosse dovuta alla mia decisione di resa e, molto probabilmente, si aspettava che corressi fra le sue braccia, pronto ad essere di nuovo il suo giocattolino. Peccato solo che non ne avevo la minima intenzione. Il sorriso che mi impegnavo a mostrare come il più sincero possibile scomparve rapido, la mano destra si chiude a pugno e con la sinistra afferrai il colletto della sua camicia di cotone con rabbia.
<< Sì, così posso ucciderti con le mie stesse mani! >> esplosi infine colpendolo il più violentamente possibile al volto.
MinHo cadde per terra e io mi gettai su di lui continuando a tempestarlo di pugni. Ogni colpo che gli assestavo portava con sè mesi interi di sofferenza, di ansia, di rabbia, di disperazione. Ogni volta che o colpivo pensavo al perchè lo stavo facendo e, mentre i pugni aumentavano d'intensità, mi ritrovai con il volto rigato di lacrime.
Sia JongHyun che Kibum tentarono di farmi calmare, ma non fecero altro che prendersi entrambi una gomitata da parte mia, Kibum nelle costole e JongHyun alla base del collo.
Per quanto rigurdava MinHo vederlo immobile sotto di me aiutò solo a farmi infuriare ancora di più: se ne stava lì, senza reagire in alcun modo, limitandosi a proteggersi il volto con le braccia incrociate sopra di esso, lasciando che mi sfogassi. Ebbene, se le cose stavano così allora mi sarei sfogato: mi sarei sfogato per tutto.
 Ma, proprio mentre stavo per sferrare l'ennesimo cazzotto, JongHyun mi afferrò da dietro le spalle e mi tirò via con forza, separandomi da MinHo, il quale si stava rialzando aiutato da Kibum e Jinki.
<< Lasciami! >> gridai ripetutamente << Lasciami andare, Hyung! >>
<< Non finchè non ti sarai calmato. >> asserì lui.
 Cercai allora di divincolarmi dalla sua presa ferrea, ma non potetti fare niente con le braccia muscolose di JongHyun che bloccavano gran parte dei miei movimenti.
Mi allontanò ancora di più, trascinandomi dall'altra parte della stanza. 
Stavo facendo del mio meglio per calmarmi, aiutato anche dalle parole di conforto di JongHyun, quando la voce di jinki mi giunse alle orecchie.
<< Dormirai nella mia stanza per il momento, c'è abbastanza spazio per entrambi... >> lo sentii dire rivolto a MinHo.
<< Cosa? >> esplosi nuovamente e, in un attimo, JongHyun mi afferrò per i polsi al fine di bloccare ogni mio ipotetico tentativo di prendere ancora a pugni la faccia del rapper. Mi liberai lentamente dalla sua presa e con lo sguardo gli feci capire che non ne avevo la minima intenzione: le nocche insanguinate e doloranti delle mie mani mi avrebbero fatto desistere comunque.
<< Taemin-ah, non fare il bambino... >> cercò di mediare subito il più grande.
<< Non sto facendo il bambino! >> dissi << Ma non sono neanche uno stupido! >>
<< Taemin-ah... >> cercò di interrompermi lui.
<< Non lo voglio vicino a me! Non lo voglio in casa mia! >>
<< Taemin... >>
<< La sua persona mi disgusta. Non voglio vederlo neanche da morto, mi... >>
Non riuscii a finire la frase perchè lo schiaffo di Jinki arrivò rapido e secco a colpirmi il volto. Mi portai una mano insanguinata alla guancia e lo fissai esterrefatto: Jinki non aveva mai alzato le mani su di noi. Mai. Era la prima volta che perdeva la pazienza così tanto da arrivare a colpire qualcuno, me in particolare.
Il suo sguardo infuriato mi metteva in soggezione, ma volevo davvero esprimere le mie motivazioni e, superando la paura, tentai nuovamente di parlare.
<< Ma io... >>
<< Basta, Taemin. >> mi interruppe subito, con un tono di voce che mi fece rabbrividire e zittire immediatamente << Non voglio mai più sentire certe frasi uscire dalla tua bocca. Adesso chiedi scusa a MinHo e vai a dormire. Il tuo cervello non funziona come dovrebbe, stasera. >>
<< Non ho niente di cui scusarmi con lui. >> sputai facendo un mezzo cenno con la testa nella sua direzione. 
