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Autore: giambo    17/03/2012    10 recensioni
Un guerriero tormentato dai sensi di colpa.
Una cyborg incapace di lasciarsi alle spalle un passato di morte, dolore e follia.
Un mondo che cerca, dopo il Cell-Game, di ripartire.
Rabbia, dolore, sensi di colpa, amore, eros, follia.
Sono questi sentimenti che stanno provando gli eroi di questo mondo.
Sta a loro cercare un motivo per andare avanti e ricostruire questo mondo, oppure lasciarsi andare nell'oblio.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Altri, Crilin | Coppie: 18/Crilin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 16

 

Gli occhi azzurri di C18 si strinsero fino a diventare due fessure di ghiaccio. Una vena pulsava pericolosamente sulla tempia sinistra della cyborg. Un ringhio rabbioso uscì dalla sua gola.

“Te lo puoi scordare!”

Crilin sospirò. Certe volte C18 si comportava proprio come una bambina.

“Dai Juu...ti scongiuro!”

“No!” ringhiò l'androide.

Si trovavano nella cucina della Kame House. Erano passati due giorni dalla loro riconciliazione. Da allora, il loro legame si era fortificato. Tuttavia, in quel momento, un nuovo, devastante litigio era alle porte.

E il motivo era tra i più stupidi.

“Juu...” fece Crilin con tono esasperato. “Quante volte devo dirtelo che devi farlo?”

“Devo? Io non devo fare proprio un bel niente!” dichiarò l'androide con tono sprezzante.

“Ma tu devi cominciare a mangiare!” disse il terrestre ormai sull'orlo di una crisi di nervi.

Davanti alle parole del compagno, la bionda socchiuse pericolosamente i propri occhi. Quando parlò, la sua voce aveva un tono da far venire i brividi.

“Io sono un cyborg!” sputò l'androide. “Io non ho bisogno di questa...questa schifezza!” concluse con tono schifato osservando il piatto di stufato che si trovava davanti a lei.

“Tu forse no.” fece il piccolo guerriero. “Ma lui sì!” dichiarò indicando la pancia della cybrog. “Quindi poche storie e mangia!”

Sprizzando rabbia da tutti i pori, e fulminando il proprio compagno con un'occhiataccia da far venire i brividi, C18 afferrò con la grazia di un tirannosauro il cucchiaio che si trovava vicino al piatto. La bionda lo immerse con deliberata lentezza all'interno di quest'ultimo. Poi, una volta averlo tirato fuori, l'androide osservò con disgusto il contenuto della posata. Alla fine, con un sospiro di esasperazione, si mise il boccone in bocca.

Il primo impulso che venne alla cyborg fu quello di sputare il boccone caldo in faccia a Crilin. La sensazione della carne calda e speziata sulla sua lingua le fece venire un conato involontario. Alla fine, con un grande sforzo di volontà, cominciò a masticare lentamente il pezzo di carne. Assaporò con curiosità le spezie. Se all'inizio quei sapori sconosciuti le avevano fatto venire il voltastomaco, in un secondo momento, l'androide fu costretta ad ammettere che non era spiacevole avere la bocca piena di quel gusto. Alla fine, dopo aver masticato a lungo assaporando quei nuovi sapori a lei sconosciuti, la bionda inghiottì.

Crilin, che aveva osservato tutta l'operazione con molta attenzione, porse una domanda alla cyborg.

“Allora? Ti piace?” domandò con fare premuroso.

C18 non rispose. Tuttavia, la cyborg immerse di nuovo il cucchiaio dentro il piatto per prendere un nuovo boccone di stufato.

Davanti a quella reazione, Crilin sorrise.

 

Da allora, C18 divenne una presenza costante alla tavola della Kame House. Nonostante fosse una presenza silenziosa, non era difficile notarla. Se all'inizio Muten e Crilin furono leggermente in soggezione con la presenza della cyborg anche a tavola, col tempo si abituarono.

Intimamente Crilin adorava vedere l'androide mangiare. C18 aveva una grazia innata anche nel fare una cosa comune come mangiare. Non era una golosa. Anzi, ad essere onesti, C18 mangiava molto poco. Ma Crilin non se la prendeva. Il terrestre capiva che la cyborg aveva bisogno di tempo per abituarsi a quella nuova esigenza del suo fisico.

L'ignoranza di C18 in materia di cucina creò un paio di episodi piuttosto imbarazzanti. La bionda non sapeva come si dovevano mangiare determinate pietanze né aveva idea delle più comuni regole che si dovevano rispettare a tavola. Per evitare che la cyborg mangiasse come un animale, Crilin fu costretto a fare all'androide un corso intensivo sulle regole che si devono tenere a tavola. Corso che C18, in maniera molto raffinata, definì “La più grande raccolta di stronzate che voi umani potevate creare.”

