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Autore: Vedra    17/03/2012    7 recensioni
La mia prima FF in assoluto su questo sito. Siate clementi. Ho scelto un'ambientazione piuttosto banale e spero di essere riuscita a renderla al meglio. Sono i pensieri di Oscar dal momento in cui Andrè viene ferito fino alla propria morte. Spero che vi piaccia. I commenti e le critiche costruttive sono sempre ben accette. Buona lettura.
Cade Andrè, cade invocando il nome della donna che ha amato tutta la vita, la donna che ha avuto una volta soltanto, tra l’erba di una notte d’estate, dopo averla bramata e desiderata ardentemente per una vita intera.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una vita può finire in una manciata di secondi, e così un amore. Basta un colpo di pistola.
Oscar si volta: Andrè è ferito.
I loro sguardi si incrociano e Oscar comprende, in un attimo, che il futuro le sta sfuggendo dalle mani, perché Andrè lascerà questo amaro mondo molto presto.
Lo squarcio sul petto testimonia questa terribile realtà.
Un groppo in gola le impedisce di proferire parola.
L’orrore e la disperazione le bloccano le gambe.
Cade Andrè, cade invocando il nome della donna che ha amato per tutta la vita, la donna che ha avuto una volta soltanto, in una notte d’estate, dopo averla bramata per interminabili anni.
Oscar si riscuote, urla, piange, grida di trovare un medico, e un dottore giunge, ma è impotente davanti alla morte che avanza inesorabile.
Oscar l’uomo che ama, l’amico di una vita, spegnersi davanti a  lei.

Piange.

Non vorrebbe farlo, ma le lacrime le sgorgano dagli occhi senza che lei possa controllarle.
Stringe la mano di Andrè.
Sempre più fredda.
Guarda il suo volto.
Sempre più bianco.

Piange.

Non ha la forza di restare in piedi.
Cade in ginocchio.
Andrè le chiede il motivo dei suoi singhiozzi e lei gli sussurra una richiesta che ha covato nel cuore, senza saperlo, per tutta la vita.
Gli domanda se può diventare sua moglie.
Andrè le sorride, è l’ultimo sorriso.
Quando Andrè smette di respirare lei  lo guarda incredula.
Non può essere morto, non ora, non ora che ha compreso di amarlo.
Lo scuote, disperata.

Chi la amerà ?
Chi la proteggerà?

Non può accettare che l’uomo che ama, il compagno di sempre, se ne sia andato.

Lo compone. Il suo corpo freddo giace ora su una bara. Quello stesso corpo che poche ore prime sentiva caldo, vitale, fremente contro di sé.
S’adagia su rose bianche, quelle che lui amava tanto.
Lo guarda.

Morto.

È morto Andrè, e lei è sola.
In meno di un giorno ha perso tutto, ha perso il suo titolo, la sua famiglia, il suo Andrè.
Piange Oscar, versa le lacrime che trattiene in sé da quando era solo una bambina.
Ma ecco la tosse, spietata, che interrompe quel pianto disperato.
Sputa sangue Oscar.
Strano: quella malattia, che tanto temeva solo poche ore prima, adesso è la benvenuta.
Non desidera altro che morire, raggiungere lui.
Andrè è freddo, bianco.
I capelli li ha sistemati in modo che coprano la cicatrice, quella che si è lasciato infliggere per non esporla al pericolo.
La sua divisa è ben disposta, solo un buco, all’altezza del cuore, testimonia la sua morte, sì, perché Andrè se ne è andato.

Per sempre.
E lei è ancora viva.

Sente freddo Oscar. Il cuore si stringe in una morsa di gelo, sanguina invocando un uomo che non le risponderà più.
Non sentirà il cuore di lui battere contro il proprio.
Non sentirà le sue parole colme d'amore, che in pochi attimi hanno sanato le ferite di tutta una vita.

È sola. 

Sola come in fondo non è mai stata.
C’era lui, sempre lui, a consolarla, a rassicurarla, ma ora lui non c’è.
Desidera così disperatamente le sue braccia attorno al suo corpo.
Desidera che la scaldino, sciogliendo il groppo che ha in gola.
Ma esse giacciono lì, fredde, inermi, prigioniere della morte.
I gradini della chiesa sono gelidi.
Si alza, raggiunge Caesar, gli sale in groppa.
Fugge, vuole scappare da tutto quel dolore.
Dei soldati sbucano da una via.
Sparano.
Caesar inciampa, cade.

Sta morendo.

Oscar si volta, nuove lacrime sgorgano.
I suo corpo agisce d'impulso, senza che lei lo comandi.
Disarma di due soldati che la guardano increduli.
Uno di loro sussurra

«Piange, mentre combatte con noi piange.»

Oscar non li uccide, è stanca, anche la sua lama è stanca di assaggiare sangue.
Si volta.
Anche Caesar è morto.

Il suo ultimo legame con la vita è scomparso. 

Una sagoma bianca sul selciato.
Una chiazza di sangue si apre sotto di lui.
Oscar afferra una torcia.
Lascia che le fiamme divorino il corpo del suo amato cavallo, per risparmiarlo dai corvi e dai cani.
Una pira funebre.
Si allontana.
Fa pochi passi e la tosse la aggredisce di novo.
Si accascia sul selciato.
Non vuole più combattere, non vuole più.
Lascia che la tosse le squarci i polmoni.
Il guanto si tinge di rosso.
Trema, di dolore, di freddo, di fame.

