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Autore: AlexisRendell    19/03/2012    3 recensioni
La continuazione della mia precedente fanfiction. Racconterà il viaggio di Liberty, la figlia di N e White, e ci saranno anche accenni ai futuri "pokémon bianco e nero 2", ovviamente inventati.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Un ombra nera.

Si girò di scatto. Era stato solo per un secondo, ma era sicuro di averla vista.

-Che hai?- White lo guardava perplessa.

N si girò verso di lei, gli occhi verdi che brillavano al sole. – Mi era sembrato di vedere qualcosa.- rispose lui.

White sorrise. –Smettila di preoccuparti. Il trio oscuro se ne è andato.-

N la prese per il fianco. –Si, immagino tu abbia ragione.- Sorrise.

Liberty correva davanti a loro, verso il laboratorio di Aralia, tremando per l’agitazione.

Quel giorno avrebbe ricevuto il suo primo pokémon.

La prof Aralia aprì la porta.  –Oh, White, cara, quanto tempo!- abbracciò calorosamente White e fece i complimenti a Liberty per quanto fosse cresciuta.  Per ultimo, salutò N. Non con la stessa felicità, però. Lo guardò per qualche secondo negli occhi, poi si girò e li portò in una stanza, dove su un tavolo c’erano tre pokéball.

Le aprì, e da esse uscirono un tepig, uno snivy e un oshawott. Liberty squittì di gioia.

-Ora devi fare una scelta che segnerà l’inizio del tuo viaggio come allenatrice di pokémon!- le disse Aralia, sorridendo.

Liberty guardò attentamente i tre pokémon. Era indecisa.

I tre pokémon avevano intanto iniziato a litigare furiosamente fra loro.

-Maledizione… questo snivy è davvero intrattabile… non fa che litigare con gli altri…- Aralia prese il piccolo pokémon d’erba e fece per chiuderlo in una gabbia lì vicino, ma quello la morse.

Aralia gemette, e N rise. Lei lo fulminò con lo sguardo.

Snivy cadde a terra e si rifugiò dietro le gambe di Liberty.

Aralia lo riacciuffò. –Basta, mi hai proprio stancato.- chiamò un suo assistente e gli consegnò lo snivy, che si dimenava furiosamente.

-Che gli vuole fare quel signore?- chiese Liberty.

-Lo sopprimerà. Un pokémon del genere non può essere dato in affido a degli allenatori.-

Liberty spalancò gli occhi, e così anche N e White.

-NO NO lo voglio io!- urlò Liberty.

-E’ meglio di no, piccola. È un pokémon cattivo.- le disse Aralia.

-Ma sei impazzita, Aralia?  Riportalo qui subito!- urlò N.

Aralia lo fulminò di nuovo con lo sguardo. –Non se ne parla. Ha finito di causarmi problemi.-

N si precipitò all’inseguimento dell’uomo che aveva portato via lo snivy.

‘Speriamo non combini casini…” White non fece in tempo a pensarlo, che il rumore di vetri infranti li raggiunse. Lei e Aralia corsero verso la fonte del rumore, appena in tempo per vedere N che stendeva con un pugno l’assistente della professoressa e prendeva in braccio snivy.

Aralia era fumante di rabbia. N aveva devastato mezzo laboratorio. Si mise ad urlare di uscire immediatamente da lì, ma N la ignorò e portò il pokémon a Liberty, che lo prese in braccio.

-Grazie, papà- sorrise la piccola. N le sorrise di rimando. Snivy si aggrappò terrorizzato alla bambina.

-Fuori di qui!- Aralia spinse fuori N dal laboratorio.

-Stai tranquilla, non ho alcuna intenzione di tornare mai più!- ringhiò lui, prendendo per mano Liberty e allontanandosi. White si scusò frettolosamente e li seguì.

Liberty stringeva ancora il piccolo snivy.

-Mi complimento con te, N.- parlò White.

-Ora non metterti a farmi la predica, dannazione.-

-Grazie a te, ora Liberty non ha un pokédex. Lo sai benissimo che Aralia è l’unica autorizzata a distribuirli in tutta Unima.-

N non rispose. White sospirò. Prese il suo pokédex dalla tasca, lo resettò e lo diede a Liberty.

N sgranò gli occhi. –White… ci avevi messo anni a completarlo…-

White fece spallucce. –Avrà un utilizzo migliore se lo usa lei-

N sorrise e la baciò. Salirono su sawsbuck e tornarono a casa.

Liberty era felicissima di aver ricevuto il suo primo pokémon e un pokédex. Ci giocava tutti i giorni, passeggiando fra gli alberi della foresta con il suo inseparabile snivy.

Tuttavia, nonostante avesse già 12 anni, non era ancora partita per il viaggio che ogni giovane allenatore deve compiere quando riceve il suo starter.

N non si fidava a lasciarla andare.

-Prima o poi, dovrai lasciarla andare. Finirà con l’odiarti…- gli ripeteva sempre White.

