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Autore: Arimi_chan    19/03/2012    2 recensioni
Due vite che apparentemente non hanno nulla in comune, forse solo una grande solitudine, ma che si intrecceranno inevitabilmente scoprendo il vero significato della parola "casa".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

Capitolo 4

 

Macciao a tutti, questo capitolo è stato parecchio difficile, ma ce l'ho fatta e sono ancora qui. Non vi libererete facilmente di me! XD

Ringrazio tanto chi legge.  Siete davvero in tanti, e mi fà un piacere assurdo, sappiatelo.

E ringrazio soprattutto CloserToMars_   e   Marlary_killmydreams ( o la dolce Marty, dipende dai punti di vista)  per le bellissime parole che mi hanno lasciato. Vi amo ragazze! <3

Certo, se qualcun'altro mi facesse sapere il proprio parere, non mi offenderei, anzi, essendo la prima che scrivo, ho tanti dubbi, e sapere anche solo dove sbaglio o cosa sbaglio, mi aiuterebbe anche a capire meglio i 30 Seconds to Mars.

Detto questo, spero vi piaccia e vi lascio dicendo.....che il meglio sta per arrivare. XD 

Un bacio! Simona.

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"Thank you so much and see you soon!"

Con queste parole, Jared, aveva salutato il suo pubblico di quella sera.

Si era divertito tantissimo, di imprevisti, per fortuna, non ce n'erano stati, e il pubblico era stato calorosissimo.

Era, però, sfinito. Colpa anche dell'età, forse, quarant'anni si facevano sentire, ma amava il suo lavoro, i suoi fan, e continuare a regalare emozioni era come una missione di vita, per lui.

Non vedeva l'ora di fare una bella doccia rilassante, una volta arrivato in albergo. Per fortuna avrebbero festeggiato due giorni dopo, quindi non aveva altri impegni per la serata.

Una volta entrato in camerino prese una bottiglietta d'acqua e svitò il tappo, poi si sedette sulla poltrona più vicina.

Lo faceva sempre dopo ogni concerto, rifletteva su cosa era andato bene e cosa male, su cosa dovevano migliorare e cosa avrebbero fatto meglio ad evitare. Ma era anche e soprattutto, per elaborare le mille emozioni, talvolta contrastanti che si possono provare in sole due ore di show.

Si, perchè in quelle due ore le emozioni e le sensazioni lo stordivano, lo facevano morire per poi farlo rinascere come una fenice.

Paura, nervosismo, ansia, il cuore a mille, prima di ogni concerto.

Ma quando l'ansia passava, una scarica di adrenalina si impossessava di lui e sarebbe stato capace di alzare una montagna se solo glielo avessero chiesto.

Era padrone delle lacrime, le urla, i sorrisi altrui e in quei piccoli frangenti si sentiva amato, nulla si prospettava impossibile ai suoi occhi, quasi fosse il re del mondo.

Ma quando il concerto finiva e le sensazioni non erano più amplificate e non c'er più gente ad applaudirlo o a cantare con lui, tornava nel suo silenzio opprimente.

Pensare a quanto fosse realmente solo nella vita lo faceva sentire un uomo fallito.

Sicuramente aveva una gran bella casa al centro di Los Angeles, aveva una macchina da migliaia di dollari, soldi a palate, faceva il lavoro che aveva sempre sognato e donne che non gli avevano mai fatto mancare i piaceri della carne.

Purtroppo, però, arrivato a quarant'anni, sentiva il pressante e crescente bisogno di qualcosa di più. Amici ne aveva, pochi sicuramente, ma fidati e per lui c'erano sempre stati. Sua madre lo adorava, così come suo fratello, ma quante volte era tornato a casa, dopo il lavoro e aveva avuto la sensazione di trovarsi in albergo? O a casa di uno sconosciuto? Quante volte immaginava di trovare qualcuno ad aspettarlo, ma puntualmente non c'era nessuno.

Aveva realizzato il suo sogno no? Riusciva ad emozionarsi emozionando, che male c'era?

Ma sapeva perfettamente che, nonostante tutto, gli umani erano alla continua ricerca di qualcosa di impossibile nella loro vita.
Ma lui non voleva niente, stava bene così. L'unica cosa che gli mancava era l'amore. Ne riceveva sicuramente molto dai fan, dagli amici, dai familiari, ma quello vero, che ti fà battere il cuore, dov'era?

