- Sara, sarò
lì fra venti minuti!
Portami i trucchi, gli stivali e il vestito nero. Non fare ritardo ti
prego.
Ci sarebbe mancato solo
quello e
poi sarebbe stata a posto.
Alla mattina fra lacrime
e
promesse di rivedersi al più presto aveva salutato suo
fratello e sua sorella
ed era partita alla volta di Londra, speranzosa che in una bella
giornata di
sole come quella l’aereo sarebbe partito in orario.
Speranza vana.
Arrivata in aeroporto
aveva fatto
la figura della cretina con uno degli addetti al metaldetector, aveva
fatto
scattare il maniglione antipanico facendo voltare TUTTI verso di
sé e le era
scivolata di mano la valigia salendo le scale dell’aereo e
l’aveva mandata
proprio sul piede dell’anziana signora acida e zitella che le
aveva tirato
addosso ostie e madonne.
Seduta in aereo si era
beccata l’omino
di vent’anni più vecchio di lei che ci aveva
provato spudoratamente e mentre
sperava che almeno l’aereo si decidesse a decollare per far
finta di cadere
addormentata in un botto solo, il pilota aveva avvisato che a causa di
maltempo
a Londra l’aereo sarebbe decollato in ritardo.
Classico.
Ora era in Autobus, con
tre
strati di vestiti addosso e dei capelli improponibili per un colloquio
di
lavoro.
Riprese il cellulare in
mano,
ricompose il numero della sua coinquilina e la implorò di
ricordarsi anche di
un pettine, visto che i suoi quattro ciuffi in testa avevano deciso di
non
collaborare.
- Se vuoi ti porto anche
la
merenda, Rosa, basta che lo dici.
Sempre in vena di
scherzare la
sua coinquilina.
- Si grazie, un toast
formaggio e
prosciutto e una coca cola. Ah si, anche delle gomme da masticare sia
mai che
il formaggio puzzi troppo e stenda Mr antipatia col mio alito.
- Un po’ di
peperonata no? – si informò
gentilmente Sara.
- No, a
quest’ora è troppo
pesante. Sei in procinto di lasciare casa vero? – “dimmi di si TI PREGO”
- No, mi stavo finendo
di
guardare Greys’ anatomy, perché è un
problema?
No, figurati. Rischio solo di arrivare in
ritardo al colloquio da
Selfridges.
- Ma figurati, prenditi
tutto il
tempo che ti serve, che vuoi che sia un colloquio di lavoro.
- Non capisci neanche
gli scherzi
- sospirò l’altra sconsolata - Ho
già
messo il cappotto, arriverò prima di te.
- Si spera che per una
volta tu
abbia ragione. – le rispose Rosa, pensando che la speranza
è sempre l’ultima a
morire, ma alla fine muore anche lei.
- Io ho sempre ragione.
- tranne quando hai
torto. Ti
lascio che sono già in agitazione e il tuo senso
dell’umorismo è pari a quello
di una suola di scarpa. A dopo!
Bloccò la
tastiera del cellulare
e pregò per un’ultima volta Odino che
l’autobus non incappasse in un incidente,
in un incendio, in un attentato, in niente di niente.
DOVEVA arrivare in
orario a quel
colloquio.
Quando infine scese
dall’autobus
fu la prima a recuperare il bagaglio, che manco a dirlo era stato
gettato in
fondo, e quando riemerse da quel metro scarso di deposito Sara
era lì di fronte a lei.
- Ce l’hai
fatta! – quasi le
scappò una lacrima.
- Si ma datti
‘na mossa che
mancano quindici minuti e ho idea che tu non abbia visto in tempi
recenti la
tua faccia.
Volarono
dall’altra parte della
strada ed entrarono come fulmini da Selfrifdges, meta: il bagno.
Si tolse i tre strati di
vestiti
che si aveva messo addosso per non far pesare troppo la valigia e si
mise il
vestito e gli stivali a tempo record. Quando si rese conto che le
mancava una
cintura per poco non si mise a piangere ma poi notò che Sara
le aveva portato
la sua preferita anche senza averglielo chiesto e le saltò
al collo
ringraziandola a non finire.
- Staccati polpo, rischi
di
soffocarmi, non vedi che non arrivi neanche alle mie spalle?
