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Autore: _Renesmee Cullen_    17/03/2012    9 recensioni
Diletta, una ragazza che non ha più voglia di innamorarsi, incontra Matteo, un ragazzo in una situazione identica alla sua. Sono molto simili: entrambi orgogliosi ed entrambi con una personalità forte, entrambi con degli amici fantastici, Athena e Francesco.
L'odio che provano l'uno per l'altra è palpabile nell'aria che respirano, ma non sempre sarà così.... tra figuracce e situazioni romantiche che fine faranno??
leggete e scoprirete cosa succederà ai due.....
è la mia prima fanfiction e spero che vi piacerà!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Salve a tutte ragazze!!
Scusate il ritardo, ormai non so più cosa dire per giustificarmi...... mi scoccia usare la solita scusa "la scuola mi sta uccidendo" ma purtroppo è la verità... sto facendo una cosa come mai in vita mia: non esco il Sabato per stare a studiare O.O
Ok la smetto di rompervi con i miei monologhi (scritti con il fine di non farmi ammazzare da voi) e passiamo alle cose serie.
Questo è il 30° capitolo della mia fan fiction, e vi assicuro che mai avrei mai pensato di poter arrivare a raggiungere questo traguardo, e con tutte queste recensioni poi....
Sono davvero contentissima che la mia storia vi piaccia, è solo grazie a voi, lettrici, che con le vostre recensioni mi avete fatto ricordare ogni volta di non smettere di scrivere per non deludervi.
Vi anticipo che questo capitolo sarà molto articolato, composto da vari pov... è forse il capitolo motore di tutta la storia... spero di non deludervi.
Quindi questo capitolo è dedicato a tutte coloro che hanno seguito la mia fan fiction fin dal primo capitolo.
Un ringraziamento speciale a Cleppy_Ds che mi ha aiutato molto nel problemi di tutti i giorni... è anche grazie a lei se ora sono qui
Spero che il capitolo vi piaccia, recensite in molte!!!
Tutti i personaggi di "Chi l'avrebbe mai detto" vi ringraziano di cuore per la pazienza e il sostegno.
Un abbraccio.<3

