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Autore: Owe    17/04/2004    8 recensioni
Petunia, Sirius, James, Lily.. scambi di sguardi e ricordi alla vigilia di Natale in una desolata Privet Drive.. Sta a voi decidere se leggere (ghghgh!) o far finta di non aver mai visto questa ff.. Due capitoli divertenti ma misteriosi, dark e folli.. difficile definire questa ff... A voi la sentenza.
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sirius Black
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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La tristezza di un’ombra

La tristezza di un’ombra

E’ una ff a capitoli!!!!! Sì, sono qui a tormentarvi, yeah!!!!!!!!!!!!!!!

Vi voglio bene, gentaglia!

Presentazione: Lily, James, Sirius e Petunia: Negli sguardi di questi adolescenti si legge la curiosità, la fantasia, i primi sorrisi destinati ad essere la testimonianza di qualche amore.. ma cosa succede quando Lily presenta James e .. Sirius! a sua sorella Petunia?

Il loro affetto si rafforzerà, o si spezzerà per sempre?

La vigilia di Natale in casa Dursley è l’occasione adatta a ricordare, al chiarore di una solitaria notte lunare.

*

Era uno dei primi pomeriggi di primavera, e mi vennero ben tre ff in mente: questa, che è la prima che ho scritto e quella che potrebbe anche più interessarvi, una dark e una che non sa di niente; l’ultima non la scriverò, credo…. Ma la dark sì, anche se dovessi farlo solo per me stessa!

Questo è quello che è venuto fuori..

NOTE:

Ah, ringrazio Serena per l’esclamazione "Oh Dio Cristo" alla fine del cap

L’espressione "O Gesù d’amore acceso" (non t’avessi mai offeso, o mio caro buon Gesù non ti voglio offender più…ahahahah!!!!!) della mia prof di latino e greco, e anche alcuni parti del discorso di Petunia appartengono a lei

So bene che la cosa della nutella è un po’ da mentecatti.. ghghghghgh!!!!.

Bacissimi, aspetto commenti!!!!

Capitolo I

Dicembre, Privet Drive. La strada è deserta, e sui lampioni che illuminano la strada si è posata una quantità irrisoria di neve, tanto che la luce filtra fra i fiocchi posatici sopra.

Fiocamente illuminato, il numero quattro non si distingue dalle altre abitazioni: la neve è stata puntualmente spalata, anche se fra poco toccherà farlo di nuovo a qualche infelice malcapitato; le siepi che la dividono dalla strada sono perfettamente potate, da mani esperte non certo appartenenti al padrone di casa, Vernon Dursley; la legna è ben riposta in un casottino sul retro, perché non si veda o danneggi la perfezione della facciata, totalmente impersonale, di un giallino chiaro, morto. Una finestra, appartenente ad una camera da letto, rivela una stanza oscura, buia. D’improvviso si vede una luce accesa. Qualcuno è appena entrato. A vederla da qui sembrerebbe una donna sui quarantacinque anni, ossuta, con un maglioncino viola molto semplice, con la scollatura profonda, a dispetto del freddo invernale, la dentatura cavallina tenuta a freno da labbra sottili e tremanti, di quelle che sembrano sempre pronte a fare il broncio.

La donna e’ Petunia Dursley, la "pettegola falsa" del quartiere, come suol dire la Signora Figg borbottando fra sé e sé come fanno tutte le anziane signore quando la protagonista di questa storia le rivolge la parola salutandole e augurandole buona giornata per non sfigurare e passare per maleducata.

E’ curioso, questo personaggio che si aggira nella stanza fino a poco tempo prima deserta. Sta frugando in un cassetto, non appartenente a lei. Se penso a quello che potrebbe fare un figlio se sua madre osasse mettere le mani fra le sue cose rabbrividisco, ma forse il cassetto non appartiene affatto ad una persona importante, della famiglia, perché quel cassetto è di Harry Potter.

Non so dove sia finito, quel povero ragazzo. L’ho visto crescere io, più volte mi ha tirato fuori dai pasticci perché suo cugino aveva la brutta abitudine di picchiarmi quando poteva, e l’ha fatto anche un’estate fa.. effettivamente, ora che Dudley Dursley è tornato dalla sua scuola di pazzi dove pareva avesse vinto un premio di nonsochè, non mi sono più fatto vedere in giro, per timore di ricevere altre botte. E ho fatto bene. Se no non avrei mai visto ciò che vedo ora, e non avrei mai scoperto tante cose… sulla buona, pia, signora Petunia Dursley.

