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Autore: Natalja_Aljona    18/03/2012    1 recensioni
Natal'ja vende fiammiferi e sogna la Rivoluzione.
Siberiana fin nelle ossa e nel sangue, nel cuore e nell'anima, nipote di uno dei capi dei Decabristi ed ultima erede della famiglia russa più temuta dallo zar, è quasi impazzita in prigione ma sa che non è finita.
Geórgos vive per la guerra e per il cielo di Sparta.
Nato durante la Guerra d'Indipendenza Greca e nipote del capo dei Kléftes, i briganti e i partigiani del Peloponneso, ogni notte spara alle stelle perché ha un conto in sospeso con gli Dei.
Feri è uno zingaro ungherese, il terzogenito di Kolnay Desztor, il criminale del secolo, e il più coraggioso dei suoi fratelli.
Legge il destino tra le linee della mano, e tre anni di galera e lavori forzati non sono bastati a fargli smettere di credere nel suo.
Nikolaj, ussaro polacco e pianista mancato, crede di aver perso tutto.
Sa che l'epilessia, i complessi d'inferiorità nei confronti del padre morto, l'ossessione per sua cugina e i suoi sogni infranti lo uccideranno, ma la sua morte vuole deciderla lui, e a ventidue anni s'impicca per disperazione e per vendetta.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Duecentodieci


Furono baci e furono sorrisi

Poi furono soltanto i fiordalisi

Che videro con gli occhi delle stelle

Fremere al vento e ai baci la tua pelle

(La canzone di Marinella, Fabrizio De André)


Duecentodieci

Solo Natal’ja

 

C’era solo una donna, in quel mondo

Capace di vincere l’amore di George…

 

Waterloo, 8 Dicembre 1840

 

 

-E così tu… Vivi in Siberia?-

Gli occhi di Natal’ja s’illuminarono, a quella domanda.

-La mia Siberia. Sai che ridere, tuo fratello la trova… Fredda-

Cynthia annuì, sorridendo.

-Credo di essere d’accordo con lui-

-Oh, pazienza! Sei sua sorella-

-Non gli somiglio per niente…-

Aveva preferito confessarlo subito, Cyn.

Non voleva più sentirsi ripetere quanto George fosse coraggioso e lei…no.

-Secondo me sì. Sei stata coraggiosa a volermi conoscere. Davvero!-

Natal’ja rideva, ed era bellissima, proprio come la descriveva Gee.

Non di una bellezza comune, assolutamente.

Aveva una luce nello sguardo, nei tratti del viso…

Speciale.

Certo, bastava un colpo d’occhio per rendersi conto della sua povertà.

Ma lei sembrava non curarsene affatto.

Cynthia non riusciva ad invidiarla nel vero senso della parola…

Non voleva dimostrarle niente, Natal’ja.

Non voleva rinfacciarle d’avere il cuore di suo fratello.

Qualsiasi altra ragazza l’avrebbe fatto, a Sparta.

Natal’ja era…

Distratta, ecco.

Spensierata, a modo suo.

Ingenua, ma solo nel modo di sorridere.

Si guardava intorno come se, solo per esser stata teatro della sconfitta di Napoleone, Waterloo fosse una città straordinaria.

E forse lo era, chissà.

Cynthia aveva sempre avuto paura di conoscere Natal’ja…

In qualsiasi contesto, in qualsiasi città.

E adesso… Adesso capiva ch’era inutile.

La piccola biondina siberiana era la donna di suo fratello, sì, ma non aveva la presunzione di quel titolo.

E capì che lo amava, amava Gee più di ogni altra cosa al mondo…

Non solo perché era un eroe, non solo perché era bello da star male.

Lo amava per i congiuntivi sbagliati, per il suo dormir, come Alessandro Magno, con l’Iliade sotto il cuscino.

Lo amava per aver dato ai suoi figli nomi assurdi, che anche per quel loro pomposo Ottocento potevano far sorridere di scherno, ma loro avrebbero saputo portarli con fierezza, perché Gee gliel’avrebbe insegnato.

Lo amava per le stringhe slacciate, per le sigarette fumate al contrario, per il suo perder gli stivali sotto il letto.

Lo amava per le sue frasi meravigliose e incoerenti, per i suoi capelli arruffati e nerissimi, di cui sotto sotto era orgoglioso anche lui.

Lo amava per il suo metro e sessantadue e mezzo, per il suo vincere le sfide più ardue come niente e poi conficcarsi lo xiphos nel fianco per errore, la sua adorabile distrazione.

Lo amava per le sue diottrie bruciate, e gli alberi a lui facevano più male della guerra, ma non poteva sfidarli a duello.

Lo amava perché aveva un padre inglese e non sapeva l’inglese, ma a quindici anni, quasi sedici, pur massacrando la grammatica -o forse solo a quella condizione-, un po’ l’aveva imparato.

Lo amava perché aveva un’autentica passione per gli accenti circonflessi, e declinando una semplice parola era riuscito a far piangere il suo precettore, la strage del dialetto dorico era stata la sua prima battaglia ufficiale.

Lo amava perché il suo etnocentrismo celava, oltre ad una “lieve” arroganza ellenica, il patriottismo più appassionato…e di geografia con lui non si poteva parlare.

Non se si era assolutamente certi di non poter coltivare una pianta di Polonia o sgranocchiare un Tagikistan croccante.

Lo amava perché era stato soldato bambino in Egitto, venduto durante la Guerra d’Indipendenza, ma non aveva mai perso il sorriso.

E l’Indipendenza l’aveva vissuta sempre, da quel giorno in poi, con la sua Grecia e con la sua famiglia.

E Sparta, Sparta… Era la sua Patria, non avrebbe potuto amarla di più.

Ma amava Natal'ja più di Sparta, su questo non aveva dubbi.

La sua Natal'ja, già.
La quindicenne russa sapeva tutto di suo fratello, più di quanto sapesse lei stessa, eppure…non le dispiaceva.

Natal’ja amava Gee per tutte quelle cose…

Cyn, al suo posto, sarebbe impazzita.

Un conto era trovarlo il più affascinante del Peloponneso…

Lo era sicuramente!

Ma sopportarlo, sopportarlo davvero…

Per ogni suo minimo colpo di testa, solo per amore.

E Gee, in quel mondo, avrebbe potuto sposare, amare, solo un’incredibile, intrepida ragazzina.

Una certa peste bionda che alle sue follie era meravigliosamente abituata.

Solo Natal’ja.

 

Solo lei…

Come lei…

Nessuna avrebbe mai imparato a viverlo

 

 

 

 

 

 

Note

 

Cyn impara, piano piano, a conoscere Lys.

Ci prova, a capirla, la osserva e capisce…

Perché Gee l’ha sposata.

Perché è lei.

E solo lei può…

Solo Natal’ja.

 

A presto! ;)

Marty

  
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