Duecentododici
Un monumento all’uguaglianza
Quello che mancherà
domani
E’ un monumento
all’uguaglianza
(Quello che manca al
mondo, Ivano Fossati)
Krasnojarsk, 8 Marzo
1849
-Com’era,
Natal’ja?-
Lo
sguardo di Jànos oscillò da Helga, che inarcò un sopracciglio, a Kende, che li
fulminò entrambi.
-Bionda!- esclamò poi, come folgorato.
-L’ultima
cosa che si può far notare in una statua, già-
-Ma era
bionda, Kende, c’è poco da fare-
-Ho
capito, Hilde, anch’io sono biondo- sospirò lo scultore di Budapest.
-Solo che
non posso piazzarle un’iscrizione in fronte, “Era bionda”. E’ poco
professionale…-
-Helga,
non Hilde- borbottò
l’Islandese, tra i denti.
-Gli
occhi, allora? Grigiazzurri. Straordinari-
continuò Jànos, ispirato.
-Oh,
perché non le fate dipingere un ritratto? Da
un pittore, magari. Mi evitereste un esaurimento…assai nervoso-
-Ne ha
già tanti, Lys, di ritratti. E nessun pittore si offende, quando specifichiamo
ch’era bionda e con gli occhi grigiazzurri. Anzi!-
-Io non sono un pittore. Insomma, questi
suoi favolosi capelli biondi… Li
teneva raccolti in modo particolare?-
-O in una
treccia o con il pugnale di suo marito- ricordò Helga.
-Ma erano
lunghissimi, dipingeteli sciolti. Sarà
più suggestivo…-
Dipingeteli.
D’altra
parte era il figlio di Kolnay, quel ragazzino.
Jànos
Desztor, quasi ventisei anni e una sfacciataggine rara.
-Lunghi
quanto?- s’informò, vagamente interessato.
-Oltre il
ginocchio, direi… Sì, esattamente-
Kende
sgranò gli occhi.
-Ma era
una matta o una Rivoluzionaria?-
Jànos
sorrise, serafico.
-Entrambe le cose-
-Certo. Era amica vostra… Vestiti?-
-Sempre
spiegazzati, stropicciati, stracciati, da post-Battaglia di Borodino… Dio, che spericolata…-
-Capisco. Tratti del viso?-
-Assolutamente polacchi. Cioè, molto
slavi…-
-Benissimo.
Era bella?-
-Oh, da impazzire…-
Hell tirò
una gomitata a Jàn, guardandolo storto.
-Beh,
mettetevi d’accordo-
-Era
meravigliosa- asserì Jànos, radioso.
-Era
terribilmente carina- confermò Helga, seppur avvertendo un pizzico di gelosia.
-La più
bella del quartiere era Helga, forse,
ma nessuna spezzava cuori come Natalys…- precisò Szöcske, sognante.
-Fantastico.
Passiamo a Fryderyk?-
-Chi?-
-Vostro
fratello…-
-E’ solo
mio fratello, Kende. Helga è mia moglie, capirai…-
Moglie di quello
scapestrato?
Oh, povera disgraziata.
-E si
chiamava Feri. Sei ungherese anche tu, non dovresti
stupirti…-
-Va bene,
Hilde. Feri. Com’era, dunque?-
-Helga,
non Hilde-
-Non
lavoro all’anagrafe. Magari ti chiami Hilde…-
-Lo
giuro, no! Sono Helga Björg Dolokova Desztor, domanda a mio padre…-
Jànos
annuì, pensieroso.
-L’ho
sempre chiamata Helga… Presumo che sia il suo vero nome, zio-
-Non sono
tuo zio! Ma una descrizione di Fryderyk, per grazia divina…-
-Feri. Capelli pietra di lava, occhi
carbone ardente. Era alto, per essere un Desztor, figura imponente…
Tratti straordinariamente
ungheresi. In
genere non si pettinava, indossava
camicie a brandelli, pantaloni scuri e stivali alti, di pelle. Bello, eh, ma
non quanto me. Lui era bello e spaventoso, io sono bello e pseudo - angelico.
Insomma…
Oh, Kende! Lui era uguale a papà-
-Certo. Segni particolari?-
-Cicatrici
di guerra…-
-Amore
folle per Natal’ja-
-I
loro numeri?-
-Cosa?-
-Sono
stati entrambi ad Omsk…-
-Anch’io…-
-Ma io devo scolpire loro!-
-Ehi, io
sono il terzo fondatore!-
-Ci
penserò. Ora ditemi come li chiamavano quei bastardi del carcere. Mi servirà-
-Feri
0348, Lys 1482-
-Sul
polso destro?-
-No, sul naso! Khristos, che ironia
infame…-
-Perfetto.
Potete andare. Oh, Hilde… Anche tuo marito merita una statua?-
Helga
annuì, sorridendo.
-Certo!
Erano loro tre, gli dei della Rivoluzione!-
Poi
spalancò gli occhi, realizzando come l’aveva chiamata.
-Helde, non Hilde!- gridò, confondendosi
-Cioè… Helga-
-E allora
lo scolpirò…- rifletté lui, ignorandola -Era un eroe, no?-
-Altroché!
Solo che è ancora vivo…-
-Meglio se crepava. Insomma, andate a
fare un giro… Sono io, quello dei monumenti ai caduti…e non-
Dio se era difficile, lavorare su
commissione…
In realtà
l’iniziativa era stata sua, ma doveva pur avere le caratteristiche fisiche…
Si
domandò, poi, come rappresentare l’amore di Feri per Natal’ja.
Una
stretta di mano forse non bastava…
L’unica
che cicatrice che Kende scolpì a Feri, era all’altezza del cuore.
Una N.
Lei tornerà in una
notte d'estate
L’applaudiranno le stelle incantate
(Il Fannullone,
Fabrizio De André)
Note
Ed ecco
Kende alle prese con Jàn ed Hell, e la commissione delle statue ;)
Forse è
meno ribelle di Kolnay e Feri, ma i tipici tratti Desztor li ha, altroché…
Ed è
fissato con Hilde e Fryderyk, assolutamente.
Correggetelo
su tutto, ma non su quello! ;)
A presto!
Marty