Capitolo 30 Sono solo parole

Pov Matteo

Andai incontro a Gabriele digrignando i denti sebbene la ferita sulla guancia mi prudesse. Non avevo più il controllo di me. Lui stava passeggiando tranquillo dandomi la schiena. Quando gli fui vicino lo afferrai per una spalla e lo voltai verso di me. Non gli diedi il tempo di spiccicare parola, perchè gli tirai un pugno in pieno volto, facendolo cadere a terra.
-Matteo…- iniziò Gabriele con voce conciliante. Non volli ragionare, e lo guardai in modo truce. Appena si tirò su, lo presi per il colletto della maglietta e lo sbattei contro il muro.
-Ci provi anche con Diletta, brutto bastardo?- quasi urlai. La faccia di Gabriele diventò d’un tratto rossa, e mi accorsi che quasi non riusciva a respirare. Lo mollai, non ero mica un assassino.
-Ma cosa…?- iniziò Gabriele, sconvolto. Non mi trattenni
-Guarda che ti ho visto mentre ci provavi spudoratamente con lei… ma non permetterò che la inganni come hai fatto con me!- ringhiai.
Lui strabuzzò gli occhi ma comprese
-Lascia che ti spieghi…- iniziò, per riparare al malinteso, venendomi vicino. Io mi scansai e lo guardai male
-Spiegare cosa? Cosa cazzo hai da dire ancora?- chiesi di rimando, alzando la voce senza riuscire a contenermi. Lo guardai dritto negli occhi.
-Io non ci provo con Diletta. Lei sa quello che provo per lei, glie l’ ho detto qualche giorno fa…- cominciò. Strabuzzai gli occhi. Ecco, stavano insieme. Lo sapevo, lo sapevo. Era così evidente che quei due si piacevano… come avevo fatto a credere che...
-Ma lei mi ha detto che per me non prova nulla, se non un grande affetto.- concluse. Mi accorsi di stare trattenendo il respiro, e di essermi fasciato la testa prima di averla rotta. Male, molto male. Continuai a guardare Gabriele, incapace di dire nulla. Avevo agito come uno stupido, l’avevo assalito senza conoscere la verità. Non mi scusai, dopo tutto quello che aveva fatto a me e ad altri, cos’era un pugno in faccia? Lui continuò a guardarmi
-Sapevo che provavi qualcosa per lei, ma mai, ti giuro, mai fino a questo punto.- iniziò a stuzzicarmi. O per lo meno, io lo presi come una provocazione. Gli andai vicino
-E cosa te lo fa pensare? Tu non sai cosa mi frulla per la testa, non sai cosa sia successo tra me e lei. Quindi taci.- controbattei. Di certo non avrei detto il segreto al quale tenevo di più in assoluto a… lui.
-Cosa me lo fa pensare eh?- chiese Gabriele retoricamente. Avevo paura della risposta –Innanzi tutto le tue reazioni- mh, avevo previsto che l’avrebbe detto
–E soprattutto, l’ho capito dal modo in cui ti brillano gli occhi quando pensi a lei.-
Quest’ultima constatazione mi lasciò basito. Non mi brillavano gli occhi quando pensavo a lei! Suppongo. Anche se non era la prima persona che me lo diceva…
-Devi dirle tutto Matteo, devi dirle tutta la verità. Non ha senso che continui a nasconderle quello che provi. Smettila di essere ipocrita con te stesso e con gli altri- consigliò. Mi incazzai seriamente: da che pulpito arrivava questo “consiglio”
-Proprio tu mi vieni a parlare di ipocrisia? Di rivelare la verità? Non ne hai alcun diritto- sputai –E poi…- continuai sibilando –scommetto che non le hai detto quello hai fatto. Dubito che sarebbe ancora tua “amica” se lo sapesse.- Pensai di farlo arrabbiare, ma Gabriele sorrise vittorioso
-Ed è qui che ti sbagli, mio caro Matteo. Io le ho raccontato tutto, sa ogni cosa stupida che ho fatto in vita mia.- concluse, e non sembrava nemmeno rammaricato. Strabuzzai gli occhi e spalancai la bocca.
-Ecco perchè non si è messa con te. Non ti perdonerà mai.- non trovavo altra risposta a tono da dargli.
-E sei in errore anche qui. Mi ha detto che se il mio pentimento era stato vero, lei mi avrebbe già perdonato…- si interruppe e mi guardò –e ha detto che dovresti farlo anche tu ora mai.- concluse con un sospiro.
Lo guardai sprezzante
-Ci sono cose senza perdono.- dissi questa frase in modo perentorio. Non avrei mai, mai perdonato Gabriele per quello che aveva fatto e, soprattutto, per non avermi dato retta. A me, che ero il suo migliore amico, quasi un fratello. Aveva preferito andare dietro agli altri teppisti. E adesso ne avrebbe pagato le conseguenze.
-Matteo… cazzo per un momento metti via quello che è successo tra me e te, e accetta il mio consiglio.- ahahaha il ragazzo cominciava a dire le parolacce… ero sulla buona strada per farlo incazzare. Bene. Non lo interruppi, volevo sentire cosa altro aveva da biascicare
-Anche Diletta prova qualcosa per te. Non l’ha ancora capito a fondo, non lo nego, non dopo ciò che le hai fatto, ma...- iniziò. Lo interruppi
-E cosa avrei fatto scusa?- questa volta ero io ad essere sorpreso. Gabriele esitò. Sembrava sul punto di dire qualcosa, ma invece se ne rimase zitto.
-Non sta a me dirtelo.- sussurrò in fine. Sentii salire la rabbia
-Prima ti metti ad insinuare cose senza senso e poi ti rifiuti di darmi una qualsiasi spiegazione?- inveii. Gabriele parve ancora indeciso, ma alla fine disse
-Io non posso intromettermi fra voi due… e poi… Diletta mi ha fatto una confidenza, non voglio tradirla…- concluse. Non riuscii a cavargli dalla bocca null’altro. Gabriele rimase in silenzio e fece per andarsene, ma quando mi passò vicino, mi mise una mano sulla spalla e disse
-Non sprecare l’occasione che hai Mattè. Non buttare tutto nel cesso per il tuo cazzo di orgoglio.- detto questo se ne andò lasciandomi solo con i miei pensieri.

Pov Diletta

La mattina dopo, quando uscii di casa per andare a scuola, ebbi una bella sorpresa che mi aspettava davanti al cancello.
-Ciao bellissima- disse Gabriele scendendo dalla moto. Io gli sorrisi e, ancora assonnata. Gli diedi un bacio sulla guancia. Lui sorrise e mi squadrò da capo a piedi.

