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Autore: My Pride    17/03/2012    2 recensioni
~ Raccolta di dieci one-shot/flash fiction un po' assurda e sentimentale incentrata sulla coppia Roy/Ed ♥
» 10. It's the story of my life ~ Special Chapter ~ Hearts Burst Into Fire
Chiusi gli occhi umidi, annuendo soltanto. E la sua presa diventò più salda, più protettiva.
Stretto e piangente ad un uomo che non fosse ‘To-san o ‘Ka-san, capii che i miglior amici erano quelli che ti erano vicini al cuore anche senza saperlo.
[ Partecipante alla challenge indetta dalla community Think Fluff ]
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Roy/Ed
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Shattered Skies ~ Stand by Me'
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Quando si dice la curiosità Titolo: Quando si dice la curiosità
Autore: My Pride
Fandom: FullMetal Alchemist
Tipologia: One-shot
[ 2335 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Roy Mustang, Jason Mustang
Tabella/Prompt: Animali › 01. Gatto
Genere: Generale, Sentimentale, Fluff
Rating: Giallo / Arancione
Avvertimenti: 
Shounen ai, What if?


FULLMETAL ALCHEMIST © 2002Hiromu Arakawa/SQUARE ENIX. All Rights Reserved.

    Appena uscito dalla doccia, ero piacevolmente rilassato.
    Ci avevo passato una buona mezz’oretta, avvolto fra nuvolette di vapore e acqua scrosciante, più che mai intenzionato a rilassarmi dopo una stressante giornata di lavoro. Avevo poi indossato il mio solito pigiama, costituito solo da un paio di boxer e da una canotta enorme, che in quel periodo primaverile era la soluzione migliore per il clima leggero e certe volte torrido che vigeva nell’afosa South City.
    Sbadigliando, mi passai l’asciugamano fra i capelli per liberarli dall’acqua in eccesso, attraversando il corridoio fino a giungere in salotto, con il presupposto di accomodarmi sul divano e riprendere la lettura d’un interessante libro che avevo comprato qualche giorno addietro. Ne avevo comprato più di uno in realtà, mescolandoli anche con quelli d’alchimia che sarebbero sicuramente interessati a Jaz. E proprio lui vidi seduto sul mio divano quando entrai. Sembrava concentrato, ma non riuscivo a capire che stesse facendo.
    Piano, di soppiatto, mi avvicinai col passo più silenzioso a cui riuscii a dare vita, sporgendomi un pò per sbirciare oltre la sua spalla. Reggeva fra le mani un libro aperto, la copertina poggiata sulle gambe accavallate. E, data l’espressione del suo volto, sembrava completamente immerso nella lettura. Un classico, avevo pensato in un primo momento, conoscendolo troppo bene. Sin da bambino si era sempre appassionato alla lettura, interessandosi in particolar modo all’alchimia quando una lontana sera di dieci anni addietro era stato proprio Edward a fargliela scoprire. Non potei non sorridere a quei ricordi. A quel tempo aveva solo tre anni ed ero io o il mio biondino a leggergli qualcosa. Adesso che ne aveva tredici, invece, già mi sentivo di troppo. Non avrei mai smesso di dare ragione a Maes. Crescevano troppo in fretta.
    Dato che non si era ancora accorto della mia presenza mi sporsi un po’ incuriosito, cercando di leggere un passaggio per capire cosa lo stava appassionando così tanto da estraniarsi a quel modo. Ma quando lo feci sgranai gli occhi, non potendo evitarmi d’arrossire. «Jason!» esclamai quasi al suo orecchio, facendolo trasalire e lanciare un urletto spaventato.
    Sussultando, chiuse di scatto il libro, nascondendolo svelto sotto i cuscini del divano. Quando si voltò verso di me, aveva il viso completamente sbiancato. «C-Che c’è, ‘Ka-san?!» farfugliò nervoso, troppo in fretta e con impeto per risultare credibile in qualsiasi modo se avesse aggiunto altro in seguito. 
    Ancora senza parole mi limitai ad aggirare il divano per trovarmi così dinnanzi a lui, tirando fuori dal suo nascondiglio il libro nonostante cercasse di evitarmi di farlo. Letto il titolo, divenni, se possibile, ancor più scarlatto. Anzi, avrei quasi detto che il mio volto tendeva al violaceo. Porca pu... «Dove l’hai preso?» gli chiesi infine, cercando di mantenere il tono della mia voce composto e serio, senza nessuna incrinazione. Anche se dovevo ammettere che era un bel po’ difficile.
