Chiedo
umilmente perdono per il ritardo e soprattutto per il capitolo cortino
ç_ç
Ho visto che le visite sono tantissime, più di quanto mi
aspettassi omg
Grazie di continuare a seguirmi ;_;
Buona lettura.
Alla prossima <3
Capitolo 3 – Nice to see you, again.
Le torture, il sangue, le catene, o peggio ancora La Ruota.
La Punizione non è qualcosa che si può facilmente
dimenticare, è
qualcosa che resta sulla pelle,
sepolta nella parte più profonda
della mente ma pronta a venir fuori in qualsiasi momento di
fragilità.
Pronta a venir fuori non appena credi di aver
dimenticato.
Le fiamme, le risate dei demoni mentre nella mente, la voce del Capo
continuava a ripetere “Sei una delusione, non meriti
la mia
fiducia”.
Fiducia. Io non mi ero mai fidato. Ne del Capo ne di nessun altro
demone, prima di NamJin.
Iniziai a fidarmi di NamJin dal primo giorno in cui mi si
presentò
davanti annunciandomi la sua decisione di prendermi sotto la sua ala
protettiva.
Ed ogni demone sa quanto l'ala di un demone del
primo Cerchio potesse essere pericolosa.
I gradi dei demoni erano divisi
in Cerchi,
il primo era formato dal Capo e dai suoi tre confidenti.
Il secondo,
dai demoni Superiori, nel terzo dai Protettori e nel quarto e ultimo,
c'erano i demoni di livello inferiore come me.
A quel tempo, essendo un semplice demone, non capivo perchè
un
demone del suo livello volesse prendersi cura di
me.
Era un
Superiore, di solito quelli come lui non si abbassavano a fare i
Protettori.
Ma ero davvero felice che NamJin avesse scelto me, un piccolo e
inutile demone.
Ma, dopo aver tradito la sua fiducia e disobbedito agli ordini e alle
regole, non potevo certo aspettarmi una festa di ben tornato.
Ero sempre stato solo, sapevo che prima o poi anche
NamJin mi
avrebbe abbandonato.
“Jonghyun-ah stai
bene?” la nonna
posò una mano sulla mia fronte spostandomi i capelli
“Sei così
pallido”
Sollevai lo sguardo, fino a quel
momento fisso sulla tazza del caffè, e le sorrisi.
Quella donna si stava preoccupando per
me, era strano.
Dopo tutto quel tempo avevo dimenticato
come ci si sentisse a ricevere delle attenzioni tanto dolci.
“Sto bene” risposi “Ho solo
dormito male”
La nonna versò altro caffè nella mia
tazza raccomandandomi di non fare tardi a scuola e di fare del mio
meglio.
Di solito le madri facevano così con i
propri figli, no? Era quasi bello.
Non ricordavo quasi nulla dei miei
genitori, se non gli occhi neri di mio padre e il suo sguardo severo,
e i capelli biondi e il sorriso dolce di mia madre.
Non sapevo come fossero morti, non mi
era mai stata detta la verità, il Capo disse che mi avevano
abbandonato,
che non mi volevano con loro. Solo dopo qualche mese
scoprii che erano morti.
Non ero arrabbiato con loro, non ero
arrabbiato perchè mi avevano abbandonato, il mio unico
volere era
diventare come mio padre.
Tutti i demoni lo conoscevano, lui
faceva parte del primo cerchio. Era un Confidente.
Era importante.
Quando iniziò il mio addestramento, il
mio unico scopo era diventare come lui.
Volevo che fosse fiero di me,
anche se non era mai stato al mio fianco.
Come al solito le lezioni
erano sempre
più noiose e soporifere.
Mentre io mi annoiavo giocando con una
penna, la mia piccola preda prestava attenzione
alla lezione,
prendendo come sempre appunti.
Le sue ferite erano meno gonfie e
sembrava più tranquillo.
Si voltò e mi sorrise timido
riportando, velocemente, lo sguardo sul suo quaderno.
Tsk!
C'era qualcosa in quel ragazzino che mi
spaventava a morte, ma che, allo stesso tempo, mi attraeva.
“Jonghyun-hyung!”
Taemin mi
raggiunse correndo e si fermò accanto a me “Sei
impegnato?”
“No, perchè?”
Afferrò la mia mano e mi trascinò con
se senza darmi il tempo di reagire
“Vieni, ti presento i miei amici”
Mentre correvo, a pochi passi da lui,
qualcosa dentro di me mi diceva di non farlo, di lasciare la sua mano
e non seguirlo.
Era come se i miei sensi volessero avvertirmi di un
pericolo imminente, l'aria iniziò a bruciarmi i polmoni,
come se
tutto il mio corpo cercasse di opporsi.
Ma non riuscii ad obbedire. Quel
contatto, quel calore che avvolgeva la mia mano era bello, non volevo
lasciarlo andare.
Ci fermammo davanti ad un parco e
raggiungemmo una della panchine, su cui alcuni ragazzi
chiacchieravano allegramente.
“Ciao ragazzi” li salutò
allegramente Taemin
“Ce l'hai fatta piccoletto” un
ragazzo dai capelli castani gli sorrise “Oh chi è
il tuo amico?”
Taemin posò un braccio intorno alle
mie spalle guidandomi più vicino ai ragazzi.
Il mio intero corpo tremò, sentii i
muscoli irrigidirsi dolorosamente.
Qualcosa non va.
“Lui è il mio nuovo amico, si chiama
Jonghyun” disse, poi si rivolse a me e
sorridendo disse “Loro
sono i miei più cari amici. Jinki, Kibum e Minho”
Mi irrigidii all'istante.
Minho!
Posai gli occhi sulla persona cui
apparteneva l'ultimo nome e ghignai, mentre lui mi guardò
accigliato.
Mi stavo giusto chiedendo dove fosse
l'angelo. Il mio nemico.
Volevo essere il migliore,
volevo
somigliare a mio padre, forse volevo essere migliore anche di lui, ma
avevo sbagliato ogni cosa.
Non credo che le emozioni dei demoni
possano davvero essere definite emozioni.
Nessuno di noi si è mai innamorato, e
a chi è successo non è di certo andata bene.
Esattamente come me.
Il mio lavoro era semplice. Non c'era
nulla che non avessi già fatto, nulla che non avessi
già provato.
Ma quando conobbi la mia preda,
tutte le più piccole convinzioni bruciarono non appena
incontrai i
suoi occhi.
Tutto di lui distrusse ciò che avevo costruito nella mia
testa, tutto di lui mi distrusse.
Tutto di lui mi insegnò ad essere
migliore, mi convinse a scegliere di provare ad essere buono.
Ma come potevo pretendere che andasse
tutto bene? Il tradimento porta conseguenze più gravi di
quanto
immaginassi.
Forse ero stato cieco, ma come potevo pretendere di
poter essere felice e vivere una vita normale insieme a quel ragazzo?
Io stesso ero un pericolo per lui.
I demoni provano solo odio
e rabbia. E
vogliono solo uccidere.
Forse non lo vogliamo davvero, ma
abbiamo tutti così paura delle conseguenze che facciamo di
tutto per
obbedire e portare a termine i nostri compiti.
Quando rifiutai di compiere il mio
dovere, ero convinto di poter proteggere quel ragazzo.
Ne ero davvero convinto perchè lo
amavo. Lo amavo sul serio.
Ma poi Minho lo portò via da me. Portò
via la sua anima.
Quel giorno capì che l'odio era
qualcosa di molto più forte del senso di fedeltà
che ci legava al
Capo.
Quel giorno feci una promessa a me
stesso. Avrei ucciso Minho.