Ovviamente, con il passare del tempo, la bionda cominciò ad avere i propri gusti in materia di cibo. La cyborg non amava particolarmente i dolci, al contrario, sviluppò una passione per i cibi piccanti. Preferiva gli spaghetti al riso nonostante, all'inizio, fu tentata dall'idea di incenerire Crilin per aver osato obbligarla a mangiarli. L'androide trovava quei vermi di grano terribilmente sfuggenti. La prima volta che gli aveva mangiati, aveva perso oltre mezz'ora per finire la propria porzione.

Le zuppe non erano tra i suoi cibi preferiti. Non aveva gusti particolari in fatto di frutta. Al contrario, C18 provava una profonda avversione per alcune verdure. Il sapore amaro che molte di esse possedevano la facevano sputare dal disgusto per provare a togliersi quel sapore orrendo dalla bocca. Crilin trovava il suo comportamento piuttosto infantile.

“Ti fanno bene.” dichiarava con un sospiro di esasperazione quando C18 si rifiutava di mangiare determinate pietanze. “Davvero Juu, dovresti fare un piccolo sforzo. Solo un paio di bocconi!”

“Te lo puoi scordare!” ringhiava la bionda con un tono da far venire i brividi. “Io, queste schifezze, mi rifiuto di toccarle!”

Era inutile insistere. Quando si metteva, C18 diventava peggio di una bambina. Ormai il terrestre si era rassegnato a tutto quello. Se la cyborg non voleva mangiare un determinato piatto, non l'avrebbe fatto. Discutere avrebbe solamente dato vita a litigi violenti e inutili che nessuno dei due desiderava che accadessero.

 

Mentre C18 scopriva, con molta diffidenza e parecchio scetticismo a riguardo, il mondo del cibo, i preparativi del matrimonio erano cominciati.

La prima cosa che Crilin aveva fatto era stata quella di comunicare a tutti la novità. Ovviamente i guerrieri Z erano tutti invitati. Ma per stilare la lista degli invitati c'era tempo. Ora bisognava dedicarsi alle cose principali dell'evento. E non era un lavoro da poco.

Sia Crilin che C18 non avevano la più pallida idea di come si organizzava un matrimonio. Per questo, tre giorni dopo la loro riconciliazione, il piccolo guerriero andò da Bulma per chiederle una mano a preparare l'evento. Tuttavia, la scienziata era parsa, all'inizio, parecchio titubante.

“Non so Crilin...” fece la scienziata dubbiosa. “Lo sai che ho sempre da fare qui all'azienda. Non so proprio se riesco a liberarmi.”

Crilin incassò la risposta dell'amica senza troppi problemi. Quando parlò, il terrestre lo fece con una voce profonda che Bulma raramente gli aveva visto usare.

“Bulma, lo so che tu hai i tuoi impegni. Così come so che aiutarmi sarebbe, per te, incredibilmente problematico.” fece il piccolo guerriero guardando l'azzurra dritta negli occhi. “Tuttavia, io mi sento in dovere di chiederti lo stesso aiuto. Lo sai che amo con tutto me stesso C18. Voglio darle una vita Bulma. La vita che non ha mai potuto avere. E voglio donargliela a partire dal matrimonio migliore del mondo. Ti scongiuro Bulma! Aiutami!”

“Crilin...” Bulma era titubante. Non era per cattiveria che esitava ad aiutare l'amico. In cuor suo, la scienziata era preoccupata per un'altra faccenda molto grave che riguardava il terrestre. Tuttavia, pur sapendo l'importanza di dover dire a Crilin cosa la angosciava, la donna non ci riusciva. Era più forte di lei.

Nel frattempo Crilin continuava a fissare l'azzurra con speranza. Davanti a quello sguardo così pieno di fiducia e d'amore, Bulma capitolò.

“E va bene.” sospirò. “Facciamo questo matrimonio.”

Davanti a quelle parole, il terrestre sorrise.

“Grazie!”

Bulma si limitò ad annuire. Stranamente, il sorriso del suo amico le fece aumentare quella sensazione dolorosa che sentiva dentro di se.

 

Passò una settimana. Per C18, quel periodo fu snervante ed incredibilmente noioso.

Il problema principale era il bambino. Nonostante fosse appena all'inizio della sua gravidanza, i dolori e le nausee, accompagnate dai soliti devastanti mal di testa, non la smettevano di tormentarla. I dolori avrebbe anche potuto provare ad ignorarli, se non fosse che non aveva la più pallida idea di come fare.

Crilin era sempre via. Occupato ad organizzare quella ridicola faccenda del matrimonio. C18 era profondamente infastidita da quella storia. Nonostante sapesse che Crilin lo faceva solo per amore, la cyborg non tollerava di venire lasciata all'oscuro di tutto. In più, senza il terrestre, la Kame House era incredibilmente vuota e noiosa. Certe volte la bionda, tra il tempo che non passava mai e i dolori della gravidanza, credeva di impazzire. Si limitava ad osservare il mare dalla finestra del salotto cercando di ignorare i dolori che il suo corpo le inviava.

Era noioso. Molto noioso. In più, come se la gravidanza non fosse già una fonte sufficiente di problemi, l'androide aveva ricominciato ad avere il terrore della notte.

