Questa è la mia prima
storia originale, spero vi possa
piacere.
Il mio sogno è poter
lavorare con la mia passione, cioè
la scrittura.
Vi ringrazio in anticipo
Rincontrati:
Capitolo 1: Milano.
Mi aumenta il battito mentre la
musica pulsa dalle cuffie
e seguo il ritmo tamburellando le dita sulle ginocchia. Venti minuti e
sono a
casa. Casa.. che parola strana. Ma che poi casa mia
dov’è? Londa o Milano?
Probabilmente entrambe. Londra è la mia nuova
città ci vivo da 5 anni e mi
sento bene, accettata, accolta a braccia aperte. In fondo, è
sempre stato il
mio sogno vivere là. Ma Milano.. Milano è dove ho
lasciato tutto: la mia
famiglia, i miei amici…il mio amore.
Già. Il mio amore. Ho cercato di non pensarci
.. di non pensare alla
possibilità che tronando potrei rivederlo dopo questi lunghi
5 anni. Eppure,
quella possibilità mi dilania in due: da una parte fremo
nell’agitazione,
felice e febbrile, di un incontro, e dall’altra affogo nella
mia paura e nella
mia angoscia di rivedere quel volto, quegl’occhi .. quelle
labbra.
Il mio aereo atterra. Eccoci.
Milano.
Scendo dai gradini instabili che
portano sulla pista
d’atterraggio e riesco a sentire l’aria pungente di
fine Febbraio sulle guance,
quell’aria carica di frenesia e di smog. Quell’aria
cosi famigliare.
Ora devo riprendermi i miei
bagagli, ho sempre l’ansia di
non trovarli. Eccola la mia valigia rossa, inconfondibile! .. Giro con
gli
occhiali scuri ben posati su naso, a nascondere gli occhi gonfi di una
serata a
spasso per i locali. Nel mio completo beige, gonna fino al ginocchio e
giacca
slacciata sopra una camicia bianca, mi sento un po’ fuori
posto in mezzo a così
tanta gente. Sento freddo e, allora, indosso il mio cappotto nero che
tengo
sempre a portata di mano, mentre mi sistemo il ciuffo lungo dietro
l’orecchio
destro. Chissà cosa diranno le mie amiche del mio taglio!
Finalmente sono
riuscita a tingermi i capelli di rosso, ma non
completamente. Il mio colore naturale,
biondo chiaro, ora è mesciato da diverse ciocche rosse che
ben si sposano con
le altre nel taglio corto, ben studiato. Un
urlo richiama la mia attenzione, mentre
cerco di non ammazzarmi nel tirarmi dietro la mia valigia stracolma. Ed
eccole,
le mie due migliori amiche mi corrono in contro, seguite a ruota dalla
mia
pazza, inconfondibile, cugina. –Seeeree!...-
rido, rido e sono felice di rivederle: -Ragazzee!- mi saltano al collo
e mi
abbracciano. Mi abbracciano stretto, mentre vedo qualche lacrima
solcare le
loro guance rosse. –Come
stai?- mi chiede
Elena, sempre più bella, magra e
snella con i suoi capelli lunghi bruni e i suoi occhi nocciola
così profondi da
perdersi dentro. E
io so quante cose
quegl’occhi possono nascondere e so quanto bisogna, a volte,
scavare per
riuscire a scorgere quello che veramente vogliono dire. E mi tornano in
mente
tutte le nostre risate, le nostre chiacchierate e gli abbracci e le
parole di
conforto … e gli anni sui banchi di scuola, l’una
accanto all’altra. Sorrido.
–Bene tesoro.- l’abbraccio stretta, mi è
mancata. –Mi sei mancata. Troppo.-
Lei piange –Anche tu, amore.-
Piango anche io. È sempre cosi, se una piange
poi inizia anche l’altra. Mentre ne abbraccio una,
l’altra mi guarda
orgogliosa: - com’è andato il viaggio? Non
vedevamo l’ora che tronassi.-
sorride. Eleonora. Siamo cresciute insieme, sulla stessa via per anni e
ci
siamo sempre aiutate l’una con l’altra ed ora siamo
cresciute, mai state per
così tanto tempo lontane. –Bene grazie, anche io
non vedevo l’ora di tornare.-
e la abbraccio forte. Poi
mia cugina la
guardo e non ci diciamo niente, è sempre stato cosi. Siamo
sorelle mancate, è
stata lei a dirlo ed io non posso che darle ragione. Ci basta guardarci
per
capire cosa pensiamo e cosa vogliamo dirci. Ci basta guardarci e
sappiamo .. ed
abbiamo detto tutto quello che dovevamo. Abbraccio anche lei, con il
suo metro
e novanta di altezza, riesco a capire quanto mi serviva vederla.