Perso nelle sue riflessioni decise di cambiarsi la maglia, e sciacquare un attimo il viso, almeno per togliere le ultime gocce di sudore.

Il giorno dopo, pensava, avrebbe dormito fino a tardi, poi avrebbe mangiato un'insalata al McDonald's dove lavorava la ragazza misteriosa, ed infine sarebbe andato a cenare nel locale più esclusivo della città.

Non sapeva se Shannon lo avrebbe accompagnato o meno. O forse era lui a non volere suo fratello. Aveva un egoistico bisogno di stare solo, di pensare.

O a programmare la sua vita. Si, perchè ormai aveva una certa età, e il tempo che gli rimaneva per restare sulla terra, prima di volare verso Marte, si accorciava sempre di più, ogni minuto che passava. Quei primi quarant'anni di vita erano passati davvero in un baleno.

Chiudendo gli occhi si rivide bambino a giocare con un acquilone insieme a Shannon, e poi il primo provino, i primi film, i primi fan e i primi concerti. Gli ultimi quindici anni gli avevano insegnato tanto, ma erano passati troppo velocemente.

Se c'era una cosa che lo angosciava era la solitudine, la possibilità di rimanere da solo, senza nessuno che lo avesse accompagnato in quell'avventura che lo spaventava come poche: la vecchiaia.

Un bussare frenetico alla porta lo riscosse, dalla delicatezza, pensò, sarebbe stato Shannon.

Con passo strascicato si avviò verso la porta e la aprì. Suo fratello gli si parò davanti con il più bello e dolce dei suoi sorrisi.

"Hai finito? Siamo pronti per tornare in albergo!" Shannon entrò nel piccolo camerino e si sedette nella stessa poltrona che aveva usato lui poco prima per riflettere.

Sapeva che suo fratello non lo avrebbe abbandonato mai, che per lui ci sarebbe sempre stato. In tanti anni Shannon aveva ricoperto diversi ruoli: fratello, padre, amico, confidente, compagno di scorribande e di band e se proprio bisogna essere davvero sinceri, andavano spesso a caccia di donne la sera. Niente di troppo impegnativo ovviamente, solo uno sfogo puramente sessuale.

"Ti vedo pensieroso. Cos'è? Pensi ancora alla bionda?" Ecco, questo era l'amico, quello che cercava di tirarlo su di morale.

"No, come mai hai pensato a lei? Sinceramente pensavo a cosa farne della mia vita."

"E ti fai queste domande alla tua età? Non ti sembra tardi? Ascolta Jay..." E qui partivano i consigli da fratello maggiore. "Avremo anche un'età, ma dobbiamo divertirci, viaggiare, conoscere gente, fare del nostro meglio. Non ti basta essere uno degli uomini più fighi sulla faccia della terra? Dai, c'è gente che ti considera più divaH di Marilyn Monroe!" E detto questo prese a sgranocchiare uno degli amati biscotti di Jared.

"Sai bro, penso tu abbia ragione!" Disse Jay sorridendo. Sorriso falso, si intende. Da bravo attore qual'era riusciva ad ingannare anche suo fratello quando voleva.

"Togli quel sorriso e quell'espressione ebete dal viso. Mi stai prendendo per il culo, ti conosco. Quando hai voglia di parlare, sai dove trovarmi. Adesso sbrigati, che aspettiamo solo te! " Detto questo si alzò e uscì dal camerino.

Bè, forse quella volta, non era riuscito del tutto ad ingannare suo fratello.

**********************************************************

Quel venerdì mattina si era rivelato come gli altri.

Niente avvenimenti speciali e Victoria che faceva i capricci perchè non voleva andare all'asilo.

La sera precedente aveva ripensato ai due ragazzi. Le sembrava davvero così strano aver parlato con due star mondiali? All'inizio si, ma tornata a casa era stata subito distratta dalla bambina che le raccontava l'entusiasmante vicenda di un pesciolino che cercava disperatamente suo figlio Nemo in giro per l'oceano.

Al lavoro non c'era confusione, forse perchè era ancora presto e sapeva che quella sera ci sarebbe stata molta più gente, ma per fortuna, aveva il turno di mattina.

Quel pomeriggio Alexander sarebbe passato a prendere la bambina, e il fine settimana l'avrebbe passato tra il lavoro e il relax più assoluto in casa, magari, pensò, un giro per il centro commerciale, non le avrebbe fatto male. Aveva bisogno di qualche maglione, in vista dell'imminente autunno.

