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Autore: chaska    17/03/2012    2 recensioni
«L’Unione Europea sarà al tuo fianco durante l’imminente guerra e bla bla bla…» La capacità di prestare attenzione a ciò che lo circondava non era di certo la qualità più eccelsa dell’americano. E, nonostante la situazione di fatale importanza che si ritrovavano ad affrontare, Alfred non cambiò certo atteggiamento in quel frangente. Non che gli interessasse più di tanto, poi.
Genere: Guerra, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nuovo personaggio, Russia/Ivan Braginski
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note: Mi sembra doveroso scrivere le note prima del fiction, sì. Vi avverto che questa è una piccola storia a capitoli che, sinceramente, credo non abbia poi tanto senso. Se la leggerete, sarà a vostro rischio e pericolo, cioè, sì, non è che esplodete in caso lo fate, ma potrebbe essere una totale perdita di tempo, uhm. Per i coraggiosi che stanno continuando a seguire queste mie pazzie scritte (?), beh io vi avevo avvertiti, e buona lettura (?). Ah, sì, ho preso parte della storia da Call of Duty: Modern Warfare 3. Se non sapete di che si tratta, tranquilli, significa che possedete ancora un vita sociale (?), comunque per quel poco che c’è di logico, la storia può essere seguita senza problemi anche con questa lacuna (?)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

{So- so you think you can tell
Heaven from Hell,
Blue skies from pain?
Can you tell a green field
From a cold steel rail?
A smail from a veil?
Do you think you can tell?}
Wish you were here – Pink Floyd

 
 
 
 
«Se mi segui, la Russia ritornerà ad essere grande! »
«Sempre se tutto andrà secondo i tuoi piani. »
Ivan si concesse qualche secondo per osservare l’uomo dinnanzi a lui. Un giovane russo divenuto vecchio fra la neve e la polvere da sparo.
Un uomo senza un soldo e senza una speranza, se non la sua patria.
«Tutto andrà come pianificato, da. »
La nazione ne fissò gli occhi stanchi, coperti dall’esaltazione.
Quegli occhi, la Russia era fatta di quegli occhi.
«Da. »
Un sorriso dipinse il suo volto.
Un piano pregevole rafforzato dall’esaltazione dei suoi occhi.
«Il presidente ostruirà i tuoi piani. Lui lotta per la pace.»
«Ed è questo che vuoi? »
La voce del terrorista risuonò come se avesse sentito la più oscena delle battute.
«Comunque diciamo che il presidente ha avuto un brutto incidente. »
«L’avete ucciso? »
«No, non ancora, almeno. »
Ivan si allontanò di qualche passo dal suo interlocutore.
Sì, poteva farlo.
Poteva correre il rischio di provarci davvero.
«Va bene, Nikolai. Ma ricorda, la Russia è un’arma a doppio taglio, se tutto dovesse cedere sarò io il tuo stesso boia. »
«D’accordo, Rossiya. »
La gelata risata dell’uomo suggellò le loro parole.
 
 
 
 
 
 
«L’Unione Europea sarà al tuo fianco durante l’imminente guerra e bla bla bla…»
La capacità di prestare attenzione a ciò che lo circondava non era di certo la qualità più eccelsa dell’americano. E, nonostante la situazione di fatale importanza che si ritrovavano ad affrontare, Alfred non cambiò certo atteggiamento in quel frangente.
Non che gli interessasse più di tanto, poi. Il compito di sbrigare quelle inutili e seccanti scartoffie era di pertinenza ai loro boss.
Loro dovevano agire, dovevano… dovevano fare altro, non quegli inutili discorsi.
Ma Arthur aveva sempre avuto una spiccata vena formale dentro di sé, provava chissà quale piacere nell’espletare quel genere di impegni.
A volte Alfred si ritrovava a pensare che, se fosse nato come uomo e non nazione, sarebbe stato un pessimo politico di successo.
«Alfred? Per l’amor del cielo, potresti ascoltarmi almeno oggi? »
L’americano alzò gli occhi annoiato, e gesticolò con la mano dinanzi al volto evidentemente seccato dell’inglese.
«Take it easy, Arthur. Presto avrai abbastanza materiale per essere stressato come e quanto vuoi. »
Alfred ridacchiò, mentre Arthur lo guardò in tralice. Un bambino, ecco cos’era. E tutto il mondo occidentale doveva affidarsi alle sue mani.
God help us…
«Speravo che venisse Europa stessa a darmi conferma dell’alleanza. »
«L’Europa intera è un inferno in questi giorni. Tutti devono prepararsi nell’evenienza che la guerra abbia luogo nei propri territori, e francamente, nessuno è pronto. »
«Uhm? Perché allora tu sei così tranquillo? »
«Cosa, stai scherzando? La Gran Bretagna non dorme mai, siamo sempre stati preparati sul punto di vista militare. »
«Pff, sempre il solito paranoico presuntuoso. »
La risata di America fece irritare Arthur, il quale per l’amor di quegli ultimi momenti di pace, cercò di darsi una calmata sistemandosi meglio sulla poltrona.
«Ah, America, non sei mai riuscito a sceglierti un avversario alla tua altezza. »
«Ivan non è mai riuscito a sconfiggermi davvero, né ci riuscirà questa volta. Non ha mai avuto chance con un eroe come me. »
Alfred rise più forte che poté.
Doveva ridere mentre ne aveva ancora la possibilità.
Arthur, dal suo canto, sospirò irritato, e si alzò dalla sua poltrona. Con passo affrettato si diresse verso la porta, e subito dopo avergli raccomandato di non mancare o fare casini di sorta nel meeting seguente, si chiuse la porta alle spalle.
Dal suo canto, Alfred si lasciò sprofondare il più possibile nella sua poltrona, e si tolse gli occhiali sospirando.
Da quel momento niente più giochi.
La guerra era veramente arrivata alle sue porte.
   
 
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