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Autore: La_Nene_    18/03/2012    0 recensioni
Un ritorno. Un incontro sperato, ma inatteso. Tante sorprese e... un amore ritrovato ?
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la mia prima storia originale, spero vi possa piacere.

Il mio sogno è poter lavorare con la mia passione, cioè la scrittura.

Vi ringrazio in anticipo

 

 

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Capitolo 1: Milano.

Mi aumenta il battito mentre la musica pulsa dalle cuffie e seguo il ritmo tamburellando le dita sulle ginocchia. Venti minuti e sono a casa. Casa.. che parola strana. Ma che poi casa mia dov’è? Londa o Milano? Probabilmente entrambe. Londra è la mia nuova città ci vivo da 5 anni e mi sento bene, accettata, accolta a braccia aperte. In fondo, è sempre stato il mio sogno vivere là. Ma Milano.. Milano è dove ho lasciato tutto: la mia famiglia, i miei amici…il mio amore.  Già. Il mio amore. Ho cercato di non pensarci .. di non pensare alla possibilità che tronando potrei rivederlo dopo questi lunghi 5 anni. Eppure, quella possibilità mi dilania in due: da una parte fremo nell’agitazione, felice e febbrile, di un incontro, e dall’altra affogo nella mia paura e nella mia angoscia di rivedere quel volto, quegl’occhi .. quelle labbra.

Il mio aereo atterra. Eccoci. Milano.

Scendo dai gradini instabili che portano sulla pista d’atterraggio e riesco a sentire l’aria pungente di fine Febbraio sulle guance, quell’aria carica di frenesia e di smog. Quell’aria cosi famigliare.

Ora devo riprendermi i miei bagagli, ho sempre l’ansia di non trovarli. Eccola la mia valigia rossa, inconfondibile! .. Giro con gli occhiali scuri ben posati su naso, a nascondere gli occhi gonfi di una serata a spasso per i locali. Nel mio completo beige, gonna fino al ginocchio e giacca slacciata sopra una camicia bianca, mi sento un po’ fuori posto in mezzo a così tanta gente. Sento freddo e, allora, indosso il mio cappotto nero che tengo sempre a portata di mano, mentre mi sistemo il ciuffo lungo dietro l’orecchio destro. Chissà cosa diranno le mie amiche del mio taglio! Finalmente sono riuscita a tingermi i capelli di rosso, ma  non completamente. Il mio colore naturale, biondo chiaro, ora è mesciato da diverse ciocche rosse che ben si sposano con le altre nel taglio corto, ben studiato.  Un urlo richiama la mia attenzione, mentre cerco di non ammazzarmi nel tirarmi dietro la mia valigia stracolma. Ed eccole, le mie due migliori amiche mi corrono in contro, seguite a ruota dalla mia pazza, inconfondibile, cugina.  –Seeeree!...- rido, rido e sono felice di rivederle: -Ragazzee!- mi saltano al collo e mi abbracciano. Mi abbracciano stretto, mentre vedo qualche lacrima solcare le loro guance rosse.  –Come stai?-  mi chiede Elena, sempre più bella, magra e snella con i suoi capelli lunghi bruni e i suoi occhi nocciola così profondi da perdersi dentro.  E io so quante cose quegl’occhi possono nascondere e so quanto bisogna, a volte, scavare per riuscire a scorgere quello che veramente vogliono dire. E mi tornano in mente tutte le nostre risate, le nostre chiacchierate e gli abbracci e le parole di conforto … e gli anni sui banchi di scuola, l’una accanto all’altra. Sorrido. –Bene tesoro.- l’abbraccio stretta, mi è mancata. –Mi sei mancata. Troppo.-  Lei piange –Anche tu, amore.-  Piango anche io. È sempre cosi, se una piange poi inizia anche l’altra. Mentre ne abbraccio una, l’altra mi guarda orgogliosa: - com’è andato il viaggio? Non vedevamo l’ora che tronassi.- sorride. Eleonora. Siamo cresciute insieme, sulla stessa via per anni e ci siamo sempre aiutate l’una con l’altra ed ora siamo cresciute, mai state per così tanto tempo lontane. –Bene grazie, anche io non vedevo l’ora di tornare.- e la abbraccio forte.  Poi mia cugina la guardo e non ci diciamo niente, è sempre stato cosi. Siamo sorelle mancate, è stata lei a dirlo ed io non posso che darle ragione. Ci basta guardarci per capire cosa pensiamo e cosa vogliamo dirci. Ci basta guardarci e sappiamo .. ed abbiamo detto tutto quello che dovevamo. Abbraccio anche lei, con il suo metro e novanta di altezza, riesco a capire quanto mi serviva vederla.