    Lo vidi guardare altrove e grattarsi la testa, stavolta rosso in viso quanto me. «Era accanto a quelli d’alchimia», rispose, come se quella cosa spiegasse tutto. E in effetti... probabilmente avevo dimenticato di rimetterli a posto sui ripiani più alti, proprio dove ero più che sicuro che lui non li avrebbe presi. Non ci arrivava. Ma mai dire certe cose in sua presenza! Si sarebbe solo incazzato.
    «Non avresti comunque dovuto prenderlo», volli aver ragione, nonostante sapessi da solo che la colpa, in fin dei conti, era solo mia. Ero io l’adulto. Dovevo essere io a far attenzione. Gli avevo praticamente permesso di leggere un libro vietato ai minori, cavoli! Non volevo nemmeno immaginare la ramanzina di Edward se l’avesse saputo. Io molti problemi non me ne facevo, in fondo. Con la madre con cui ero cresciuto era tutto dire. Non ero mai stato un vero e proprio bambino innocente, già dai dieci, undici anni.
    Ancora una volta Jason si grattò la testa, puntando il suo sguardo azzurro su uno dei cuscini foderati del divano sul quale anch’io, adesso, mi ero accomodato. «Non sapevo fosse un libro di quel genere», quasi ci tenne a precisare, rosso in volto. «La trama mi piaceva, volevo solo vedere se anche il libro mi avrebbe fatto la stessa impressione e...» 
    «...e ti sei ritrovato a leggerlo comunque fino a quel punto», conclusi per lui. 
    Annuì brevemente, come se si vergognasse. Beh, grazie tante. Mi vergognavo anche io e non ero poi così casto e puro! Avevo comprato quei libri proprio per quel motivo. Per la voglia di fare sesso. Ce n’era parecchia, non lo negavo affatto, ma cercavo di frenare i miei bassi istinti di “uomo” come meglio potevo.E non negavo nemmeno che, certe volte, quando veniva a trovarci e riuscivo ad avere quella rara e fugace visione di Edward appena uscito da sotto la doccia, beh... Il resto era facile da immaginare. Ero solo un uomo, in fondo.E quella, anche se patetica, era una via d’uscita. Quando se ne tornava a Central, era la sua immagine che mi restava impressa sulle retine ed era il profumo di noi che mi inebriava le narici in quei momenti di solitudine.
    Fu lo sguardo ceruleo di Jason a distogliermi appena in tempo dai miei pensieri. Dopo quell’imbarazzante scoperta, ci mancava solo il sull’attenti da parte mia. «‘Ka-san», mi chiamò, forse vagamente imbarazzato, «quello è proprio così?» 
    Perplesso, sbattei più volte le palpebre. «Quello cosa?» chiesi in risposta, vedendolo farsi più serio. 
    «Il sesso». 
    E stavolta arrossii parecchio. O forse ero io che mi sentivo accaldato? Ecco comunque la domanda che tanto avrei voluto evitare anni addietro. Distolsi lo sguardo cominciando a tormentarmi un po’ le mani, passandone poi una fra i capelli per perdere svogliatamente tempo con qualche ciocca. Stavo tergiversando, lo ammettevo. «Devo proprio risponderti?» feci infine, voltandomi appena per incatenare nei miei occhi quel cielo azzurro che erano i suoi. 
    Lo vidi atteggiare il viso ad un’espressione pensierosa, quasi corrucciata. «Non sono più un bambino», mi disse, con tono vagamente accusatorio. Non era un bambino, infatti. Era poco più d’un ragazzino che sfociava nei suoi primi anni di pubertà. Ma perché proprio io mi trovavo a dovergli fare un discorso simile? Mi maledissi mentalmente per non essere rimasto più tempo sotto la doccia, borbottando fra me e me qualche insulto alla mia persona come se quello bastasse a cancellare le domande di Jaz. Aveva cominciato a scuotermi, proprio come quando era più piccolo. Voleva sapere, ed ero sicuro che avrebbe saputo. Che fossi volente o nolente io. 
    «Su questo non posso risponderti», dissi infine, non volendo cedere.
    Però lo vidi corrugare maggiormente la fronte. «E perché no?» subito mi chiese in riposta. 
    «Non sono mai stato con una donna», mentii immediatamente, vedendolo sollevare con fare molto ironico un fino sopracciglio scuro.
    «Bugiardo», fece, con lo sguardo quasi assottigliato. «E tutti i nomi di donna cerchiati in rosso che erano sull’agendina che sta sulla tua scrivania allora cosa sono?»
