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Autore: Purple_Rose    18/03/2012    2 recensioni
Ed eccomi su Naruto! è la prima fic che faccio riguardo a quest'anime! Niente di particolare, la classica vicenda delle scuole: amicizie, amori, gelosie... un classico, insomma!
Scommetto che vorreste sapere qualcosa sulle coppie, vero? Beh... leggete e scopritelo! Buona lettura!
P.S. dimenticate le varie relazioni e le appartenenze ai villaggi, okay? Sarà una scoperta dopo l'altra!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 6: Ultimo giorno di libertà

-Naruto?... ehi, Naruto!-. Un caro biondo a noi ormai familiare dormiva pacificamente nel suo letto: la testa penzolava ai bordi del materasso, le lenzuola giacevano per terra e braccia e gambe erano avvinghiate al cuscino, come se stessero stringendo un peluche.
Kiba tentava inutilmente di svegliarlo, ma niente sembrava funzionare.
Alla fine sospirò e fece cenno al suo fido Akamaru, il quale si avvicinò con cautela all’orecchio del ragazzo pigro:
-... BAU!!!-. Naruto spalancò gli occhi di colpo, cadde dal letto, sbatté la schiena contro il parquet e rimase fermo a terra, gemendo di dolore:
-Buongiorno, Naruto!-. L’interpellato squadrò il compagno, guardandolo quasi con odio:
-Ciao, Kiba... ciao, Akamaru-. Il cane scodinzolò, felice. Naruto si alzò ancora dolorante:
-Prima mi scontro con una persona, poi vengo quasi schiacciato da un cane, poi mi prendo un pugno dal mio migliore amico e infine... questo! Ma che cavolo di inizio!-
-E da ora in avanti non farà altro che migliorare!-. Kiba gli fece l’occhiolino, Naruto non spense lo sguardo pieno d’odio, mentre nella sua testa imprecava contro il ragazzo senza ritegno:
-Ah-ah-ah, che battuta! Che ore sono?-
-Le 6:00-. Il biondo sbarrò gli occhi:
-Cosa?! E tu mi svegli a quest’ora?!-
-Guarda che se non vuoi saltare la colazione devi svegliarti presto! Giusto, Akamaru?-
-Bau!-. Il ragazzo dagli occhi azzurri si arrese, infilando la divisa di malavoglia:
-Va beh, non mi butterò giù per un singolo insuccesso! -
-Questo è lo spirito!-
-Comunque io vado, sennò Sasuke me la farà pagare!-
-Parli di me, testa quadra?-
-AH!!!-. A Naruto mancò poco di cadere a terra per lo spavento. Il biondo si voltò, riconoscendo l’amico moro che aveva dipinto sul volto l’inconfondibile faccia di chi vuole attaccar briga:
-Santo Dio, Sasuke! Vuoi farmi venire un infarto?-
-Come scena sarebbe divertente, in effetti...-
-Non è giornata per allegre chiacchierate!-. A Sasuke bastò uno sguardo per capire:
-Fammi indovinare: il pigro Uzumaki sta per perdere il suo titolo di re delle pennichelle?-
-Fai poco lo spiritoso, considerata la tua posizione di quasi-omicida!-. Il moro ghignò:
-Ma quanto la fai seria! Andiamo, se non vuoi saltare la colazione...-
-Non esiste!-. Naruto si abbottonò il colletto della divisa e affiancò Sasuke:
-Ciao, Kiba, a presto!-. Il bruno tentò un saluto, ma Naruto già correva verso la mensa per consumare il pasto più importante della giornata.

-Ino, muoviti! Non voglio fare tardi!-
-Ma dai, chi vuoi che ci aspetti!-. Stessa scena del giorno prima. Un trio di ragazze, una in bagno a prepararsi come si deve. Solo con l’aggiunta di una graziosa mora al gruppetto:
-Ino-chan, f-forse dovresti fare un pochino più in fretta...-. Alla fine era sempre Ino ad essere ultima. Voleva soltanto fare colpo sul suo Sasuke, facendo in modo di essere più perfetta possibile:
-Datemi un altro po’, mi sono svegliata con un diavolo per capello!-. Hinata sospirò. La verità era che aveva una voglia matta di rivedere Naruto, ma certo non poteva darlo a vedere. Motivo? Nemmeno lei lo sapeva.Potremmo arrivare tardi! Magari Naruto si stancherà di aspettare! E si stancherà di me! E cambierà scuola! E io non lo rivedrò più! La poverina scosse violentemente la testa per scacciare quei pensieri. No! Non devo pensarci!:
-Qualcosa non va, Hinata?-
-Eh? No, niente Sakura-chan-. D'altronde Sakura fremeva dal rivedere il suo principe biondo. Se Ino non si sbriga giurò che la pianto in asso e me ne vado! Altrimenti Naruto se ne andrà! La rosa sorrise maliziosamente:
-Ho capito, vuoi far aspettare Sasuke in eterno...-. Alla “o” finale, la bionda emerse da bagno, sorridendo radiosa:
-Sono perfetta! Sasuke rimarrà folgorato!-. Sguardo rassegnato del trio, che francamente non aveva voglia di attaccar briga contro Ino:
-Okay, possiamo andare!-. Le ragazze si incamminarono, uscendo dal dormitorio e inoltrando il cortile attorno all’accademia, di cui la vegetazione era poco illuminata dalla luce flebile del sole.