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-Direi che oggi sei proprio…- cercò le parole –uno schianto.- fece sorridendo. Io arrossii
-Grazie…- mugugnai, e poi cambiai argomento –come mai da queste parti?- chiesi curiosa
-Bhe, che ne dici se ti do un passaggio in moto a scuola?- chiese gentilmente. Io sorrisi ed annuii
-Bhe, si grazie mi faresti un piacere enorme…- risposi. Gabriele mi porse il suo casco, salii in moto e partimmo a tutto gas alla volta della scuola.
Arrivati al parcheggio, scesi dalla moto e ringraziai Gabriele. Lui sorrise, poi si fece pensieroso
-Senti…- iniziò, come se fosse indeciso sul dirmi qualcosa o meno.
-Dimmi- lo esortai incoraggiante.
-Ieri… ho parlato con Matteo.- disse. Cercai di rimanere impassibile al sentire quel nome.
-E… cosa ti ha detto?- chiesi, curiosissima. In quel momento sarei stata capace di uccidere pure di sapere quello che si erano detti Gabb e Matteo. Cercai di non darlo a vedere, ma con scarsi risultati penso.
-Ecco… lui mi voleva picchiare (e in parte l’ha fatto)- iniziò. Strabuzzai gli occhi, e quasi inciampai mentre ci dirigevamo verso la scuola
-E p-perchè…?- non riuscivo a credere a quello che avevo sentito
-Bhe… lui ha visto che ci abbracciavamo e ha pensato che io e te… ehm…- tossicchiò, imbarazzato. Spalancai la bocca e rimasi basita. Cosa? Non potevo crederci! Era assurdo! Matteo credeva di avere il diritto di sindacare su quello che facevo o meno? E se anche mi fossi messa con Gabriele? Cosa avrebbe voluto fare? Non aveva il diritto di starmi con il fiato sul collo.
-Ma come si è permesso quel bastardo?- cominciai a sbraitare in mezzo alla strada. Tutti si voltarono verso di me ma non me ne curai. Mi dispiaceva soprattutto il fatto che fosse stato Gabriele ad andare di mezzo a quella faccenda… Matteo non aveva il coraggio di venire da me, vero? Pure vigliacco, oltre che impiccione.
-Dile, io non ti ho detto questo per farti arrabbiare o metterti contro di lui…- iniziò conciliante Gabriele
-Io la gelosia non la tollero!- quasi urlai –Soprattutto da chi per me non è niente, da chi mi ha fatto soffrire…- mi interruppi. Avevo appena detto che Matteo mi aveva fatto soffrire? E si, purtroppo era la verità, ma non l’avevo mai ammessa. Matteo mi aveva fatto stare male, avevo pensato una notte antera a lui, e non ero riuscita a dormire dopo quello che era successo… Volli riuscire a tornare indietro nel tempo per cancellare ciò che avevo detto. Purtroppo però non potevo.
-Dile… ascoltami. Quello che ti voglio dire, è che Matteo è geloso di te perchè ti vuole bene davvero, il suo è un affetto sincero…- spiegò Gabriele. Pensai a tutto quello che era successo, e credetti che Gabb si sbagliasse. Io… forse ero stata fregato dal fatto che per un attimo avevo davvero sperato che ci potesse essere qualcosa tra di noi… ma non era stato così. Adesso non potevo correre il rischio di illudermi ancora. Rimasi zitta, e Gabriele continuò
-Devi parlarci, dovete chiarirvi…-
Dopo quella sera in discoteca, in effetti, avevo deciso di provare a parlarci, ma dopo di questo… se l’era presa con Gabriele che non aveva colpa di nulla…
-Adesso sono troppo arrabbiata per parlarci…- dissi digrignando i denti, ed era vero. Se mi fossi trovata Matteo li davanti, penso che l’avrei strangolato con le mie mani.
-Ma Dile io volevo solo…- Gabriele mi corse dietro mentre mi avviavo a passo svelto verso l’entrata della scuola. Mi voltai verso di lui
-Lo so cosa volevi fare, e non è colpa tua se sono arrabbiata. E’ colpa di quell’idiota di Matteo.-
E con questo mi affrettai verso le scale che portavano al piano di sopra, per evitare di sentire altro.