    In un primo momento, non capii di cosa parlasse. La mia agendina l’avevo ceduta tempo addietro ad Havoc, proprio nel periodo in cui io e Edward avevamo cominciato a frequentarci. Poi, permettendomi nonostante la situazione un sorriso, compresi. Anche se quello sarebbe stato un altro atto da legare al dito. «Primo, smettila di frugare tra le mie cose», dissi con tono ammonitore, non provocando per mia sfortuna l’effetto desiderato. «Secondo, quelle sono semplicemente le mie note d’Alchimia».
    «Alcuni nomi sono note d’Alchimia, ‘Ka-san», quasi parve voler tenere il punto. «Altri no».
    Quel piccolo teppistello maledetto. Era riuscito a decifrarli.
    «Sono tutte note», ribattei. «E non avresti nemmeno dovuto metterne su mano». 
    A quelle mie parole, Jason borbottò contrariato fra sé e sé, nonostante apostrofasse ancora per non volermela dare vinta in nessun modo. Secondo lui era assurdo che io stessi con il suo papà ed appuntassi annotazioni d’alchimia sotto forma di nomi, date e incontri con donne. Ma era un’abitudine che andava avanti da anni. Non potevo di certo cambiarla solo per quel motivo! Non mi sarei più raccapezzato di ciò che scrivevo, poi.
    Per un bel po’ Jason non disse nulla, decidendo solo di spostarsi in cucina quando mi ci avviai anche io. Avevo bisogno d’un caffè forte corretto con del buon vecchio whisky, uno di quelli che Maes mi spediva ogni tanto - o che lui stesso portava qui quando veniva a trovarci - erano davvero l’ideale, un toccasana. Con il mio moretto al seguito preparai il tutto, cercando poi una tazzina prima di mettere la macchinetta sul fuoco.
    Lanciai giusto un’occhiata alle mie spalle, vedendo Jaz accomodato al tavolo con un bacco di biscotti a tenergli compagnia. Teneva lo sguardo basso, solo di tanto in tanto lo alzava per ricambiare le mie occhiate. Scrollai le spalle tornando a guardare il cucinotto, fischiettando un motivetto inventato sul momento. Mi stavo apprestando a versarmi il caffè appena fuoriuscito dalla macchinetta nella tazzina, quando Jaz si fece sentire, raggelandomi con le sue parole.
    «Ancora non mi hai spiegato se è davvero così», disse, con uno strano tono serio che non avevo mai sentito. Porcaccia. E io che avevo sperato che, dopotutto quel gira e rigira, se ne fosse dimenticato. A quanto pareva mi ero sbagliato. Volevo arginare il discorso, certo, ma sembrava inutile.
    Mi voltai molto lentamente, adagiandomi contro il cucinotto che avevo ora di schiena per sorreggermi. Ci misi qualche momento prima di decidermi a rispondere, nonostante la mia mente avesse assimilato quelle parole da un bel po’ di tempo. «Ma non ti sembra d’essere un po’ troppo piccolo per voler conoscere certe cose?» gli dissi, osservandolo con fin troppa attenzione. Persino con occhi critico, avrei aggiunto. Ero convinto che stesse bruciando un po’ troppo in fretta le tappe, e allora? Quello era diventato un mio difetto, negli anni. Consideravo Jason come un eterno bambino, ed ero sicuro che non avrei cambiato idea nemmeno quando sarebbe arrivato alla mia età. Ero troppo protettivo e volevo farlo restare innocente più a lungo che potevo, forse? Beh, allora voleva dire che mi ero calato perfettamente nei panni di mamma chioccia. Non volevo che il pulcino lasciasse il nido.
    A distrarmi dai miei pensieri fu il suo sproloquio sul fatto che tiravo in ballo la sua altezza su quell’appellativo, che io usavo - per inciso - solo in modo affettuoso. «Ho tredici anni, ‘Ka-san! Tre-di-ci!» sillabò, battendo le dita sul bordo del tavolo per dare maggior enfasi alle sue parole.  
    «Appunto perché ne hai tredici è prematuro», ribadii il concetto, tornando all’attacco come “tutore appiccicoso e apprensivo”. Io alla sua età non ero mica così...  d’accordo, lo ammettevo. Il paragone non si poteva nemmeno porre, dato che mi comportavo molto peggio sebbene i miei fossero altri tempi. Dal ’98 ad oggi le cose erano cambiate, anche se di poco. Ma dubitavo comunque che i ragazzini avessero certi pensieri per la testa... va bene, ammettevo che anche quella che stavo pensando era un’immane cazzata.  Era solo una mia convinzione quella di credere dei tredicenni ancora bambini. Non era forse quella, in fondo, l’età dello sviluppo?
