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Autore: scrittoremascherato    18/03/2012    0 recensioni
La notte prima avevano fatto all'amore in modo sublime. Seppure fossero trascorsi mesi dalla volta precedente, i loro corpi si erano riconosciuti immediatamente. Le mani sapevano esattamente come stimolare le corde esatte, un incastro magico che aveva il potere di far ricominciare tutto da capo, un'eterna prima volta. La cosa che lo faceva impazzire più di tutte era la reattività del suo corpo. Anche nel sonno profondo, bastava un solo tocco affinché questi reagisse come d'istinto, inarcandosi e aderendo inconsciamente al suo. Queste cose gli sarebbero mancate in maniera quasi insopportabile ma non avrebbe potuto sopportare quel fardello,le avrebbe parlato, le doveva confessare che, in sua assenza, era andato a letto con un'altra. Una conosciuta per caso certo, ma che differenza poteva esserci?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La notte prima avevano fatto all'amore in modo sublime. Seppure fossero trascorsi mesi dalla volta precedente, i loro corpi si erano riconosciuti immediatamente. Le mani sapevano esattamente come stimolare le corde esatte, un incastro magico che aveva il potere di far ricominciare tutto da capo, un'eterna prima volta. La cosa che lo faceva impazzire più di tutte era la reattività del suo corpo. Anche nel sonno profondo, bastava un solo tocco affinché questi reagisse come d'istinto, inarcandosi e aderendo inconsciamente al suo. Queste cose gli sarebbero mancate in maniera quasi insopportabile ma non avrebbe potuto sopportare quel fardello,le avrebbe parlato, le doveva confessare che, in sua assenza, era andato a letto con un'altra. Una conosciuta per caso certo, ma che differenza poteva esserci? L'aveva fatto e basta. Il silenzio e la menzogna l'avrebbero distrutto, annichilito. Con questo stato d'animo si era coricato al suo fianco quell'ultima sera, conscio del fatto che lei avrebbe potuto percepire il suo turbamento, la sua ansia. Solo la perfetta fusione dei loro corpi l'aveva salvato. Solo quell'armonia perfetta ebbe il potere di cancellare dalla sua mente tutti quei pensieri, sino al subito dopo, sino a quando, finalmente, si decise. Il mattino successivo la situazione era decisamente cambiata. Avevano percorso i pochi chilometri verso la stazione in un gelido e assoluto silenzio. Lei era restata perfettamente immobile per tutto il tempo, le braccia incrociate sul seno e lo sguardo fisso sulla strada, sembrava non respirasse nemmeno. Una volta arrivati al parcheggio la precedette cercando d'aprire il baule per prendere lo zaino e il trolley. Lei gli impedì di farlo piazzandosi davanti con movimenti secchi e decisi, poi si voltò a fissarlo. Quello che lesse nei suoi occhi fu uno shock tremendo. Quello che vide in quelle splendide iridi si sarebbe potuto riassumere in tre parole: pena, disprezzo, rancore. Fosse stata un'attrice, in quel momento avrebbe sicuramente vinto l'oscar come migliore protagonista. Sentì le gambe trasformarsi in gelatina, la bocca gli si inaridì e il respiro diventò di colpo un problema di vita o di morte. Poi, senza una parola, lei si girò avviandosi verso la stazione. Incapace di muovere un solo muscolo la guardò scomparire in un sottopasso. Fu in quell'istante che capì di non poter vivere senza di lei. Come colpito da una violenta scossa si mise a correre all'impazzata, non sapeva per quanto tempo fosse rimasto imbambolato, forse avrebbe fatto ancora in tempo, si maledisse per non aver agito prima. Attraversò il viale rischiando di essere investito più volte. Sentì la caviglia piegarsi in modo anomalo quando prese una buca a tutta velocità. Il dolore lancinante non gli impedì tuttavia di continuare nella sua corsa sfrenata. Una volta giunto sulla banchina affollata si fermò di colpo ansimando. Nonostante la ressa riuscì a individuarla immediatamente. Stava salendo su un treno sulla banchina opposta, un treno che sarebbe partito di lì a un minuto. Con la caviglia ormai gonfia e sempre più dolorante non l'avrebbe mai raggiunta prendendo