Infatti, in quel periodo, i suoi incubi erano tornati a perseguitarla con una violenza ed una puntualità agghiacciante. Ormai non passava notte che non sognava i due esseri che odiava con tutta se stessa: Gero e Cell.

C18 era ossessionata da quei due schifosi esseri. Tuttavia, se Gero poteva dire di conoscerlo e di poterlo, in un certo senso, controllare nei suoi incubi, con Cell era diverso.

Ogni notte vedeva e sentiva le risate disgustose di quell'essere rivoltante. Ogni notte sentiva la sua coda aprirsi con un suono orribile, pronta per fagocitarla una seconda vota. Ogni notte poteva sentire i suoi passi pesanti che si avvicinavano inesorabilmente a lei. Il terrore che provava era qualcosa di difficile da controllare, persino per una come lei che, le emozioni, aveva imparato da tempo a nasconderle ai più. Solamente Crilin riusciva a capire veramente cosa provava. Era un altro dei motivi con cui il terrestre riusciva a stupire la cyborg.

C18 non capiva. Non riusciva a capire. Perché continuavano a perseguitarla? Perché non la lasciavano in pace? All'inizio l'androide credeva che fosse per colpa sua. Che, non riuscendo a trovare il suo scopo nel mondo, il suo passato continuasse a perseguitarla. D'altronde, se non si ha un futuro, cosa resta ad una persona se non il passato?

Ma adesso...adesso era diverso. Lei era cambiata. Era riuscita, dopo tanto tempo, a provare di nuovo emozioni e sentimenti. Era riuscita ad accettare il fatto di poter amare una persona. Era riuscita, grazie a Crilin, a diventare una donna. Sarebbe diventata madre e presto si sarebbe sposata. Non era questo, in fondo, quello che facevano quasi tutte le donne?

Ma lei era veramente una donna? Si poteva definire una donna solamente per il fatto che sarebbe diventata madre? Forse sì.

O forse no.

 

Correva. Correva disperatamente. Correva con tutta la forza che aveva. Sentiva il suo cuore battere violentemente. Era buio. Terribilmente buio intorno a lei. Eppure, nonostante all'apparenza fosse sola, sapeva che, dietro di lei, Lui la stava cacciando. La cyborg poteva sentire i suoi passi pesanti tenerle dietro senza troppi problemi. Sinistro. Destro. Sinistro. Destro. Instancabile. Inarrestabile. Lui non avrebbe mai smesso di cacciarla fino a quando non sarebbe stata sua.

Il terrore che provava era devastante. Lo sentiva fortissimo dentro il suo petto. Era come un macigno che la rallentava e che faceva il gioco di Lui. Nonostante tutti i suoi sforzi per mantenere il controllo, non riusciva a fare a meno di provare paura allo stato puro.

Provò ad aumentare la velocità della sua corsa, ma fu tutto inutile. Lui era sempre dietro di lei che la seguiva come un predatore fa con la sua preda.

Ad un tratto, davanti a lei comparve un cancello. Era grosso e molto alto. L'acciaio brunito di cui era forgiato brillava fortissimo nel buio, accecando, in questo modo, gli occhi chiari dell'androide. Tuttavia, la sua vista rincuorò C18. Forse poteva salvarsi. Bastava che scavalcasse quel cancello e sarebbe stata al sicuro. Lui non avrebbe mai potuto prenderla lì dentro. Non sapeva il perché di quella sicurezza, ma era sicura che, una volta oltrepassato il cancello, sarebbe stata protetta da quel mostro e dai suoi disgustosi propositi.

Aumentò la sua corsa, chiedendo alle sue gambe, stranamente stanche, un ulteriore sforzo. Tuttavia, quando arrivò al cancello, lo trovò chiuso. Provò ad aprirlo con tutte le sue forze. Provò a romperlo, a scavalcarlo, arrivò addirittura ad urlare con tutte le sue forze, sbattendo violentemente contro il cancello.

Apriti fottuto bastardo! Apriti!”

Ma tutti i suoi sforzi si rivelarono vani.

Il sudore scorreva copioso sulla fronte dell'androide. I passi del mostro erano sempre più vicini. Presa dal panico, C18 ricominciò a scuotere con la forza della disperazione il cancello. Perché? Perché non si apriva? Perché non riusciva a mettersi in salvo? Cosa cazzo doveva fare per superarlo?

Ad un tratto, una voce ruppe il silenzio che gravava sul posto. Persino i passi dietro di lei sembrarono fermarsi davanti a quella voce.

Guardate! Vuole salvarsi!”

Davvero? Ma l'avete vista? Trema come un coniglio!” aggiunse una seconda voce.

Dov'è finita la tua arroganza androide?!”

Scommetto che se la sta facendo sotto!”

Vuoi la mammina? Mamma! Ho tanta paura!” sghignazzò la prima voce in tono sarcastico.

