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Autore: Joey Potter    18/03/2012    6 recensioni
La stanza d’albergo è ancora inspiegabilmente avvolta dal vapore della doccia ustionante alla quale si è sottoposto fino a qualche minuto prima, e il profumo fresco del bagnoschiuma, che entrambi rubano regolarmente a Niall, è ancora nelle sue narici.
Harry è steso sul letto in una posa scomposta, i capelli umidi più spettinati e ricci del solito, e l’accappatoio placidamente aperto si limita ad accarezzargli la schiena con sfrontatezza. Anche in quella posizione, con gli occhi chiusi e la mente concentrata sul ritmo della canzone che risuona dalle cuffie del suo i-pod a volume pericolosamente alto, può vedere nitidamente l’espressione corrucciata del volto di Louis e persino sentirgli sibilare tra i denti insulti sempre più coloriti.
[Larry Stylinson]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Cross your fingers hold your toes
Fandom: RPS - One direction
Personaggi: Harry Styles/Louis Tomlinson
Rating: PG-15 (= arancione giusto perché meglio abbondare)
Genere: generale; slice of life
Avvertimenti: slash; lieve lievissimo lime; one-shot
Disclaimer: Io non conosco i ragazzini pucciosi in questione – e piango un po’ per questo, perché un conto è immaginarlo, il sesso estremo che fanno, altro è la narrazione epica che potrebbero farmene se fossimo amici – e tutto ciò che ho scritto è frutto della mia malsana fantasia. In quanto alle specifiche dinamiche e situazioni, ovviamente.
Tutti i riferimenti a fatti o persone reali sono puramente casuali. Sì.
Note: 1) Alle grandi domande della vita: “Chi siamo?”, “Da dove veniamo?,” “Quanti anni ha Andreotti?”, “Vedremo mai Sherlock e John della BBC slinguazzarsi amabilmente o al limite qualche palpatina tra Castiel e Dean o Dean e Sam o Castiel e Dean e Sam di Supernatural?”, si aggiunge: “Cosa ci fa Joey Potter qua?”
Ecco, in realtà non lo so. Anzi, sì, purtroppo lo so. Quei cinque stronzetti mi hanno decisamente fregata. Il fatto è che Harry e Louis sono picci e pucci e ghèi e accidenti, ecco.
2) In realtà la colpa è tutta di due folli e adorabili personcine (Marta e Cloud, siate male benedette) che mi hanno smollato nella home di facebook un video Larry Stylson. E potevo forse io resistere a tutto questo? Insomma, sono Joey Potter. Come potrei respingere dello slash così evidente e che per giunta non costa un grammo di fatica?!
E poi è arrivata Elisa e poi sono arrivate le altre folli e adorabili personcine del facebookiano gruppo Larry Stylson, e come vedete non è colpa mia, sono stata fomentata!
È una congiura, una congiura.
3) Nota vera e figa: Circolano voci e foto (ciao, sono la foto che circola) di presunti graffi sulle delicate dita e braccine di Harry. E no, non è come me tutti me tutti me e tutti potemmo pensare, non è stato Louis nei suoi assalti ma delle fans particolarmente affettuose.
Ho già detto in molti atri luoghi che questi cinque adorabili dementi non meritano il target di pubblico che si ritrovano, ma ripeterlo non fa male.
4) Il titolo è bellamente rubato alla canzone “Cross your finger” di Laura Marling, canzone che non c’entra nientissimo né con la storia né tantomeno con i One Direction ma io condivido da sempre le mie fisse musicale con l’utenza, e ho ascoltato questa cosetta per tutta la stesura della one-shot, quindi vi beccate i miei “spacci musicali” anche questa volta.
5) Questa cosetta ha avuto l’okay supremo, ovvero è stata letta in anteprima da zeroschiuma, che non l’ha cestinata urlandomi contro. Quindi non inizio con la solfa del “a me perplime e doveva essere una roba completamente diversa e non è giusto” ma sappiate che in verità sto pensando proprio questo.