il sottopasso. Il tutto avvenne in un attimo. Diede una rapida occhiata intorno, nessun ferroviere o poliziotto era nei pressi. Con uno slancio superò d'un balzo la linea gialla e atterrò, purtroppo per lui, sulla gamba sbagliata. Al contatto col terreno la sua guancia sbatté violentemente contro la rotaia, perse i sensi. - Attenzione, treno in transito sul binario 2 … allontanarsi dalla linea gialla! - L'altoparlante aveva appena smesso di gracchiare quando si alzarono le prima urla. Un uomo non più giovane fece per lanciarsi sulla massicciata ma venne trattenuto violentemente dalla moglie. Richiamata dal frastuono la giovane donna si bloccò sull'ultimo gradino e si voltò. Riconobbe subito la camicia azzurra e i jeans neri. Un fischio acuto le fece voltare la testa, le luci del treno in transito si stavano avvicinando veloci, troppo veloci. Si sfilò lo zaino che cadde pesantemente a terra e mollò il trolley lanciandosi contemporaneamente verso i binari. Gli cadde praticamente sopra. - Attenzione, treno in transito sul binario 2 … allontanarsi dalla linea gialla! - Altre urla, questa volta molto più numerose, si alzarono appena il treno ad alta velocità fu passato. Era l'imbrunire e le persone si stavano diradando. Aveva passato la giornata parlandole, facendole domande. Sapeva bene che le risposte non sarebbero mai arrivate, eppure continuava a insistere, perché... perché... Passò un inserviente che gli disse qualcosa, lui annuì pur non avendo capito esattamente le parole. Ma sapeva che era giunto il momento. Appoggiò la stampella e si alzò. La lapide in marmo nero aveva increspature biancastre, nell'angolo superiore sinistro un pezzo era saltato via. Al centro, incorniciata in un rettangolo d'argento, lei gli sorrideva. La vista gli si offuscò quando le lacrime arrivarono improvvise. Prese un fazzoletto dalla tasca e se lo passò sul viso. Quando tornò a guardare la fotografia, l'espressione di lei era cambiata. Come un flash la sua mente ritornò a quella mattina e a quel parcheggio, al momento in cui lo fissò prima di andarsene. Voltò le spalle alla tomba e annuì. Si, era giunto il momento. Percorse il vialetto verso l'uscita del cimitero appoggiandosi alle stampelle. Sentiva, come un marchio a fuoco, lo sguardo di lei sulla schiena, bruciava maledettamente. Quando si era svegliato, alcuni giorni prima, in un candido e asettico letto d'ospedale, si era trovato di fronte un medico e un'infermiera. Subito dietro un poliziotto. Assicuratisi che stava bene, i sanitari lo avevano lasciato solo con l'agente. Costui aveva cominciato a tempestarlo di domande, chiedendogli sopratutto cosa diavolo gli era venuto in mente di attraversare i binari, non sapeva forse che esistevano i sottopassi? Voleva forse suicidarsi? O più semplicemente stava perdendo il treno? Aveva risposto a monosillabi, i si e i no si erano sprecati. Alla fine però la domanda gli era giunta spontanea. Aveva chiesto al poliziotto come mai fosse ancora vivo, quale miracolo l'aveva preservato da quella fine orribile. L'altro aveva tergiversato giocherellando con l'agenda, poi gli aveva risposto. - Signore, lei deve la vita a una giovane donna. Vedendola in pericolo non ha esitato a lanciarsi sui binari riuscendo a spostarla quel tanto che bastava. Purtroppo il treno era vicinissimo, lei non ce l'ha fatta. La conosceva forse? - Gli disse il nome ma la sua mente era già lontana. Lasciatosi il cimitero era alle spalle si diresse verso la stazione. Non differiva molto da quella della sua città, si assomigliavano tutte. Rise di quella constatazione, una risatina isterica più che altro e attraversò la strada. Questa volta, vedendolo con le stampelle, gli automobilisti si fermarono lasciandolo passare. L'altoparlante avvisò i passeggeri che un treno in transito sarebbe passato sul binario 1. Li pregava di allontanarsi dalla linea gialla. Stavolta non prese lo slancio, lasciò cadere le stampelle e scese sulla massicciata. L'intercity sfrecciò in pochi secondi, le urla si alzarono pochi istanti più tardi.
  
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