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Autore: La_Nene_    19/03/2012    0 recensioni
Un ritorno. Un incontro sperato, ma inatteso. Tante sorprese e... un amore ritrovato ?
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2: Incontro in centro.

 

 

I miei mi fanno domande su domande e le prime ore del pomeriggio volano via in un batter d’occhio.

 –Mamma guarda che più tardi esco. Ho un incontro di lavoro.- devo incontrarmi con un giornalista italiano, che ho incontrato a Londra e mi ha aiutato per un articolo. Ma tutto questo a mia madre non lo spiego. Ho 26 anni. Direi che non mi serve una spiegazione per uscire. Ed il più tardi è arrivato in fretta.  Mi cambio e mi vesto con un paio di jeans neri e una camicia blu e bianca a scacchi, aperta, mentre sotto lascio intravvedere una canottiera bianca semplice, che mette in risalto la mia forma snella e la mia pancia piatta, che dopo tanto, duro lavoro è arrivata anche a me. Mi trucco: matita nera, mascara, un po’ di terra e un bel rossetto rosso. Quanto mi piace il rossetto! Infilo un paio di scarpe nere con il tacco, un magione nero e il giaccone. Borsa, cellulare, chiavi .. ok ho tut…azz, la macchina … –Papà! Mi presti la macchina!- mi guarda stranito, ma sorride.. –Vai vai, ma sta attenta.- -Certo!- gli do un bacio sulla guancia e scappo.

In strada c’è traffico, come sempre. E quando sono quasi arrivata, sono in ritardo. Perfetto!

Posteggio e cammino spedita verso piazza Duomo. Sono super in ritardo. Eccolo! Christian mi sorride nel suo completo da ufficio scuro. Elegante, affascinate. La sua carnagione abbronzata è messa in risalto dalla camicia bianca un po’ sbottonata e sgualcita, ma con classe.  –Ciao. Scusami per il ritardo! Milano è sempre un casino- Sorride e mi lascia vedere i suoi denti bianchissimi, curati, che si contrano con la sua barba scura lasciata incolta, ma volutamente e regolata perfettamente.  I suoi occhi verdi incrociano i miei nocciola. Si passa una mano tra i capelli scuri, corti, ma non troppo. –Tranquilla, non è molto che aspetto. – due baci sulle guance, la sua mano sul mio fianco e sento il suo profumo di marca, forte, mascolino. Un po’ mi eccita. Ho sempre trovato intrigante quell’uomo. Sorrido.  –Ti vedo in forma!- ammicca. –Grazie, anche tu stai molto bene, anche se sei appena arrivata. Il viaggio tutto a posto?-  -Si, ti ringrazio. – ci incamminiamo verso il bar e ci sediamo a un tavolino sulla piazza. Parliamo del più e del meno e lui mi stuzzica. –Allora, avrai lasciato a Londra mille cuori spezzati ..- ammicca. –No..- esito, distolgo lo sguardo .. conosco questo gioco.. –Non mille .. un paio.- Ride.. – Eh brava! E qui .. c’è qualche cuore solitario che ti attende?- mi fissa, penetrate. Ha due occhi stupendi. Intanto allunga la mano sul tavolino e prende la mia, la sfiora appena. Io scappo al suo tocco. –Ma non dovevamo parlare di lavoro?- sorride. –D’accordo.- Mi parla della sua proposta di fare un articolo incrociato tra Milano e Londra e una collaborazione per diverse interviste e sondaggi. Parliamo di lavoro per un ora e si sono fatte le sei. Ci scambiamo i numeri di telefono per risentirci sull’offerta di lavoro, che mi pare abbastanza interessante.  –E poi, mi puoi chiamare se ti senti sola qua a casa.- sorrido e lo guardo .. –Si, potrei farlo.- Mi posa la mano sul fianco e mi bacia sulla guancia. Un bacio intenso, prolungato, speranzoso di un proseguimento che va oltre i vestiti. –Ci sentiamo, allora, Chris.- Mi guarda. Sorride e spera. –Quando vuoi.-  Mi incammino verso il posteggio, ma mi giro per l’ultima volta a guardarlo. Lui è ancora li e mi fissa allontanarmi. Si, mi sa proprio che lo chiamerò presto.