  • Mark, vieni, usciamo, andiamo a comprare i bastoncini di cannella.. ero convinta di averne ancora in una scatola del sottoscala…- mi dice scocciata mia madre.

Poco dopo mi ritrovo fuori, alla berlina del vento funesto.. ma non ho freddo, dopotutto. E sono troppo incuriosito per andare con mia madre e perdermi la signora Dursley che mormora fra sé e sé, proprio come la vecchia Figg fa coi suoi gatti cioncati.

  • Ascolta, aspetto qui- le dico
  • Ma fa freddo!
  • Figurati, mi scaldo, faccio un po’ di corse per la strada.. magari chiamo Dudley- mentisco.
  • Come vuoi- sospira lei- Ma se passerai il Natale ammalato, sono affari tuoi!

Si allontana. Finalmente posso osservare indisturbato, e capire a fondo quanto matta sia la perfettina Petunia Dursley, che nessuno conosce davvero. Da oggi, forse, Mark Evans sì.

*

Chi sa dov’è Vernon. Doveva essere qui mezz’ora fa, con il mio zuccottino! Inizio a preoccuparmi.. la casa è così silenziosa! Quasi spettrale, direi. Ogni luce è spenta, questo posto è privo di vita, scricchiolano le assi vecchie di questo edificio.. e dire che l’ha visto anche lei, una volta. Fu diciassette anni fa; era venuta per annunciarmi la nascita di..

Oh, Dio. E’ troppo brutto ricordare, perché ho rinnegato più volte il mio passato, ingiustamente. Cosa direbbe se lei fosse qui, oh, cosa penserebbe di me!

Mi chiedo cosa contenga questo album scarlatto che ho sulle ginocchia. Dallo stato in cui è conservato, sembra che Harry ci tenga molto; forse invece è solo un oggetto dimenticato. Uno stupido libro di incantesimi, magari.. sì, dev’essere così.

Non c’è dubbio.

Questa bajour illumina la stanza parzialmente; non vedo ciò che c’è oltre la poltrona davanti a me, e questo mi spaventa. Potrei forse andare sin vicino alla porta camminando senza far rumore, facendo scivolare le mie morbide, comode pantofole rosa shocking e premere l’interruttore, ma temo ciò che non vedo. E’ sempre stato così. Preferisco rimanere qui, alla luce di questa lampada che illumina il tappeto sotto di me, dalla fantasia floreale e dalle frange color sabbia , ad osservare lo stupendo contrasto che fa la calda luce di un salotto con quella gelida che penetra dai vetri della finestra appannata, proveniente dai lampioni di questa strada tanto solitaria, stasera. E dire che è la vigilia di Natale!

Che si siano tutti dimenticati di Privet Drive?

Probabile. Il little Winghing è una distesa desolata, a quanto sembra. Strano, non è mai stata più silenziosa di adesso questa strada, piena di gente strana. Prendiamo il signore del numero dodici..eh, insomma, lui era coinvolto in una storia d’amore con la signora del 17, ma nessuno lo sapeva tranne Vernon che li ha visti, e dico, che cosa sconveniente, SCAMBIARSI GLI AUGURI DI NATALE!!!!!

Veramente, sono stupefatta di questo mondo.

Nelle mie pazze e insensate, improbabili forse, riflessioni attuali continuo a posare uno sguardo furtivo ad ogni sospiro su questo album scarlatto. Non c’è alcun nome che possa indicare a chi appartiene, così, guardandomi ancora intorno per timore di essere vista, sgridata e umiliata, lo apro, saltando le prime pagine che sono messe lì semplicemente "per bellezza", come prefazione al contenuto… misterioso.

La prima foto raffigura una ragazza dai lunghi capelli rossi, gli occhi verdi un po’ a mandorla, il naso sottile … sorride, saluta felicemente, non sembra lei: questa è Lily a diciannove anni. D’un tratto la figura svanisce, e rimane solo lo sfondo di un ponte ombreggiato da un albero dai lunghi rami fra cui filtrano dispettosi raggi del sole. Dove è andata? Dio mio, è il colmo! Cerco mia sorella fra le pagine, ma non la trovo, e allora mi accorgo che tutte queste sono foto, che raffigurano mia sorella, Lily, James ed Harry.. nel suo primo anno di vita.