Mentre chiacchieriamo e ci raccontiamo di tutto,  arrivano trapelati i miei genitori. Piango alla loro vista, piango perché mi sono mancati. La mia mamma, il mio pazzo papà.. certo, vivere tutti i giorni con loro e poi passare cinque anni da sola dall’altra parte del mondo  è stato un gran cambiamento  e non potevo immaginare che sarebbe stato cosi difficile allontanarmi da loro.

Mio padre mi abbraccia forte e non vuole più lasciarmi, mia madre la vedo commossa per la prima volta in tutta la mia vita e so che sono felici. Li guardo e mi sento a casa.

Raggiungiamo le diverse macchine e andiamo a mangiare tutti dai miei. Raggiungiamo la casa e passo a rassegna con lo sguardo il quartiere e i posti in cui andavo a giocare da piccola, i giardinetti, e la scuola elementare. Arrivo al palazzo del mio condominio e lo saluto con un grande sorriso, mentre mi godo con calma la passeggiata del vialetto. Incontro diversi vicini e ragazzi che conosco, che anche loro sono venuti a trovare i genitori.  Incontro un vecchio amico lo saluto, gli dò due baci sulle guance e ci raccontiamo un po’. –Come sei diventata bella!- mi dice spavaldo. Ah gli uomini! Lo vedo come mi guarda. Lo so cosa vuole non ci metto molto a capirlo, ma faccio finta di niente e lo ringrazio per il complimento,  congedandomi  e raggiungendo il mio gruppo di benvenuto.  Decisamente non è il momento di flirtare.

Saliamo in casa e sono invasa dai ricordi. Tutto è come l’ho lasciato. Passeggio per la casa, stregata, mentre le mie amiche e la mia famiglia preparano il pranzo, concedendomi un momento di solitudine. È una cosa che devo fare da sola. Ricordare. La mia camera è ancora là, ancora piena di libri, ancora con i mille cartelli di pensieri e frasi attaccate all’armadio a muro.  E ci sono ancora le stesse foto e in quelle foto rivivo tutto. Perché c’è lui. Riesco quasi a sentirne il profumo.  La prima carezza, il primo sorriso, le risate, il primo bacio, le prime vacanze, i primi sguardi maliziosi, la prima volta. Flash su flash tutto ritorna. Esattamente come l’avevo lasciato. E non mi accorgo di avere le lacrime agl’occhi. Elena arriva e mi chiama per nome, la prima volta non la sento. –Sere è pronto!- la fisso, mi guarda. Sa perché piango. –Oh,  tesoro.- mi abbraccia. – Coraggio, siamo grandi adesso.- Sorrido. Ha ragione. Non dobbiamo piangere. Non lo dobbiamo fare.. anche perché piangere è inutile. Certo i ricordi sono belli, molto belli. E allora sorrido. Sorrido perché i ricordi sono, ancora, belli.

Mangiamo tranquilli e io racconto la mia vita londinese e il mio lavoro da redattrice in un piccolo giornale poco fuori dal centro. Mi trovo bene e mi piace. Il mio lavoro mi intriga e mi esalta. Le amicizie che ho fatto sono belle e solide. So che quando tronerò saranno là ad attendermi, ma se anche dovessi decidere di restare in Italia, so che non le perderei. Quei pazzi fuori di testa dei miei coinquilini!

Finito di pranzare le mie amiche tornano alla loro vita e così anche mia cugina: -Ma stasera ci vediamo!- -Si infatti organizziamo una bella seratina tra donne! Invitiamo anche la Marta e la Chiara.- Sorrido, ooh si le voglio vedere! –Assolutamente…non vedo l’ora!-

  
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