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Autore: AlexisRendell    22/03/2012    2 recensioni
La continuazione della mia precedente fanfiction. Racconterà il viaggio di Liberty, la figlia di N e White, e ci saranno anche accenni ai futuri "pokémon bianco e nero 2", ovviamente inventati.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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-No… non va bene…-

-Dannazione Chicco.. perché non funziona?-

Yamask fluttuava a mezz’aria scrutando i membri del trio oscuro.

-Ci serve un contenitore…-

-un contenitore?-

-Si.. un corpo che l’anima può possedere... Di solito si usa il cadavere della persona da riportare in vita…-

-Ma il corpo del padrone…-

-Dobbiamo trovarne un altro. Simile a quello che aveva in vita.-

-Vuoi dire… Suo figlio?-

-Si.-

 

White aveva letteralmente trascinato N ad Austropoli.

-Oh, che sorpresa. A cosa dobbiamo l’onore di questa inaspettata, seppur piacevole visita?- ridacchiò Matt.

-Non fare lo scemo, è una questione seria… dove è Black?- chiese White.

Matt scrutò N da capo a piedi, preoccupato. –Seguitemi…-

White e N lo seguirono lungo i corridoi dell’ospedale di Black.

Black stava parlando con dei signori, indossando il camice bianco tipico dei dottori.

Matt gli picchiettò sulla spalla. Black si girò. –Dannazione, Matt, non puoi venire a disturbarmi al lavoro per ogni cazzata…- si bloccò appena vide White e N.

-Black…- iniziò White.

Black la bloccò. –Fra 5 minuti, nel mio ufficio. Matt, mostraglielo..-

Matt annuì. Li portò in un ufficio e li fece sedere su un divanetto.

-Che è successo?- chiese titubante.

White guardò N. –Ho paura che il vaccino non l’abbia guarito.-

-Ma questo è impossibile- ribatté Matt.

N aveva la testa altrove. Black entrò nella stanza.

-Scusate il ritardo, ma stavo parlando con dei pazienti. Che è successo?-

White gli raccontò lo sfogo d’ira che N aveva avuto la mattina.

Black lo guardò, preoccupato. –Dovrei visitarti… vieni con me, N.-

Lo portò in una stanza per fare delle analisi. Prese una siringa per fargli un prelievo.

Appena cercò di avvicinarla al braccio di N, questo saltò in piedi e lo spinse via con violenza.

-Non ti avvicinare- ringhiò.

Black cadde a terra sbattendo lievemente la testa.  –N, ma sei impazzito? Che diavolo stai facendo?-

-NON TOCCARMI!- urlò N, fuori di sé.

Black si rialzò. –N... che ti è successo…-

N lo fissò.  -Black… io…scusa…non volevo…-

Black lo guardò, preoccupato. – tu lo sai questo cosa significa, vero?-

N guardò in basso.

-Ma è sempre meglio fare dei test…-  Black avvicinò di nuovo la siringa al braccio di N, che chiuse gli occhi.

Black sorrise. –Ancora non ti è passata la fobia, vero?-

N non rispose. Appena Black ebbe finito di prelevargli il sangue, riaprì gli occhi.

-Ci vorrà qualche settimana per avere gli esiti…-

N sospirò.  Tornarono nella stanza dove avevano lasciato White e Matt.

-Allora, dove è la piccola Liberty?- chiese Matt.

-Lei… beh è partita…- rispose White.

-Oh, allora quello zuccone di mio fratello si è deciso a lasciarla andare? Era proprio ora!- aggiuse Matt.

Gli arrivò un pugno in faccia.

Black bloccò N tenendolo per le braccia.

-Lasciami.. Lasciami.. LASCIAMI!- urlò N dimenandosi per liberarsi. Fortunatamente Black era fisicamente superiore a lui. –N… mi preoccupi sempre di più…-

N si calmò. –Matt… scusa…-

Matt si massaggiò la guancia. –Non fa nulla. Ma cerca di contenerti la prossima volta.-

N prese White per mano. –Andiamo a casa…- le disse mesto.

Salutarono Matt e Black e tornarono alla foresta bianca in groppa al sawsbuck di White. Ci impiegarono più del previsto, il povero pokémon era molto vecchio. Era in momenti come quelli che N sentiva la mancanza del suo Reshiram.

 

Liberty raggiunse finalmente Levantopoli e si mise subito in cerca di Chloe.

Servine le trotterellava al fianco, annusando pigramente l’aria.

-Liberty! Sono qui!- una ragazza bionda la stava chiamando, seduta su una panchina.

Liberty la raggiunse. –Chloe! Quanto tempo!-

-Finalmente ti sei liberata dalle grinfie di tuo padre, vero?- ridacchiò la ragazza.

Liberty annuì. -Allora, hai già preso qualche medaglia?-

-Certamente. Ne ho prese ormai 4.- Chloe gliele mostrò.

Liberty la invidiava. Doveva essere fortissima. Ma fece finta di nulla.

-E il piccolo Tepig come sta? Il mio Snivy lo batteva sempre quando lottavamo…- la stuzzicò Liberty.

Chloe sorrise. –Posso mostrartelo se vuoi. Ti va una sfida?-

Liberty non aspettava altro. Accettò, con aria spavalda.

Fece cenno a Servine di andare in campo.

Chloe lo guardò. –Wow, è davvero cresciuto dall’ultima volta…-

Liberty sorrise.