Non potrei mai scordare quando lo trovai davanti alla mia porta; dormiva, aveva un piedino fuori dal cestino in cui era stato velocemente messo e dove aveva affrontato un lungo e scombussolante viaggio, le coperte all’aria; il viso era così dolce che pareva esser fatto di cera. Non era certo più bello del Mio Dudley.. voglio dire, Dudley è MIO figlio..Esiste essere più perfetto nato da persone mondiali come me e Vernon? No, vi rispondo. Forse i figli degli altri possono essere peggiori, stupidi.. anzi no, mio figlio Dudley è certamente migliore degli altri da tutti i punti di vista.. senza dubbio.

Qui, sotto i miei occhi, ci sono le foto di Lily, la mia sorellina.. sotto i miei occhi c’è il passato. Credo che questa, una solitaria, scura, serata invernale, sia la notte buona per.. ricordare, nonostante come ho appena detto mi faccia male. Proprio oggi, alla vigilia di Natale.

*

Crinesway Hollow era una località ad appena duecento chilometri dalla Londra Dei Comignoli, come la chiamavamo io e Lilian che ci eravamo state per spese ed eravamo rimaste affascinate dalla quantità sproporzionata, per noi che vivevamo in campagna, di tetti sopra i quali una strana nebbia volteggiava in sbuffi di fumo.

La nostra casa era una villetta semplice, anche un po’ banale, con tutti quei nani da giardino e una Biancaneve dalla mano rotta (una volta ci eravamo messe in testa che fosse un’astronave, e ci eravamo montate sopra; la povera statuetta non aveva retto il colpo, temo)..ricordo benissimo che avevamo due Pisolo, che non si sapeva bene per quale sventurata ragione fossero capitati lì, anche se mio padre, un uomo dai capelli rossi(pochi a dire il vero)con verdi occhi brillanti, era convinto che l’avesse portato Amelia, la preziosissima gatta della signora che era nostra vicina di casa. Se non sbaglio si chiamava.. No, non ricordo il suo nome. E comunque non è importante.

La mia infanzia fu felice. Lilian, o meglio Lily, ed io andavamo d’amore e d’accordo; non vi erano dissidie fra noi, ma tuttavia io mi sentivo sempre un po’ emarginata, un po’ esclusa da quella famiglia perfetta.

"Abbiamo una strega in famiglia! Non è meraviglioso?" dicevano compiaciuti i miei genitori.

Perché non erano mai stati soddisfatti di me? Era ovvio, effettivamente: non avevo alcun talento, o predisposizione, particolare. Ero … nessuno, ero Petunia. Solo Petunia. Nient’altro, per nessun altro.

Di amici non ne avevo molti, così cercai di trovare qualcosa di positivo nel fatto che mia sorella frequentasse una scuola piena di tipi strambi, forse avrei potuto conoscere i SUOI amici e far parte della comitiva! Semplice, no?

Poi capii che avere una sorella strega non sarebbe stato, per me, né facile né sopportabile. E capii di essere stata sempre la sua ombra. Un’ombra triste, vagante, senza ruolo né personalità. Un vuoto totale, insomma.

Così ogni bel ricordo, ogni frase, ogni risata sfigurava sfumandosi in qualcosa di lontano, distante e soprattutto non mio.

Ed ho archiviato i miei ricordi per molti, molti anni. Tanti, troppi forse.

Sposando Vernon ho trovato una mia posizione in questa società, ed intendo mantenerla, cominciando dal Surrey, che in fondo non è IL MONDO. Pretendo di essere amata e rispettata almeno nella striscia di terra in cui vivo, così tutti, al mio passaggio, diranno: "Quella è la signora Dursley! Visto che portamento? Lei sì che è una donna perbene! Non c’è in lei niente che sia strano, è così speciale nella sua normalità! Sembra che faccia ogni cosa senza accorgersene, eppure mostra una grazia senza pari!". Poi annuiranno, io passerò e sorriderò cortesemente, assumendo l’aria da star mi dirigerò verso la meta senza volgermi altrove. QUESTA è la mia idea di un mondo perfetto.

Avevo quindici anni; era un pomeriggio invernale nuvoloso, stanco, incredibilmente demoralizzante, per me che sono meteoropatica.

Mi trovavo in salotto, sul divano, sdraiata e con una coperta a quadri colorata. Spenta la televisione e portata una scodella vuota in cucina, presi un barattolo di vetro dal contenuto marrone e, inizialmente, poco allettante. Salii su una sedia, e accarezzai l’idea di una finta caduta per attirare l’attenzione dei miei. Poi, invece, mi ricordai di essere sola in casa, e ogni mio pensiero di un tentativo per farmi notare sparì d’improvviso. Non totalmente convinta afferrai il barattolo. Sopra c’era scritto, a chiare lettere: NUTELLA. Era cioccolato.. Aprii un cassetto, presi un cucchiaino a caso, senza sceglierlo come facevo di solito, e chiusi il cassetto con un movimento dell’anca.

