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Autore: Cristie    17/03/2012    4 recensioni
In una Londra dei nostri giorni,in piena sitazione di crisi economica e nessuna popolazione aliena. C'è lei.Rose Tyler, ragazza semplice ma con una grande voglia di avventure, che lavora come commessa insoddisfatta in un negozio di abbigliamento. E poi c'è lui. John Smith, scrittore della celebre saga del Doctor Who, dove si sa ogni dettaglio del suo personaggio quanto altrettanto poco del suo creatore.Cosa potrebbe mai succedere dall'incontro di queste due persone?La risposta è questa mia prima fanfiction su DW.
Seguite insieme a me lo sviluppo della loro storia tra madri impiccione, manager con troppa voglia di divertimento e molto altro ancora.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - 10, Doctor - 9, Donna Noble, Jack Harkness, Rose Tyler
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 14.
 
 
Dove qualcosa viene distrutta, ma non si scappa.
 
 
 
 
 
 
 
 
Apatia.
Così si senti Rose, fredda e totalmente distante a qualsiasi cosa le capitasse attorno.
Ma questo non la fermò, si recava al lavoro.
Provvedeva alla casa quando la sua inquilina era in ospedale.
Andava a cena o a pranzo da sua madre due volte alla settimana.
Ad una valutazione di un perfetto sconosciuto poteva apparire una normale ventitreenne che cerca di costruirsi una vita.
Non era così.
La prima ad accorgersi che qualcosa non andava nella sua amica era stata Martha. Che aveva trovato la porta di casa accostata e l’interno completamente al buio al suo ritorno.
- Rose!!!!- chiamò lei a gran voce, pensando che fossero entrati dei ladri.
- Rose !! – chiamò ancora la ragazza alzando il tono della voce, percorrendo a due a due gli scalini che conducevano alle camere. La trovò nella vasca da bagno.
- Rose..- chiamò la ragazza per la terza volta, a voce bassa questa volta. Si avvicinò lentamente vedendo che la sua amica non la guardava. Posò delicatamente una mano sulla spalla della bionda.
- Martha..- sussurrò la ragazza seduta nella vasca.
- Vieni Rose…l’acqua è gelida ti ammalerai -  e la fece alzare, la circondo con l’accappatoio, mentre accendeva il caldo bagno, per riscaldarla almeno un po’.
- Tempo fa mi hai detto che io ero fortunata, perché John rimaneva qui con me. Che potevo sempre sistemare le cose con lui, qualunque cosa fosse successa…ti sbagliavi..avevi torto Martha. –
Martha non le chiese cosa fosse capitato tra loro, a volte non era necessario insistere. Bastava solo esserci, dare un segno tangibile della propria presenza nei confronti di un’amica. 
Con calma l’aiutò a vestirsi. Le asciugò i capelli, mentre Rose non accennava a muoversi. Restava esattamente ferma ed assente.
- Vieni ti preparo una tazza di cioccolato – e tenendola per mano la trascinò di sotto in cucina. 
Il silenzio era  interrotto solo dal ticchettio ritmato del orologio a parete che si trovava sopra la porta della cucina.
Sedute al piccolo tavolo, Martha fece scorrere due tazze di cioccolata fumanti davanti a loro.
Nessuna delle due disse una parola. La ragazza aspettava che la sua amica si aprisse. Che le parlasse. Che piangesse.
Che facesse qualunque cosa. 
Ma così non accadde.
Semplicemente Rose terminò la sua tazza in lunghi sorsi, incurante del’alta temperatura della cioccolata e rivolse a Martha un debole – Buonanotte – per poi alzarsi ed andare e dirigersi in camera sua.
E Martha che aveva una mente fredda e sempre pronta alla reazione, era fondamentale se voleva diventare un medico, non seppe cosa fare.
 
 
***
 
 
La porta della sua camera si chiuse con uno scatto deciso.
Rose fece un paio di passi che la condussero verso il suo letto, dove ci si infilò provando a trovare conforto nel calore delle coperte invernali.
Solo allora, quando era ormai certa di non venire disturbata permise a sé stessa di piangere. 
E pianse tutte le lacrime che aveva.
Per lei e per John. 
Per essere stata così cieca, nel essersi innamorata di una maschera.
Per un uomo su cui l’ombra del passato non si era mai dissipata. 
Rose fece uscire tutte le lacrime che poteva versare, le lasciò uscire fino a quando i suoi occhi non smisero di produrne.
E si ripromise di non versare mai più così tante lacrime in tutta la sua giovane vita.
 