– i ringraziamenti
finirono in fretta dopo quest’ultima baggianata e senza
perdere altro tempo
passò al trucco e al parrucco.
… Oddio, Sara
passò la trucco e
parrucco, lei era troppo presa a guardare con crescente terrore
l’orologio del
suo telefonino che scandiva i minuti come una condanna a morte.
- Voilà, ecco
fatto. Togliti
immediatamente quell’orrore beige e mettiti il cappotto nero,
hai cinque minuti
per raggiungere Mr antipatia.
Rosa si voltò
un’ukltima volta
allo specchio e poi si decise ad andare.
- In bocca al lupo!
– la incitò Sara.
- Crepi il lupo, la lupa
e la prole
se questo mi serve ad ottenere un lavoro.
E si diresse a passo di
marcia
verso gli uffici.
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Caro
Reginaldo
So
che non ci puoi credere e,
credimi, faccio anche io una fatica boia a crederci, ma stai parlando
con la
nuova commessa di Bottega Veneta di Selfridges.
Potete
smettere con gli applausi,
le belle notizie sono finite qui.
Prima
di tutto ho fatto un paio
di figure di merda oggi che la metà bastano e avanzano per
tutto il restante
della mia vita.
In
aeroporto ho fatto scattare il
maniglione antipanico, ho fatto cadere la mia valigia sopra il piede di
una
che, era evidente, non trombava da una vita e sono stata presa per una
deficiente dai controllori al metal detector.
Per
quest’ultima debbo ammettere
che non mi lamento più di tanto, mi hanno risparmiato 10
minuti a piedi aprendo
una porta (l’aeroporto di bergamo è fra i
più stupidi. Per andare al check in
si devono salire le scale, fare un giro della madonna, scendere le
scale, fare
di nuovo un giro della madonna per poi arrivare al controllo
passaporti) ed è
una tecnica che userò più spesso, tanto chi li
rivede quelli lì? Ma le altre
due sono state tragiche.
Non
ho mai fatto scattare un
maniglione antipanico in vita mia, mia sorella è quella
addetta a ste cazzate,
da piccola si è rinchiusa in una stanza e non è
più riuscita a uscirne. Un
intero asilo alla ricerca di Anna. Non vi dico quanto ho riso quando me
l’hanno
raccontato, ho idea che quella suora non mi abbia particolarmente
apprezzata,
ma se ci penso rido ancora.
Capiamoci,
Franco è quello che le
prendeva, Anna quella che organizzava le spedizioni per andare nella
stanza
della direttrice e usare il telefono (tre anni di età, ci
tengo a specificarlo)
e io quella sfigata. Ma di solito la sfiga capita e via, stavolta
è stata
proprio colpa mia.
E
non posso neanche dire di
essermici appoggiata perché l’ho appena sfiorato.
Evidentemente la mia sola
presenza basta e avanza per ste cose.
Ovviamente,
siccome ho pesato la
valigia sei volte col bilancino e ho indossato TRE strati di
vestiti… potevano
proprio stavolta dimenticarsi di fare i controlli? Stavo morendo di
caldo
inutilmente, ho tirato un’occhiataccia al cielo e sono salita
sull’aereo.
Giusto
in tempo perché la valigia
mi scivolasse di mano e cadesse DRITTA con una precisione millimetrica
sull’alluce
di una anziana signora.
Non
sono morta per le sue
imprecazioni solo perché mi scivolano addosso, e non sarei
così acida parlando
di lei, visto che fondamentalmente è stata colpa mia, se non
fosse che le ho
chiesto scusa dieci volte cercando di capire i danni e quella che
continuava a
ostiamri dietro neanche l’avessi fatto apposta.
Entro
sull’aereo ancora inseguita
dalle madonne tirate da quella donna e cerco un posto a sedere, che
trovo più o
meno al centro…
…dove
il tipo indiano, vecchio,
coi denti gialli e simpatico come un calcio nel culo ci ha provato per
tutto il
tempo fino a che mi sono ricordata che io sono Rosa,
l’ammazza gente, e l’ho
guardato male. Ha funzionato. Collauderò meglio sta tecnica,
magari per vedere
quel panda gigante della farmacista e farle notare che con il cortisone
sono
guarita.
No,
non mi dimentico. Ho una
memoria di ferro e se corro il rischio di dimenticare,
c’è sempre sto blog a
ricordarmi.