Ma appena furono in procinto di entrare, un forte vento si levò su di loro, trascinando via un foular rosa:
-Oh no!-. La mora corse verso di esso, mentre il foular volteggiava portato dal vento e sembrava volersi fare beffe di lei. Le altre tre ragazze la fissavano divertite. In quel momento Hinata sembrava davvero impacciata!
A poca distanza vi era il selvaggio Kiba, immerso nei suoi pensieri. Wow, che fame! Non vedo l’ora di fare colazione! Mi chiedo con cosa potrei cominciare... uffa, se solo si potesse mangiare carne a colazione!
L’Inuzuka apparteneva ad un clan di “seguigi”, con doti selvagge e naturali superiori ad altri. Kiba era tra i maggiori rappresentanti del suo Clan, grazie al suo fiuto infallibile e ad un istinto di aggressività pari a quello di un leone.
Ma, viste le caratteristiche animali del ragazzo, non c’era da stupirsi se era anche parecchio permaloso e attaccabrighe con gli altri. Soprattutto quando si trovava davanti ad un problema che lo faceva innervosire.
E se provassi con una torta? Aspetta, ma a me non piacciono le torte alla crema, forse al cioccolato... nah, non ne ho assolutamente voglia. Frutta? Per Dio, no! Uova e bacon! Ma certo!... ops, mi sono dimenticato che odio le uova! UFFA CHE MANGIO???
E mentre era così assorto dal suo “tremendo” problema, Kiba vide passarsi davanti agli occhi il foular rosa. Lo afferrò e lo fissò, confuso:
-E questo che cos’è?-
-S-Scusami...Q-Quello sarebbe mio...-. Sentendo una voce, il ragazzo era pronto ad arrabbiarsi con la persona che aveva interrotto i suoi pensieri:
-Tieni le tue cose, mani di burro! Non voglio...-. Ma bastò vedere la proprietaria del foular per cambiare completamente approccio.
Davanti a lui una timida mora dagli occhi bianchi lo fissava con timore. Una bellissima timida mora dagli occhi bianchi. Il ragazzo arrossì, strabuzzando gli occhi. Hinata abbassò lo sguardo:
-M-Mi spiace averti causato fastidio, m-me ne vado subito...-. Kiba si riscosse, sorridendo e porgendo il foular:
-Figurati! Non è successo niente! Nessun fastidio! Nessuno!-. La mora prese il foular, legandolo attorno al colletto. Poi sorrise:
-Grazie-. Kiba si grattò la nuca, imbarazzato. Cavolo, quant’è bella! Davvero bella! E io che dovrei fare? Dirglielo e basta? Coraggio, Kiba, devi dire qualcosa! Qualcosa di intelligente!:
-... tu... tu hai... hai un bel... mento-. Hinata lo fissò confusa. A Kiba servirono un paio di secondi per capire a pieno che cosa aveva detto. ... mento?! Il qualcosa di intelligente sarebbe questo?!:
-Ehm, grazie...-
-Hinata! Andiamo!-. Le tre ragazze attirarono l’attenzione della mora:
-Arrivo! Scusa devo andare!-. Kiba la salutò con la manina, con una faccia da ebete dipinta sul viso. Appena non vi fu traccia di ragazze nelle vicinanze il ragazzo sospirò, abbassò lo sguardo e ripensò alla ragazza appena incontrata:
-Wow... ehi, a che cosa stavo pensando?... boh-. Kiba si mise a correre cercando la mensa e pensando alla bella Hinata. Ma questo pensiero lo distolse dal suo senso dell’orientamento, così prese la direzione sbagliata.

La mensa era la stessa del giorno prima, ma con una notevole differenza di cibarie: mentre pasta, riso, pesce, carne e altri erano spariti, ora facevano la loro deliziosa figura torte al cioccolato, panna, frutta, crema, vari invitanti prodotti di pasticceria come pasticcini e biscotti, i classici uova e bacon, vari tipi di cereali e bibite tra cui succhi di frutta, latte e tè.
Quasi tutti i posti a tavola erano già occupati da affamati studenti, tutti intenti o a mangiare o a chiacchierare con i proprio amici.