“Ti distruggerà Rose, ti entrerà così nella pelle che quando se ne andrà desidererai non averlo mai conosciuto”
 
Quelle parole risuonarono nella sua mente come un presagio appena avverato. 
John le aveva detto d’amarla, eppure era riuscito a straziarle il cuore.
Ma quella era l’ultima volta che avrebbe pensato a John Smith.
- Domani si ritorna alla solita vita – disse al suo riflesso nello specchio. E detto questo spense la luce e andò a dormire.
 
 
***
 
 
 
Rumore, silenzio…ancora silenzio seguito da rumore.
Christopher si mosse con una lentezza guardinga mentre saliva le scale. Quasi intimorito dal rumore di quelli che potevano essere vetri o altro che andavano frantumandosi.
Le porte del appartamento di suo fratello erano socchiuse, ma lasciavano intravedere un sottile spiraglio di luce.
Apri le porte con estrema lentezza, pronto ad aspettarsi di tutto.
Il salotto, o almeno quello che ne rimaneva era tutto rivoltato a terra. La roba di vetro era ribotta in mille pezzi. I libri erano stato molto più fortunati e giacevano a terra aperti alla meno pezzo con pagine spiegazzate alla rinfusa. – John? – chiese rivolto indistintamente alla stanza, non sapendo dove suo fratello si fosse cacciato, e non provando neanche a girare per la casa trovando altro mobilio distrutto.
- Perché sei qui? - 
Chris lo trovo in cucina, appoggiato al lavello a braccia conserte.
- Donna ti ha chiamato molte volte al cellulare, ed avevi anche il fisso staccato. Si era preoccupata e voleva venire lei a qui…ma ho preferito venire io, sapevo che non saresti stato tranquillo…che è successo qui? -  chiese allargando le braccia per indicare il disastro intorno circostante.
- Quindi sei stato tu a dire tutto a Rose? – chiese il fratello di rimando con voce aspra e sibilante, tremante di rabbia.
Chris stette qualche secondo ad osservarlo, poi rispose solamente. - È stata Melody, ma sono stato io a raccontargli di Rose – 
- Perché ? -
- Per vendetta probabilmente..per farti provare anche solo una parte del dolore che lei ha provato quando Jenny è morta –
John fece una risata sarcastica – Poi sono io quello che non è andato avanti – 
- Dovreste farvi un bel’esame di coscienza tutti e due - 
- Eri tu quello che se la faceva con mia moglie – lo attaccò lo scrittore.
- Tra me e Melody non c’è mai stata una relazione! Te lo vuoi mettere in testa una buona volta? Il mio unico errore è stato quello di non dirti che nostro padre ti stava solo usando, non scaricare su gli altri le tue colpe –
- Mi ha detto che si sarebbe fatta sentire lei – biascicò John a bassa voce. – Rose – terminò di dire lui.
- Dalle tempo John, ti ama è chiaro come il sole. Deve solo assimilare la cosa –
- Ed io cosa dovrei fare nel frattempo? – Gli chiese lo scrittore, non sapendo egli stesso come andare avanti.
Per un attimo a Christopher sembrò di essere tornato alla sua adolescenza, quando il suo fratellino non faceva altro che tormentarlo di domande su qualsiasi cosa. E lui si atteggiava da grande saggio e gli diceva perle di saggezza spiccia, ma sempre efficace.
Fu esattamente quello che fece in quel momento. Gli mise una mano sulla spalla e avvicinandosi a suo fratello che si era seduto su l’unica sedia non ribaltata del soggiorno, con le mani al volto per non farsi vedere.
- Non scappare questa volta John. Devi concentrarti su le altre cose della tua vita. Il film che sta per uscire..la serie..un nuovo libro magari, poi non lo so fatti un cucciolo e portalo al parco. Ma non mollare tutto di nuovo. Fallo per Rose, falle vedere che ci sei e che affronterai tutto questo a testa alta -
John rimase ad osservarlo per qualche secondo, valutando le parole che suo fratello gli aveva appena rivolto, e con un piccolo sospiro sorrise, con un sorriso molto simile a quello che aveva da bambino. – Non sai quanto mi costi dirlo, ma hai ragione. Resterò e affronterò qualunque cosa ne verrà fuori a testa alta, o almeno prometto di provarci –
E Chris da bravo fratello maggiore, gli diede il suo appoggio. 
Con una pacca sulla spalla, infondo era la prima conversazione in cui non volavano oggetti e non si urlavano dietro. Al contrario, John  suo fratello minore gli chiedeva un consiglio.
Chi aveva detto che le cose non potevano cambiare?
“ Io” si rispose da solo.
Eppure suo fratello gli aveva appena dato ragione giusto qualche attimo prima. Non era un gran che, ma poteva essere un piccolo passo per tornare ad essere fratelli, forse si.
 