Pov Athena

Dopo aver riflettuto a lungo, presi una decisione drastica. Avevo tentato in tutti i modi di farli parlare, prima di tutto con la discoteca, ma come mi aveva anche detto Francesco, era stato tutto inutile. Ripeto, dovevo aspettarmelo, Diletta era una ragazza estremamente imprevedibile, capace di fare qualsiasi cosa che uno normalmente non si aspetta.
Guardai Fra che mi stava davanti negli occhi, lui sorrise e mi baciò. Lo abbracciai forte e mi sedetti sopra di lui. A casa sua non c’era nessuno, c’eravamo solo io e lui, e devo dire che la cosa mi piaceva molto.
-Ho un’idea- dissi sorridendo in modo furbo. Fra mi guardò e alzò le sopracciglia, poi mi baciò di nuovo e mi strinse forte a se
-Sono sicuro che sarà un’idea fantastica.-
Il mio sorriso si allargò
-Oh, lo è, fidati.- ed iniziai a spiegargli quello che avevo in mente.

Confesso che far spargere la notizia fu piuttosto facile. Era bastato averlo detto a Michela, e ero sicura che tutta la scuola entro l’intervallo avrebbe già saputo tutto. Certo, avrebbe sicuramente creato scalpore, ma era quello che io e Fra volevamo.
Sapere che uno dei ragazzi più ambiti della scuola era fidanzato non avrebbe fatto di certo piacere alla maggior parte delle ragazze, per questo se ne sarebbe parlato a lungo. E tutte avrebbero voluto sapere chi fosse stata la fortunata. Ovviamente, tutto questo trambusto sarebbe sicuramente arrivato alle orecchie di Diletta, che veniva a sapere sempre qualsiasi cosa. Conoscendola, questo l’avrebbe spinta ad andare a chiedere spiegazioni a Matteo. Il resto poi sarebbe venuto da solo, si sarebbero chiariti e poi messi insieme, ne ero convinta.
Peccato che, di nuovo, non avessi tenuto conto del carattere imprevedibile di Diletta.

