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Autore: somochu    18/03/2012    11 recensioni
[Thadastian, Slash]
La piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:
l'agenda più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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La piacevole e imponente presenza di Thad Harwood presenta:

l'agenda più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare

 

Oggi ho maltrattato per bene il mio vicino di stanza: perché sono figo e perché io posso permettermelo.
Tra l’altro ho visto il culo di Anderson e so già che sarà mio. NESSUNO mi resiste, sia chiaro.
Ho già in mente un modo per far sì che diventi mio. Sono o non sono una mente geniale?

Tutte le piattole di questo mondo si piegheranno a me.

(E appena Sebastian scopre che gli ho fatto il verso per iscritto mi uccide).

 

 

 

 

 

“Dio, Thadduccio, appena ti si dà un po’ di confidenza tu ti prendi tutto il braccio.”

Sebastian era spaparanzato sul letto, al fianco di Thad, mentre lo guardava con un sopracciglio elegantemente alzato.

“Eddai! Sono mesi che avrei voluto farlo,” disse Thad, saltellando leggermente sul letto. “Ho scritto sull’Agenda di Sebastian, ah!”

Quando da appena svegli Thad si era ritrovato Sebastian praticamente sopra di lui, gli era venuto un infarto. Eppure Sebastian si era comportato bene, limitandosi a qualche battuta maliziosa e senza avvicinarsi troppo – per quanto si può essere lontani in un letto a una piazza. Per questo avevano deciso di restare lì ancora per un po’, saltando le prime ore di lezioni.

Era strano, molto strano fare qualcosa con Sebastian che poteva definirsi “chiacchierare”, ma Thad stava scoprendo che non gli dispiaceva per niente.

Probabilmente ormai non esisteva lato dell’altro che non gli piacesse, e ciò non andava affatto bene.

“Qualsiasi cosa che mi riguarda ti emoziona così tanto? Allora potrei concederti di tenere i miei pantaloni per un po’.”

“Non li voglio!”

“Oh, vero, tu preferisci i miei Boxer,” sorrise Sebastian, provocandolo apertamente.

 Tenere i boxer di Sebastian nascosti dentro ad un cassetto… Mica male come idea.

No.

Non doveva pensarci neanche.

“Tieniteli,” rispose, burbero.

Sebastian ridacchiò, soffiandogli leggermente sul collo e facendogli chiudere leggermente gli occhi.

“Sai, non sei male quando sei tranquillo,” disse Thad, ragionando su quella situazione. Su lui e il suo compagno di stanza che per una volta non si uccidevano a vicenda.

“Non dirmi che ora vuoi che diventiamo amichetti,” rispose Sebastian, con una smorfia ironica sul viso.

Thad si voltò sul letto, mettendosi comodo a pancia in sotto. Poi si appoggiò sui gomiti per fissare meglio l’altro.

“Perché, che hai contro l’amicizia?”

“Non mi piace. A questo punto preferisco che diventiamo scopamici.

 Thad diventò di diversi colori – dal porpora al viola – e quasi si strozzò con la saliva.

“Sei pazzo?”

Sebastian gli si avvicinò, arrivando a due centimetri dalle sue labbra. Aveva uno sguardo malizioso e l’espressione furba.

Thad non era certo che il suo cuore avrebbe retto, questa volta.

“Non ti piacerebbe, Thadduccio?”

Eccome.

“Per nulla.”

Incredibile come la sua mente e la sua bocca andassero collegate: doveva incominciare a preoccuparsi di soffrire di qualche strano disturbo?

Lo sguardo di Sebastian era eloquente.

“Ok, forse un pochino…” non doveva cedere, accidenti! “Ma non voglio dartela vinta, diciamo così. Ho dei miei valor…”

Sebastian si avvicinò ancora di più, mentre li divideva soltanto un soffio. Thad si chiede di nuovo che sapore avessero quelle labbra, e quel pensiero non lo aiutò molto nei suoi principi da scaccia-Sebastian.

“Sicuro? E cosa vuoi che faccia, ora?”

Ma prima che Thad potesse rispondere con un ‘baciami’ gigante come una villa, il suo telefono squillò improvvisamente; sobbalzò talmente tanto che si sbilanciò troppo e ruzzolò per terra.

In modo molto poco dignitoso.

Thad si rialzò poco dopo, massaggiandosi il sedere e intimando a Sebastian di non ridere e di non prenderlo in giro – cosa che era in procinto di fare.

Rispose al telefono bruscamente.

“Pronto?”

“Thad… Emergenza.”

“Non dirmi che Flint è di nuovo dipendente dalle Pringles.”

“No… Peggio.”

“Oh mio Dio, Jeff, cosa succede?”

Vide Sebastian alzare un sopracciglio, probabilmente incuriosito.

