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Autore: shinya    15/03/2012    2 recensioni
"Un demone non può e non deve avere alcun rapporto affettivo con la sua preda. Se questo dovesse accadere ci saranno delle conseguenze dolorose. Fate in modo che non accada. Sono stato chiaro?"
Sbagli una volta e te la cavi con La Punizione. Sbagli di nuovo e sei morto.
Genere: Angst, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jonghyun, Taemin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Chiedo umilmente perdono per il ritardo e soprattutto per il capitolo cortino ç_ç 
Ho visto che le visite sono tantissime, più di quanto mi aspettassi omg 
Grazie di continuare a seguirmi ;_;
Buona lettura.
Alla prossima <3




Capitolo 3 – Nice to see you, again.


Le torture, il sangue, le catene, o peggio ancora La Ruota.
La Punizione non è qualcosa che si può facilmente dimenticare, è qualcosa che resta sulla pelle,
sepolta nella parte più profonda della mente ma pronta a venir fuori in qualsiasi momento di fragilità.
Pronta a venir fuori non appena credi di aver dimenticato.
Le fiamme, le risate dei demoni mentre nella mente, la voce del Capo continuava a ripetere “Sei una delusione, non meriti la mia fiducia”.
Fiducia. Io non mi ero mai fidato. Ne del Capo ne di nessun altro demone, prima di NamJin.
Iniziai a fidarmi di NamJin dal primo giorno in cui mi si presentò davanti annunciandomi la sua decisione di prendermi sotto la sua ala protettiva.
Ed ogni demone sa quanto l'ala di un demone del primo Cerchio potesse essere pericolosa.
I gradi dei demoni erano divisi in Cerchi, il primo era formato dal Capo e dai suoi tre confidenti.
Il secondo, dai demoni Superiori, nel terzo dai Protettori e nel quarto e ultimo, c'erano i demoni di livello inferiore come me.
A quel tempo, essendo un semplice demone, non capivo perchè un demone del suo livello volesse prendersi cura di me.
Era un Superiore, di solito quelli come lui non si abbassavano a fare i Protettori.
Ma ero davvero felice che NamJin avesse scelto me, un piccolo e inutile demone.
Ma, dopo aver tradito la sua fiducia e disobbedito agli ordini e alle regole, non potevo certo aspettarmi una festa di ben tornato.
Ero sempre stato solo, sapevo che prima o poi anche NamJin mi avrebbe abbandonato.

“Jonghyun-ah stai bene?” la nonna posò una mano sulla mia fronte spostandomi i capelli “Sei così pallido”
Sollevai lo sguardo, fino a quel momento fisso sulla tazza del caffè, e le sorrisi.
Quella donna si stava preoccupando per me, era strano.
Dopo tutto quel tempo avevo dimenticato come ci si sentisse a ricevere delle attenzioni tanto dolci.
“Sto bene” risposi “Ho solo dormito male”
La nonna versò altro caffè nella mia tazza raccomandandomi di non fare tardi a scuola e di fare del mio meglio.
Di solito le madri facevano così con i propri figli, no? Era quasi bello.
Non ricordavo quasi nulla dei miei genitori, se non gli occhi neri di mio padre e il suo sguardo severo,
e i capelli biondi e il sorriso dolce di mia madre.
Non sapevo come fossero morti, non mi era mai stata detta la verità, il Capo disse che mi avevano abbandonato,
che non mi volevano con loro. Solo dopo qualche mese scoprii che erano morti.
Non ero arrabbiato con loro, non ero arrabbiato perchè mi avevano abbandonato, il mio unico volere era diventare come mio padre.
Tutti i demoni lo conoscevano, lui faceva parte del primo cerchio. Era un Confidente.
Era importante.
Quando iniziò il mio addestramento, il mio unico scopo era diventare come lui.
Volevo che fosse fiero di me, anche se non era mai stato al mio fianco.

