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Autore: MistakenWind    18/03/2012    4 recensioni
In un mondo in cui tutti continuano a ripetere "C'è crisi", ogni tanto spunta qualcuno che ha ancora il coraggio di essere se stesso, e strappare un sorriso con un po' di goffa ironia a chi continua a camminare a testa bassa rassegnato. Margò è goffa, imbranata e forse strana (sinonimo forse di pazza?) e dovrà lottare con una gioventù che apprezza solo una quarta/quinta di reggiseno, o il metro e settanta di altezza.
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seduta su quella panchina, sotto la luce di un lampione vecchio e logoro che ormai non riusciva più a fare luce, non pensavo certo alle ingiurie della vita e a cosa avrei fatto al ritorno a casa.
No..
Su quella panchina il tempo si era fermato, e aveva lasciato come protagonisti della scena me, e Joey.
Non esisteva più la comparsa, la piccola Margò che tutti scordano facilmente. Adesso ero per la prima volta protagonista di una scena, la mia scena, con il mio protagonista.
Se fossi ancora bambina e giocassi con l'immaginazione, avrei potuto dire che quello era il "Per sempre felici e contenti".
Il cavaliere incontra la sua principessa, la porta in un viaggio romantico, e alla fine la rapisce con un solo bacio.
Così eravamo noi, ma il tempo delle fiabe era finito, ma rimase sempre l'illusione del "Per sempre felici e contenti", come quando in un sogno scordato, rimane il ricordo di un qualcosa di vissuto in una notte, troppo complesso e inconscio per essere ricordato.

Con un bacio mi rapì, e le sue labbra morbide e leggere sulle mie divennero la mia droga preferita. La cosa di cui non avrei potuto mai farne a meno. Le sue parole dolci erano il balsamo per le ferite e la condanna per il mio cuore che galoppava a mille ad ogni " sei bellissima". Mi perdevo in ogni suo abbraccio e tra le sue braccia finalmente ritrovavo la pace dei sensi, la tranquillità, il posto ideale in cui stare per sempre. Gli spazi vuoti tra le dita della mia mano erano sempre occupati dalle sue dita lunghe e affusolate, che stringevano le mie teneramente, come una mamma chioccia fa con i suoi pulcini. Mi sentivo protetta, e finalmente avevo ritrovato me stessa negli occhi azzurri e splendenti del mio cavaliere.
Lui era diventato a poco a poco la parte di me che prima non conoscevo. La metà perfetta della mia mezza mela, la persona che più sapeva completarmi.

Passarono velocemente i giorni, tra qualche scherzo di Robert, discussioni con Marika e tra abbracci e teneri baci con Joey. 
Ogni giorno io e il mio cavaliere ci trovavamo davanti a scuola, e facevamo insieme il percorso che ci portava a casa, chiaccherando del più e del meno, passeggiando mano nella mano.
Parlavamo di tutto. Di noi, del nostro carattere, sulla vita, sulla musica, su compagni e amici. Ogni giorno un nuovo argomento, un nuovo lato svelato del nostro carattere, e un'intimità che a poco a poco nasceva tra scherzi, parole, e carezze.

Ero felice. Non mi importava se Lucy ogni giorno mi giudicava "vestita come una rockettara strafatta, senza senso dello stile e con un tocco di campagnolo" . Non mi importava niente delle sue parole puerili che ogni giorno mi facevano nascere una risata che spesso la irritava e offendeva.
Anche Robert si era calmato, e iniziò a invitare Joey a casa, presentandolo come il suo nuovo amico, così anche io avrei potuto sfruttare un po' di tempo per stare con lui.
Lucy però, non sapeva niente della storia tra me e Joey.