C18 non capiva. Un coro di voci aveva cominciato a risuonare nel buio. Erano voci arroganti, fastidiose, divertite. Si divertivano di lei. La prendevano in giro. Prendevano in giro lei! C18!

Dove siete?! Fatevi avanti luridi bastardi!” urlò mentre girava continuamente la testa per cercare a di individuarli. Ma non c'era niente attorno a lei. Solo quel fottuto cancello che non voleva saperne di aprirsi.

Come sarebbe a dire fatevi avanti? Noi siamo qua.”

E comunque non puoi più farci niente. Ormai quello che potevi farci l'hai fatto.”

C18 roteava i suoi occhi chiari con ferocia, cercando di capire dove si nascondessero i proprietari di quelle voci.

Chi siete?” domandò con voce carica di rabbia. “Fatevi vedere!” urlò.

Lo desideri davvero?” mormorò con tono suadente una voce.

Io non lo farei se fossi in te.” aggiunse velenoso un altro.

Ma, se proprio insisti, ti accontentiamo.” dichiarò, maligna, la voce che sembrava comandare tutte le altre.

Subito dopo, dietro il cancello, piovve una grande nube bianca. Il vapore che fluì da essa cominciò a spargersi in maniera incontrollata. Poi, molto lentamente, il fumo cominciò a prendere consistenza. Prima le gambe, poi il busto, le braccia ed, infine, la testa.

La cyborg spalancò i suoi occhi azzurri. Era allibita. Non poteva essere. Davanti a lei c'era un'enorme folla di persone di tutte le eta e di qualunque sesso. Donne, uomini, bambini, vecchi. Tutti con una faccia tra il serio e il divertito. La fissavano sghignazzando apertamente. Alcuni bambini, con stampati sui loro visini dei ghigni poco adatti alla loro età, la indicavano con un dito urlando a squarciagola.

Guarda mamma! C'è il mostro!” dichiarò una bambina con i capelli mori racchiusi in due codine.

Ma tanto adesso non può più farci niente!” fece un bambino di circa dieci anni con voce spavalda.

Sei una strega! Hai ucciso la mia mamma ed il mio papà! Ma adesso avrai la tua punizione!” urlò un ragazzina che aveva l'età del maschietto di prima.

C18 si sistemò una ciocca bionda di capelli con una mano tremante. Non poteva essere. Non potevano essere loro. L'androide pregava con tutta se stessa che non fossero loro ma, purtroppo per lei, non c'erano dubbi. Quelle erano le sue vittime. Le persone che, senza alcune pietà e con una ferocia disumana, aveva ucciso durante la sua prima vita d'androide.

In quel momento, i passi dietro di lei ripresero ad avanzare. La cyborg tremò. Tremava di paura. Aveva una fottuta paura di quei passi. I suoi occhi osservavano le sbarre che la separavano dalla sicurezza. Con un gesto disperato, C18 riprese a scuoterle con tutta la sua forza. Fu tutto inutile.

I fantasmi, da dietro le sbarre, ridevano dei suoi tentativi. Più lei si sforzava ad entrare, più le sue vittime ridevano di lei.

Ma come?! Con tutta la tua forza non riesci a rompere un semplice cancello? Così ci deludi!” sghignazzò un vecchietto sdentato. C18 si ricordava di lui. L'aveva ucciso facendolo dissanguare lentamente dopo avergli strappato le gambe. Era stata un'agonia lunga e dolorosa. La bionda si ricordava ancora le urla disperate di dolore dell'uomo.

Veramente pensavi di poterti salvare?” domandò una giovane donna. Era una bella ragazza. I suoi capelli erano del colore dell'ebano. I suoi occhi scuri brillavano di gioia maligna. “Hai distrutto le nostre vite. Ci hai tolto speranze, sogni, illusioni, amori, gioie, dolori e tristezze! Ci hai impedito di vivere! E senza nessun motivo! Noi non ti avevamo fatto niente! Niente! Non era colpa nostra se eri diventata un cyborg. Perché prendertela con noi? Perché infliggerci tutto questo dolore?”

C18 continuava a scuotere con disperazione crescente il cancello. I passi dietro di lei erano sempre più vicini.

Vi prego...” implorava con gli occhi lucidi. “Aiutatemi. Sono cambiata. Io...io non volevo...vi prego...”

E' troppo tardi.” fece la giovane donna di prima. “Vai! Voltati e affronta il tuo destino. Cosa credevi, che avresti potuto farti una tua vita dopo averne distrutte così tante? I morti non perdonano!”

NO!” urlò l'androide con tutto il fiato che aveva in corpo. “IO SONO CAMBIATA! SONO CAMBIATA! AIUTATEMI! VI SUPPLICO!”

La donna fissò C18 dritta negli occhi. Gli occhi della cyborg erano ricolmi di terrore, disperazione, paura, sensi di colpa. Al contrario, gli occhi della donna, erano vuoti. Un morto non poteva provare più nulla.

Vai.” dichiarò la donna con voce fredda. “E' questo il tuo posto. È questo il tuo destino C18. Dopotutto, i mostri stanno con i mostri.”