 Cross your fingers hold your toes




La stanza d’albergo è ancora inspiegabilmente avvolta dal vapore della doccia ustionante alla quale si è sottoposto fino a qualche minuto prima, e il profumo fresco del bagnoschiuma, che entrambi rubano regolarmente a Niall, è ancora nelle sue narici.
Harry è steso sul letto in una posa scomposta, i capelli umidi più spettinati e ricci del solito, e l’accappatoio placidamente aperto si limita ad accarezzargli la schiena con sfrontatezza. Anche in quella posizione, con gli occhi chiusi e la mente concentrata sul ritmo della canzone che risuona dalle cuffie del suo i-pod a volume pericolosamente alto, può vedere nitidamente l’espressione corrucciata del volto di Louis e persino sentirgli sibilare tra i denti insulti sempre più coloriti.
Non serve spalancare le palpebre per immaginare il resto: sicuramente avrà le maniche della felpa tirate su in una sorta di circospezione, le spalle lievemente ingobbite dall’apprensione, le dita malferme per il nervoso e una globale e fastidiosa incapacità di rimanersene seduto in un posto per più di cinque secondi consecutivi – ma Harry quello può chiaramente intuirlo anche dal peso che avverte buttarsi rozzamente sulla parte vuota del letto per poi allontanarsene con la stessa grazia e velocità, ripetutamente.
Per un attimo si sofferma su quanto sia inquietante conoscere alla perfezione le più piccole reazioni di un corpo diverso dal proprio; poi si ricorda un’ovvietà, ricorda come lui sia Harry e che, insomma, stanno parlando di Louis, Harry e Louis – Harry e Louis, un unico blocco di pelle e cervello, dotato di quattro occhi, quattro braccia, quattro gambe e troppa euforia – e allora niente sembra più inquietante, solo naturale.
Si stiracchia pigramente, curandosi di infastidire il più possibile con i suoi movimenti un Louis al momento seduto, e sbadiglia rumorosamente, alternando deboli acuti fuori tempo a strani versi rap. Struscia un piede contro il ginocchio di Louis, risalendo lento verso la sua coscia, per poi sfiorargli l’addome, la spalla, il collo e dopo percorre quel cammino a ritroso, soffermandosi di tanto in tanto su qualche parte del suo corpo, stuzzicandolo con le dita dei piedi, solleticandogli i fianchi.
Conta fino a dieci dentro di sé, con una cadenza affinata dall’abitudine, e ghigna apertamente quando, nell’esatto momento in cui pronuncia il silenzioso “dieci”, Louis allontana il suo piede con uno scatto deciso e allunga le braccia per spegnere la sua musica, un chiaro invito, nel proprio consueto modo sbrigativo e diretto, a rivolgergli attenzione.
« Cosa? » chiede Harry mentre apre pigramente gli occhi e li punta con sicurezza nei suoi, come se sapesse esattamente dove trovarli.
Louis gli pizzica il petto nudo e gli rivolge un’occhiata offesa.
« Non mi stai ascoltando » soffia, ma il cipiglio severo che aveva adottato nel dirlo scompare dopo qualche secondo, perché guardare Harry Styles con risentimento è una sfida che non vuole nemmeno provare a vincere.
« No » conferma Harry e pianta il piede scacciato sullo stomaco di Louis, là dove si trovava un attimo prima, là dove sembra giusto che debba rimanere, magari per sempre.
« Tommo » lo chiama dopo un paio di minuti di surreale silenzio, durante i quali Louis si è limitato a punzecchiargli le dita dei piedi « dimmi, cosa dovrei fare? ».
Louis lo guarda come se avesse davanti un bambino particolarmente tardivo o forse semplicemente Liam, ma prende ad accarezzargli una caviglia con fare comprensivo.
« Aiutami a dire “stronze”, Hazza ».
