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Autore: Natalja_Aljona    19/03/2012    1 recensioni
Natal'ja vende fiammiferi e sogna la Rivoluzione.
Siberiana fin nelle ossa e nel sangue, nel cuore e nell'anima, nipote di uno dei capi dei Decabristi ed ultima erede della famiglia russa più temuta dallo zar, è quasi impazzita in prigione ma sa che non è finita.
Geórgos vive per la guerra e per il cielo di Sparta.
Nato durante la Guerra d'Indipendenza Greca e nipote del capo dei Kléftes, i briganti e i partigiani del Peloponneso, ogni notte spara alle stelle perché ha un conto in sospeso con gli Dei.
Feri è uno zingaro ungherese, il terzogenito di Kolnay Desztor, il criminale del secolo, e il più coraggioso dei suoi fratelli.
Legge il destino tra le linee della mano, e tre anni di galera e lavori forzati non sono bastati a fargli smettere di credere nel suo.
Nikolaj, ussaro polacco e pianista mancato, crede di aver perso tutto.
Sa che l'epilessia, i complessi d'inferiorità nei confronti del padre morto, l'ossessione per sua cugina e i suoi sogni infranti lo uccideranno, ma la sua morte vuole deciderla lui, e a ventidue anni s'impicca per disperazione e per vendetta.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Duecentododici


Duecentododici

Un monumento all’uguaglianza

 

Quello che mancherà domani

E’ un monumento all’uguaglianza

(Quello che manca al mondo, Ivano Fossati)

 

Krasnojarsk, 8 Marzo 1849

 

-Com’era, Natal’ja?-

Lo sguardo di Jànos oscillò da Helga, che inarcò un sopracciglio, a Kende, che li fulminò entrambi.

-Bionda!- esclamò poi, come folgorato.

-L’ultima cosa che si può far notare in una statua, già-

-Ma era bionda, Kende, c’è poco da fare-

-Ho capito, Hilde, anch’io sono biondo- sospirò lo scultore di Budapest.

-Solo che non posso piazzarle un’iscrizione in fronte, “Era bionda”. E’ poco professionale…-

-Helga, non Hilde-  borbottò l’Islandese, tra i denti.

-Gli occhi, allora? Grigiazzurri. Straordinari- continuò Jànos, ispirato.

-Oh, perché non le fate dipingere un ritratto? Da un pittore, magari. Mi evitereste un esaurimento…assai nervoso-

-Ne ha già tanti, Lys, di ritratti. E nessun pittore si offende, quando specifichiamo ch’era bionda e con gli occhi grigiazzurri. Anzi!-

-Io non sono un pittore. Insomma, questi suoi favolosi capelli biondi… Li teneva raccolti in modo particolare?-

-O in una treccia o con il pugnale di suo marito- ricordò Helga.

-Ma erano lunghissimi, dipingeteli sciolti. Sarà più suggestivo…-

Dipingeteli.

D’altra parte era il figlio di Kolnay, quel ragazzino.

Jànos Desztor, quasi ventisei anni e una sfacciataggine rara.

-Lunghi quanto?- s’informò, vagamente interessato.

-Oltre il ginocchio, direi… Sì, esattamente-

Kende sgranò gli occhi.

-Ma era una matta o una Rivoluzionaria?-

Jànos sorrise, serafico.

-Entrambe le cose-

-Certo. Era amica vostra… Vestiti?-

-Sempre spiegazzati, stropicciati, stracciati, da post-Battaglia di Borodino… Dio, che spericolata…-

-Capisco. Tratti del viso?-

-Assolutamente polacchi. Cioè, molto slavi…-

-Benissimo. Era bella?-

-Oh, da impazzire…-

Hell tirò una gomitata a Jàn, guardandolo storto.

-Beh, mettetevi d’accordo-

-Era meravigliosa- asserì Jànos, radioso.

-Era terribilmente carina- confermò Helga, seppur avvertendo un pizzico di gelosia.

-La più bella del quartiere era Helga, forse, ma nessuna spezzava cuori come Natalys…- precisò Szöcske, sognante.

-Fantastico. Passiamo a Fryderyk?-

-Chi?-

-Vostro fratello…-

-E’ solo mio fratello, Kende. Helga è mia moglie, capirai…-

Moglie di quello scapestrato?

Oh, povera disgraziata.

-E si chiamava Feri. Sei ungherese anche tu, non dovresti stupirti…-

-Va bene, Hilde. Feri. Com’era, dunque?-

-Helga, non Hilde-

-Non lavoro all’anagrafe. Magari ti chiami Hilde…-

-Lo giuro, no! Sono Helga Björg Dolokova Desztor, domanda a mio padre…-

Jànos annuì, pensieroso.

-L’ho sempre chiamata Helga… Presumo che sia il suo vero nome, zio-

-Non sono tuo zio! Ma una descrizione di Fryderyk, per grazia divina…-

-Feri. Capelli pietra di lava, occhi carbone ardente. Era alto, per essere un Desztor, figura imponente…

Tratti straordinariamente ungheresi. In genere non si pettinava, indossava camicie a brandelli, pantaloni scuri e stivali alti, di pelle. Bello, eh, ma non quanto me. Lui era bello e spaventoso, io sono bello e pseudo - angelico.

Insomma… Oh, Kende! Lui era uguale a papà-

-Certo. Segni particolari?-

-Cicatrici di guerra…-

-Amore folle per Natal’ja-

-I loro numeri?-

-Cosa?-

-Sono stati entrambi ad Omsk…-

-Anch’io…-

-Ma io devo scolpire loro!-

-Ehi, io sono il terzo fondatore!-

-Ci penserò. Ora ditemi come li chiamavano quei bastardi del carcere. Mi servirà-

-Feri 0348, Lys 1482-

-Sul polso destro?-

-No, sul naso! Khristos, che ironia infame…-

-Perfetto. Potete andare. Oh, Hilde… Anche tuo marito merita una statua?-

Helga annuì, sorridendo.

-Certo! Erano loro tre, gli dei della Rivoluzione!-

Poi spalancò gli occhi, realizzando come l’aveva chiamata.

-Helde, non Hilde!- gridò, confondendosi -Cioè… Helga-

-E allora lo scolpirò…- rifletté lui, ignorandola -Era un eroe, no?-

-Altroché! Solo che è ancora vivo…-

-Meglio se crepava. Insomma, andate a fare un giro… Sono io, quello dei monumenti ai caduti…e non-

Dio se era difficile, lavorare su commissione…

In realtà l’iniziativa era stata sua, ma doveva pur avere le caratteristiche fisiche…

Si domandò, poi, come rappresentare l’amore di Feri per Natal’ja.

Una stretta di mano forse non bastava…

L’unica che cicatrice che Kende scolpì a Feri, era all’altezza del cuore.

Una N.

 

 

Lei tornerà in una notte d'estate
L’applaudiranno le stelle incantate

(Il Fannullone, Fabrizio De André)

 

 

 

Note

 

Ed ecco Kende alle prese con Jàn ed Hell, e la commissione delle statue ;)

Forse è meno ribelle di Kolnay e Feri, ma i tipici tratti Desztor li ha, altroché…

Ed è fissato con Hilde e Fryderyk, assolutamente.

Correggetelo su tutto, ma non su quello! ;)

 

A presto!
Marty

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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