Vabbè
saltiamo.
Vi
devo raccontare di Selfridges.
Al
primo colloquio sono entrata
piena di speranze, insomma, per poter fare un colloquio proprio da loro
dove
decantavano duemila profitti e incentivi anche per andare al bagno mi
ritenevo
fortunata e ho pensato che sicuramente sarebbe valsa la pena.
Poi
vedendo che erano colloqui
individuali mi sono sentita un filo meglio, nel senso, non mi avrebbero
fatto
fare cose strane.
Speranza
vana come ho potuto
constatare.
Mi
hanno rifatto esattamente le
stesse domande della application online facendomi perdere quindici
minuti, ma
non mi lamento perché in fondo stavano solo verificando la
veridicità delle mie
risposte.
E’
solo dopo, quando mi hanno
chiesto di fare un giochino con le figurine che mi è partito
l’embolo.
Mi
hanno dato dei cartoncini
colorati e delle immagini da abbinare secondo il mio gusto o la mia
associazione di idee.
Cioè
in una c’era un gelato,
Marilyn Monroe e Stitch di Lilo e Stitch!
Che
cazzo di associazione di idee
è questa?
Poi
mi hanno fatto uno dei test
di Jung. Quello delle parole, loro dicono sesso e io rispondo Micheal
Fassbender, loro dicono soldi e io dico shopping…
Mi
hanno martellata.
Poi
Mr figaggine si è messo a
fare qualche domanda personale e dopo un po’ gli ho fatto
capire che se fosse
andato oltre si sarebbe trovato una sedia infilata nei denti e ha
smesso.
E
poi la parte finale.
Cos’è
un colloquio di lavoro come
commessa per Bottega Veneta senza un bel gioco di domino?
Non
avete capito? Bhè neanche io
Mi
hanno dato una borsa piena di
cilindri e di specie di pesi e mi hanno detto di fare la colonna
più lunga che
riuscivo e di farla cadere ad effetto domino.
Non
sto scherzando.
Non
me la sono inventata. Capisci
la gravità della cosa Saturnino? Cazzo pretendono di vedermi
fare da bottega
veneta? Che poi sono anche passata dal negozio per vedere
com’era, che mi
giustificasse il gioco del domino.
Niente, è un
buco di 4 metri
quadrati…
- Questa
andrà d’accordo con la
sua capa di sicuro. – Profetizzò Mark.
Silenzio attonito
dall’altra
parte.
Quando si riprese,
Andres guardò
meglio il suo (ex) migliore amico e gli chiese se stesse bene.
- Ma certo, rilevo solo
che se ha
notato che quel posto è un buco andrà sicuramente
d’accordo con Melanie.
- in quale universo
parallelo
vivi? La commessa che ha detto che non c’era spazio neanche
per pensare in quel
posto l’ha licenziata dopo una settimana!
- Si ma sono sicuro che
lei
gliela metterà nell’ottica di “dovremmo
avere più spazio noi di quei babbioni di Carpisa”
e vedrai che se la
conquisterà.
- Sinceramente Mark, ma
tu hai
mai pensato di cambiare pusher o di fare un controllo?
- Faccio controlli di
continuo è
per questo che sono così brillante.
… con una tipa
arcigna coi
capelli tirati indietro e uno sguardo da assassina.
- dalle torto…
- E non ha neanche idea
di
quanto.
Quindi
sono ancora qui ad
interrogarmi su quei cazzo di cilindri e sulla rilevanza della mia
riuscita nel
gioco del domino per poter avere quel posto.
Fa
niente, oggi ho avuto il
secondo colloquio e mi hanno detto che sono stata assunta.
Scena:
Mr
Antipatia, che mi pare si
chiami Andres, mi invita a sedermi e cosa fa? Per prima cosa mi chiede
se la
mia visita sia andata bene. Gli ho risposto che saprò i
risultati fra qualche
giorno e lui mi ha chiesto se “poteva essere così
indiscreto da chiedere che
tipo di visita medica fosse”.
Mi prendi in giro bello?
È stato
quello che ho pensato, seguito da un “non posso neanche
risponderti di farti i
cazzi tuoi bastardo!”