Harry reprime un sospiro stanco solo perché si accorge di come l’altro abbia ripreso a fissare quei maledetti graffi sulla sua mano. Non sono stati attimi piacevoli nemmeno per lui, ne è ancora profondamente turbato, ma non vuole che l’altro se ne renda conto. Sa che la sua preoccupazione – e soprattutto la sua rabbia – si moltiplicherebbero, e a Harry non piacciono quei sentimenti sui lineamenti di Louis.
« Ti fanno male? » chiede questi, con un broncio che Harry vorrebbe mordergli e non restituirgli indietro mai.
« Un po’ » ammette, anche se a bruciare è più il fastidio per tutta quell’assurda situazione; non credeva veramente che sarebbe potuta accadere una cosa simile e vorrebbe riuscire a riderne: si era avvicinato a quelle ragazze solo per firmare degli autografi, esibendo un sorriso grato e sincero, e un attimo dopo si è ritrovato addosso una smorfia di panico e delle unghie conficcate sul braccio, sulle mani, sulle dita, nel tentativo di afferrarlo.
L’intera scena è presumibilmente durata poco, l’uomo della sicurezza lo ha subito agguantato e tirato via di peso, ma è stata ugualmente un’esperienza che non si sentirebbe di ripetere.
Louis si avvicina e si china a baciare le sue dita mollemente poggiate sul suo stomaco, e lo fa senza staccare gli occhi da quelli rilassati e pieni di desiderio di Harry, che lo scruta con la testa lievemente sollevata dal cuscino.
« E ora? » chiede « fanno ancora male? » e forse sta ghignando oppure ride sincero, Harry non sa dirlo, non ora che Louis ha cominciato a sfiorare ogni suoi singolo dito con un’attenzione che gli provoca piccoli brividi lungo tutta la schiena: passa le labbra su quei segni quasi con noncuranza, impegnato più ad osservare le reazioni che i suoi movimenti provocano su Harry, che a curarsi delle sue effettive azioni; fa scorrere la punta della lingua sul sangue ormai secco e succhia quel piccolo pezzetto di pelle, guadagnandosi sospiri carichi d’aspettativa.
« Lou, LouLouLou… » mormora Harry sbattendo le palpebre, e Louis annuisce.
Schiude le labbra e un dito scivola nella sua bocca e comincia a leccarlo con sfacciataggine, con passione, con scrupolosità. Non interrompe il contatto dei loro occhi e succhia rumorosamente le sue dita, dal mignolo al pollice, la lingua che batte contro i polpastrelli e li circonda in uno strano abbraccio, e poi ricomincia quel percorso di gemiti e saliva, ancora e ancora e ancora e coinvolge anche la mano scampata ai graffi, avvolgendola in quel calore familiare.
Ad un tratto Harry comincia a farsi inquieto sotto di lui e si scambiano una muta domanda, con gli occhi di Louis sorpresi e incuriositi.
« I boxer, ho bisogno di toglierti quei fottuti boxer. Adesso » risponde a voce alta Harry, anche se Louis lo ha già capito e sta già assecondando i suoi movimenti affrettati contro l’elastico delle sue mutande, calciandole via quando scendono sui suoi polpacci.
« Sei davvero un porco, Hazza » ma lo dice mentre si toglie anche la felpa e apre il cassetto del comodino e comincia a cercare spasmodicamente un preservativo, del lubrificante, un angolo di ossigeno perché nel frattempo sta baciando Harry con furia, sta baciando Harry che gli accarezza il sedere con le dita umide della sua saliva, e Louis si spinge contro quei tocchi sempre più decisi e ansima e sussurra parole che nemmeno esistono, quindi nessuno dei due crede che a Louis tutto quello dispiaccia.
« Mio. Tu sei mio. Solo mio » afferma Louis graffiandoli il petto ed è serio, maledettamente serio.
« Perché stai ribadendo l’ovvio? » sorride Harry inarcandosi sotto le sue unghie.
Louis gli morde il fianco e finalmente ride.
   
 
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