E, dette queste parole, gli spiriti sparirono. Anche il cancello scomparve. Davanti agli occhi terrificati di C18, calò un'oscurità totale.

No...” sussurrò. “NO! NON SONO UN MOSTRO! NON POSSO ESSERLO!” urlò fino a farsi male alla gola. Subito dopo aver urlato, la cyborg sentì il sangue bruciarle la gola.

Qualche problema bellezza?”

C18 si girò di scatto. Le sue pupille si ingrandirono. Un sudore gelido cominciò a scorrerle lungo la schiena. Le gambe e le braccia erano scosse da brividi di terrore. Un'ondata di paura allo stato puro invase il cuore dell'androide.

Cell era davanti a lei. L'androide camminava sicuro di se. Le sue labbra erano incurvate in un ghigno di vittoria. I suoi occhi fissavano famelici la cyborg. La coda del mostro era già sollevata per colpire.

C18 fece un passo indietro ma scoprì, con suo profondo orrore, che non poteva più indietreggiare. Era come se, dietro di lei, fosse comparso un muro di tenebre insuperabile.

Era in trappola.

Aiuto...” mormorò la bionda. Non rispose nessuno.

QUALCUNO MI AIUTI!” urlò con tutto il fiato che aveva.

Anche noi abbiamo invocato aiuto davanti a te.” dichiarò il fantasma della giovane di prima comparendo, all'improvviso, davanti a lei. “Ti abbiamo supplicato. Ti abbiamo pregato di risparmiarci. Di avere pietà almeno dei nostri figli. Abbiamo cercato in tutti i modi di smuovere ciò che restava di umano dentro di te. Abbiamo forse avuto pietà? Abbiamo forse avuto salva la vita? Hai forse risparmiato i nostri figli?! RISPONDI!”

C18 non rispose. I suoi occhi fissavano con terrore la figura di Cell che si avvicinava.

Un ghigno illumino le labbra esangui della morta. I suoi occhi spenti si illuminarono, per un istante, di una gioia maligna nel vedere il suo carnefice tremare di paura.

Già...proprio come immaginavo.” mormorò con voce maligna. “Non hai neanche il coraggio di affrontare il tuo destino. È facile stare dalla parte dei più forti. È facile uccidere come se niente fosse centinaia di persone. Ma a morire? Ad accettare il proprio destino? Sei una codarda! Non meriti neanche che io perda altro tempo con te.” successivamente, il fantasma si rivolse a Cell. “Vendicaci! Falle provare tutto l'orrore e il dolore che abbiamo provato noi! Deve pagare cara tutta la sua crudeltà! Vendicaci!”

Il ghigno sulle labbra di Cell si accentuò. Con un rumore disgustoso, il pungiglione della sua coda si aprì, pronto per fagocitare la cyborg.

Allora bellezza, sei pronta per tornare da me? Ti sono mancato? Cosa speravi di fare fuggendo in quel modo? Il tuo destino è questo! L'unico motivo per cui sei stata creata è quello di farmi completare la mia trasformazione!”

No!” urlò con rabbia l'androide. Nonostante tremasse di paura, C18 non si sarebbe arresa. Avrebbe combattuto fino alla fine.

Cell ridacchiò. Ormai il mostro era a pochi metri dalla bionda. La sua coda scattava nervosa, impaziente di fagocitare l'androide.

Sei rivoltante!” con un urlo di disperazione, la cyborg partì all'attacco.

Cell non si scompose. L'androide si limitò a schivare i pugni furiosi della bionda. Poi, al momento giusto, la sua coda colpì spietata.

C18 provò a divincolarsi ma era tutto inutile. L'androide sentiva i muscoli, caldi e scivolosi, della coda del mostro spingerla verso l'interno di quel corpo disgustoso. Urlò. Urlò con tutta la suo forza. Provò in ogni maniera a liberarsi. Sentiva il fantasma della giovane ridere sguaiatamente. I muscoli di Cell si muovevano in maniera frenetica, ansiosi di assorbirla una volta per tutte.

NO!” urlò C18 con le lacrime agli occhi. “LASCIAMI! VAI VIA! VIA!!”

Ma ormai era troppo tardi. Non poteva più scappare. Doveva pagare per le sue colpe. Doveva pagare per il male che aveva commesso.

Perché lei era un mostro.

Poi, tutto diventò buio. In cuor suo, la cyborg sperò di essere morta.

 

Crilin fu svegliato da un dolore lancinante al fianco che gli fece uscire l'aria dai polmoni.

Cadde dal letto. Successivamente, il terrestre si alzò con un gemito cercando di capire cosa era successo. Quando i suoi occhi si abituarono all'oscurità che opprimeva la stanza, il piccolo guerriero capì tutto.

C18 si agitava furiosamente nel letto. La cyborg aveva la fronte coperta di sudore. Le sue palpebre tremavano. Dalle sue labbra uscivano frasi sconnesse. Probabilmente, immersa totalmente nei suoi deliri, aveva colpito involontariamente il compagno.