La NUTELLA ce l’aveva portata uno zio dall’Italia.. chi si ricorda perché ci era andato..

Controvoglia e sbuffando afferrai un libro, guardandolo con l’espressione disgustata di chi ha appena mangiato le melanzane col caramello (non consiglio a nessuno l’esperienza, già fatto!) o un misto di ketchup, tonno e formaggio.

"Delitto e Castigo", era indicato a chiare lettere dorate con svolazzi blu sulla copertina giallognola. Ero appena a pagina cinque, quando suonarono.

Pensai subito ad un rompiscatole qualunque, di quei baggiani che vengono a scocciare alle porte, e a cui io e Vernon solitamente rispondiamo, imitando in parte la frase di uno stupido film che Dudley volle vedere una volta: "Non compriamo nulla, non facciamo elemosine, odiamo le dame di carità e non compriamo biglietti della lotteria".

Ciò che quegli sciocchi si meritano, insomma.

Ma quando, infastidita dal continuo suonare del campanello, ero andata alla porta chi avevo trovato, se non la mia cara sorella?

  • Petunia, sono io! Aprici!- Oddio. Il fatto che si stesse riferendo a più persone.. non era incoraggiante. Intravidi Lily, che era carina come non mai. Pareva che le avesse fatto bene quel posto strano, dopotutto. Ma cominciavo seriamente a pensare che fosse un po’ matta, soprattutto quando..
  • Oh, carissima!- disse con la sua voce argentina, abbracciandomi.

CROC.

  • O Gesù d’amore acceso! – mi spaventai io- cosa diavolo è stato?
  • Ah, Lily.. sei ancora ostinata nel voler portare in tasca quelle uova di ranocchia, vergognati.. - disse una voce decisa e calda dietro di lei.

Si fece avanti un ragazzo alto, smilzo, con i capelli scompigliati, di un bel castano vivo, con gli occhi color nocciola e un sorriso seducente.. a dir poco.

  • Ma insomma!- fece lei- Possibile che hai sempre da criticare, Potter? Sarà meglio per te comportarti bene, in questi giorni a casa mia! Solo perché ti ospito con LUI – indicando un altro ragazzo che riassestava i suoi capelli davanti allo specchio dell’ingresso, un pezzo antico acquistato a una mostra d’antiquariato dell’epoca vittoriana- non significa che devi farti.. –esitò, puntando il dito in alto- .. strane idee, capito?
  • Ehm ehm- esordii io, esigendo che mia sorella facesse le dovute presentazioni.
  • Ah, perdonami Petunia- si scusò lei accortasi dell’errore fatto- Questo è James, un cafone maleducato, e il vanitosissimo ma non meno antipatico Sirius Black.
  • Fai "Potter" di cognome, sbaglio?- chiesi con una flebile voce mai avuta mentre stringevo la mano al ragazzo di nome James.

Notai che me li aveva presentati come se dicesse, banalmente: "Questo è Bob, e questo è Bill. Sono rappresentanti di motoscafi a motore acqueo".

Quanto al bruno, Sirius, che aveva le occhiaie di un cinquantenne stagionato, si girò facendo ricadere una ciocca sul viso e buttandola all’indietro con un soffio, facendomi un gesto impertinente con la mano.

Lo guardai di sottecchi, poi feci gli onori di casa. Mi finsi interessata a tutte le loro strane cose, e quelli che parlavano di palle volanti, di certe PLAFFE impazzite, so io che è ‘sta roba, draghi DORSUGOSI e TRANELLI di nonsoche..

Durante la conversazione, continuai a guardare il ragazzo di nome James. Era così carino nonostante la sua semplicità, non riuscivo a capacitarmi del perché Lily lo trattasse tanto male!

I miei genitori tornarono, e sembrava che sapessero benissimo della permanenza degli ospiti per le vacanze di Natale. Tanto meglio!

Prima di andare a dormire, guardai la mia figura riflessa nello specchio dell’ingresso..

Non so come feci a non svenire. L’immagine che avevano conosciuto i due ragazzi era quella di una ragazza in vestaglia rossa ad orsi, con due sbaffi di NUTELLA sulla fronte e un rigo di penna proprio nel mezzo del naso adunco, già orrendo di per sé.

"Oh Dio Cristo" mormorai, salendo silenziosamente per le scale

  
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