Come al solito le lezioni erano sempre più noiose e soporifere.
Mentre io mi annoiavo giocando con una penna, la mia piccola preda prestava attenzione alla lezione, prendendo come sempre appunti.
Le sue ferite erano meno gonfie e sembrava più tranquillo.
Si voltò e mi sorrise timido riportando, velocemente, lo sguardo sul suo quaderno.
Tsk!
C'era qualcosa in quel ragazzino che mi spaventava a morte, ma che, allo stesso tempo, mi attraeva.

“Jonghyun-hyung!” Taemin mi raggiunse correndo e si fermò accanto a me “Sei impegnato?”
“No, perchè?”
Afferrò la mia mano e mi trascinò con se senza darmi il tempo di reagire
“Vieni, ti presento i miei amici”
Mentre correvo, a pochi passi da lui, qualcosa dentro di me mi diceva di non farlo, di lasciare la sua mano e non seguirlo.
Era come se i miei sensi volessero avvertirmi di un pericolo imminente, l'aria iniziò a bruciarmi i polmoni, come se tutto il mio corpo cercasse di opporsi.
Ma non riuscii ad obbedire. Quel contatto, quel calore che avvolgeva la mia mano era bello, non volevo lasciarlo andare.
Ci fermammo davanti ad un parco e raggiungemmo una della panchine, su cui alcuni ragazzi chiacchieravano allegramente.
“Ciao ragazzi” li salutò allegramente Taemin
“Ce l'hai fatta piccoletto” un ragazzo dai capelli castani gli sorrise “Oh chi è il tuo amico?”
Taemin posò un braccio intorno alle mie spalle guidandomi più vicino ai ragazzi.
Il mio intero corpo tremò, sentii i muscoli irrigidirsi dolorosamente.
Qualcosa non va.
“Lui è il mio nuovo amico, si chiama Jonghyun” disse, poi si rivolse a me e sorridendo disse “Loro sono i miei più cari amici. Jinki, Kibum e Minho”
Mi irrigidii all'istante.
Minho!
Posai gli occhi sulla persona cui apparteneva l'ultimo nome e ghignai, mentre lui mi guardò accigliato.
Mi stavo giusto chiedendo dove fosse l'angelo. Il mio nemico.

Volevo essere il migliore, volevo somigliare a mio padre, forse volevo essere migliore anche di lui, ma avevo sbagliato ogni cosa.
Non credo che le emozioni dei demoni possano davvero essere definite emozioni.
Nessuno di noi si è mai innamorato, e a chi è successo non è di certo andata bene.
Esattamente come me.
Il mio lavoro era semplice. Non c'era nulla che non avessi già fatto, nulla che non avessi già provato.
Ma quando conobbi la mia preda, tutte le più piccole convinzioni bruciarono non appena incontrai i suoi occhi.
Tutto di lui distrusse ciò che avevo costruito nella mia testa, tutto di lui mi distrusse.
Tutto di lui mi insegnò ad essere migliore, mi convinse a scegliere di provare ad essere buono.
Ma come potevo pretendere che andasse tutto bene? Il tradimento porta conseguenze più gravi di quanto immaginassi.
Forse ero stato cieco, ma come potevo pretendere di poter essere felice e vivere una vita normale insieme a quel ragazzo?
Io stesso ero un pericolo per lui.

I demoni provano solo odio e rabbia. E vogliono solo uccidere.
Forse non lo vogliamo davvero, ma abbiamo tutti così paura delle conseguenze che facciamo di tutto per obbedire e portare a termine i nostri compiti.
Quando rifiutai di compiere il mio dovere, ero convinto di poter proteggere quel ragazzo.
Ne ero davvero convinto perchè lo amavo. Lo amavo sul serio.
Ma poi Minho lo portò via da me. Portò via la sua anima.
Quel giorno capì che l'odio era qualcosa di molto più forte del senso di fedeltà che ci legava al Capo.
Quel giorno feci una promessa a me stesso. Avrei ucciso Minho.

  
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