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Autore: Seele    17/03/2012    4 recensioni
"A volte vorrei uscire, sai? Riesci a indovinare dove andrei?"
"Non so."
"Andrei su un'autostrada."
"Su un'autostrada?"
Mi guardò e sorrise. "Sì, su un'autostrada. A fare l'autostop."
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Paradise


Becks era lì, accanto alla finestra sul suo letto.

Aveva sempre desiderato vedere le stelle oltre il vetro, ma sua madre non gliel'aveva mai permesso. Solo adesso, ogni suo desiderio veniva avverato...i suoi genitori si facevano in quattro per renderla felice.

Lei era seduta nel suo letto, aveva addosso un pigiama pesante e una vestaglia. Stringeva nelle mani una tazza di camomilla, ci soffiava sopra e poi ne beveva un sorso.

"Miley", mi chiamò. La guardai interrogativa.

"Dimmi, Becks."

Seguii il suo sguardo, puntato fuori dalla finestra. "Hai visto? Il sole sta tramontando."

Annuii, senza dire nulla. Ero seduta alla scrivania, sfogliavo svogliatamente un vecchio album di fotografie.

"Mi dispiace annoiarti, Mil", mormorò.

"Sta' tranquilla", la rassicurai, "non mi annoi."

Sentii il suo lievissimo sospiro. "So che non è così..."

Tirò sulle sue labbra un triste sorriso. "A volte vorrei uscire, sai? Riesci a indovinare dove andrei?"

"Non so."

"Andrei su un'autostrada."

"Su un'autostrada?"

Mi guardò e sorrise. "Sì, su un'autostrada. A fare l'autostop."

Alzai un sopracciglio. "Amica, stai delirando."

"Oh, no, ti sbagli. Scriverei su un cartello: Paradise. E resterei là, per vedere cosa farebbero i passanti in auto. Credi che si fermerebbero?"

"Credo che ti darebbero della pazza, Becks."

Rise con tristezza. "Probabilmente hai ragione. E se, invece, si fermassero? Se qualcuno mi desse per davvero un passaggio in auto, e mi portasse in Paradiso?"

Posò il viso sul cuscino, sorridendo ancora con dolcezza. La fissai; lei non aveva bisogno di nessuno che le desse un passaggio fino a lì.

Sei la sua amica più cara. Stalle vicino...la sua, è una malattia incurabile. Lo farai per noi? Per lei?

Le parole dei genitori di Becks mi risuonavano ancora nella mente, sempre più forti. Cercavo in ogni modo di soffocarle, di non prestare più loro ascolto.

"Sarebbe...davvero...bellissimo..."

Becks mormorò piano queste parole. Chiuse gli occhi, sorridendo lievemente, mentre io mi sedevo accanto a lei.

"Saremo per sempre amiche, Miley?"

Sentii i miei occhi inumidirsi. "Sempre, Becks."

Annuì impercettibilmente. "Anche se ti annoio?"

"Tu non mi annoi mai, Becks."

"Va bene."

Rimasi in ascolto del suo respiro.

"Ah, Miley..."

"Cosa?"

"Grazie."

Risollevò le palpebre e mi guardò negli occhi, allungò una mano e prese la mia. La sua era gelida, bianca come la neve. Le vene s'intravedevano sul polso, aveva la pelle d'oca lungo il braccio.

"Hai freddo, Becks?", le domandai. Scosse la testa, richiuse gli occhi.

"Sicura?"

Non rispose.

"Becks? Mi senti, Becks?"

Osservai quel sorriso dolce sulle sue labbra, provai a scuoterla.

"Becks? Becks? Dormi, Becks?"

I capelli cortissimi ondeggiavano mentre scuotevo le sue deboli membra prive di vita.

"Becks, Beeeecks!", gridai. "Becks, non lasciarmi Becks!"

Scoppiai in lacrime. "Becks..."

Strinsi più forte la sua mano nella mia, tirai su col naso. Lei era sempre stata più bella di me, con i suoi lunghi capelli castani, la carnagione abbronzata, gli occhi azzurri pieni di gioia...e lo era anche in quel momento, anche con i capelli corti e sfibrati, con il viso pallido e lo sguardo spento. Era bella anche in quel suo letto, anche...anche da morta.

"Sì, dormi. Stai proprio dormendo, Becks.", dissi, asciugandomi le lacrime. Presi un pennarello, posai la punta sul suo braccio niveo.

"Paradise", scrissi. Mi morsi le labbra per non piangere e mi alzai dal letto, mi chinai su di lei.

"Sogni d'oro, Becky", le mormorai dolcemente, nell'orecchio, "buon viaggio."

Lasciai la stanza, voltandomi per un'ultima volta.

Vidi sua madre, le sorrisi tristemente. "Se n'è andata", mormorai."Per sempre."

Uscii da casa sua, lasciando i suoi genitori a fissare il vuoto e a piangere. Mi diressi verso la strada, guardai le macchine che passavano. Era tutto buio, il nero della notte aveva riempito ogni angolo.

I lampioni erano spenti; Becks voleva vedere le stelle, ma con quelle luci non riusciva. Adesso, l'oscurità regnava ovunque...anche nel mio cuore.

Presi il pennarello usato poco prima dalla tasca dei jeans e scoprii il mio braccio. Tolsi il tappo e sorrisi lievemente.

"Paradise", scrissi sul braccio, camminando verso il bel mezzo dell'autostrada. Mi voltai verso un'auto, i cui fari mi stavano abbagliando.

Sorrisi, leggendo quella parola sul mio braccio un'ultima volta prima della fine.


"Miley! Che ci fai qui?"

"Secondo te?"

"Sei...morta."

"Lo siamo entrambe. Ma siamo insieme, ed è questo che conta, giusto?"

"Credo di sì."

"Allora, dov'è questo fantomatico Paradiso?"

"Dobbiamo fare l'autostop, mica la so la strada. Ma come facciamo? Non abbiamo cartelli."

"Bastano le nostre braccia."

"Le nostre braccia?"

"Sì, Becky, le nostre braccia. Vedi: Paradise!"

"Va bene, Mil. Ti voglio bene."

"Se non te ne volessi anch'io, a quest'ora non sarei qui. Ti voglio bene, davvero tanto."

"Hai realizzato il mio sogno..."

"Fa' poco la poetica, Becks. Non vorrei che mi si cariassero i denti..."

"Beh, giusto. Eh, eh..."

"Non ridere, fa' bene quest'autostop. Mostra meglio il braccio!"

"Arriveremo in Paradiso, Miley?"

"Solo se siamo insieme, Becks."





Angolo Autrice


Innanzi tutto grazie, grazie a tutti coloro che hanno letto questa breve shot. L'ispirazione è arrivata ascoltando la canzone "Paradise" dei Coldplay, probabilmente si nota anche un po'.

Fortunatamente la storia è totalmente inventata, non è ispirata a nessuna vicenda reale.

Grazie ancora!


Seele                       

  
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