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Autore: Ladynotorius    18/03/2012    5 recensioni
Quando la sfiga ti perseguita hai due possibilità: o la prendi con filosofia o lasci trappole sparse per stanarla.
Lei si chiama Rosa, vive a Londra e sta cercando lavoro. E scrive. Un blog personale in cui mette in bianco e nero che la fortuna è cieca ma la sfiga ha quindici decimi nel suo caso. E quando finalmente trova lavoro capisce il perché di tutti i bonus di cui parlavano nell'application online che ha dovuto compilare e che le ha richiesto ben DUE ore.
"Me ne f***o se mi danno il giorno del compleanno libero se per lavorare devo sopportare un'ameba e un branco di imbecilli!"
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Sara, sarò lì fra venti minuti! Portami i trucchi, gli stivali e il vestito nero. Non fare ritardo ti prego.

Ci sarebbe mancato solo quello e poi sarebbe stata a posto.

Alla mattina fra lacrime e promesse di rivedersi al più presto aveva salutato suo fratello e sua sorella ed era partita alla volta di Londra, speranzosa che in una bella giornata di sole come quella l’aereo sarebbe partito in orario.

Speranza vana.

Arrivata in aeroporto aveva fatto la figura della cretina con uno degli addetti al metaldetector, aveva fatto scattare il maniglione antipanico facendo voltare TUTTI verso di sé e le era scivolata di mano la valigia salendo le scale dell’aereo e l’aveva mandata proprio sul piede dell’anziana signora acida e zitella che le aveva tirato addosso ostie e madonne.

Seduta in aereo si era beccata l’omino di vent’anni più vecchio di lei che ci aveva provato spudoratamente e mentre sperava che almeno l’aereo si decidesse a decollare per far finta di cadere addormentata in un botto solo, il pilota aveva avvisato che a causa di maltempo a Londra l’aereo sarebbe decollato in ritardo.

Classico.

Ora era in Autobus, con tre strati di vestiti addosso e dei capelli improponibili per un colloquio di lavoro.

Riprese il cellulare in mano, ricompose il numero della sua coinquilina e la implorò di ricordarsi anche di un pettine, visto che i suoi quattro ciuffi in testa avevano deciso di non collaborare.

- Se vuoi ti porto anche la merenda, Rosa, basta che lo dici.

Sempre in vena di scherzare la sua coinquilina.

- Si grazie, un toast formaggio e prosciutto e una coca cola. Ah si, anche delle gomme da masticare sia mai che il formaggio puzzi troppo e stenda Mr antipatia col mio alito.

- Un po’ di peperonata no? – si informò gentilmente Sara.

- No, a quest’ora è troppo pesante. Sei in procinto di lasciare casa vero? – “dimmi di si TI PREGO”

- No, mi stavo finendo di guardare Greys’ anatomy, perché è un problema?

No, figurati. Rischio solo di arrivare in ritardo al colloquio da Selfridges.

- Ma figurati, prenditi tutto il tempo che ti serve, che vuoi che sia un colloquio di lavoro.

- Non capisci neanche gli scherzi - sospirò l’altra sconsolata -  Ho già messo il cappotto, arriverò prima di te.

- Si spera che per una volta tu abbia ragione. – le rispose Rosa, pensando che la speranza è sempre l’ultima a morire, ma alla fine muore anche lei.

- Io ho sempre ragione.

- tranne quando hai torto. Ti lascio che sono già in agitazione e il tuo senso dell’umorismo è pari a quello di una suola di scarpa. A dopo!

Bloccò la tastiera del cellulare e pregò per un’ultima volta Odino che l’autobus non incappasse in un incidente, in un incendio, in un attentato, in niente di niente.

DOVEVA arrivare in orario a quel colloquio.

Quando infine scese dall’autobus fu la prima a recuperare il bagaglio, che manco a dirlo era stato gettato in fondo, e quando riemerse da quel metro scarso di deposito  Sara era lì di fronte a lei.

- Ce l’hai fatta! – quasi le scappò una lacrima.

- Si ma datti ‘na mossa che mancano quindici minuti e ho idea che tu non abbia visto in tempi recenti la tua faccia.

Volarono dall’altra parte della strada ed entrarono come fulmini da Selfrifdges, meta: il bagno.

