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Autore: Iwantasmile    16/03/2012    2 recensioni
Mi amavi, ti amavo, mi ami e ti amo ancora adesso.
Avevo due felpe ma accanto a luii bruciavo.
Mi spogliò.
Mi vergognavo a farmi vedere, insomma era l'unico uomo che amavo e l'unico a cui mi mostravo; mi disse: non vergognarti sono solo io.
Eravamo nudi l'uno davanti all'altro.
Era la prima volta per me, e fu davvero bella perchè lo feci con la persona che amavo veramente.
E con un filo di voce mi disse: sei bellissima
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 15

Justin entrò. Indossava dei Jeans a vita bassissima dai quali uscivano i suoi boxer. Sopra aveva una maglietta a maniche corte molto semplice. Haimè devo ammettere che la sua bellezza mi abbagliò.  Dopo sei mesi che non lo vedevo ne sentivo, era diventato ancora più bello di quanto non lo fosse già.  Mi stavo lasciando abbindolare dalla sua bellezza fisica quando, riaffiorò nella mia mente quel giornale.
Appena mi guardò, piombò in un silenzio tombale e sgranò gli occhi in maniera molto evidente. Dopodichè si voltò verso mio padre e il suo sorriso svanì.
“Justin, volevo parlare anche con te. Ho già parlato con lei, volevo farti sapere che se da oggi in poi, volete frequentarvi potete farlo tranquillamente, per me non ci sono più problemi. Solo una cosa. Fai soffrire mia figlia e saranno guai.” Scoppiarono in una fragorosa risata.
Mio padre se ne andò al piano di sopra, e Justin si stava dirigendo verso di me quando io mi alzai gli voltai le spalle e corsi in camera mia.
Mi chiusi la porta alle spalle. Avevo paura, avevo paura di sentirgli dire che si era innamorato di un’altra, che non mi amava più, che per lui ormai non ero niente. Avevo paura di sapere. Io mi ero completamente concessa a lui, non poteva farmi questo. Stavo respirando profondamente quando bussarono alla porta.
Aprii. Era Justin, entrò senza aspettare che io acconsentissi.
“Erin che cos’è successo? Perché sei scappata?”. Non dissi una parola, presi la rivista che avevo messo sotto alcuni libri e gliela tirai addosso.
“Forse io dovrei chiederti cos’è successo?” dissi mettendo le mani sui fianchi.
“No, aspetta Erin fammi spiegare per favore.”
Mi voltai  e gli diedi le spalle per asciugarmi le lacrime che bagnavano il mio viso. Si alzò e mi abbracciò da dietro. Le sue braccia erano più forti e muscolose dell’ultima volta e sentirmi avvolta da esse era una sensazione stupenda. Non avevo contatti fisici con lui da tanto ormai, e questo contatto inaspettato e sorprendente per me fu importante. Iniziai a scottare sotto le sue braccia, lui mi baciò la testa.  Di colpo mi ritornò in mente quella foto con quella ragazza e mi distaccai, spingendolo fuori.
“Erin,  io non sapevo che tuo padre alla fine dei conti avrebbe acconsentito. Come potevo saperlo? Sono uscito con quella ragazza per fargli credere che tra noi due non c’era più niente, per fargli capire che non c’era più interesse. Ti prego credimi.”
“E io dovrei crederti? Sai che direbbe una ragazza della mia età a quest’ora? SEI UGUALE A TUTTI GLI ALTRI. Già ma io non posso dirtelo perché dei così detti altri non so niente, perché l’unico ragazzo che abbia mai avuto in testa sei tu. Che stupida sono..”
“Vuoi smetterla Erin? Questa è la pura verità. Tu a chi credi che abbia  pensato in questi sei mesi giorno e notte? Credi che uscendo con lei mi sia sentito mai a mio agio? Ha anche cercato di baciarmi, e l’ho respinta. Perché le uniche labbra che desideravo erano le tue. Non gli ho mai stretto la mano, perché l’unica mano che avrei voluto tra la mia, era la tua. Uscire con un’altra è stato un sacrificio per me, e l’ho fatto solo perché pensavo che se tuo padre mi avesse visto disinteressato ti avrebbe riportata qui.”
“Ma fammi il piacere, quale ragazzo si sente sacrificato ad uscire con una ragazza carina? Nessuno. Justin tu sei famoso, sei sicuro di esserti davvero innamorato di me? Di me che non sono nessuno? Non voglio essere presa in giro..” Dissi  indicandomi.
“Nessuno? Erin, tu per me sei tutto.Erin, non voglio perderti perché ho sbagliato a pensare che in quel modo ti avrei avuta indietro.”
Justin, io sono seriamente innamorata di te..Solo che ci sono tante cose da tener conto. Questa storia della ragazza, il fatto che non mi hai cercata, e che non hai risposto a nessuno dei miei messaggi.. “
“Erin fammi spiegare, tuo padre..” Lo spinsi definitivamente fuori e chiusi la porta. Diede dei pugni forti contro la mia porta, e poi lo sentii sedersi  con le spalle verso essa.
Io ovviamente, lo amavo ancora, ma non volevo credergli ed essere presa in giro. Doveva dimostrarmelo quello che diceva. Dovevo farlo ingelosire almeno un po’ per fargli capire cosa di provava, ma soprattutto dovevo  metterlo alla prova per vedere se avrebbe lottato per me, per avermi al suo fianco.