Mentre chiacchieriamo e ci
raccontiamo di tutto, arrivano
trapelati i miei genitori. Piango
alla loro vista, piango perché mi sono mancati. La mia
mamma, il mio pazzo papà..
certo, vivere tutti i giorni con loro e poi passare cinque anni da sola
dall’altra parte del mondo
è stato un
gran cambiamento e
non potevo immaginare
che sarebbe stato cosi difficile allontanarmi da loro.
Mio padre mi abbraccia forte e non
vuole più lasciarmi,
mia madre la vedo commossa per la prima volta in tutta la mia vita e so
che
sono felici. Li guardo e mi sento a casa.
Raggiungiamo le diverse macchine e
andiamo a mangiare
tutti dai miei. Raggiungiamo la casa e passo a rassegna con lo sguardo
il
quartiere e i posti in cui andavo a giocare da piccola, i giardinetti,
e la
scuola elementare. Arrivo al palazzo del mio condominio e lo saluto con
un
grande sorriso, mentre mi godo con calma la passeggiata del vialetto.
Incontro
diversi vicini e ragazzi che conosco, che anche loro sono venuti a
trovare i
genitori. Incontro
un vecchio amico lo
saluto, gli dò due baci sulle guance e ci raccontiamo un
po’. –Come sei
diventata bella!- mi dice spavaldo. Ah gli uomini! Lo vedo come mi
guarda. Lo
so cosa vuole non ci metto molto a capirlo, ma faccio finta di niente e
lo
ringrazio per il complimento, congedandomi
e raggiungendo il mio gruppo di benvenuto.
Decisamente non è il momento di flirtare.
Saliamo in casa e sono invasa dai
ricordi. Tutto è come
l’ho lasciato. Passeggio per la casa, stregata, mentre le mie
amiche e la mia
famiglia preparano il pranzo, concedendomi un momento di solitudine.
È una cosa
che devo fare da sola. Ricordare. La mia camera è ancora
là, ancora piena di
libri, ancora con i mille cartelli di pensieri e frasi attaccate
all’armadio a
muro. E ci sono
ancora le stesse foto e
in quelle foto rivivo tutto. Perché c’è
lui. Riesco quasi a sentirne il
profumo. La prima
carezza, il primo
sorriso, le risate, il primo bacio, le prime vacanze, i primi sguardi
maliziosi, la prima volta. Flash su flash tutto ritorna. Esattamente
come
l’avevo lasciato. E non mi accorgo di avere le lacrime
agl’occhi. Elena arriva
e mi chiama per nome, la prima volta non la sento. –Sere
è pronto!- la fisso,
mi guarda. Sa perché piango. –Oh, tesoro.- mi abbraccia.
– Coraggio, siamo
grandi adesso.- Sorrido. Ha ragione. Non dobbiamo piangere. Non lo
dobbiamo
fare.. anche perché piangere è inutile. Certo i
ricordi sono belli, molto
belli. E allora sorrido. Sorrido perché i ricordi sono,
ancora, belli.
Mangiamo tranquilli e io racconto
la mia vita londinese e
il mio lavoro da redattrice in un piccolo giornale poco fuori dal
centro. Mi
trovo bene e mi piace. Il mio lavoro mi intriga e mi esalta. Le
amicizie che ho
fatto sono belle e solide. So che quando tronerò saranno
là ad attendermi, ma
se anche dovessi decidere di restare in Italia, so che non le perderei.
Quei
pazzi fuori di testa dei miei coinquilini!
Finito di pranzare le mie amiche
tornano alla loro vita e
così anche mia cugina: -Ma stasera ci vediamo!- -Si infatti
organizziamo una
bella seratina tra donne! Invitiamo anche la Marta e la Chiara.-
Sorrido, ooh
si le voglio vedere! –Assolutamente…non vedo
lora!-