Piange.

Piange.

Vuole Andrè, ma lui non può giungere.
Si trascina nuovamente verso la chiesa.
Andrè giace ancora lì.
Sembra che dorma, ma Oscar sa che non è così.
L’alba la sorprende sulle scalinate, mentre ancora piange.
Arriva Alain, la sprona a combattere.
Osca gli chiede, supplicandolo, se può piangere ancora.
Lui le risponde di si.
Oscar, poi, varca nuovamente la soglia della piccola chiesa, depone un bacio sulle labbra di Andrè, fredde, gelide.
Quasi si aspetta di sentire il calore delle sue mani sulla nuca, la dolcezza della sua lingua, invece nulla.

Ai suoi singhiozzi risponde il silenzio.

Sa che sarà l’ultimo bacio che deporrà su quelle labbra che ha avuto solo una notte, in mezzo alle lucciole, sulla sponda di un ruscello, con gli alberi a far da tenda.

Segue Alain.
Si mette in prima fila, sa che sicuramente tutti i fucili dei soldati sulla Bastiglia mireranno a lei, ma non le importa, lei desidera solo il gelo e l'oblio della morte.
Grida Oscar, grida di attaccare.
La sua figura è illuminata dal fuoco degli spari.
Uno, due, tre, non sa quante volte ha gridato “Fuoco”.
Vede solamente la Bastiglia cadere sotto i colpi dei suoi cannoni. Il simbolo dell’autorità regia a cui lei aveva consacrato la vita si sgretola davanti ai suoi occhi.
Coperta, è coperta dal fumo Oscar.
Alza lo sguardo.
Una colomba passa.
Si chiede come una colomba possa passare proprio lì, tra tutta quella polvere.
La guarda.
È un attimo.
Decine di proiettili le trapassano il corpo.
Dolore.
Dolore lancinante.

Cade all'indietro, si porta le mani al cuore, che sente già farsi più leggero.

Attorno a lei le persone gridano, sente che la stanno portando al riparo, lontano dalla battaglia.
Il medico arriva immediatamente.
Scuote il capo, non può fare nulla.
Riconosce la voce di Rosalie, che piange e si dispera sul suo corpo.
Le sue iridi azzurro cielo si puntano sulle nuvole.
Chiede Oscar, chiede perchè non stanno sparando.
«Continuate a sparare.»
Alain obbedisce all'ultimo ordine del suo comandante.
Oscar vede la colomba passare sopra di lei.
L’ultimo desiderio? Essere sepolta vicino ad Andrè, e che ci siano rose bianche, attorno a loro.

Uno sparo di cannone e i suoi occhi si fanno vitrei.
Oscar smette di respirare sulle note della musica che conosce da sempre. 

Nata, cresciuta e vissuta come un guerriero ha avuto una morte onorevole, sul campo di battaglia, come un soldato.
Come quello che è sempre stata.
Muore la donna che ha vissuto come un uomo.
Muore il soldato.
Muore la donna.
Se ne va.
Anche Oscar.
Rosalie la chiama, ma lei non può più sentirla, il gelido silenzio della morte l’ha avvolta.
La sua anima adesso vola con Andrè, sul suo cavallo bianco.
Ora lei, Caesar e Andrè stanno cavalcando verso mete più dolci.
Rosalie le chiude gli occhi.

Non è un algido soldato che muore, ma una donna fragile e bisognosa d'amore.

È il destino crudele che ha fatto unire due anime, per poi separarle.

Loro non avranno un’altra opportunità, la loro vita è terminata e nulla può cambiarlo.

Quello che poteva essere non sarà mai più e il sogno, sussurrato in una calda notte d’estate, tra l’erba fresca in riva a un ruscello resterà tale.

Quell’amore è nato, vissuto e morto in un'unica notte, quando due anime, che si sono cercate a lungo, si sono unite, per non farlo mai più.

Per loro non ci sarà l’abito bianco, non il vociare allegro dei bambini, nè quello spensierato dei nipotini, solo il rumore aspro dei cannoni e quella Rivoluzione destinata a cambiare le sorti del mondo.
Quella Rivoluzione che è costata tante lacrime e tanto sangue.

Il loro amore era vero, puro, unico, una chiazza bianca tra il nero di quel giorno che ha cambiato le sorti del mondo. Un amore relegato nel profondo dell’anima per tanto tempo, ma che è stato vissuto, ed è stato il ricordo di quella notte, l’ultima che entrambi hanno vissuto, ad accompagnarli dolcemente nel vuoto.

Solo un capriccio del destino, che ha voluto che quel soldato prendesse di mira Andrè, ha cambiato la storia di un amore, un amore che per tanto tempo è stato celato, nascosto, forse per paura, forse per vergogna, ma che è sbocciato, che è stato vissuto, che ha sfidato il destino con quelle due lapidi, una accanto all’altra sulla collina di Arras, unite, per sempre.

Perché la morte ha unito quel che era destinato a essere diviso. 

Lì, dove tutto era iniziato, tutto è finito e due lapidi spoglie giacciono l’una al fianco dell’altra e lì, ogni estate, sbocciano rose bianche, bianche, pure come il loro amore, che sarà eterno.

Che sarà per sempre.
   
 
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