Si tolse i tre strati di vestiti che si aveva messo addosso per non far pesare troppo la valigia e si mise il vestito e gli stivali a tempo record. Quando si rese conto che le mancava una cintura per poco non si mise a piangere ma poi notò che Sara le aveva portato la sua preferita anche senza averglielo chiesto e le saltò al collo ringraziandola a non finire.

- Staccati polpo, rischi di soffocarmi, non vedi che non arrivi neanche alle mie spalle? – i ringraziamenti finirono in fretta dopo quest’ultima baggianata e senza perdere altro tempo passò al trucco e al parrucco.

… Oddio, Sara passò la trucco e parrucco, lei era troppo presa a guardare con crescente terrore l’orologio del suo telefonino che scandiva i minuti come una condanna a morte.

- Voilà, ecco fatto. Togliti immediatamente quell’orrore beige e mettiti il cappotto nero, hai cinque minuti per raggiungere Mr antipatia.

Rosa si voltò un’ukltima volta allo specchio e poi si decise ad andare.

- In bocca al lupo! – la incitò Sara.

- Crepi il lupo, la lupa e la prole se questo mi serve ad ottenere un lavoro.

E si diresse a passo di marcia verso gli uffici.

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Caro Reginaldo

So che non ci puoi credere e, credimi, faccio anche io una fatica boia a crederci, ma stai parlando con la nuova commessa di Bottega Veneta di Selfridges.

Potete smettere con gli applausi, le belle notizie sono finite qui.

Prima di tutto ho fatto un paio di figure di merda oggi che la metà bastano e avanzano per tutto il restante della mia vita.

In aeroporto ho fatto scattare il maniglione antipanico, ho fatto cadere la mia valigia sopra il piede di una che, era evidente, non trombava da una vita e sono stata presa per una deficiente dai controllori al metal detector.

Per quest’ultima debbo ammettere che non mi lamento più di tanto, mi hanno risparmiato 10 minuti a piedi aprendo una porta (l’aeroporto di bergamo è fra i più stupidi. Per andare al check in si devono salire le scale, fare un giro della madonna, scendere le scale, fare di nuovo un giro della madonna per poi arrivare al controllo passaporti) ed è una tecnica che userò più spesso, tanto chi li rivede quelli lì? Ma le altre due sono state tragiche.

Non ho mai fatto scattare un maniglione antipanico in vita mia, mia sorella è quella addetta a ste cazzate, da piccola si è rinchiusa in una stanza e non è più riuscita a uscirne. Un intero asilo alla ricerca di Anna. Non vi dico quanto ho riso quando me l’hanno raccontato, ho idea che quella suora non mi abbia particolarmente apprezzata, ma se ci penso rido ancora.

Capiamoci, Franco è quello che le prendeva, Anna quella che organizzava le spedizioni per andare nella stanza della direttrice e usare il telefono (tre anni di età, ci tengo a specificarlo) e io quella sfigata. Ma di solito la sfiga capita e via, stavolta è stata proprio colpa mia.

E non posso neanche dire di essermici appoggiata perché l’ho appena sfiorato. Evidentemente la mia sola presenza basta e avanza per ste cose.

Ovviamente, siccome ho pesato la valigia sei volte col bilancino e ho indossato TRE strati di vestiti… potevano proprio stavolta dimenticarsi di fare i controlli? Stavo morendo di caldo inutilmente, ho tirato un’occhiataccia al cielo e sono salita sull’aereo.

Giusto in tempo perché la valigia mi scivolasse di mano e cadesse DRITTA con una precisione millimetrica sull’alluce di una anziana signora.

Non sono morta per le sue imprecazioni solo perché mi scivolano addosso, e non sarei così acida parlando di lei, visto che fondamentalmente è stata colpa mia, se non fosse che le ho chiesto scusa dieci volte cercando di capire i danni e quella che continuava a ostiamri dietro neanche l’avessi fatto apposta.

Entro sull’aereo ancora inseguita dalle madonne tirate da quella donna e cerco un posto a sedere, che trovo più o meno al centro…

…dove il tipo indiano, vecchio, coi denti gialli e simpatico come un calcio nel culo ci ha provato per tutto il tempo fino a che mi sono ricordata che io sono Rosa, l’ammazza gente, e l’ho guardato male. Ha funzionato. Collauderò meglio sta tecnica, magari per vedere quel panda gigante della farmacista e farle notare che con il cortisone sono guarita.