Stava prendendo l'ennesimo ordine quando vide entrare il ragazzo del giorno prima, Jared o Shannon, o come si chiamava lui. Vide il ragazzo salutarla con un piccolo cenno della mano destra e lei, accennando un piccolo sorriso, abbassò il volto imbarazzata. Non pensava minimamente che sarebbe ritornato. Si chiedeva come avesse dovuto comportarsi e cosa avrebbe dovuto dire, non aveva mai parlato con un personaggio famoso, escluso il giorno prima naturalmente. Non riuscì ad arrivare ad una conclusione, dato che Nathan le aveva chiesto aiuto in cucina.

Non voleva crederci, il tizio era sicuramente venuto per parlarle e lei non solo aveva accennato appena un sorriso, ma addirittura non poteva servirlo, quasi fosse una ragazzina alle prime armi che si nascondeva.

Lo vide discostarsi dalla fila e cercare di guardare nella sua direzione. Per un attimo i loro sguardi si erano incrociati e lui la salutò nuovamente.

Passati una quindicina di minuti tornò alla sua postazione e cercò per tutta la sala il ragazzo.

Non lo trovò e subito pensò che se ne fosse andato. Il giorno prima lo aveva trattato male e quel giorno il lavoro non le dava tregua. Possibile che fosse destinata ad essere così scortese?

"C'è molto lavoro a quest'ora eh?" Si girò in direzione della voce, e lo vide.

Appoggiato al muro, braccia incrociate e sorrisino beffardo.

"Bè, abbastanza. Scusami per prima." Rispose lei alquanto imbarazzata.

"Non preoccuparti, potrei ordinare?" E lo vide scostarsi dal muro per andarle di fronte.

"Mi stupisco di come tu non abbia già ordinato."

"Forse aspettavo te, Carly." Rispose sussurrando.

"E forse tu non dovresti prendermi in giro, Shannon." Vide il ragazzo sbarrare gli occhi. probabilmente non si aspettava di essere riconosciuto.

"Shannon? Forse ti confondi, io sono Jared."

"Oh scusami, ehm...vuoi ordinare?" Aveva fatto una figuraccia, effettivamente aveva il 50% di possibilità di indovinare, ma quella mattina l'oroscopo aveva parlato chiaro, non era una giornata particolarmente fortunata.

"No, ero solo passato per un saluto, magari torno domani." Era diventato acido, come se l'aver sbagliato nome lo avesse offeso. Maledette superstar, loro e i loro vizi, pensò Carly.

"Va bene, certo, e scusa ancora."

"Fà niente, comunque adesso devo proprio andare, ciao."

"Ok, ciao."

E lo vide sparire. Deluso, amareggiato e profondamente scosso.

"Carly, verresti a darmi una mano?" Ecco che di nuovo Nathan reclamava la sua presenza. Decise di non pensare a quel ragazzo e buttarsi a capofitto nel lavoro. Era inutile pensare ad una persona che si conosce appena, ma aver deluso le sane aspettative di qualcun'altro la rendeva parecchio triste.

Oh ma al diavolo quel Jared, lei era una persona normale, e in quanto tale doveva pensare a se stessa, alla sua bambina e quel giorno per dimenticarlo avrebbe fatto un pò di sano shopping.

**************************************************

Se c'era una cosa che odiava era proprio andare a fare shopping. Proprio non le andava di girare per negozi. Era sempre stata una tipa pratica della serie -mi serve questo vado e lo compro-.

Ma le serviva un vestito nuovo.

La sera dopo ci sarebbe stata la festa, e sicuramente non poteva presentarsi in jeans, suo marito non glielo avrebbe mai permesso.

Il centro commerciale di Atlantic City era alquanto piccolo, o forse era lei ad essere abituata a enormi centri commerciali? In ogni caso li odiava comunque.

Le serviva un vestito non troppo elegante, ma che comunque le consentisse di fare le sua bella figura. Non era molto alta, ma per fortuna aveva un gran bel fisico, a parte il seno, ma la sua seconda le bastava,o almeno, bastava a suo marito.

Era sposata da poco più di un anno, dopo anni e anni di fidanzamento avevano deciso di bruciare la tappa del matrimonio.

"Amore, che ne dici di questo?" Le chiese suo marito mostrandole un vestito. E vedendolo si innamorò.