Pov Diletta

Seduta al banco, non facevo altro che pensare a quello che mi aveva detto Gabriele. La cosa peggiore, era che la rabbia non sbolliva. Riassumendo tutti i pensieri che avevo per la testa, il punto fondamentale era questo: dopo quello che mi aveva fatto, come si permetteva Matteo ad intromettersi in affari che non lo riguardavano affatto? Quando lui si era messo a sbaciucchiarsi con Claudia, io non ero andata da lei a minacciarla di morte, ma mi ero incazzata con chi di dovere. Ma io avevo ragione, e lui no. Io non l’avevo baciato dodici ore prima, per esempio. Ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale.
Durante la terza ora la professoressa di italiano cominciò ad interrogare
-Interroghiamo… Diletta, Riccardo, Francesca e Lucia- disse la prof.
Anche se era Lunedì, il giorno prima avevo studiato come una forsennata, dato che mi aspettavo di essere interrogata. Quindi, sebbene ancora su di giri per quello che mi aveva detto Gabriele, ma pronta e senza paura, presi la mia sedia e mi sedetti vicino alla cattedra.
La prof iniziò con le domande, ed io sapevo rispondere a tutte. La poetica di Pirandello era un argomento che mi piaceva molto, e l’avevo studiata con piacere. Quel giorno, benché stessi andando bene all’interrogazione, sentivo che sarebbe successo qualcosa. Mi sentivo un poco inquieta, e non era solo per il fatto di Matteo…
Cominciammo a correggere anche i compiti per casa, quando Michela cominciò a sindacare su una risposta che avevo dato. Il sangue mi salì al cervello: ma cavolo, vedeva che ero interrogata, non poteva starsene zitta?
-Ma professoressa, la consegna dell’esercizio diceva di fare così mentre Diletta ha fatto in quest’altro modo…- Ecco, cominciai ad alterarmi. Come si permetteva? Non era lei la professoressa! Quest’ultima, per mia fortuna, la ignorò, ma Michela non demorse e continuò. Ad un certo punto sbuffai così forte che avrebbero potuto sentirmi anche quelli delle classi vicine.
-Ignoratela- esclamò infine la professoressa. Michela continuò a borbottare, contrariata. Mi trattenni dall’urlarle contro. La prof finì di interrogare e ci rimandò a posto. Poco dopo suonò la campanella dell’intervallo, e io diedi sfogo a tutto il mio astio contro Michela. Stava uscendo dalla classe, ma io la bloccai.
-Sentimi bene- iniziai -smettila di sindacare quando uno è interrogato!- Lei strabuzzò gli occhi
-Ma no, perchè io se non capisco qualcosa devo chiederlo…- Diletta trattieniti, Diletta trattieniti.
-Bhe, allora datti una regolata! Non capisci che il tuo atteggiamento scoccia? E a me personalmente le domande che fai mettono a disagio. Prova a metterti nei panni di chi è interrogato!- Lei fece un gesto di stizza
-No invece, non mi rompere le scatole, se le cose non le capisco devo chiederle- strinsi i pugni per non saltarle addosso. Se avessi voluto avrei potuto ridurre a brandelli quella tappetta di merda.
-Bhe potresti tenerti le domande e farle alla fine dell’ora non credi?- chiesi piccata.
Lei sbuffò. Avevo ragione io, era ora che se la smettesse di sindacare sempre su quello che facevano o non facevano gli altri, brutta impicciona del cazzo!
-No- mugolò Poi girò i tacchi e se ne andò dall’aula. Due ragazze della mia classe mi passarono vicino
-Secondo me ha ragione lei- dissero all’unisono Mi voltai verso di loro come una sottospecie di furia.
-Nessuno ha chiesto il vostro parere- sibilai. Mi guardarono allibite ma non aggiunsero altro. Penso che la mia faccia fosse più intimidatoria di qualsiasi altra parola.
Lucy mi si avvicinò
-Ehi Dile calma che te ne frega?- disse tranquilla.
-No, ha scassato!- Lucy sempre tutta pace e amore fece
-Mi accompagni a prendere l’acqua?- io annuii
Accompagnai Lucia a prendere una bottiglietta d’acqua dal distributore che stava in corridoio, davanti alla sala professori. Stavamo per tornarcene in classe, quando una biondina nana mi fermò.
-Scusa…- iniziò con voce stridula. Io la guardai e non dissi niente, facendo segno di continuare
-Tu sei Diletta Rossi?- Quel giorno non era aria, così guardai la tipa da dall’alto in basso
-Si, ma tu chi sei? Non usa presentarsi?- chiesi di rimando. Lei mi guardò come se non le avessi detto nulla, e continuò imperterrita:
-E’ vero che sei la ragazza di quel figo Matteo Santarelli?- chiese con fare inquisitorio. Mi si gelò il sangue nelle vene e ci misi un po’ per recepire il messaggio. Intanto che io assimilavo il tutto, la biondina continuò
-Cioè, beata te, non sai cosa farei per essere te…- continuò. La interruppi con un gesto della mano e lei si bloccò, stupefatta.
-Cosa cazzo hai detto?- sputai.
La tipa non rispose e mi guardò eloquentemente.
Come diamine aveva osato Matteo andare a dire in giro che io ero la sua ragazza? Già quel giorno ero arrabbiata con lui, e questa fu la ciliegina sulla torta. Parli del diavolo che spuntano le corna, ed eccolo sbucare da dietro l’angolo,mentre veniva dal piano di sopra. Appena lo vidi gli lanciai un’occhiata furente.
Mi avvicinai a lui inferocita, sbraitando come un’ossessa.
-Perché diavolo vai dicendo in giro che stiamo insieme?- dissi ad alta voce, ancor prima di arrivargli facci a faccia. Scommetto che il mio viso era a dir poco paonazzo.
Matteo fece una faccia stravolta; faceva finta di non capire cosa stessi dicendo, il bastardo, pensava che essendo più piccola fossi deficiente? Mi avvicinai ancora a lui a grandi passi e quasi urlai:
-Bhe sai che ti dico? Mettiti bene in testa queste parole, perché non ho voglia di ripetertele: per il tuo carattere, per la tua arroganza, per i tuoi modi e per quello che ti credi di essere, tu saresti l'ultimo ragazzo sulla faccia della Terra con cui mi metterei, anzi, non mi ci metterei proprio!- e sebbene non pensassi davvero ciò che avevo detto, ma troppo arrabbiata per ragionare, mi voltai, lasciandolo senza parole, con uno sguardo che sembrava quasi sofferente; ma non me l’avrebbe data a bere, non una seconda volta. Non gli avrei permesso ne di illudermi di nuovo, ne di prendersi gioco di me. E dopo averlo umiliato davanti a più di metà della scuola, sparii nei corridoi.

