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Autore: fldsmdfr    15/03/2012    1 recensioni
La storia da me scritta presenta la comparsa di luoghi e alcune persone realmente esistite o esistenti. A tali persone ho chiesto il permesso di scrivere la fan fiction includendo anche la loro presenza, nonostante il fatto che il testo sia di mia invenzione.
P.s. Non tutti i personaggi sono reali, detto questo vi auguro buona lettura.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Il cinema era affollato. C'era gente che parlava, urlava o correva. Fu difficile per lei, Vanessa e Marta, le sue due migliori amiche, trovare posto nella sala.

Poi il professore di scienze chiamò Marta, e le tre si separarono.

Dopo aver vagato per la sala, Nunzia e Vanessa riuscirono a trovare posto nell'ottava fila, più o meno al centro. Si sedettero frettolosamente, impedendo ad altri di rubare a loro i sedili, e nel frattempo Vanessa si guardò intorno in cerca di Marta.

Calò quasi subito il buio. Vanessa borbottò – Mi sa che abbiamo perso Marta... Uffa, Nunzia, tienimi il posto. La vado a cercare.- E detto questo si alzò per poi infilarsi nella massa di persone all'entrata.

Pochi secondi prima dell'inizio del film, una persona occupò il posto libero vicino al suo, anche se lei non ci badò. Stranamente, non rivide tornare né Marta, né Vanessa; ma ormai il film era cominciato.

Durante tutta la prima parte non fece che sbuffare, infastidita dal brusio di fondo che impediva di godere della visione del film.

Ad un certo punto, la persona seduta al suo fianco le si avvicinò e disse- Dovrebbero esserci dei buttafuori anche al cinema, per cacciare coloro che disturbano la quiete della platea. - Le venne da sorridere, perché stava pensando esattamente alla stessa cosa. Si girò verso di essa per poi scoprire che era un lui. Cercò di dire qualcosa per concordare la sua frase, ma le mancò il respiro appena incontrò i suoi occhi nascosti nell'ombra.

Il suo aspetto, da quel che riuscì a notare, poteva essere quello di un suo coetaneo. Aveva in testa una zazzera arruffata, coperta per metà dal buio della sala, che gli arrivava a sfiorare le sopracciglia con le punte incurvate. Non sembravano curati, come lo erano i capelli degli adolescenti di quell'epoca. Eppure fu un particolare che lo rese immediatamente simpatico.

Aveva un naso augusteo, proporzionato al viso, e due labbra non troppo piene, con un piccolo particolare: il labbro superiore era leggermente più grande rispetto a quello inferiore, il che la fece intenerire. Non riuscì a distinguere né il colore degli occhi né nessun altro dei suoi tratti per via dell'assenza di luce, che lo rendeva a dir poco misterioso.

Si sorprese a scoprire di aver trattenuto il respiro, e lo stesso aveva fatto lui. Tra i due calò un silenzio imbarazzante finché il ragazzo non esclamò- Giggino De Gigginis ha vinto la medaglia olimpica per il lancio della nonna.-

A quel punto, Nunzia, un po' sorpresa e decisamente divertita dalla battuta demenziale, scoppiò a ridere, facendo voltare parecchie teste. Anche lui, quel ragazzo tanto simpatico, stava ridendo a crepapelle insieme a lei.

Per tutto il resto della durata del film parlarono del più e del meno, criticando positivamente e negativamente i vari personaggi.

Quando, dopo i titoli di coda, si riaccesero le luci, il ragazzo, che scoprì chiamarsi Alexander, si rialzò per primo.

Nunzia lo vedeva di spalle, mentre era intento a raccogliere la giacca verde spento caduta a terra. Era alto ed aveva spalle larghe e muscolose.

Con l'accendersi delle luci, l'aura misteriosa provocata dalle ombre scomparve dai suoi tratti, lasciando il posto ad un alone di trascuratezza. Esattamente. Ogni movimento che compiva dava l'idea che egli non se ne curasse più di tanto, anche se il suo tocco sul soffice tessuto della giacca era delicato e per nulla rude, anzi, era piuttosto un gesto fluido ed elegante, quello con cui lasciava scivolare le dita sopra la stoffa per poi tirarla su da un lembo. Sembrava uno di quei ragazzi che avevano sempre la testa fra le nuvole.

Si voltò lentamente, bloccandosi poi a guardarla di profilo. Alcune ciocche gli erano ricadute a pochi millimetri dall'occhio sinistro e lui, con uno sbuffo che gli inteneriva i lineamenti del volto, le spinse di lato.

La guardò. La guardò come nessuno l'aveva mai guardata prima. Con due occhi dalle iridi blu, cerchiati da un sottilissimo contorno di migliaia di aghi ghiacciati. Il suo sguardo era magnetico, ardente e trasognato allo stesso tempo.

I suoi occhi sembravano racchiudere tutti gli opposti dell'universo. Erano strani, erano bellissimi. 

  
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