 
 
 
***
 
 
I giorni irrimediabilmente passarono. John mise in atto il consiglio che suo fratello gli aveva dato, si buttò a capofitto nel lavoro.
Partecipò attivamente sia alla sceneggiatura del film, che alle conseguenti prime basi per la serie televisiva. I collaboratori erano sorpresi dalla sua dedizione al progetto, non passava una riunione senza che lui si presentasse sempre con nuove idee da proporre agli altri sceneggiatori.
- E con questo abbiamo terminato per oggi, a domani buon pomeriggio -  e con questo augurio si salutarono.
Donna li vide uscire dal suo ufficio che destava giusto un paio di metri dalla sala riunione che ospitava la riunione in via del tutto eccezionale. Poiché gli Studios erano eccezionalmente chiusi a causa di una manutenzione straordinaria.
Li vide uscire tutti a passo lento, con un’andatura eccessivamente curva per alcuni, altri si massaggiavano chi il collo o gli occhi.
John invece se ne stava un po’ più indietro rispetto agli altri, intento a parlare con uno sceneggiatore, Donna lo vedeva gesticolare con le mani, facendogli fare ampie rotazioni, per rimarcare bene il suo discorso probabilmente.
La rossa lo vedeva, e non poteva far altro che dispiacersi. Sapeva quello che era successo tra lui, e Rose, anzi solo una parte della questione. Aveva provato a chiedere a Chris , capendo che suo fratello aveva qualcosa che non andasse. Ma lui aveva interrotto le sue domande rispondendole che John e Rose avevano un po’ di problemi che dovevano risolvere.
- Non sembra neanche lui vero? Così partecipe al progetto -
Donna si voltò di scatto e vide Jack che se ne stava appoggiato alla porta d’ingresso per il suo studio.
Indossava una camicia grigio-azzurra, con un gilet nero che gli fasciava il torace. Non era cambiato Jack. Sapeva di essere un uomo affascinante e non faceva nulla per nasconderlo, anzi.
Eppure qualcosa nel suo sguardo era cambiato, c’era un qualcosa che lo faceva sembrare una persona in qualche modo più adulta. Che fino a quel momento Donna non si era mai accorta di quanto il suo capo potesse essere cambiato.
Ma non gli disse nulla di tutto questo, dopotutto teoricamente doveva essere ancora infervorata a morte con lui. Quindi raddrizzò le spalle, e si limitò a rispondere con tono del tutto indifferente.
- A quanto pare si è deciso a crescere un po’ -
Jack nel sentire quelle parole fece lentamente qualche passo nel suo ufficio, non smettendo di osservare l’espressione disinteressata della rossa, pronto a uscire alla velocità della luce appena avesse notato una qualche increspatura di troppo nel suo viso.
- Non gli sento nominare Rose di continuo da un po’ di tempo…- la buttò lui così, cercando di trovare un argomento di conversazione comune. Infondo era la prima volta da quando era tornato in azienda che riuscivano a fare un discorso in maniera civile.
- Diciamo che per il momento è meglio evitare di chiedergli di lei – rispose la rossa.
- Problemi? –
- Si sono presi una piccola pausa..- e Jack fece un’espressione dispiaciuta. 
Donna finì di ammucchiare i documenti che aveva sulla scrivania, una volta impilati con cura si alzò e si diresse verso Jack, che stava ancora osservando lo scrittore parlare animatamente.
- Risolveranno la cosa. Vedrai – si augurò Jack, un po’ come se fosse una predilezione a colpo sicuro.
- Me lo auguro – rispose la rossa con un sospiro. – Piuttosto. Ti vedo veramente in forma – osservò alla fine non riuscendo a resistere.
Jack le fece un sorriso a trentadue denti – Già, hai pienamente ragione. Mi sento alla grande! –
A Donna sfuggì una risata seguita poi da un’alzata di sopracciglia – Allora sono vere le voci che girano – constatò.
- Quali voci? –
- Su te e Ianto Jones, si vocifera che siate piuttosto…intimi – e fu il turno di Jack di essere sorpreso.
- Stiamo solo uscendo qualche volta nulla di serio…-
- …almeno per lui – insinuò la rossa. Jack invece non voleva dirle tutto - …voglio dire Jack, dovresti vederti, sei scintillante e se è il nostro autista a farti questo effetto sono contenta per voi. E prima che tu possa pensare che lo stia dicendo malignamente. Beh, caro mio sei in errore. Mi auguravo questo per te. Anche cinque anni fa-  e scoppiò a ridere a l’espressione scioccata di Jack.
- Non so cosa risponderti…grazie? –
Lei se lo stette a guardare qualche secondo, per poi scoppiò a ridere una seconda volta – Dio Jack sei un vero spasso -  e non riuscì più a contenere le risate.
- Sono contento anche io per te, vederti felice è una cosa bellissima - 
Quella risposta del tutto diretta e spontanea la mise direttamente in allarme.
“Okay Donna, niente panico siete stati attenti, almeno tu lo sei stata. Lui ha la propensione innata a raccontare tutto a chiunque…nega, Negaaaaa!
Un momento, perché negare? Lui ha il coraggio di ammettere la sua relazione ed io no?”
Per cui rispose, semplicemente  - Lo so, al momento siamo appena a l’inizio, non è nulla di serio…ma stiamo bene insieme – e per finire gli fece un sereno sorriso a trentadue denti.
Jack diede le spalle alla vetrata, facendo distogliere alla donna la visuale dello scrittore.
Gli si fece un po’ più vicino – Sono contento che possiamo finalmente parlare da persone civili – ammise lui, con quel suo tono basso e suadente che anni addietro l’avevano conquistata.
Anni addietro appunto, perché Donna gli puntò il dito indice sul petto – Guarda che io non mi sono comportata come una ragazzina se è questo che intendi…-
Decisamente quello era il momento per Jack di levare le tende.
- Hey invece di tubare, perché non ci andiamo a prendere una pizza? -  propose John affacciandosi nello studio della rossa.
Sia Jack che Donna si sentirono in imbarazzo, essendo stati scoperti mentre stavano facendo pace. Si diedero però entrambi un contegno, erano inglesi infondo. Jack raddrizzò le spalle e si risistemò il gilet, Donna invece prese la borsa ed il cappotto.
- Hai detto pizza?- chiese Jack un po’ dubbioso.
- C’è un ristorante italiano che è la fine del mondo. Allora si va? –
La rossa se li guardò un momento e poi avviandosi verso l’uscita fece – Beh? Che state aspettando? Andiamo a mangiare! -
  