Crilin cercò subito di calmarla ma la faccenda era più difficile del previsto. Con la sua immensa forza, C18 avrebbe potuto ucciderlo con un movimento incontrollato senza neanche accorgersene. Il piccolo guerriero saltò sopra l'androide cercando di tenerle fermi i polsi.

Juu! Svegliati Juu! Svegliati!”

SEI RIVOLTANTE!” urlò la cyborg immersa nel suo incubo. All'improvviso, la bionda cominciò a fare respiri lunghi e rochi. Sembrava le mancasse il fiato. Cercando di mantenere la calma, Crilin cominciò a schiaffeggiarla sulle guance.

Forza Juu! Reagisci! Svegliati!”

NO!! VAI VIA! VIA!!!” C18 sembrava totalmente fuori di se. I suoi movimenti ripresero forza. Poi, con un urlo disumano, la cyborg si svegliò di colpo tirandosi su e facendo cadere, in questo modo, il terrestre dal letto.

Quando Crilin si rialzò, sbuffando dalla fatica, rimase esterrefatto. C18 sembrava fuori di se. Aveva gli occhi rovesciati all'insù ed era sudata fradicia. La bionda aveva il respiro pesante come se avesse il fiatone. Stringeva con forza l'orlo del lenzuolo quasi avesse paura che, se l'avesse lasciato, sarebbe precipitata di nuovo in qualche incubo angosciante.

Crilin le si avvicinò lentamente. Quando fu al suo fianco, il terrestre si accorse che tremava. Rimase sorpreso da questo atteggiamento. Non l'aveva mai vista tremare. Il sogno che aveva fatto doveva essere veramente terribile per provocare in lei una simile reazione.

Juu...” Crilin le appoggiò cautamente una mano sulla testa per accarezzarla. La cyborg lo scacciò via con stizza. Tuttavia, il piccolo guerriero non si arrese.

Juu...era solo un incubo. Va tutto bene. È tutto finito.”

NO! NON VA BENE NIENTE! NON VA BENE UN CAZZO!”

L'urlo disperato di C18 ebbe l'effetto di zittire Crilin. Quando parlò di nuovo, la cyborg lo fece con una voce che non sembrava neanche la sua.

Io...io sono stanca! Stanca! Ogni notte, ogni fottuta notte, vedo le loro facce, ascolto i loro lamenti. Vedo le persone che ho ucciso io! Capisci?! IO!” all'improvviso, una lacrima riuscì a farsi strada negli occhi dell'androide. “Non ce la faccio più! Basta! Basta! Lasciatemi in pace! Lasciatemi in pace...”

Colpito dalla disperazione della bionda, Crilin l'abbracciò. C18 si abbandonò a quell'abbraccio caldo e rassicurante. A poco a poco, il tremito che scuoteva le membra dell'androide scomparve. Il respiro della cyborg si fece più regolare. Le sue braccia, che prima avevano stretto Crilin in un abbraccio fortissimo e disperato, lo lasciarono. Poco dopo, quando C18 parlò di nuovo, lo fece con il suo tono di voce abituale.

Crilin...”

Shhh...” il terrestre aveva cominciato a coccolarla con delicatezza quasi fosse fatta di porcellana. “E' tutto finito Juu. Tutto finito.”

Non dire niente a nessuno. Hai capito?.” disse l'androide. Sentendo quelle parole, il piccolo guerriero sorrise.

Una lacrima non significa piangere. Non devi vergognartene Juu.”

Tu non dirlo e basta!” fece con tono duro l'androide. “Altrimenti ti uccido.”

Crilin aspirò con forza l'odore dolce della chioma dorata di lei. La sua mano passò sulla stoffa, bagnata di sudore, della camicia da notte di C18. La cyborg indossava una camicia nera che esaltava la sua pelle pallida e i suoi capelli biondi. In quel momento però, il tessuto era zuppo di sudore.

Va bene amore.” mormorò il terrestre. “Sarà il nostro piccolo segreto.”

Ti conviene.” con un movimento fluido, C18 si alzò dal letto. Senza dire una parola, l'androide andò in bagno per togliersi il sudore. C18 sembrava essere tornata se stessa. Crilin, dentro di se, era felice. Quando la cyborg si comportava con quel fare scorbutico, significava che stava bene.

 

La mattina dopo entrambi si comportarono come se non fosse accaduto niente. Tuttavia, col passare dei giorni, Crilin si accorse di un cambiamento nell'atteggiamento di C18. La cyborg aveva cominciato a manifestare un attaccamento morboso nei suoi confronti. La bionda, infatti, cercava di non perderlo mai di vista. Rimaneva sempre al fianco del compagno, in qualunque situazione. Solamente quando il piccolo guerriero doveva andare via per organizzare insieme a Bulma il matrimonio, C18 si decideva, anche se riluttante, a lasciarlo andare.

