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Autore: DinoHp    18/03/2012    0 recensioni
Cedric Diggory, il ragazzo più amato della scuola, innamorato di Daphne Greengrass, una delle ragazze più seguite, una serpeverde acida, ma con un cuore immenso.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cedric Diggory, Daphne Greengrass
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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"Diggory, sei in ritardo!"
Urlava seduta sul tavolo degli insegnati, vuoto quella sera.
Era finito per l'ennesima volta in punizione, ma a fargli "compagnia" c'era Daphne, si quella Daphne. La odiavo infinitivamente, non toccava a me finire in punizione, ma solo a lei. Ovviamente aveva fatto di tutto per divincolarsi dando la colpa a me, ed essendo la studentessa modello, per Piton, quest'ultimo ci aveva puniti tutti e due.
La punizione consisteva nel ripulire la Sala Grande dopo il banchetto per l'anniversario della scuola, e di semplice non c'era niente: la magia era vietata.

"Scusami, ma almeno io non lecco i piedi a Piton per prendere <> nelle verifiche"
"Certo, Diggory, scusa se ho fatto interrompere i tuoi studi"
La guardai quasi con aria di sfida, e presi un mocio e un secchio spostandomi in un angolo della stanza. Faceva piuttosto caldo, così tirai via il maglione e la cravatta, restando con la camicia bianca, e con la coda dell'occhio riuscì ad intravedere lo sguardo della ragazza su di me, che svanì quando mi girai verso di lei. La guardai di profilo e mi resi conto di quanto era meravigliosa, attraente. 

Iniziai a fischiettare un motivetto passando il mocio sul  pavimento, sapendo che, di quel passo ci sarebbe voluta una notte per sistemare tutto. Non mi curai di vedere cosa stava facendo lei- quasi non imporatava.
Quando all'improvviso mi senti qualcosa contro la schiena..

"Oddio, scusami" Esclamò voltandosi contro di me, ma riprese a fare ciò che stava facendo con quell'aria disinvolta, con quei capelli rossi che si muovevano in sincronia con i suoi gesti. Sentì qualcosa di strano mai provato, scossi il capo.
Ma quando mi voltai notai la bacchetta fra le sue mani, e spalancai la bocca portando  le mani ai fianchi.

"Cosa diavolo fai?"
"Semplice, pulisco" e intanto lasciava ondeggiare la sua bacchetta fra i tavoli che presto furono ripuliti; aggiustò gli stendardi, sistemo le panche, le sedie e ripose -infine- la bacchetta nella tasca della gonna. Si voltò verso di me, e sentì il cuore in gola a quello sguardo.

"Il mio lavoro qui è finito, cattiva notte Diggory"
Fece un occhiolino ghignando e scomparì oltre la grande porta in ciliegio della Sala Grande. Restai immobile per qualche secondo, poi strizzai gli occhi, girandomi, senza fare in tempo a vederla uscire.

                                                                                                                  ***

"Guarda chi c'è, Ced, la tua compagna preferita di punizioni"
Mi prendeva in giro ovviamente, perché girandomi nessuna perfetta figura compariva.
"Smettila, Chà, non mi piace mettitelo in testa"
Rideva, e dava quasi fastidio, ma risi anch'io quando mi guardò diritto in viso.

"Ok, è carina"
"Soltanto?"
"Soltanto."

Continuammo a camminare, quando lui mi diede una gomitata sul fianco. Gemetti strizzando un occhio guardandolo.
"Che ti pende, id-" Mi bloccai alla vista di Daphne, che a passo svelto si incamminava per la biblioteca, con dei libri fra le braccia.

"Che aspetti? Vai!"
Strinsi la tracolla alla spalla e corsi per raggiungerla, e camminare a pari passi con i suoi.

"Allora studi"
"Segreto del mestiere- oh ma sei tu, cosa c'è Diggory?"
Aveva una voce calda, perfetta, leggera, che si trasformò in gelida e acida quando mi riconobbe.
Era meglio lasciar perdere, annuì fra me e me e alzai la mano.
"Scusami, tolgo il disturbo"

                                                                                                                ***

Finalmente le vacanze di Natale erano arrivate.
Ero da solo a casa, quella sera forse avrei cenato con mio padre, ma intanto ero steso sulla poltrona davanti al camino mentre fuori la pioggia  si impadroniva delle campagne nei dintorni di Londra.
Sentì bussare..
Mi alzai a fatica, e andai ad aprire la porta chiedendomi chi, a quell'ora, potesse fargli visita. Restai sconvolto quando davanti ai miei occhi, bagnata fradicia  c'era lei, la Greengrass.
"Che ci fai qui?" Dissi portando una mano fra i capelli guardandola.
"Mi lasci qui, con questa pioggia?"
La lasciai entrare,  si sedette come fosse a casa sua, e anch'io mi sedetti di  fronte a lei.
"Non pensavo fosse casa tua, poi ho visto 'Diggory'"
"Già, è casa mia"
"Abiti da solo?"

Una breve chiaccherata, e poi silenzio imbarazzante, fino a quando finì di piovere, si alzò e mi guardo.
"Grazie, a andrò via."
"Cattiva giornata  a te" Dissi imitandola ironicamente..
"Spiritoso..ciao Ced"
E uscì, lasciandomi solo.

                                                                                                             ***

Ad Hogwarts la primavera era arrivata, e fuori nell'atrio si stava benissimo.

"Cedric!" Sentì chhiamare; mi voltai e sorrisi.
"Eih, Greengrass, passate bene le vacanze?"
"Meravigliosamente."

Dopo esserci seduti, continuammo a parlare, poi i fermai.
"Ti va di scendere al lago?"
Lei annuì e insieme ci alzammo camminando a piccoli passi, fianco a fianco verso il Lago Nero.
Era un posto meraviglioso, il sole  splendeva, l'erba era verde, morbida.

Si sedette sotto la quercia, e la seguì osservando il lago. Troppo silenzio per i miei gusti, ma mi mozzò il fiato quando lentamente mi strinse la mano, mi limitai a ricambiare la stretta, ma poco dopo si staccò. Mi alzai e camminai per la  riva del lago senza allontanarmi troppo, sapevo che teneva gli occhi fissi su di me. Me la ritrovai vicino e mi spinse in acqua..

"Questa me la pagherai" Annunciai muovendomi per tenermi a galla, l'afferrai per una gamba e la tirai in acqua con me, scoppiando a ridere.
Bagnata era ancora più bella. Riemerse, e notai come l'acqua aderiva sui suoi vestiti, mostrando il suo corpo.
"Ti odio Ced" sussurrò, e la strinsi per i fianchi, lei mi lanciò le braccia al collo, e restammo così, in silenzio per minuti, e minuti.
  
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