 
***
 
 
Quattro settimane.
Questo era il tempo in cui era riuscito a resistere senza ne vedere o chiamare Rose.
Ma ormai aveva raggiunto il suo limite.
Così eccolo lì, ad una cinquantina di metri dal negozio d’abbigliamento dove lavorava. Se ne stava appoggiato sul muretto di recinzione di una casa accanto alla fermata del’autobus. In attesa che cominciasse la sua pausa per potersi avvicinare.
Attese con una pazienza che era convinto di non poter possedere.
Ed infine eccola lì, uscire come sempre sorridente dal negozio con quei suoi capelli biondi che venivano sollevati dalle folate di vento. Un piccolo sorriso stava nascendo sul volto dello scrittore, ma si tramutò in una smorfia amara.
“ No..non può essere…” ebbe solo il coraggio di pensare.
Perché Rose stava tendendo la mano a qualcuno che non era lui. Un ragazzo suo coetaneo probabilmente. E lei gli stava sorridendo, con lo stesso sorriso che le illuminava gli occhi ogni volta che lui le faceva visita nei momenti più impensabili.
- E tu che ci fai qui? -
Una voce squillante, appartenente ad una donna minuta con lunghi capelli rossicci.
John l’aveva vista molte volte prima che lasciasse il negozio per entrare in maternità. Ora il pancione era diventato molto più evidente.
- Ciao Meggie – rispose lui, con un sospiro sconfitto.
La donna davanti a lui, provò un enorme tristezza nel vedere il volto dello scrittore così abbattuto.
- Vieni, ti offro qualcosa. Dobbiamo parlare di un bel po’ di cose -    
 
 
 
 
 




Salve! Come vi va il finesettimana?  Spero bene ovviamente, il capitolo che avete appena letto è puramente di passaggio, ma almeno Jack ha fatto la sua comparsata.
I protagonisti invece si sono sfogati a loro modo per assimilare il recente distacco, che ne pensate?
Non mancate di farmi sapere le vostre opinioni mi raccomando! XD
Voglio spendere un po’ di tempo, perché vi voglio ringraziare tutte. Dalla prima a l’ultima, da chi commenta ogni capitolo a chi invece legge solamente. 
Perché comunque so che ci siete. 
La storia ormai è quasi al termine. Ma non voglio dirvi quanti capitoli mancano, non voglio essere sadica per carità è solo dirvi quanti capitoli mancano alla fine mi mette molta tristezza. =( 
Grazie ancora a tutti e un bacio grande ci si vede tra due settimane!
   
 
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