Non è che si comportasse in maniera diversa dal solito. Semplicemente, l'androide voleva stare vicino al terrestre. Per il resto, rimaneva la solita musona e scorbutica di sempre.

A Crilin tutto questo non pesava. Il piccolo guerriero aveva capito che, quel modo di fare così possessivo e autoritario, era il modo con cui C18 manifestava l'amore che provava nei suoi confronti. E questo, per il terrestre, era la cosa più bella del mondo.

Tre giorni dopo l'incubo di C18, Crilin tornò alla Kame House prima del solito. Da qualche tempo infatti, Bulma era sempre con la testa fra le nuvole. Il terrestre aveva anche scoperto un paio di volte l'amica fissarlo di sottecchi con fare ansioso ed apprensivo. Per qualche strana ragione, l'ansia della scienziata lo preoccupava.

Quando l'umano entrò in salotto rimase sorpreso di ciò che vide: C18 era seduta a gambe incrociate sul divano. Ma la cosa che colpì subito il piccolo guerriero furono gli abiti che la bionda indossava: C18 indossava un jeans scuro, una maglietta a maniche corte bianca con sopra un gilè nero. Un filo di perle le ornava il collo bianco e morbido. Le mani della bionda erano coperte da morbidi guanti di pelle nera. Un braccialetto d'oro al polso sinistro ed una catenella dello stesso metallo agganciata ai pantaloni completava l'abbigliamento della bionda

Appena la vide, Crilin pensò di essere tornato indietro nel tempo. Quelli erano gli abiti che la cyborg indossava quando Cell l'aveva assorbita. Il piccolo guerriero fu sorpreso di vederla indossare proprio quei vestiti. Non credeva che li avesse conservati.

Ciao.” fece con voce dolce l'umano andandosi a sedere accanto a lei sul divano.

Appena la salutò, l'androide girò di scatto la testa. I suoi occhi azzurri, fino a quel momento pieni di una luce malinconica e triste, si illuminarono fiocamente. Quasi che, avendo vicino il piccolo guerriero, la sua tristezza si attenuasse.

Tuttavia, dopo aver squadrato il terrestre, ed essersi accorta che stava bene, la bionda tornò a fissare il vuoto davanti a se. Con una mano la cyborg giocherellava con il filo di perle che le adornava il collo. Crilin la guardò in silenzio per qualche minuto. Faceva sempre fatica a credere veramente che una donna del genere volesse sposare un tipo come lui.

Come mai hai indossato questi abiti?” le domandò curioso.

C18 non rispose subito. Anzi sembrava che neanche avesse sentito la domanda del compagno. Poi, dopo circa un minuto e senza smettere di giocherellare con le perle, l'androide rispose.

Mi andava di indossarli.” subito dopo, la bionda si girò e puntò i suoi occhi azzurri in quelli neri del terrestre. “Perché? Non ti piacciono?”

Crilin sorrise. Subito dopo, l'umano cinse la vita sottile della bionda con il braccio destro.

Sono bellissimi.” mormorò con voce dolce. “Come te.”

La bionda inarcò un sopracciglio osservando scettica il piccolo guerriero. Crilin adorava quando si atteggiava in quel modo. Si divertiva un mondo a coccolarla quando lei non ne aveva voglia. Di solito, quando terrestre ed androide si atteggiavano in quel modo, era il preludio di una sfida in cui, stranamente, ad averla spesso vinta era il terrestre.

Tuttavia, quella volta C18 non aveva voglia di giocare. La cyborg continuò a fissare il compagno per qualche minuto. Poi, la bionda tornò a fissare il nulla davanti a se. Preoccupato da quell'insolito atteggiamento, Crilin le si avvicinò ancora di più.

Cosa c'è tesoro?” mormorò con dolcezza. Con una mano l'umano aveva cominciato ad accarezzare i lucenti capelli dorati dell'androide.

C18 sembrò gradire quelle carezze. La cyborg, infatti, si accucciò contro il petto dell'umano. Quando parlò, la sua voce esprimeva una grande stanchezza.

La sento.” disse con voce bassa.

Che cosa senti Juu?” domandò il guerriero continuando a coccolare la sua amata.

Sento la paura. Questi abiti ne sono pregni.” rispose la bionda. “E' tanta. Troppa. Mi ricorda Lui.”

Sentendola parlare in quel modo, Crilin la strinse con forza a se. Cercò, con quel gesto, di far rasserenare la cyborg.

Lui è morto Juu.” disse con voce sicura. “Non può più farti nulla.”

Tu dici?” mormorò l'androide. “Eppure, ogni notte me lo sogno. Lui e le persone che ho ucciso. Chiedono a Lui di vendicarle. Di farmi soffrire. Dicono che sono un mostro.” il tono di C18 era carico di amarezza.

Sentendola parlare in questo modo, Crilin pianse silenziosamente. Era solamente colpa sua. Se solo fosse stato più forte! Allora la sua adorata Juu-chan non avrebbe sofferto così tanto. Cercando di soffocare i sensi di colpa, il piccolo guerriero la baciò sulla fronte.