No, non mi dimentico. Ho una memoria di ferro e se corro il rischio di dimenticare, c’è sempre sto blog a ricordarmi.

Vabbè saltiamo.

Vi devo raccontare di Selfridges.

Al primo colloquio sono entrata piena di speranze, insomma, per poter fare un colloquio proprio da loro dove decantavano duemila profitti e incentivi anche per andare al bagno mi ritenevo fortunata e ho pensato che sicuramente sarebbe valsa la pena.

Poi vedendo che erano colloqui individuali mi sono sentita un filo meglio, nel senso, non mi avrebbero fatto fare cose strane.

Speranza vana come ho potuto constatare.

Mi hanno rifatto esattamente le stesse domande della application online facendomi perdere quindici minuti, ma non mi lamento perché in fondo stavano solo verificando la veridicità delle mie risposte.

E’ solo dopo, quando mi hanno chiesto di fare un giochino con le figurine che mi è partito l’embolo.

Mi hanno dato dei cartoncini colorati e delle immagini da abbinare secondo il mio gusto o la mia associazione di idee.

Cioè in una c’era un gelato, Marilyn Monroe e Stitch di Lilo e Stitch!

Che cazzo di associazione di idee è questa?

Poi mi hanno fatto uno dei test di Jung. Quello delle parole, loro dicono sesso e io rispondo Micheal Fassbender, loro dicono soldi e io dico shopping…

Mi hanno martellata.

Poi Mr figaggine si è messo a fare qualche domanda personale e dopo un po’ gli ho fatto capire che se fosse andato oltre si sarebbe trovato una sedia infilata nei denti e ha smesso.

E poi la parte finale.

Cos’è un colloquio di lavoro come commessa per Bottega Veneta senza un bel gioco di domino?

Non avete capito? Bhè neanche io

Mi hanno dato una borsa piena di cilindri e di specie di pesi e mi hanno detto di fare la colonna più lunga che riuscivo e di farla cadere ad effetto domino.

Non sto scherzando.

Non me la sono inventata. Capisci la gravità della cosa Saturnino? Cazzo pretendono di vedermi fare da bottega veneta? Che poi sono anche passata dal negozio per vedere com’era, che mi giustificasse il gioco del domino.

Niente, è un buco di 4 metri quadrati…

- Questa andrà d’accordo con la sua capa di sicuro. – Profetizzò Mark.

Silenzio attonito dall’altra parte.

Quando si riprese, Andres guardò meglio il suo (ex) migliore amico e gli chiese se stesse bene.

- Ma certo, rilevo solo che se ha notato che quel posto è un buco andrà sicuramente d’accordo con Melanie.

- in quale universo parallelo vivi? La commessa che ha detto che non c’era spazio neanche per pensare in quel posto l’ha licenziata dopo una settimana!

- Si ma sono sicuro che lei gliela metterà nell’ottica di  “dovremmo avere più spazio noi di quei babbioni di Carpisa” e vedrai che se la conquisterà.

- Sinceramente Mark, ma tu hai mai pensato di cambiare pusher o di fare un controllo?

- Faccio controlli di continuo è per questo che sono così brillante.

… con una tipa arcigna coi capelli tirati indietro e uno sguardo da assassina.

- dalle torto…

- E non ha neanche idea di quanto.

Quindi sono ancora qui ad interrogarmi su quei cazzo di cilindri e sulla rilevanza della mia riuscita nel gioco del domino per poter avere quel posto.

Fa niente, oggi ho avuto il secondo colloquio e mi hanno detto che sono stata assunta.

Scena:

Mr Antipatia, che mi pare si chiami Andres, mi invita a sedermi e cosa fa? Per prima cosa mi chiede se la mia visita sia andata bene. Gli ho risposto che saprò i risultati fra qualche giorno e lui mi ha chiesto se “poteva essere così indiscreto da chiedere che tipo di visita medica fosse”.

Mi prendi in giro bello? È stato quello che ho pensato, seguito da un “non posso neanche risponderti di farti i cazzi tuoi bastardo!”