Tutti tranne uno: un ragazzo che se ne stava tutto solo in un tavolo evitato da tutti. Si trattava di un ragazzo dai capelli completamente neri e dalla carnagione tremendamente pallida, entrambi accorgimenti quasi surreali.
Gli occhi dello stesso colore dei capelli erano concentrati su un foglio posizionato sopra il tavolo. Esso era completamente bianco.
Che cosa potrei fare... mentre pensava il ragazzo sbocconcellava dei biscotti alla crema posizionati su un piattino accanto.
Non ho ispirazione...:
-Ehi, scusa-. Il corvino alzò lo sguardo, incrociando un biondo dall’aria vivace:
-Non abbiamo trovato altri posti, possiamo sederci?-. Ad un cenno affermativo il biondo, un moro e un bruno si sedettero, posizionando anche i loro piatti.
Appena seduto, Naruto cominciò ad “azzannare” ciò che aveva nel piatto, parendo uno che non mangia da tre giorni. Sasuke e Neji iniziarono con senz’altro più calma rispetto al loro amico.
Il pittore era rimasto immobile a fissare l’Uzumaki. Mai visto un tipo così singolare...
Finita la sua colazione, che era durata massimo due minuti, Naruto sorrise, estremamente soddisfatto:
-Ah! Mi sento meglio!... oh, scusa, non mi sono presentato. Mi chiamo Naruto Uzumaki, piacere di conoscerti!-. Sasuke alzò lo sguardo:
-Io sono Sasuke Uchiha, piacere-. Neji imitò i due:
-Sono Neji Hyuga-. Il corvino fissò uno ad uno i tre studenti davanti a lui: il biondo pareva il più allegro e vivace, incredibilmente se stesso anche quando mangia. Il moro sembrava l’esatto opposto invece, grazie all’aria seria e composta che lo contraddistingueva. Il bruno era calmo e impassibile, forse più di Sasuke.
Al pittore bastò uno sguardo per capire qualcosa dei tre ragazzi e convincersi che fossero brave persone:
-Io sono Sai, molto piacere-
-Ciao ragazzi!-. Quattro voci unite chiamavano i nostri amici, che si voltarono contemporaneamente: Sakura, Ino, Ten Ten e Hinata li stavano raggiungendo. Ino si avvicinò titubante al moro, che non staccava gli occhi da Sakura:
-Ciao, Sasuke...-. L’interpellato la squadrò, alzando il sopracciglio:
-Ci conosciamo?-
-Ehm, no... sono un’amica di Sakura...-
-Ah...-. Ten Ten si avvicinò a Neji:
-Ciao, come va Neji?-
-Bene, che ci fai qui?
-Le mie amiche volevano incontrare i tuoi amici-. Sakura e Hinata invece si interessarono completamente a Naruto:
-Ciao, Naruto!-
-C-Ciao, Naruto...-. Il biondo sorrise ad entrambe:
-Ciao, ragazze! Ma vi conoscete di già?-
-Ora siamo compagne di stanza!-. I sette studenti parlavano tra di loro e non si accorsero di Sai, che era immobile, occhi spalancati e puntati su una chioma bionda e due occhi celesti.
Guardava Ino.
Già, l’immagine di quell’esuberante bionda si stava facendo largo nella sua mente, accattonando tutto il resto e facendo nascere in lui un’emozione che non credeva di avere,
La sua vita non era mai stava molto emotiva. Il suo Clan era famoso solo per le illustrazioni viventi che realizzavano, abilità tipica solo della sua famiglia. L’unico scopo che aveva era quello di dipingere e disegnare bene, in modo da intensificare il potere del Clan.
Aveva dimenticato col tempo cosa significava avere emozioni, sentimenti, forse per questo eseguiva opere nere, senza colori, e stilizzate.
Ma in quel momento un lieve rossore colorò leggermente le gote bianche del ragazzo. Wow, mi sento così strano... è davvero incredibile, non avevo mai provato qualcosa di simile... che sia ciò che stavo cercando? Ciò che mi manca?
I suoi occhi neri caddero sull’album davanti a lui, ancora vuoto. Velocemente prese una matita dall’astuccio lì accanto e disegnò qualcosa, mettendo subito nella sua borsa l’album:
-Ehi, Sai, siamo un bel gruppetto, direi che possiamo fare colazione tutti insieme!-. Il corvino sorrise, il primo sorriso sincero che gli veniva spontaneo:
-Okay-. Così, tutti e otto si sedettero al tavolo, mangiando e chiacchierando allegramente, dimenticando completamente l’inizio delle lezioni del giorno dopo.
Sai rimaneva ad ascoltare, mantenendo il sorriso che non aveva voglia di sciogliere.
Poi buttò l’occhio sulla sua borsa, pensando al disegnino che aveva fatto: un cuore.
Ma non un semplice cuore.
Un cuore rosso.
Rosso come l’amore.

  
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