Passeggio spedita ed è buio. Il Duomo illuminato mi emoziona sempre e senza accorgermi mi sono fermata a fissarlo, rapita dalla sua magia.  Trenta secondi che mi sono fermata e BAAAM .. cado. Ho il sedere per terra e mi fa male. –Ahia! .- -Scusami, scusami tantissimo. Non guardavo dove andavo.- Una voce calda, maschile si scusa, frettolosamente e una mano forte e grande mi prende per un braccio e mi aiuta a mettermi in piedi. –Aah che mano fredda!-  Tolgo il braccio dalla stretta. La mano era congelata. –Scusa, ho sempre le mani fredde.- Sbuffo. Mi ricorda qualcuno. Scaccio il pensiero. –Bè, stai più attento e non andare in giro ad ammazzare le persone!- -Che tragica. Mi pare che sei ancora viva, o sbaglio?- -Ah . Ah spiritoso.. guarda che mi sono fat..- alzo lo sguardo per fissare irritata il mio assalitore e mi gelo. Mi pietrifico sulle mie gambe che tremano, ma riescono ancora a sorreggermi. Non è possibile! No! Non può essere lui! Su centinaia di persone in piazza duomo a quest’ora : lui! Eh no! No! Non è possibile…. –Ti senti bene?-  No, non è lui, non mi ha riconosciuta. Ok che in 5 anni sono cambiata parecchio, li taglio di capelli, ho tolto gli occhiali, sono dimagrita…però se fosse lui saprebbe chi sono. Scuoto la testa. –Si, scusa è che mi pareva.. – Lo guardo ancora e sembra perplesso, un po’ preoccupato. –Niente. Sto bene. – Sorrido. E lui mi sorride. Un tuffo al cuore. Ha lo stesso sorriso.  È il tipico uomo dai colori meridionali. Capelli scuri, occhi scuri. Fisico snello, ma robusto. Indossa un bellissimo completo nero e camicia bianca con cravatta, un po’allentata. La barba incolta gli sta divinamente. Avrà sui 28 anni. Dio! Gli assomiglia cosi tanto!  Raccoglie la sua valigetta –Bene allora, scusami ancora .. davvero non volevo ucciderti, come dici tu.- Sorride ancora. Io mi passo una mano nei capelli, mentre lui aggrotta la fronte e mi studia. Mi guarda per un po’ e poi sgrana gli occhi. Apre la bocca e poi la richiude. Scuote la testa. Apre di nuovo la bocca per dire qualcosa, ma non la dice. Non ho tempo da perdere. –Bè , si ok … ora vado. Arriderci.- Lo supero. Mi blocca per un braccio. –Aspetta!- Lo guardo un po’ spaventata, non mi aspettavo questa reazione. –Posso vedere il tuo polso destro.?- Lo guardo stranita… ma che domanda è?  Perplessa mi sgancio dalla sua presa e mi tiro su leggermente la manica: - ok. Ecco.- Lui guarda il mio polso e impallidisce. – Non è possibile.-  -E’ un tatuaggio .. niente di che. – Mi fissa. –Come ti chiami?- Lo guardo, non capisco, non capisco cosa vuole. –Serena. Tu?- Sbianca ancora di più. –Non è possibile. - -Strano nome.. – Sorrido. Ma lui è paralizzato e scuote la testa.. –Non puoi essere tu..- ..E  allora capisco.. il mio timore iniziale era vero. È lui.. questa volta sono io a sbiancare e scuotere la testa.. –Federico..- Lo sussurro .. ho quasi paura di dirlo. Paura che sparisca , paura che scappi.. lo fisso e a stento trattengo le lacrime. Mentre sta per dirmi qualcosa , un bambino gli si affianca e gli tira la giacca. –Papà ! Sono arrivato io da te ! –Sorride felice.  Papà?! .. mi manca il fiato, mi viene da svenire. Papà? No, no avrò capito male. Lui guarda il bambino e poi di scatto torna a fissarmi, mentre una donna si avvicina: -Ah signor Fumagalli, mi scusi .. ma è voluto correrle in contro.-  Lui si gira: - Non  c’è problema signora Bianchi.- Sorride gentile. –Allora ci vediamo domani mattina.- -Certo- -Ciao, Enea! Ci vediamo domani!- -A domani, signora Bianchi.- Il bambino è bellissimo, biondo scuro e occhi chiari, e molto educato. Avrà, più o meno, quattro anni e fa fatica a pronunciare le “n”, ma si vede che si impegna.  Lui mi guarda ancora stupefatto. –Ma sei davvero tu, Sere? – Sospiro. –Si..-Non so che altro dire e continuo a fissare il bambino che ora mi guarda interessato. Cala il silenzio per qualche minuto e mi sembra di sentire un gran peso sulle spalle. Lui guarda il bambino. –Sere, lui.. lui è mio figlio Enea.- Trattengo il fiato. Sapevo che stava con una donna, lo sapevo. Ma non sapevo di nessun figlio e di nessuna moglie.  Però guardando quel bel bambino mi si addolcisce lo sguardo. –Ciao, Enea.. -  Sorrido. –Lo sai che sei proprio un bel bambino.- e mi sporgo verso di lui. Lui, forse impaurito, si nasconde dietro alla gamba del padre. –Enea! Fai il bravo. Ringrazia.- Il suo tono è dolce, affettuoso. –Grazie.- Enea  lo sussurra. Lui mi guarda –Scusalo, non ama molto gli estranei.- Sorride, dolce, buono.  Lo guardo e rimango a fissarlo un po’, ancora mi sembra  di provare l’eco di quei sentimenti che pensavo assopiti. Quei sentimenti che ci hanno tenuti legati per 4 lunghi anni. Anche lui mi guarda, mi guarda con occhi brillanti. Quei suoi occhi scuri cosi densi, cosi intensi, cosi belli. –Sei sempre più bella.- Sorrido. –Grazie. Anche tu. .. cioè ti vedo in forma!- Mi sento cosi impacciata. Mi sembra di essere tornata indietro nel tempo, a quando avevo 18 anni e siamo usciti insieme per la prima volta. Ride. –Grazie. Lui mi mantiene in forma. Devo corrergli dietro.- e indica il piccolo aggrappato alla sua gamba. Mi guarda –Perché non mangi con noi. Parliamo un po’- Sorride, benigno, sincero, speranzoso. Mi guarda con occhi carichi di aspettative e che in silenzio mi pregano di dire si. E io non me ne accorgo, le parole escono da sole: -Si, certo.-  Ci incamminiamo verso casa sua, o meglio, casa loro e restiamo per un po’ in silenzio. – Allora quando sei tornata?-  -Stamattina. Ero in centro per lavoro.-   Annuisce.  –Capisco.-  Cade di nuovo il silenzio.  –Hai intenzione di rimanere o riparti subito?-  -No, no rimango un po’.  Magari un paio di settimane.- Sorride. –Dormi dai tuoi?-  Mi sento un po’ imbarazzata. –Si, mi pare l’idea più economica.- Ride. –Hai ragione.-  Dopo pochi passi raggiungiamo un gran palazzo con un bel portone di legno e ferro battuto. –Casa.-  Il bambino saltella sul gradino d’ingresso. Mi sento a disagio. –Sei sicuro che non disturbo. Magari tua moglie non gradisce ospiti, soprattutto tue ex. E poi così all’ultimo momento, non è educato.- Parlo in fretta, agitata, in ansia. Lui mi guarda e aggrotta la fronte –Mia moglie?!-  -Si tua moglie, la madre del bambino.. suppongo viva con voi.- Sorride e scuote la testa. –No, no .. non sono sposato. La madre di Enea è… via. Molto lontano da qui.- E sembra un po’ triste, sospira quasi quelle parole fossero pesanti macigni, che si porta dentro da tanto tempo -Oh.-  Non so bene che altro dire. Ero felice che non ci fosse nessuna donna in casa ad aspettarlo, ma dall’altra parte mi sorprendeva che avesse fatto un figlio con una donna che non fosse sua moglie e che non abitasse con loro.

