Furono baci e furono sorrisi
Poi furono soltanto i fiordalisi
Che videro con gli occhi delle stelle
Fremere al vento e ai baci la tua pelle
(La canzone di Marinella, Fabrizio De André)
Duecentodieci
Solo Natal’ja
C’era solo una donna,
in quel mondo
Capace di vincere l’amore
di George…
Waterloo, 8 Dicembre
1840
-E così
tu… Vivi in Siberia?-
Gli occhi
di Natal’ja s’illuminarono, a quella domanda.
-La mia Siberia. Sai che ridere, tuo fratello la trova… Fredda-
Cynthia
annuì, sorridendo.
-Credo di
essere d’accordo con lui-
-Oh,
pazienza! Sei sua sorella-
-Non gli
somiglio per niente…-
Aveva
preferito confessarlo subito, Cyn.
Non voleva più sentirsi ripetere
quanto George fosse coraggioso e lei…no.
-Secondo me sì. Sei stata
coraggiosa a volermi conoscere. Davvero!-
Natal’ja
rideva, ed era bellissima, proprio come la descriveva Gee.
Non di
una bellezza comune, assolutamente.
Aveva una
luce nello sguardo, nei tratti del viso…
Speciale.
Certo,
bastava un colpo d’occhio per rendersi conto della sua povertà.
Ma lei sembrava non curarsene
affatto.
Cynthia
non riusciva ad invidiarla nel vero
senso della parola…
Non
voleva dimostrarle niente, Natal’ja.
Non
voleva rinfacciarle d’avere il cuore di suo fratello.
Qualsiasi altra ragazza l’avrebbe
fatto, a Sparta.
Natal’ja
era…
Distratta, ecco.
Spensierata,
a modo suo.
Ingenua,
ma solo nel modo di sorridere.
Si
guardava intorno come se, solo per esser stata teatro della sconfitta di
Napoleone, Waterloo fosse una città straordinaria.
E forse lo era, chissà.
Cynthia
aveva sempre avuto paura di conoscere Natal’ja…
In qualsiasi contesto, in
qualsiasi città.
E adesso…
Adesso capiva ch’era inutile.
La
piccola biondina siberiana era la donna
di suo fratello, sì, ma non aveva la presunzione di quel titolo.
E capì
che lo amava, amava Gee più di ogni altra cosa al mondo…
Non solo perché era un eroe, non solo perché
era bello da star male.
Lo amava
per i congiuntivi sbagliati, per il suo dormir, come Alessandro Magno, con
l’Iliade sotto il cuscino.
Lo amava
per aver dato ai suoi figli nomi assurdi, che anche per quel loro pomposo
Ottocento potevano far sorridere di scherno, ma loro avrebbero saputo portarli
con fierezza, perché Gee gliel’avrebbe
insegnato.
Lo amava
per le stringhe slacciate, per le sigarette fumate al contrario, per il suo
perder gli stivali sotto il letto.
Lo amava
per le sue frasi meravigliose e incoerenti, per i suoi capelli arruffati e
nerissimi, di cui sotto sotto era orgoglioso anche lui.
Lo amava
per il suo metro e sessantadue e mezzo,
per il suo vincere le sfide più ardue come niente e poi conficcarsi lo xiphos
nel fianco per errore, la sua adorabile
distrazione.
Lo amava
per le sue diottrie bruciate, e gli alberi a lui facevano più male della
guerra, ma non poteva sfidarli a duello.
Lo amava
perché aveva un padre inglese e non sapeva l’inglese, ma a quindici anni, quasi
sedici, pur massacrando la grammatica -o
forse solo a quella condizione-, un po’ l’aveva imparato.
Lo amava
perché aveva un’autentica passione per gli accenti circonflessi, e declinando
una semplice parola era riuscito a far piangere il suo precettore, la strage del dialetto dorico era stata la
sua prima battaglia ufficiale.
Lo amava perché
il suo etnocentrismo celava, oltre ad una “lieve” arroganza ellenica, il patriottismo più appassionato…e di geografia
con lui non si poteva parlare.
Non se si
era assolutamente certi di non poter coltivare una pianta di Polonia o sgranocchiare un Tagikistan croccante.
Lo amava
perché era stato soldato bambino in Egitto, venduto durante la Guerra
d’Indipendenza, ma non aveva mai perso il sorriso.
E
l’Indipendenza l’aveva vissuta sempre, da quel giorno in poi, con la sua Grecia e con la sua famiglia.
E Sparta,
Sparta… Era la sua Patria, non avrebbe potuto amarla di più.
Ma amava Natal'ja più di Sparta,
su questo non aveva dubbi.
La sua Natal'ja, già.
La
quindicenne russa sapeva tutto di suo fratello, più di quanto sapesse lei stessa, eppure…non le dispiaceva.
Natal’ja
amava Gee per tutte quelle cose…
Cyn, al suo posto, sarebbe
impazzita.
Un conto
era trovarlo il più affascinante del
Peloponneso…
Lo era
sicuramente!
Ma sopportarlo, sopportarlo
davvero…
Per ogni
suo minimo colpo di testa, solo per
amore.
E Gee, in
quel mondo, avrebbe potuto sposare, amare, solo un’incredibile, intrepida ragazzina.
Una certa
peste bionda che alle sue follie era meravigliosamente
abituata.
Solo Natal’ja.
Solo lei…
Come lei…
Nessuna avrebbe mai imparato
a viverlo
Note
Cyn
impara, piano piano, a conoscere Lys.
Ci prova,
a capirla, la osserva e capisce…
Perché Gee l’ha sposata.
Perché è
lei.
E solo
lei può…
Solo Natal’ja.
A presto!
;)
Marty