“… Trent ha il singhiozzo.”

 

 

 

 

 

Trent con il singhiozzo significava ore e ore a cercare di farglielo passere. Il poveretto aveva il singhiozzo tanto forte che le spalle vibravano a ogni colpo, e tanto duraturo e potente che nemmeno quintali d’acqua risolvevano il problema.

“… Quindi tu mi stai dicendo che ti ha proposto di diventare il tuo scopamico e tu hai rifiutato?”

Jeff era seduto di fronte a lui, nella stanza di Trent – il quale ancora singhiozzava come un povero scemo – , Nick alla sua destra. Thad si sentiva leggermente braccato.

Non avrebbe dovuto confessare loro di quella mattina.

“Esatto,” disse, svogliato.

“Ah… E adesso dimmi: COSA ACCIDENTI TI PASSA PER LA TESTA?”

Thad spalancò gli occhi. “Io…”

“Hic,” il singhiozzo del povero Trent lo fermò per un attimo.

“Che avrei dovuto fare, scusa?” continuò, leggermente infervorato, fissando Jeff.

“Per esempio approfittarne?” gli rispose Jeff, scuotendo la testa. “Visto la quantità di ormoni che produci con lui in giro, sarebbe stata la volta buona che ti saresti sfogato un po’.”

“Ma è probabile che mi stia prendendo soltanto in giro. E non voglio essere umiliato da lui.”

Jeff restò in silenzio per un attimo.

“Che te ne fregava? Intanto ti godevi l’attimo.”

Nick decise che era ora d’intervenire. Jeff era carino e il miglior fidanzato del mondo, ma, davvero, era un demente.

“Beh, effettivamente questo interesse improvviso è sospetto. E conoscendo il soggetto...” disse, cercando di analizzare la situazione.

“A me sembrava sincero…” sussurrò Thad.

Tutti spalancarono gli occhi.

“Thad, Sebastian non è mai sincero,” disse Jeff, fissandolo con prepotenza.

“Hic.”

 Un attimo di silenzio, poi Jeff continuò. “Un conto è che tu voglia avere una specie di relazione clandestina con lui, un conto è che ci siano di mezzo i sentimenti.”

“Che sentimenti?”

“Hic.”

“Thad, lo hanno capito anche i muri che lui ti piace tanto. Non fingere con noi,” gli disse Nick, con sguardo ammonitore.

“Hic.”

“Ecco,” gli diede man forte Jeff. “E sappiamo bene che ciò che ti passa per la testa lo dici, quindi vedi di darti un contegno. Non farti coinvolgere troppo, chiaro?”

“E soprattutto non credere che lui si stia comportando così perché prova qualcosa, lui ne approfitta soltanto.”

Thad rimase in silenzio, sapendo che i suoi amici avevano ragione: il dormire insieme senza impegno, la chiacchierata mattutina… Sebastian lo stava come “incantando” e lui ci stava cascando come una pera cotta.

“Hic.”

“Ok,” disse, poco convinto Thad.

“Però nel frattempo non ti farebbe male una sana scop…”

Si fermò per un leggero calcio che Nick gli lanciò. Jeff immediatamente gli sorrise, come scusandosi, con la faccia più angelica che aveva.

Thad sorrise per quanto erano piccioncini quei due.

“Hic.”

Si ricordarono improvvisamente del povero Trent che sembrava star per morire con le convulsioni per il troppo singhiozzo.

 

 

 

 

 

**

 

 

 

 

 

 

 

Sebastian odiava le professoresse lecchine che cercavano soltanto di circuirlo – ignorando che lui era dell’altra sponda. Sapeva di essere seducente, ma la popolazione femminile non era di suo interesse.

Quindi dopo aver passato un intero pomeriggio a subirsene una, non era dell’umore adatto per giochetti o altro.

Umore che peggiorò quando, andando in giardino, si ritrovò davanti un Jeff e un Thad accucciati dietro ad un muretto. Sembravano dei poveri deficienti, e decise che era meglio ignorarli.

L’ultima cosa che voleva era venire coinvolto nei loro giochetti idioti.

Avanzò con tranquillità, sperando vivamente che non si accorgessero di lui.

Speranze vane.

“Sebastian, abbassati!” gli gridò Jeff, mentre Thad lo prendeva per le spalle e lo abbassava di forza.

Sebastian si ritrovò in ginocchio sull’erba, rischiando anche di sporcare i suoi pantaloni e senza un motivo valido perché ciò avvenisse.

“Mi dite che cazzo state facendo?” sputò, piuttosto brusco.

I due non gli risposero, restando in silenzio come a voler lasciare più suspance.

“Ripeto: mi dite che…”

“Shhh, ” lo zittì Jeff.

Ok, voleva morire.