Pov Matteo

Era già da un po’ che ci rimuginavo sopra, lo ammetto, ma ormai mi ero deciso: le avrei detto quello che provavo.
Io, Matteo Santarelli, avrei messo da parte il mio orgoglio e avrei dichiarato a lei quello che sentivo. Senza più finzioni.
Probabilmente lei mi avrebbe preso per matto, e mi avrebbe riso in faccia, o semplicemente mi avrebbe mandato a quel paese, come aveva fatto qualche giorno prima. Ma non mi importava.
Ormai avevo deciso, non sarei più riuscito a tacere la verità. L’avevo negata a me stesso per davvero troppo tempo.
Tre anni prima mi ero ripromesso che non mi sarei mai più dichiarato ad una ragazza… invece ora eccomi qua, durante l’ora di latino, dopo aver deciso definitivamente di sputtanarmi da solo. Ero masochista. La vita a volte ti mette davanti a decisioni che pensavi non avresti mai preso. Chi l’avrebbe mai detto che tutto ciò che avevo sempre negato a me stesso si era avverato? Chi avrebbe mai detto che mi sarei innamorato perdutamente di una ragazza che mi detestava? E in fine, ma non meno importante degli altri, chi l’avrebbe mai detto che mi sarei dichiarato a lei?
Sorrisi malinconico: ero pronto a fare tutto quello che non avrei mai fatto per nessun’altra ragazza al mondo.

La campanella dell’intervallo suonò.
Ora che avevo preso quella decisione mi sentivo davvero molto meglio. Chiesi a Fra di accompagnarmi a prendere un caffè ma disse che aveva da fare. Al suo posto si offrì Ludo.
Ci avviammo verso le macchinette del nostro piano, quando nella speranza di incontrare Diletta, scesi al piano di sotto. Ludo mi seguì senza proferire parola.
Non facemmo neanche in tempo a prendere il caffè che Diletta mi venne incontro con il volto rosso di rabbia. Non capivo cosa volesse, e la guardai intensamente, ma lei prese fiato e sbraitò
-Perché diavolo vai dicendo in giro che stiamo insieme- non risposi, troppo basito per capire davvero la sua domanda. Cosa avevo fatto? Poi continuò, sempre più arrabbiata
-Bhe sai che ti dico? Mettiti bene in testa queste parole, perché non ho voglia di ripetertele: per il tuo carattere, per la tua arroganza, per i tuoi modi e per quello che ti credi di essere, tu saresti l'ultimo ragazzo sulla faccia della Terra con cui mi metterei, anzi, non mi ci metterei proprio!- detto questo se ne andò lasciandomi sbalordito in mezzo al corridoio, mentre tutti mi fissavano. Sorrisi amaramente.
Sebbene non avessi capito davvero quello di cui stesse parlando, mi ero fissato in mente ciò che aveva detto alla fine del suo spiacevole discorso.
In quel momento, anche la mia ultima speranza di stare con lei scomparve nel baratro in cui io stesso ero caduto ormai troppe volte.

Pov Athena

Scesi le scale con Francesco che mi teneva per mano. Stavamo per scendere ancora per fare una passeggiata, quando vidi quella scena.
Diletta si diresse verso Matteo tenendo i pugni stretti, e con le guancie, già rosse in generale, che erano diventate color porpora. Matteo la guardò avvicinarsi senza dire nulla, ma il suo sguardo valeva più di mille parole. Cosa cavolo frullava per la testa di Matteo?
Quando disse quelle cose avrei voluto sotterrarmi. Io avevo creduto che, mettendo in giro quella voce, avrei dato ai due innamorati un’occasione per parlare… invece avevo soltanto peggiorato la situazione.
Perchè, nonostante io avessi cercato di pianificare ogni minimo dettaglio, Diletta aveva fatto l’opposto di quello che io avevo sperato. E sarebbe stato sempre così: Diletta era una persona troppo imprevedibile per cercare di farle fare quello che volevo. Sebbene la conoscessi da anni, mi aveva stupita ancora.

 

  
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