- Mi sarebbe piaciuto
vedere la
tua faccia se avesse risposto così
Gli
dico che si trattava di una
banalissima visita di routine con prelievo di sangue e lui si
è messo a farmi
una paternale infinita sull’importanza di andare nel posto
giusto che se no
chissà che livido mi veniva fuori e poi, cercando di fare
l’amicone e fallendo
miseramente, mi ha chiesto se poteva “essere così
indiscreto da chiedermi di
vedere il braccio, perché a lui facevano sempre
un’ematoma gigante”.
Amico,
hai perso.
Con
immensa soddisfazione ho
tirato su la manica del mio vestito (ma ve l’ho detto che
è dovuta venire Sara alla
fermata dell’autobus che mi ha portato un cambio
d’abiti, trucco e scarpe per
fare il colloquio in tempo? No?... bhè se sono stata assunta
lo devo a lei.) e
ho mostrato un ematoma grosso quanto un limone nell’incavo
del braccio.
Per
un momento il bastardo mi è
sembrato quasi sorpreso, poi si è ripreso e si è
messo a parlarmi di nuovo dell’importanza
di scegliere il centro giusto. Poi ha notato come fosse strano fare le
visite
mediche e i prelievi di sangue alle tre del pomeriggio e lì
non ho saputo
trattenermi dall’essere sarcastica e ho detto che erano i
miei controlli di
routine per le malattie sessualmente trasmissibili.
Sono
ancora qui a chiedermi come
sia possibile che io sia stata assunta dopo questa risposta.
Cioè,
lo so che ho mentito, lo
so, credetemi, ma cazzo, più che mostrarti un livido
gigantesco sul braccio che
cazzo devo fare, portarti le analisi?
Fatto
sta che si è messo in mezzo
Mr figaggine lodando la mia decisione affermando che fidarsi
è bene, non
fidarsi è meglio e che un controllo ogni sei mesi
è importante perché anche col
proprio ragazzo bisogna stare attenti.
Grazie tesoro, anche
senza l’aiuto
resti l’uomo più bello che abbia mai visto.
- Di niente gioia.
Mr
Antipatia ha guardato me
allibito e Mr Figaggine in cagnesco e poi mi ha rivolto
l’ultima domanda.
-
Cosa pensa realmente dell’opportunità
di lavorare qui per noi e di tutte le prove che ho affrontato.
…
Non mi sono trattenuta.
“Penso
che lavorare per
Selfridges sia un onore, ho sempre sognato di poter far parte di questo
centro
anche solo come donna delle pulizie e respirare l’aria che
c’è qui dentro, ma
trovo assurdi i vostri colloqui e le vostre application online. Trovo
del tutto
inutile che mi abbiate fatto giocare a domino, trovo assurdo che mi
facciate
fare un test con delle figure per vedere se ho un minimo di gusto
personale se poi
andando a lavorare per Bottega Veneta avrò tutte le cose
coordinate e non potrò,
neanche volendo, sbagliare. Trovo assurdo che crediate che le risposte
che noi
vi diamo per ottenere il lavoro siano i nostri veri pensieri. Il
cliente non
avrà mai ragione per un commesso. Ma anche il più
buzzurro se vuole mostrare un
sorriso falso davanti alla persona più stupida ce la fa.
Così come ce l’ho
fatta io fino ad ora. Mi merito questo lavoro anche solo per la fatica
che c’è
dietro ogni vostra interview. E penso che forse non avrei dovuto essere
sincera
fino in fondo, ma almeno voi saprete che la persona che non assumerete
ha un
briciolo di cervello e voi ve la farete scappare per aver detto la
verità.”
Sono
o non sono un genio?
Mr
Antipatia sembrava impressionato
mentre Mr figaggine aveva uno strano sorriso in faccia.
Poi
mi sono alzata e stavo per
dire loro che conoscevo già la strada quando Mr Antipatia mi
ha fermato, mi ha
stretto la mano e mi ha detto che ero stata assunta.
Signori,
io ancora non ci credo.
Inizio Lunedì.
GRAZIE
ODINOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
Citazione del giorno:
La sfortuna
generalmente è dovuta a uno sbaglio di calcolo. Bertolt Brecht.
(quindi loro
hanno fatto un errore di calcolo nell’assumermi?)
Sto ascoltando: These boots are made for walking – Planet funk.
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Grazie mille a tutti per le recensioni, per chi ha solo letto e per chi si è fatto due risate grazie alle mie disavventure^^