“Vaffanculo, Sterling!”

Lo ignorarono ancora, e si abbassarono ancora di più. All’improvviso Jeff tirò fuori un Walkie Talkie, dove Sebastian sentì provenire la voce di Flint. ‘Nemico in vista. Nemico in vista a ore 12.’

Ma cosa cazz…”

“Ok,” si preparò Thad. “Al tuo tre, Jeff.”

Jeff annuì, solenne.

“Tre…”

“Mi volete spiegare?”

“Due…”

“Che cazzo succede?”

“UNO!”

Sia Thad che Jeff si alzarono all’improvviso gridando un ‘bu’ che probabilmente avrebbero sentito anche gli abitanti dell’altra parte del paese.

Alzandosi a sua volta, Sebastian, con le orecchie sanguinanti e la pazienza al limite, notò un Trent piuttosto scosso e sull’urlo di un infarto.

“Questo dovrebbe aver funzionato, Jeff, controlla le sue condizioni. E speriamo non svenga come la volta scorsa.”

Sebastian si voltò verso Thad, con un sopracciglio alzato.

“Quindi… Voi avete organizzato tutto questo soltanto per far passare il singhiozzo a Trent?”

Thad annuì, solenne: era stata una missione di primaria importanza.

Si stupì poco dopo, notando Sebastian venir scosso da piccole risa.

Non sembrava ridere di cattiveria, o prenderlo in giro: pareva ridere di gusto. Davvero.

Thad notò i suoi denti bianchi e il sorriso, con una stretta improvvisa allo stomaco.

“Devo dire che siete totalmente idioti, ma mi avete rallegrato la giornata,” detto questo, Sebastian si avviò verso l’entrata della scuola.

Quando Jeff tornò, ritrovò Thad che aveva ancora la bocca spalancata e la mente chissà dove.

“Tutto bene, Thad?”

Ci mise un po’ a rispondere.

“Chi è Thad?”

 

 

 

**

 

 

 

Quando Thad rientrò in camera, non si aspettava di trovarci già Sebastian dentro.

Decise di ignorarlo.

“Trent è guarito?” chiese l’altro, però, deciso ad attentare alla sua sanità mentale.

“Sì, anche se abbiamo quasi dovuto accompagnarlo nell’infermeria della scuola,” rispose, sorridendo al pensiero.

Ok, non avrebbe dovuto essere divertente, ma la faccia di Trent era stata comica.

“Immagino.”

Sebastian si alzò in piedi, e solo allora Thad si accorse che era vestito elegantemente. Stava uscendo.

“Vai da qualche parte?” chiese, con nonchalance.

Sebastian annuì soltanto, mentre si accingeva a infilarsi le scarpe. Erano belle, quasi quanto il suo completo. Indossarlo significava partecipare a qualche evento (o appuntamento) importante.

“Con chi?”

Non avrebbe voluto dirlo. Si morse la lingua non appena quella domanda gli scappò.

Sebastian ridacchiò, prendendolo in giro – era tornato tutto come al solito, in questo modo.

“Sei geloso?” disse, avvicinandoglisi.

Thad capì subito che tirava aria brutta, quindi scelse di allontanarsi. “Certo che no, era solo per sapere,” disse, cercando di sviare.

“Sarà…” perché non la smetteva con quel tono malizioso? “Comunque vado con mio padre a una cena. Lì ci sarà qualche produttore, chissà che non riesca a ottenere qualche lavoretto carino.”

“Il solito fortunato,” sbuffò Thad, guardandolo mentre l’altro finiva di prepararsi.

“La fortuna le persone se la creano, non arriva da sola.”

“Wow. Questa è filosofia-Smythe.”

Cadde un attimo di silenzio, in cui Thad ponderò bene cosa dire. Aveva qualcosa sulla punta della lingua, ma non sapeva bene se dirla o no.

Insomma, Sebastian gli sembrava così umano, così interessato…

No.

Non fare scemenze. Non fare scemenze. Non fare scemenze.

“Bene, Thadduccio, io me ne vado. Comportati bene e non usare troppo federica in mia assenza.”

Thad ancora rimase in silenzio, senza nemmeno ascoltarlo.

Stava davvero per… No.

Non poteva, non…

“Ciao, cia..”

“Tu mi piaci.”

Sebastian rimase bloccato sulla porta, una mano sulla maniglia e l’espressione stupita dipinta sul volto.

Dio, Thad si sarebbe seppellito, ma ormai aveva fatto la cazzata. Insomma, avrebbe sfruttato per bene questa sua impulsività.

“Sì… Beh, credo di amarti. Cioè, non lo so, forse è troppo presto, ma comunque provo qualcosa di forte e non so classificarlo e…” si incartò. “Dio, Smythe, sono pazzo di te, va bene?”

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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