    «Ci credi davvero a quello che dici, eh, ‘Ka-san?» ribatté con tono sarcastico, quasi riuscendo a mettermi a tacere. Diavolo, era peggio di Edward. Uno più testardo dell’altro. E per fortuna era cresciuto con me!
    Dovetti arrendermi all’evidenza, abbandonando l’idea di quel bel caffè forte per andare a prendere posto dinnanzi al mio moretto. «Da quanto tempo?» domandai infine, traendo un lungo sospiro. Mi sentivo davvero una madre apprensiva, diamine. Ma lui ricambiò il mio sguardo sbattendo le palpebre, come se non avesse compreso il mio quesito.
    «Cosa?» chiese difatti in risposta, facendomi sospirare nuovamente. O era bravo a fare lo gnorri, o voleva solo esasperarmi.  
    «Da quant’è che ti interessi alle ragazze così tanto?» ripetei paziente, servendogli parola per parola su un piatto d’argento. Da piccolino diceva a destra e a manca di avere delle fidanzatine, certo, ma a quei tempi non ne capiva il vero significato. Adesso che era in fase di pubertà era ben diverso.
    Lo vidi scrollare le spalle con semplicità, atteggiando il viso ad un’espressione pensosa mentre incurvava le labbra all’ingiù, quasi come se la cosa per lui fosse indifferente. Menefreghismo, perfetto. «Direi da un po’», la gettò sul facile, senza darmi momenti precisi. 
    Decisi intenzionalmente di non indagare oltre, anche perché d’altarini o scheletri nell’armadio non volevo scoprirne. Meglio restare ai tempi in cui lui si chiedeva perché la sua mamma fosse un papà e ancora non aveva ben capito quella situazione delicata. «Continuo ad insistere che è presto», mi intestardii, non volendo guardare in faccia la realtà. Il pulcino avrebbe presto spiegato le ali, maledizione.
    «Ma, ‘Ka-san, a me le ragazze piacciono!» ribatté, come se stesse cercando di far valere la sua autorità, la sua parola in merito o chissà cos’altro. «Un po’ di tempo fa ne ho anche baciata una!»
    Chiusi gli occhi, lasciandomi sfuggire un gemito. Questo avrei preferito non saperlo. Mi toccò dunque intraprendere quel lungo e intricato discorso che anni addietro avrei volentieri scaricato a Edward - e, data la sua inesperienza, mi sarei persino fatto quattro risate nel sentirlo spiegare il sesso a Jason, che ne sapeva ancor meno di lui -, chiedendomi al tempo stesso chi me lo avesse fatto fare di uscire da quella maledetta doccia. Avrei potuto prolungarla ancora, aspettare che Jaz si addormentasse e magari nemmeno accorgermi che aveva preso quel dannato libro erotico. Era un vero e proprio idiota.
    Il mio caro figlioletto mi ascoltò rapito, acciambellandosi prsino sul divano come avrebbe fatto un grosso gatto che si era appena pappato un topolino succulento. E in quel caso il topolino in questione ero proprio io. Sembrava quasi che gli stessi raccontando una favola della buonanotte, dato il modo in cui aveva cominciato ad osservarmi e i continui quesiti a cui aveva dato vita. Quelli che passarono mi parvero attimi infiniti, e potei trarre un sospiro di sollievo solo dopo aver concluso.

    Dopo tutta quella chiacchierata l’unica cosa che volevo fare era una bella dormita - sperando che la sua curiosità non me lo impedisse, dato che avevo un assoluto bisogno di schiacciare un pisolino -, quando un’altra sua domanda si fece sentire, facendomi sfuggire un altro lungo gemito e preannunciando un ennesimo discorso fatto di contro sensi e quant’altro.
    Quando si diceva, per l’appunto, la curiosità!







_Note inconcludenti dell'autrice
Questa volta non mi perdo molto in chiacchiere, per quanto mi piacerebbe davvero tanto ricevere un piccolo parere da tutti coloro che leggono
Siete in molti e, dato che il fandom è stato abbandonato a se stesso, se perdeste almeno qualche minutino in più a lasciare una piccola recensione per far sapere cosa ne pensate della storia, fareste felice una piccola fanwriter che ha riscoperto il proprio amore per questa meravigliosa coppia dopo essersi arenata per mesi e mesi nel fandom di One Piece. Sono ancora arenata lì, a dirla tutta, e, se per caso a qualcuno interessasse, sto portando avanti una raccolta ZoSan intitolata
Waiting for ~ 30 Shattered Pieces
Commenti e critiche sono sempre ben accetti
Alla prossima. ♥


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