N non la ascoltava. Non voleva mandare Liberty in pasto ad un mondo così crudele e bastardo. Ma la piccola Liberty insisteva per partire. Litigava ogni sera con suo padre, e White la spalleggiava. Ma N era irremovibile.

-Non se ne parla. Sei troppo piccola.-

-Ma la mia amica Chloe è partita, e lei è più piccola di me!- ribatteva Liberty, con le lacrime agli occhi.

-Non mi interessa se quegli squilibrati di Cheren e Belle hanno fatto andare loro figlia, tu non partirai fino a  che non sarai grande abbastanza!-

-N, cerca di ragionare. Ormai ha 12 anni… - provava ad intervenire White. Ma qualunque cosa dicessero, N non cambiava idea. E le serate si concludevano sempre con Liberty che si chiudeva in camera sua in lacrime, sbattendo la porta.

 

21 marzo

Caro diario…

Non ce la faccio più. Papà mi tiene reclusa qui… voglio andarmene. Voglio vedere il mondo, battere le palestre, come ha fatto mamma. Non capisco di cosa abbia paura…

Lo odio. Lo odio, lo odio a morte. Sto pensando di prendere e scappare da questa casa, io e servine ce la caveremo benissimo…

Solo che mi dispiace per la mamma… lei mi appoggia ma purtroppo papà è irremovibile…

Ho deciso, me ne andrò. Domani mattina stessa.

 

-Liberty, posso entrare?- White stava bussando alla porta.

Liberty nascose frettolosamente il diario sotto le coperte. White entrò nella stanza e si sedette sul letto in parte alla figlia.

-Scusalo, lo fa solo per proteggerti. Non lo fa per essere cattivo.-

-Non potrà mai proteggermi se mi tiene reclusa qui…- rispose Liberty mestamente.

White sospirò. –Lo so che vuoi andartene.-

Liberty la guardò. White sorrise. Le diede una pokéball.

La bambina la prese, stupita.

-E’ il mio galvantula shiny. Ti proteggerà. Abbi cura di te…- White le diede un bacio in fronte e la lasciò sola coi suoi pensieri.

Liberty rimase a fissare la pokéball per un po’. Poi la appoggiò sulla scrivania, si infilò sotto le coperte con il suo fedele servine e si addormentò, pensando a quello che sarebbe successo l’indomani.

 

-Così non va bene, fratello… Stai sbagliando.-

-Invece di fare il saccente, aiutami, Spighetto.-

Nelle rovine di quello che fu il castello del team Plasma, tre figure con una maschera nera e capelli argentati stavano tracciando strani simboli nella polvere intorno ad una croce rudimentale. Davanti a essa c’era uno yamask.

-Non sono sicuro che una cosa del genere possa funzionare…-

-Funzionerà, Maisello. Riavremo il nostro padrone…-

-Come puoi essere sicuro che questo pokémon sia lui?-

-Guarda la maschera…-

-Eh, la maschera… potrebbe essere chiunque…-

-Ne dubito. L’occhio mancante, i tratti del volto… è lui. Ne sono sicuro.-

-Lo spero… o questa faccenda non finirà bene.-

 

Liberty si svegliò all’alba. Si vestì e prese la sua borsa. Ci mise dentro tutto quello che avrebbe potuto servirle: la mappa di Unima, il Pokédex, delle pokéball vuote, alcuni snack da viaggio e la pokéball di galvantula. Svegliò servine e, quatta quatta, uscì dalla camera e attraversò il salotto.

Si fermò davanti ad un mobile dell’ingresso.

Appoggiata a quel mobile, c’era una foto di lei, N e White in riva al mare.

Due enormi draghi, uno bianco e uno nero, si stagliavano dietro di loro.

Liberty se li ricordava. Era il giorno in cui i suoi genitori avevano lasciato liberi Reshiram e Zekrom.

Prese la foto e la mise nello zaino. Uscì di casa senza guardarsi indietro, servine che la seguiva trotterellando.

 

22 marzo

Caro diario…

L’ho fatto. Me ne sono andata.

Non ho rimorsi per ciò che ho fatto. Mamma mi ha dato il suo galvantula..

Spero solo che papà non si arrabbi con lei.

Voglio raggiungere Chloe. Le ho mandato un messaggio, ha detto che mi aspetta a Levantopoli. Non vedo l’ora di rivederla.

 

-Non può averlo fatto!- N sbatté i pugni sul tavolo.

-Te la sei cercata. Hai cercato di tenerla rinchiusa, e lei ti è sfuggita. Ti avevo avvertito.- White lo guardava senza battere ciglio.

N la afferrò per i polsi e la sbatté contro il muro. –Non osare parlarmi così…- ringhiò.

-N.. mi fai male.. lasciami…- White era spaventata. N non le aveva mai messo le mani addosso.

N la lasciò andare. -…Scusami.. non so cosa mi sia preso…- N guardò in basso.

White si massaggiò i polsi. –Quando hai fatto l’ultimo controllo da Black?-

-Il mese scorso…- rispose N, preoccupato.

-Forse sarebbe meglio andare da lui. Adesso.-

  
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