Il giorno seguente decisi di andare a trovare il figlio dei Richard, Simone, il ragazzo che piaceva tanto a mio padre. Era seduto in giardino a leggere un libro. Meglio, non sarei dovuta entrare in casa, mi sarei vergognata moltissimo. Simone era abbastanza carino, ma con Justin non teneva il paragone.
“Ciao Simone, io sono Erin, la figlia di Stefano..” Mi interruppe.
So chi sei..” disse sorridendo.
“Ah..Ehm..senti ti va se oggi pranziamo insieme, per conoscerci meglio?” Si alzò.
“Se mi va? Ovvio, andiamo. Ti va di pranzare all’Eirenes?”
“Si certo dove ti pare.”
Mi camminava affianco, ma non provavo niente. Nessuna delle tante emozioni che si presenta quando sto con Justin si presentò in quest’occasione. Non riuscivo nemmeno a capire cosa dicesse, con l testa annuivo, ma con la mente ero fra le braccia di Justin.
Solo appena arrivammo all’Eirenes mi resi conti che era la pizzeria davanti allo studio di registrazione di Justin. Simone continuava a parlare ma io non capivo nulla di ciò che dicesse. Ebbi paura che Justin ci vedesse, ma poi mi resi conto che era proprio quello il mio scopo, volevo fargli capire cosa si provava? Facendolo di nascosto non l’avrebbe capito mai. Ordinammo, o meglio ordinò lui per me, cosa che odio, e ci sedemmo al tavolo  più esterno, affianco alla vetrinata che affacciava sulla strada. Iniziammo a mangiare, lui parlava di continuo, e io annuivo senza capire, fingendomi interessata. Un ragazzo mi fissava dall’esterno della vetrina trasparente. Justin.  Sul suo volto un’espressione che non avevo mai visto mi fissava. Entrò nel locale. Si avvicinò al nostro tavolo.
“Ciao scusami, Erin, potresti venire un secondo, devo dirti una cosa.”
Mi scusai con Simone a mi allontanai con Justin. Era dannatamente bello, il mio istinto mi diceva di saltargli addosso, ma fortunatamente l’autocontrollo ha avuto la meglio contro l’istinto.
“Erin che stai facendo? Vuoi farmela pagare? Ti prego non così, mi distruggi in questo modo.” Sembra sincero. Molto sincero.
“Justin, non voglio fartela pagare, sono solo uscita a pranzo con un mio amico.” Dissi.
“Erin non farmi questo..Vai la saluta quel tipo e filiamocela, andiamo dove vuoi io e te insieme.” Era molto allettante la sua proposta. Ma dovevo rivendicare i miei diritti di donna. Sarei  andata  in qualsiasi posto insieme a lui, ma prima doveva dimostrarmi che ci teneva a me.
“Non dire sciocchezze. Scusa ma devo andare. Ci vediamo a casa.” Mi voltai a malincuore e tornai a sedermi con Simone.
Justin si accasciò su un tavolino e si strinse il volto tra le mani, però restò li non abbandonò il locale, fummo io e Simone a farlo. Uscimmo dal locale, e andammo a casa sua, a quanto pare voleva farmi leggere delle poesie che aveva scritto lui. Non ci si fida così dei ragazzi, andai a casa sua perché mio padre conosceva benissimo la sua famiglia, e soprattutto perché sapevo che Justin ci stava seguendo.  Mi accomodai nel gazebo e lui entrò in casa a prendere le poesie. Il gazebo era grande per non più di 5 persone, mi sedetti dentro attendendo il suo ritorno. Era una noia mortale stare con quel ragazzo, ma era necessario. Tornò con in mano dei fogli che iniziò a leggere non appena si sedette accanto a me.  Lesse tre fogli prima che la sua mano scivolasse sulla mia gamba..La scostai, e mi allontanai un po’, lui sempre leggendo si riavvicinò a me e mi posò una mano sulla coscia, poi gettò a terra i fogli e si voltò completamente verso di me. Mi mise le mani dietro la schiena e attrasse il mio corpo al suo. Cercai in tutti i modi di liberarmi dalla presa, dandogli calci e pugni, ma la sua forza era superiore alla mia. Mi stava baciando il volto, era una cosa orribile. Io gli diedi parecchi calci e pugni che non lo ammaccarono nemmeno. Volevo liberarmi era viscido, non lo avrei baciato per nessuna cosa al mondo, io ero di Justin, almeno credevo. Gettai delle urla fortissime e mi sussurrò nell’orecchio che in casa sua non c’era nessuno e che nessuno mi avrebbe sentita urlare per cui avrei fatto meglio a concedermi a lui. Mi alzò la maglietta quando gettai un urlo fortissimo e dal gazebo entrò qualcuno.

:D Eheh vi voglio lasciare leggermente sulle spine.Aahahha Apparte gli scherzi, spero vi piaccia.!!
Vi adorooooo.
-Erika
  
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