<< Sono io che detto le regole qui dentro. Non tu. >>
Decisi di non aggiungere altro, in quanto era una battaglia persa in partenza e mi arresi all'autorità del leader.
Guardai con disprezzo MinHo un'ultima volta, evitando accuratamente di scusarmi così come lui evitava volontariamente il mio sguardo, poi mi avviai a passo provocatoriamente lento verso le scale, ricacciando indietro le lacrime di indignazione che minacciavano di uscire da un momento all'altro.
<< Minnie-goon... >> disse Kibum con tono dispiaciuto, cercando di trattenermi afferrandomi delicatamente per un polso.
Lo strattonai via con forza e salii in camera, sbattendo violentemente la porta dietro le mie spalle, causando volontariamente più rumore possibile.
Mi gettai sul letto portandomi le mani doloranti sul viso, cercando di calmarmi. Guardai fuori dalla finestra e notai che aveva appena iniziato a piovere. Le gocce di pioggia che scivolavano lente lungo il vetro mi riportarono indietro nel tempo e mi ritrovai a rivivere il momento in cui pensavo seriamente che non ce l'avrei fatta.
Eppure ero ancora lì, forse anche più forte di prima.
Pieno di dolori, ma forte abbastanza da sopportarli.
In lacrime, ma ancora con la forza di tornare a sorridere.
Piegato, ma non spezzato.
No, questa volta non avrei permesso a nessuno di fermarmi, per nessuna ragione al mondo. Così, fissando il lento scivolare della pioggia, caddi in un sonno profondo.
 
La mattina successiva mi svegliai con un fortissimo mal di testa. Avevo l'impressione che la febbre fosse passata, ma mi sentivo come se fossi finito sotto un tir in corsa. Aprii lentamente gli occhi e lo sguardo mi cadde sulle mani piene di sangue rappreso e, lentamente, un miscuglio di ricordi cominciarono a riaffiorarmi nella mente, man mano che questa diveniva sempre più lucida.
<< Non ti sembra un tantino troppo rosa? >> la sua voce arrivò nel momento esatto in cui mi aspettavo di sentirla.
Alzai lo sguardo verso la fonte da cui proveniva la sua voce e incontrai il suo sguardo. Notai che il viso era pieno di piccoli tagli e tumefazioni, incluso un labbro spaccato e un grande ematoma violaceo sotto l'occhio sinistro. L'avevo conciato seriamente male, ma qualcosa nei suoi occhi era cambiato: sembrava quasi sincero e, per paura di finire col credergli, distolsi rapidamente lo sguardo.
<< A me piace così. E adesso esci immediatamente dalla mia stanza se non vuoi che ti spacchi nuovamente la faccia. >>
<< Tua? Un tempo questa era la nostra stanza. >>
<< Un tempo le cose erano molto diverse da come lo sono adesso. >>
<< Per favore, non fare così. Capisco che tu possa essere arrabbiato per quello che ho scritto nelle lettere, ma ti ho anche già detto che... >>
<< Io non ho letto le tue lettere. >> lo interruppi, aggrottando le sopracciglia.
A cosa si riferiva? Non avevo la minima idea di che cosa potesse esserci scritto dentro quelle lettere.
<< Mai? >> domandò sorpreso, rimanendo interdetto per un attimo << Neanche una? >>
<< No. >> la cosa mi stava incuriosendo.
<< Ah. Beh, forse è meglio così, a questo punto... >> disse più rivolto a se stesso che a me.
Mi misi a sedere sul letto rimurginando a cosa aveva appena detto, fissandolo di traverso. Cosa c'era mai scritto in quelle lettere, da essere potenzialmente capace di farmi infuriare ancora di più? Che diamine mi stava nascondendo ancora?
Lui sospirò e, puntellando i gomiti sulle ginocchia, si sporse in avanti, appoggiando il mento sopra le mani giunte.
Lo guardai a metà tra il sospettoso e il curioso, aspettando di sentire cosa aveva da dirmi e mi chiesi perchè mai dovessi sempre finire a dargli così tanta attenzione, pur senza volerlo. Era colpa di quei suoi stupidi, grandi occhi. Doveva essere per forza per quello!
Vidi MinHo deglutire a vuoto prima di raddrizzare la schiena e guardarmi con lo sguardo più supplichevole con cui avevo avuto a che fare in vita mia. 
<< Ascoltami solo per una volta, Taemin. >> disse con voce profonda << Ti prego, voglio una seconda possibilità con te. >>
  
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