Lo ha fatto di nuovo; sa che non deve, infatti piange ogni volta, lo fa mentre delle lacrime le rigano il volto. Ma non le importa, è quello che merita. Stavolta però, non lo dirà a nessuno, è stufa delle solite lamentele, delle solite chiacchiere. Il vero male rimane dentro, come il diavolo. Il diavolo non si fa vedere, non parla, non confessa. Tiene tutto dentro, in silenzio, lui è forte, lui non piange. Lei sì, troppo spesso. Fa male, ora trema, il sangue continua ad uscire. Lei è indifferente. Brucia ancora. Sembra che qualcuno ci stia mettendo del sale sopra, vuole farlo ancora, ma non può: attirerebbe troppa attenzione. E' corsa in bagno, è entrata nella prima porta aperta, l'ha chiusa a chiave dietro di sé, eccole, le forbici, le ha impugnate, ancora una volta, come la prima; e ha iniziato a graffiare: prima con timore, poi più velocemente, tutto d'un tratto, affondando quasi nella carne, tanto ce né, di carne. Senza che se ne accorgesse sono apparse tante piccole linee rosse, il sangue continua ad affacciarsi dalla ferita. Ora sta quasi meglio, quasi.
-Cosa scrivi? . . . -niente.