-…ma questo non ti basterà a battermi…- aggiunse Chloe. Mandò in campo un gigantesco Emboar.

Liberty rimase a guardarlo a bocca aperta. Accarezzò Servine.

-Il mio servine ce la farà. Non si lascia intimidire per così poco.-

Servine si mise in posizione d’attacco, ma Emboar lo stese con un fuocopugno.

-S…Servine!- Liberty si avvinò al pokémon steso a terra.

- Non è molto furbo mandare un pokémon d’erba contro uno di fuoco. Non pensavo fossi così stupida.-

Liberty mise il pokémon nella pokéball, fumante di rabbia.

Prese ti tubante la pokéball di galvantula. Lo fece uscire.

-Galvantula, tuono!- sapeva che il pokémon conosceva quell’attacco, l’aveva visto lottare molte volte.

Tuttavia, l’enorme ragno non si mosse di un centimetro.

-Galvantula, ti ho detto di attaccare! Che cavolo stai facendo?- Liberty era perplessa.

Il pokémon guardò prima lei, poi l’Emboar che stava fronteggiando. Si acciambellò sulle zampe, sbadigliò e si addormentò, ignorando totalmente gli ordini della ragazzina.

Chloe scoppiò a ridere. –Ti ci vorranno molte medaglie, prima che quel galvantula ti ubbidisca. Si vede che sei una novellina.-

Liberty provò a scuotere il pokémon per svegliarlo, ma, non appena lo toccò, prese una leggera scossa che la fece cadere all’indietro.

Chloe rise più forte.

Umiliata, Liberty rimise il pokémon nella ball e corse via.

Si nascose fra gli alberi, si sedette a terra e scoppiò in lacrime.

‘Non sarei mai dovuta partire.” Pensò.

-Certo che sei davvero scarsa, nelle lotte.- un ragazzo poco più grande di lei era appoggiato ad un albero, e la fissava.

Liberty quasi si spaventò. Non l’aveva notato.

-Dovresti portare quel Servine in un centro pokémon, sai? – continuò il ragazzo.

-Si, lo so.- rispose duramente Liberty. Essere stata vista in lacrime le bruciava.

-E allora perché non lo fai?-

Liberty aprì la bocca per ribattere, ma poi la richiuse.

-Dai, vieni con me. Ti ci accompagno io.- il ragazzo le tese una mano per aiutarla ad alzarsi. Liberty si alzò in piedi rifiutando il suo aiuto. –Me la posso cavare benissimo anche da sola.-

-Oh si, l’ho notato. Dai, muoviti, il tuo pokémon non è conciato molto bene.- il ragazzo si avviò verso il centro pokémon.

Liberty, seppur controvoglia, lo seguì. Usciti alla luce del sole, lo guardò meglio.

Indossava una felpa verde con un cappuccio, calato su metà testa, e dei pantaloncini strappati all’altezza delle ginocchia. Aveva i capelli rosso scuro, gli occhi marroni dorati.

Si girò all’improvviso. Liberty distolse immediatamente lo sguardo.

Il ragazzo ridacchiò, spingendo la porta per entrare nel centro.

Liberty consegnò la pokéball di Servine all’infermiera e si sedette nella sala d’aspetto.

Il ragazzo si sedette in parte a lei.

-Puoi andare ora.- gli disse stizzita.

Il ragazzo la ignorò. –Mi chiamo Roy.- gli tese la mano.

-Liberty.- Gliela strinse.

-Allora, vedo che sei ancora alle prime armi. Se vuoi , ti posso aiutare…- Offrì lui gentilmente.

-Non ho bisogno del tuo aiuto, te l’ho già detto.- gli rispose duramente. Ma non ne era più così sicura.

L’infermiera le riportò la pokéball. Liberty la prese e la ringraziò. Fece uscire il pokémon, che la guardò sconsolato.

-Non ti abbattere. La prossima volta ce la faremo.- gli accarezzò il capo.

Servine sibilò in direzione di Roy. Si mise davanti a Liberty, come per proteggerla.

Liberty rise. –Buono, lui è un amico.-

Roy si alzò in piedi e diede un buffetto al pokémon. –Beh, se non ti servo, allora io vado. Ci si vede in giro, novellina.- Roy uscì dal centro pokémon prima che Liberty potesse fermarlo.

Liberty corse fuori. Era sparito. Provò a chiamarlo, ma non ebbe risposta.

Si morse le labbra, trattenendo le lacrime. “Sono una stupida. Lui avrebbe potuto aiutarmi, ma sono così orgogliosa da farlo andare via… Dovevo restarmene a casa con mamma e papà…”

Qualcuno da dietro, le tirò i capelli. Liberty ebbe un mezzo infarto. Si girò di scatto,trovandosi a pochi centimetri dagli occhi nocciola del ragazzo dai capelli rossi.

-Dai andiamo, novellina. Ti aiuterò io.-

 

22 Marzo, di nuovo

Caro diario,

Il viaggio è iniziato male. Ho perso la mia prima sfida, e Servine è finito al centro pokémon. Ora sta meglio.

Fortunatamente, ho trovato qualcuno che mi aiuterà. Un ragazzo, si chiama Roy.

Mi ha spiegato anche perché galvantula non mi ubbidisce. Dice che devo ottenere una certa esperienza come allenatrice prima di riuscire a farmi accettare da un pokémon di livello così alto.

Ce la farò. Costi quel che costi.

  
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