Era un pomeriggio tranquillo, nonostante la pioggia che batteva su i vetri. Joey e Robert stavano giocando alla play, e io seduta accanto a loro fissavo distratta lo schermo della tv, con un pacchetto di patatine in mano. Joey accanto a me, sorrise, mi guardò ammiccando avvicinandosi. Pensai mi volesse baciare, ma proprio quando stavo per sfiorarlo, mi strappò il pacchetto di patatine dalle mani, saltò su dal divano e disse:
< Andiamo, principessina, vieni a prenderti le tue patatine. >
Robert sbuffò continuando a giocare. Io sorrisi, e accettai la sfida alzandomi sul divano.
< Quali sono le sue condizioni, cavaliere?>
Joey fece finta di pensarci su, anche se si vedeva bene che sapeva già cosa avrebbe voluto se avesse vinto.
< Se vinco io, dovrai essere la mia massaggiatrice personale per una settimana, e potrò farti il solletico quante volte voglio. >
Sorrisi sentendomi già la vittoria in pugno.
< E se vinco io? >
Dissi, con aria maliziosa, puntando i miei occhi nei suoi, facendolo vacillare per un secondo.
< Se vinci te, sarò il tuo massaggiatore personale per una settimana e avrai il diritto di farti portare in braccio tutte le volte che vuoi. >
Accettai la sfida, pensando già ad una settimana di massaggi interminabili e passeggiate in braccio a Joey. 
< Dovrai riuscire a prendermi il pacchetto di mano, se tra cinque minuti ancora non l'hai preso, ho vinto io. >
Detto questo scappò correndo, e io lo rincorsi con la poca abilità che avevo. Girammo per tutta la casa, lui veloce e sicuro di se, io un po' arrancante gli stavo dietro cercando di acciuffarlo.
Rallentò di poco la sua estenuante corsa, e io riuscii ad afferrarlo per la maglia e spingerlo spalle al muro. Eravamo entrati inconsapevolmente in camera mia. 
Chiusi la porta a chiave e cercai di afferrare il pacchetto di patatine che lui stringeva in una mano tenendolo il più lontano possibile da me.
I cinque minuti stavano per scadere, e ancora lui aveva il pacchetto di patatine. Iniziammo a girare intorno al mio letto, rimanendo uno di fronte all'altra.
9 ... 8 ... 7 ...
Il tempo stava finendo, e io dovevo vincere. Con uno scatto saltai sul letto lo raggiunsi, placcai una sua mano e cercai con l'altra di raggiungere il pacchetto.
5 ... 4 ... 3 ...
Ero vicina al pacchetto, lo stavo per raggiungere. Improvvisamente mi sbilanciai all'indietro. Cercai di sostenermi a qualcosa, e mi strinsi forte alle sue spalle. La gravità però ebbe la meglio, e scivolammo tutti e due sul letto, in un mare di patatine.
Risi mentre osservavo la tempesta di patatine caderci addosso. Ma i suoi occhi azzurri mi tolsero il respiro, e solo in quel momento mi accorsi che lui era sopra di me, con le mani tra i miei capelli. Sorrise ammiccando, con il suo sguardo ammaliante, mentre mi stringeva in un abbraccio stretto. Respirai tutto il suo profumo, fino a che la testa non iniziò a girarmi.
Iniziò a baciarmi. Prima un casto bacio a stampo, poi un bacio più passionale, intimo e romantico. Mi abbandonai alle sue carezze e al suo profumo, mentre la sua bocca si modellava perfettamente sulla mia. Tremai mentre le sue mani scesero sulla mia schiena, scivolando sulle anche. Poi si fermò, e mi guardò.
< Scusa.. >
Disse in un sussurro. Lo guardai interrogativa.
< Di cosa ti scusi? >
< Mi sono fatto prendere un po' la mano... sei così bella. >
Sorrisi arrossendo, mentre gli sfiorai il naso con la bocca. Aveva due anni più di me, e capivo il suo istinto maschile, ma con me doveva trattenersi. Non sono come Violet io!
Si fece perdonare con un piccolo complimento sussurrato ad un orecchio. Lo strinsi forte a me in un abbraccio, sentendomi di nuovo a casa in mezzo al calore del suo corpo.
 Alzò la testa e mi baciò la punta del naso con un sorriso.
< Hai perso... adesso sarai la mia massaggiatrice per una settimana. >
Sbuffai, sorridendo. Forse, in fondo in fondo... non mi sarebbe dispiaciuto essere la sua massaggiatrice personale per una settimana.
 

 

  
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