Non pensarci.” dichiarò. “Non pensarci Juu. Tu non sei un mostro. Tu sei la donna più bella e buona del mondo. Tutto il resto, sono solamente cazzate.”

Udendo queste parole, C18 sorrise, ma il suo fu un sorriso amaro. Lei la donna più bella e buona del mondo? Solamente uno stupido come Crilin lo poteva pensare. Eppure, in quel momento, la cyborg decise di credere alle parole dell'umano. In fondo, cosa le costava illudersi per un momento? Non voleva rovinare quell'istante con il suo passato. In quel momento, per lei, esisteva solamente il presente.

Ho sonno.” disse la bionda. Successivamente, la cyborg abbracciò il compagno facendolo distendere. Ora C18 aveva la testa appoggiata sull'incavo del collo dell'umano. Le sue braccia erano strette sul collo di lui. Il suo bacino era appoggiato su quello del piccolo guerriero. Tuttavia, questo contatto intimo, non scatenava nessuna passione in entrambi.

Crilin si fece abbracciare e distendere sul divano dalla bionda. Il terrestre abbracciò a sua volta la sua amata Juu-chan. Poco dopo, con sua enorme gioia, l'umano sentì il respiro di C18 farsi più lento e pesante. Si era addormentata. Crilin appoggiò la fronte a quella dell'androide e, con il cuore pieno di gioia, si addormentò anche lui.

 

Quella sera, quando Muten ritornò dal suo giro in città. Scoprì, con sua grande sorpresa, C18 che dormiva abbracciata a Crilin sul divano. Il terrestre era sveglio e, con una mano, accarezzava dolcemente la schiena della bionda.

Non appena vide il suo maestro, il piccolo guerriero sorrise portandosi, allo stesso tempo, un dito sulle labbra.

Dorme.” sussurrò.

Muten annuì. Il vecchio maestro di arti marziali sorrideva, ma il suo sorriso era nascosto dalla folta barba bianca.

Ti porto una coperta.” disse.

Quando Muten ebbe portato quello che aveva promesso, il terrestre si sistemò un po' meglio cercando, in questo modo, una posizione più comoda. Nel fare ciò, l'umano si distaccò leggermente da C18. Immediatamente, sul viso della cyborg, comparve un'espressione corrucciata. Con un gesto impulsivo, l'androide si strinse più forte al piccolo guerriero. Avendo ottenuto ciò, un'espressione rilassata comparve sul volto della bionda.

Crilin sorrise davanti a quell'atteggiamento. Il suo cuore si riempì di tenerezza nell'osservare la sua Juu-chan immersa in un sonno finalmente tranquillo. La cyborg aveva dipinta sul volto un'espressione di pace che non le aveva mai visto. Ad un tratto, C18 mormorò qualcosa nel sonno.

Crilin...”

Sentendo il proprio nome uscire dalle labbra di Juu-chan, il terrestre sorrise.

Sogna.” pensò accarezzando la chioma dorata dell'androide. “Chissà cosa sta sognando.” si domandò curioso.

Tuttavia, di una cosa era certo il piccolo guerriero: a vedere il bellissimo viso della bionda, doveva essere proprio un bel sogno. E di questo ne era felice.

Ti amo Juu.” pensò continuando a coccolare la cyborg. “E voglio che tu sia felice.”

Crilin...”

 

CONTINUA

 

Buon giorno a tutti! Sì lo so, sono in terribile ritardo ad aggiornare questa volta. Mi dispiace ma, a causa di una orribile cosa chiamata maturità, d'ora in avanti il tempo di aggiornamento si allungherà. Cercate di portare pazienza. Non andrò a divertirmi, promesso!

Alloooora...cosa posso dire di questo capitolo? Cavolo! Sono già al capitolo 16 e non si sono ancora sposati! Sapete, quando ho cominciato a scrivere questa storia pensavo di fare, al massimo, una ventina di capitoli. Devo dire che si è allungata parecchio! Spero che non vi dispiaccia!

In questo capitolo C18 non mi piace. Non so cosa farci, ma proprio non riesco a togliermi dalla mente che sia mostruosamente OOC. Ero molto indeciso se metterlo o meno questo capitolo ma, alla fine, ho deciso di pubblicarlo. E pazienza se riceverò qualche critica negativa. In fondo, ricevere critiche negative fa migliorare.

Spero che abbiate notato lo strano comportamento di Bulma, ma se non l'avete fatto, ve lo dico io. Attenti! Nel prossimo capitolo Bulma avrà una parte importante e si capirà il motivo che la turba.

Bene, anche questo capitolo è finito. Aspetto con ansia i vostri giudizi e commenti. Vi ringrazio in anticipo. Così come ringrazio tutti quelli che seguono questa storia e la leggono. Grazie!

Un saluto!

P.S. Visto che non l'ho descritto fisicamente, vi dico che il Cell degli incubi di C18 è quello che ha assorbito solamente C17.

  
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