Ho iniziato questa fan fiction ponendomi prima mille domande, non so se potrò aggiornare con regolarità ma credo di riuscire a scrivere almeno un capitolo a settimana.
Avevo l’idea di questo personaggio (Claudine) che già da un po’ mi ronzava per la testa. Questo personaggio innamorato di un uomo misterioso, un uomo che non è spesso usato nelle fan fiction, un uomo che la stessa maestra Ikeda ha un po’ tralasciato.
Sono ben accetti consigli e recensioni di qualsiasi genere, io sarò qui in attesa dei vostri pareri! Grazie in anticipo a tutti coloro che leggeranno!


La dama in rosso, Madame Rouge, Dame Rot, come azzardava spesso la regina, o semplicemente Claudine.
Così era chiamata la donna più invidiata di Francia.
Amava indossare monotonamente quel colore da lei così tanto amato.
Il colore della passione, delle rose, del sangue, il colore della vita, della superbia.
Guardata con disprezzo dalle nobili quella giovane silenziosa non aveva bisogno di risate acute e di stupide battute a doppio senso per attirare l'attenzione, la sua presenza bastava a stupire e ad ammaliare gli uomini.
Di bell'aspetto, elegante, graziosa, fine. Una dama dai lunghi capelli neri che portava quasi sempre raccolti in una mediocre acconciatura che lasciava ricadere ciocche sulle spalle. Immancabile il cappello rosso, come il vestito, con rifiniture nere e due piume che scendevano leggere sino ad invadere lo spazio della fronte.
Stretta parente della famiglia Jarjayes, Claudine la Fleur era la sola erede del patrimonio di una delle più potenti famiglie della nazione.
Imparentate quasi per sbaglio nelle loro vene scorreva lo stesso sangue, eppure le giovani erano così diverse.
Oscar e Claudine.
La prima: Il comandante.
Temuta ed ammirata dagli uomini. Amata, forse con esagerazione riverita, dalle donne.
Giovane d'aspetto ma con lo spirito saggio madamigella Oscar sapeva farsi strada tra la folla senza sforzo poiché, al sentire il rumore deciso dei suoi passi per tutti era un dovere spostarsi per far proseguire il cammino di quella amazzone.
Gambe magre e lunghe, moderatamente muscolose sorreggevano quel corpo sodo e slanciato.
Le spalle larghe, sguardo deciso e distaccato avrebbero fatto credere a chiunque che quel bellissimo soldato fosse solo un ragazzo, ma poi, se si osservava meglio erano i dettagli che traboccavano della sua femminilità: Il bacino stretto e quella forma ondulata tipica di una donna nel fiore degli anni, il leggero tepore roseo delle guance, le mani candide e sottili, la linea delle labbra così marcata e la bocca. La bocca che sembrava implorare un bacio, un bacio del suo vero amore.
Quella mattina fiacca di maggio Oscar era come sempre impegnata ad allenarsi, e l’attenta spettatrice era Claudine, la cui presenza a palazzo era ormai scontata.
Godendosi il vento fresco all’ombra di un grande albero seduta sull’erba morbida assolta nei suoi pensieri in silenzio, come sempre senza proferire parole superflue.
Forse era questo che aveva creato il legame che univa le due donne così diverse: L’amore per il silenzio.
Ovattati i respiri di Oscar che boccheggiava arrivavano a Claudine, e la giovane comandante dal canto suo così immersa in quei respiri affannosi non sentì quel cavallo in lontananza arrivare, quel cavallo che invece avrebbe dovuto sentire.
Madame Rouge distolse lo sguardo dall’amica per accogliere una nuova visione: Andrè.
Il ragazzo come sempre sorridente assaporava la velocità del suo destriero spingendolo oltre le sue possibilità.
“C’è il tuo attendente” – Disse Claudine enfatizzando l’ultima parola.
Ed Oscar non poté far altro che abbandonarsi ai suoi pensieri di donna vedendo l’uomo che ormai amava da diciotto anni.
“Nanny mi preparerà un the” – Aggiunse Rouge retorica che si diresse verso l’interno del palazzo.
“Buongiorno Oscar” – Era la voce felice di Andrè.
“Buongiorno” – Era Oscar che fredda nascondeva i suoi veri sentimenti.
Sorseggiando il suo the Claudine dando le spalle alla finestra ascoltava la conversazione dei due, ormai spettatrice di quell’amore a senso unico che era quello di Oscar per Andrè.
Rivedeva se stessa in Oscar poiché anche la giovane dama era costretta a soffocare i suoi sentimenti, ma non per timidezza, bensì per rango.