Varcammo il portone ed Enea fece tutte le scale di corsa. –Papà ho fame!-  Sorrido e lui mi guarda. Sorride a sua volta. –Adesso mangiamo. Fai il bravo che abbiamo un ospite.- Arrossisco. Un po’ mi sento in imbarazzo.  Entriamo in un bel appartamento arredato accuratamente, con i mobili in legno scuro e le pareti bianche alternate da colori accesi. Una cucina all’avanguardia e ben ordinata nell’angolo a sinistra, un salone con due bei divani color crema, davanti all’ingresso, con un televisore al centro. Una scala portava al piano superiore dove, supponevo, si trovava la camera matrimoniale e una singola con un bagno.

-Bè, non è molto grande, però..- -E’ bellissima.- Sorrido sincera. Mi pace d’avvero. E mi vengono in mente i nostri sogni, i nostri progetti insieme. Mi si stringe il cuore. Non abbiamo fatto nulla di quello che c’eravamo promessi.. –Fai come se fossi a casa tua, mentre preparo un piatto di pasta.-  -Sii la pasta!- Enea ride. Il padre gli sorride. –Vuoi una mano?-  Mi guarda. –Sei gentile, ma no.. d’avvero, faccio da solo.-  Posa la giacca sul divano e la valigetta ai piedi della scala. Mi tolgo anche io la giacca e vedo che Enea fatica un po’a togliere la sua. –Aspetta , ti aiuto.- Aiuto il bambino a spogliarsi e a mettersi le ciabatte. Intanto parliamo un po’ e facciamo amicizia. Mi sono sempre piaciuti i bambini e lui è tanto dolce. Ci mettiamo sul tappeto di fronte alla tv e cominciamo a giocare insieme e io, dispettosa, gli faccio il solletico. Lui ride, ride forte. E Fede esce dalla cucina e ci guarda sorpreso. Io rido con Enea perché non riesco a trattenermi quando sento un bambino felice.  –Pazzesco!- sento dire a quell’uomo che conosco, ma non poi così bene come pensavo.  Guardo ancora quel bambino che rotola sul tappeto e ride, mentre gli faccio il solletico. Penso a tutto quello che c’eravamo promessi, alle mille cose che c’eravamo detti e, guardando quegl’occhi chiari e dolci e quella risata felice, capisco che tutto è stato messo da parte. Tutto è stato lasciato indietro in un piccolo angolo del cuore, ma magari non del tutto perduto. Alla fine, la speranza è sempre l’ultima a morire.

Mando qualche messaggio, per  annullare i piani della serata: questa cena sarà più lunga del previsto! Metto il silenzioso e ripongo il telefono in borsa, mentre con voce leggermente tremante Fede chiama entrambi a rapporto, posando tre piatti a tavola.

 

 

 

 

  
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