Era un vestito nero, a tubino. Semplice, come piaceva a lei.

"Hai davvero buon gusto quando vuoi, sai?" Si avvicinò per prendere il vestito e lasciò un casto bacio sulla bocca del marito. "Vado a provarlo."

E detto questo si avviò verso il camerino più vicino. Tirò la tendina, entrò e lentamente si spogliò. Il vestito era, fortunatamente, della taglia giusta, suo marito avava occhio...oppure conosceva così bene il suo corpo? Scacciò il pensiero malizioso dalla testa e tirò su la lampo del vestito. Scostò le tende e si fece ammirare dal suo uomo.

"Uhm...direi che effettivamente, non potevo trovare di meglio! Ahahaha." Sempre il solito lui. Sempre a scherzare e a prendersi tutti i meriti. Lo amava, tanto, e avrebbe fatto di tutto per lui.

"Bel vestito!" Si girò per vedere chi avesse espresso il proprio parere e notò la ragazza del giorno prima.

"Hey, ciao! Davvero ti piace?" Le chiese.

"Si, ti sta molto bene. Non hai mangiato i pasticcini che hai comprato ieri eh?" Le piaceva quella ragazza, era simpatica, allegra e spensierata.

"Effettivamente ne ho solo assaggiato uno, sai com'è, questi uomini!" E indicò il marito.

Risero di gusto entrambe.

"Ti serve per un evento particolare?" Chiese Carly riferendosi al vestito.

"Una semplice festa, niente di particolare. Se ti va puoi venire a farci un salto."

Le era davvero dispiaciuto non averla potuta invitare al concerto il giorno prima, magari le avrebbe fatto una sorpresa invitandola.

"Cosa? E dovrei imbucarmi? No, ma grazie del pensiero."

"Ma che imbucarti, ti sto invitando io. Saremo solo io e un'altra ragazza, in un covo di uomini. Una donna in più, anche solo per cambiare discorsi, ci farebbe davvero piacere."

"Ancora a provare vestiti stai? Dai che è tardi!"

Le due ragazze si girano contemporaneamente.

"Hey, ma tu sei la ragazza di ieri, Carly giusto?" Si rivolse subito alla ragazza.

Quando aveva raggiunto i ragazzi dall'ottico aveva detto a Shannon cosa le era successo, e lui aveva annuito specificando che li aveva accompagnati lei e che piaceva parecchio a Jared. Vide i due parlare con calma e, a quanto aveva capito, la ragazza si stava scusando per essersi comportata in modo non molto educato il giorno prima.

Pensando subito di aiutare Jared, e soprattutto conoscendo Shannon, pensò di mettere la ragazza con le spalle al muro.

"Shan, sai, l'ho invitata alla festa di domani sera, ma non vuole venire."

Vide la ragazza sbarrare gli occhi.

"Che cosa? No, devi venire per forza, dai ci divertiamo, mangiamo e balliamo. Devi solo mettere un bel vestito! Al resto ci pensa zio Shan." E accompagnò il tutto con dei movimenti da "invasato da discoteca" e un occhiolino.

Quando doveva convincere una ragazza, Shan non usava mezzi termini...e non lasciava mai una possibilità. Sapeva di essersi comportata male nei confronti della ragazza, in fondo non la conosceva nemmeno, ma voleva aiutare Jared.

"Io, non so, cioè...ehm davvero ragazzi, mi sentirei di troppo." Era timida, molto timida, lo aveva capito subito. E decise di provare a convincerla.

"Ascolta, è solo una festa, se poi non ti piace puoi tornare a casa. Ci stai?" E usò il suo sguardo più dolce.

La ragazza la squadrò, e poi sbuffando disse: "Sappiate che lo faccio solo perchè voglio scusarmi con tuo fratello" e indicò Shannon "e perchè non voglio lasciare te e la tua amica da sola!"

Il batterista si era ormai dato ai festeggiamenti, e la ragazza era diventata rossa come un peperone.

"Se mi dai il tuo numero di telefono ci sentiamo per domani." Le disse.

"Oh ma certo, comunque, io sono Carly!" E le tese la mano sorridendo.

"Oh giusto, io mi chiamo Vicky e quel barbone" disse indicando il suo uomo "è mio marito, Tomo."

Sarebbe diventata sua amica? Non lo sapeva. Di una cosa era sicura, il giorno dopo, Carly sarebbe diventata la protagonista della serata.

   
 
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