N/A: Ambientata dopo il finale di Red-handed;
lieve spoiler su Heart of darkness.
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Mary
Margaret non aveva detto molto al momento dell’arresto, ma il dolore e il
tradimento le si leggevano in faccia.
« Devo farlo secondo le regole;
non posso mostrare alcun favoritismo » cercò di spiegare Emma,
mentre guidava gentilmente l’amica alla cella.
L’altra rimase in silenzio.
« Dai, lo sai che Regina non
aspetta che una scusa... Mi rimpiazzerebbe in un battito di... » Le
parole le uscirono di bocca prima che si rendesse conto di quel che diceva.
La pelle chiarissima di Mary Margaret si
fece ancora più pallida a quel gioco di parole non voluto.
« Oddio! Scusa! Non intendevo...
» La voce di Emma si affievolì; agitò le braccia impotente.
La sua compagna si limitò a
scuotere la testa e si sedette sulla panca nella cella. I gomiti sulle
ginocchia e il viso sepolto nelle mani, lacrime silenziose scivolarono sulle
sue guance bianche.
Emma afferrò una scatola di
fazzoletti e una bottiglia d’acqua e li posò sulla panca, prima di
chiudere la cella.
Ci vollero quasi due ore per catalogare
tutti i documenti, le impronte digitali e le foto segnaletiche. Tutto fu
schedato e salvato in backup. Emma non aveva intenzione di tralasciare nulla.
Lo doveva alla sua amica: sarebbe stata più accurata che poteva.
« Fatto. Ora io ti pago la
cauzione e tu te ne torni a casa. Poi noi... »
« Ho il diritto di fare una
telefonata, vero? » la interruppe Mary Margaret, secca.
« Ehm, certo. Certo che puoi
» disse Emma, e cominciò a cercare il cellulare dell’amica
nella sua borsa.
« Devo usare il tuo. »
Emma batté le palpebre e la
guardò confusa.
« Nel mio non c’è il
numero di cui ho bisogno. »
Mary Margaret tese la mano attraverso le
sbarre, ed Emma si fece scivolare lentamente il cellulare fuori dalla tasca e
glielo passò.
La donna nella cella rivolse a Emma uno
sguardo penetrante.
Ti
fidi di me, o no?
Le parole non furono pronunciate ad alta
voce, ma fu come se lo fossero. Non ci volle molto a Emma per prendere una
decisione.
« Andrò a... fare due passi
e a prendere una boccata d’aria. »
Aveva intenzione di stare fuori molto
più a lungo ma, nella fretta di dimostrare la sua fiducia a Mary Margaret,
aveva dimenticato il cappotto, e fuori faceva molto freddo.
Mary Margaret aveva appena riagganciato
quando Emma rientrò.
« Qualcun altro verrà a
pagare la cauzione. Non devi preoccuparti di macchiarti la reputazione. »
Emma si sentì come se
l’avesse schiaffeggiata.
« Mary Margaret, per favore, non
fare così! »
Ma l’amica aveva rivolto il viso
al muro e si rifiutò di dire una parola di più.
Venti minuti dopo, Emma udì un
suono familiare e si lasciò sfuggire un gemito.
« Oh, ti prego, dimmi che non
l’hai fatto! »
Tirò di nuovo fuori il cellulare
dalla tasca e controllò l’elenco delle ultime chiamate.
Il nome del signor Gold
era in cima. E di sicuro era proprio il ticchettio del suo bastone sulle
piastrelle del pavimento, il suono che Emma aveva riconosciuto.
« Non dovevi farlo... Ti avrei
tirata fuori io! Non avresti dovuto fare un patto con lui! »
Mary Margaret era arrossita, ma sporse
il mento in fuori con aria di sfida.
« Non vorrei mai che tu mostrassi dei favoritismi. »
Emma si sentì cadere la mascella
a quel tono arrogante. Suonava così sbagliato, nella bocca della sua
migliore amica.
« Signorina Blanchard,
le consiglierei di non parlare in assenza del suo avvocato. »
Emma e Mary Margaret trasalirono al
suono della voce, malgrado sapessero entrambe della sua presenza lì.
Emma si voltò a fronteggiarlo,
pronta a scatenare tutta la rabbia di quella giornata assurda, ma si
fermò di fronte allo sguardo di quegli occhi scuri. La guardava con
partecipazione e apprensione. Non era suo nemico, e sarebbe stato leale
all’accordo di aiutare la sua amica. Naturalmente doveva avere le sue
buone ragioni, ma l’avrebbe fatto, ad ogni costo. Ed Emma si era
già rivelata incapace di arrivare dove poteva arrivare lui.
La rabbia si sgonfiò, e lei
tornò a guardare Mary Margaret con occhi stanchi.
« Ha ragione. Devo mantenermi
neutrale e seguire le regole. C’è troppo in gioco » ammise
con un sospiro.
Gli occhi di Mary Margaret brillarono di
lacrime non versate.
« Giusto. Non vorrei certo che tu
perdessi il lavoro! Voglio dire, è solo della mia vita che si sta parlando! » praticamente urlò.
Questa volta fu come un calcio nello
stomaco.
« Regina la farebbe subito
licenziare. Come suo avvocato, credo che la nostra migliore possibilità
sia che Emma Swan mantenga il suo distintivo. »
La voce di Gold
era tranquilla, ma le sue parole echeggiarono forte nella mente di Emma.
Mary Margaret si portò una mano
alla bocca e singhiozzò. Altre lacrime caddero e, senza pensarci due
volte, Emma aprì la cella.
« Mary Margaret, ascoltami bene.
Io ti giuro che non lascerò che accada. Andrò fino in fondo a
questa storia. Andrà tutto bene. Non ti lascerò nei guai »
promise, e si lasciò scappare un piccolo strillo quando Mary Margaret
improvvisamente la soffocò nell’abbraccio più forte che
avesse mai ricevuto.
La sorpresa si dissolse in fretta, ed
Emma sentì crescere il suo affetto per Mary Margaret di dieci volte.
Ventotto anni senza una meta, e
finalmente aveva trovato la sua casa in questa piccola, stramba, pittoresca cittadina.
Dopo Henry, Mary Margaret era quanto di più vicino a una famiglia Emma
avesse mai avuto. E avrebbe lottato fino all’ultimo respiro per tenerla
con sé.
Il signor Gold
si schiarì la gola, e le due donne sciolsero riluttanti
l’abbraccio.
« Vada a casa, signorina Blanchard. Si riposi. Verrò a trovarla domattina per
mettere a punto la nostra linea difensiva » ordinò, ma con una
gentilezza che non portava con sé alcuna offesa.
Emma le rivolse un cenno del capo e la
guardò uscire. Si voltò a lanciare a Gold
un’occhiata di avvertimento.
« Perché lo sta facendo?
Cosa ci guadagna? » domandò.
Lui sorrise e abbassò lo sguardo,
come prendendosi un momento per godersi un qualche scherzo tutto suo. Poi
alzò di nuovo lo sguardo su di lei e inclinò il capo.
« Semplice. Ho bisogno che lei
faccia il suo lavoro, e che lo faccia al meglio. Mi deve ancora quel favore e,
se non fosse più sceriffo, allora le mie opzioni sarebbero molto...
limitate. »
Emma annuì, sollevata ora che
aveva compreso le sue motivazioni.
« Si muova con attenzione, Emma.
Ha una parte da recitare, e tutta la città sta a guardarla. »