- Mi sarebbe piaciuto vedere la tua faccia se avesse risposto così

Gli dico che si trattava di una banalissima visita di routine con prelievo di sangue e lui si è messo a farmi una paternale infinita sull’importanza di andare nel posto giusto che se no chissà che livido mi veniva fuori e poi, cercando di fare l’amicone e fallendo miseramente, mi ha chiesto se poteva “essere così indiscreto da chiedermi di vedere il braccio, perché a lui facevano sempre un’ematoma gigante”.

Amico, hai perso.

Con immensa soddisfazione ho tirato su la manica del mio vestito (ma ve l’ho detto che è dovuta venire Sara alla fermata dell’autobus che mi ha portato un cambio d’abiti, trucco e scarpe per fare il colloquio in tempo? No?... bhè se sono stata assunta lo devo a lei.) e ho mostrato un ematoma grosso quanto un limone nell’incavo del braccio.

Per un momento il bastardo mi è sembrato quasi sorpreso, poi si è ripreso e si è messo a parlarmi di nuovo dell’importanza di scegliere il centro giusto. Poi ha notato come fosse strano fare le visite mediche e i prelievi di sangue alle tre del pomeriggio e lì non ho saputo trattenermi dall’essere sarcastica e ho detto che erano i miei controlli di routine per le malattie sessualmente trasmissibili.

Sono ancora qui a chiedermi come sia possibile che io sia stata assunta dopo questa risposta.

Cioè, lo so che ho mentito, lo so, credetemi, ma cazzo, più che mostrarti un livido gigantesco sul braccio che cazzo devo fare, portarti le analisi?

Fatto sta che si è messo in mezzo Mr figaggine lodando la mia decisione affermando che fidarsi è bene, non fidarsi è meglio e che un controllo ogni sei mesi è importante perché anche col proprio ragazzo bisogna stare attenti.

Grazie tesoro, anche senza l’aiuto resti l’uomo più bello che abbia mai visto.

- Di niente gioia.

Mr Antipatia ha guardato me allibito e Mr Figaggine in cagnesco e poi mi ha rivolto l’ultima domanda.

- Cosa pensa realmente dell’opportunità di lavorare qui per noi e di tutte le prove che ho affrontato.

… Non mi sono trattenuta.

“Penso che lavorare per Selfridges sia un onore, ho sempre sognato di poter far parte di questo centro anche solo come donna delle pulizie e respirare l’aria che c’è qui dentro, ma trovo assurdi i vostri colloqui e le vostre application online. Trovo del tutto inutile che mi abbiate fatto giocare a domino, trovo assurdo che mi facciate fare un test con delle figure per vedere se ho un minimo di gusto personale se poi andando a lavorare per Bottega Veneta avrò tutte le cose coordinate e non potrò, neanche volendo, sbagliare. Trovo assurdo che crediate che le risposte che noi vi diamo per ottenere il lavoro siano i nostri veri pensieri. Il cliente non avrà mai ragione per un commesso. Ma anche il più buzzurro se vuole mostrare un sorriso falso davanti alla persona più stupida ce la fa. Così come ce l’ho fatta io fino ad ora. Mi merito questo lavoro anche solo per la fatica che c’è dietro ogni vostra interview. E penso che forse non avrei dovuto essere sincera fino in fondo, ma almeno voi saprete che la persona che non assumerete ha un briciolo di cervello e voi ve la farete scappare per aver detto la verità.”

Sono o non sono un genio?

Mr Antipatia sembrava impressionato mentre Mr figaggine aveva uno strano sorriso in faccia.

Poi mi sono alzata e stavo per dire loro che conoscevo già la strada quando Mr Antipatia mi ha fermato, mi ha stretto la mano e mi ha detto che ero stata assunta.

Signori, io ancora non ci credo. Inizio Lunedì.

GRAZIE ODINOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO

Citazione del giorno: La sfortuna generalmente è dovuta a uno sbaglio di calcolo. Bertolt Brecht. (quindi loro hanno fatto un errore di calcolo nell’assumermi?)

Sto ascoltando: These boots are made for walking – Planet funk.

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Grazie mille a tutti per le recensioni, per chi ha solo letto e per chi si è fatto due risate grazie alle mie disavventure^^

  
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