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Autore: Leyton_Nenny    19/03/2012    1 recensioni
“Ne abbiamo passate troppe per avere un lieto fine.”
“O forse non ne abbiamo passate abbastanza”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi chiamo Ashley Bennet, e ho avuto troppe storie nel mio passato.
Tutti errori che si accumulano l' uno sull' altro.
Però uno di essi lo rifare mille volte, se solo potessi.
Mi chiamo Ashley Bennet, e mi sono innamorata anni fa.
Ma ho lasciato andare l' unica persona che abbia mai amato.
Io e lui ci siamo feriti, ci siamo fatti spesso male a vicenda. Ma ogni volta siamo tornati l' uno verso l' altra, come spinti da una forza di attrazione invisibile.
Il destino? Ora inizio a crederci.
Mi chiamo Ashley Bennet, e il mio computer e il mio cassetto sono pieni di lettere e parole che avrei dovuto dirgli tempo fa.

Lo incontrai a un party, due anni fa.
E fu subito amore.
Avete presente l' amore di cui parlano i film? Quello delle farfalle nello stomaco e il resto?
Ecco, è stato così.
Amore a prima vista.
Solo che è più facile fingere di non amarsi, almeno così si ha ancora una possibilità di salvezza.
Ma salvarsi da cosa? Alle volte è meglio non salvarsi.
Il party era di Kate Moss.
Avete presente? La modella che sfila per Liu Jo.
Io sono la sua truccatrice.
E non sono niente di particolare.
Scontato no? Se fossi particolare, sarei la modella, non la truccatrice.
Sapete, Kate alle volte può essere isterica. Specie se non sono a un party con lei: ha un' ossessione per la precisione tutta sua. E' ossessionata dall' essere sempre perfetta, senza nemmeno un filo di trucco sbavato o un capello fuori posto. È una modella dopotutto.
E io finisco sempre per seguirla a tutti i suoi party e ad aiutarla a sistemare ogni cosa che non sia perfetta.
Sono molto più giovane di Kate, e questo alle volte la rende molto cordiale e amichevole nei miei confronti. Sarà che lavoriamo insieme da un paio di anni, e io non sono molto pratica dell' ambiente. Quindi lei ordina, e io eseguo. E' così che funziona.
Insomma, Kate aveva organizzato questo party e mi aveva invitata: voleva che la consigliassi su non so chi, probabilmente la fiamma del momento. E dovevo anche aiutarla a prepararsi in fretta, dato che questo party era subito dopo una sua sfilata.
Avevo scelto per lei un abito viola che le sarebbe calzato a pennello sul corpo alto e snello che aveva. Avrebbe fatto invidia a chiunque, e avrebbe potuto avere chiunque anche se non fosse stata perfetta. Ma a Kate non importava, aveva questa sua ossessione, e io non potevo fare altro che assecondarla.
Comunque, torniamo al party.
Per la prima volta, Kate aveva voluto essere puntuale e mi aveva chiesto di prepararla in fretta, senza esitare: non poteva assolutamente arrivare in ritardo.
“Ah, e devi venire anche tu Ash!”
Aveva abbreviato il mio nome, brutto segno.
Lo faceva quando era entusiasta per qualcosa. E se era entusiasta era un brutto segno: significava solo guai per me.
E lo furono davvero, anche se non nel senso che avrebbe potuto immaginare Kate.
Arrivammo in perfetto orario ma al party c' era già gente: probabilmente la gente appena uscita dalla sfilata si era recata direttamente là.
Appena entrammo, un fascio di luce biancastra ci colpì. Un' entrata in grande stile, degna di Kate.
Solo che stavolta al centro del fascio di luce c' ero anche io.
Brutto segno.
Kate si limitò a sorridere e mi trascinò con sé.
Io tentai di imitarla con scarsi risultati: il suo sorriso era stupendo, il mio era timido e insicuro.
Kate si allontanò da me lasciandomi sola in mezzo a persone famose che avevo visto solo su riviste e con le quali certamente non avrei mai parlato.
Poi un bar: in un angolo c' era qualcuno che distribuiva alcolici, la mia salvezza.
“Una coca.”
“sicura di non volere altro?”
“No, mi basta una coca.”
“Due coche.”
Aggiunse una voce alle mie spalle.
La luce a intermittenza mi rendeva impossibile vedere il suo volto.
“Piacere, mi chiamo Harry.”
E chi lo voleva conoscere quello? Nessuno te l' ha chiesto. E a me non importa. Ma lui sorrise, era leggermente imbarazzato.
“Piacere, mi chiamo Ashley.”
E sorrisi: ero a disagio. Tutti si aspettavano che sorridessi, ma io non ne avevo voglia.
“Quella Ashley?”
Come “quella Ashley?” Da quando sono Ashley la famosa?
“Come?”
“Sì quella...”
Ma le sue parole furono interrotte da un lungo fischio: Kate era salita sul palco e aveva preso il microfono. E il microfono fischiava: probabilmente lo aveva avvicinato troppo alle casse.
Quando il fischio smise, Kate sorrise e iniziò a parlare.
“Buonasera miei cari ospiti! Spero vi stia piacendo il party. Ma ora è mezzanotte e siamo giunti al momento più importante di tutta la serata: il compleanno di Ashley!”
La luce tornò a illuminarmi.
Kate riprese.
“Senza di lei non so cosa farei. Grazie, Ashley. E buon compleanno!”
Fantastico, come se non bastasse tutti si erano voltati a guardarmi. E Harry ora mi stava spingendo sul palco.
“Devi dire qualcosa, Ashley. Forza, sorridi! E' il tuo compleanno!”
Mi sono sempre chiesta perchè le persone abbiano questa ossessione per i compleanni: voglio dire, basta festeggiare i fatidici 18 e 21. Sono quelle le età importanti, gli altri sono solo anni che passano, anni che ti invecchiano.
Salii sul palco solo perchè il ragazzo riccioluto alle mie spalle mi stava spingendo: sembrava testardo.
“Grazie a tutti. Davvero, non me lo aspettavo!” ringraziai a denti stretti per poi scendere dal palco sperando di non essere notata: odiavo le attenzioni.
Una volta scesa, mi sentii prendere per un braccio: il ragazzo riccioluto. Ancora lui.
“Posso avere l' onore di questo ballo con la festeggiata?”
“Da quando voi star vi comportate come dei bambini alla festa del paese?”
Lui rise.
Aveva una risata magnifica.
Non attese nemmeno una risposta più esauriente, mi prese tra le sue braccia e mi strinse al suo petto, costringendomi a ballare il lento che era appena iniziato.
Ricordo ancora la canzone: May I dei Trading Yesterday.
Kate aveva organizzato tutto alla perfezione: quella era una delle mie canzoni preferite.
E Harry sembrava conoscere le parole a memoria: me le sussurrava dolcemente all' orecchio.
Parlammo tutta la sera, conoscendoci meglio.
I suoi occhi erano magnetici e le sue labbra così invitanti.
La musica continuava a cambiare, ma noi continuavamo a ballare l' uno stretto all' altra.
Sentivo il suo respiro sulla pelle, e il suo profumo mi riempiva le narici: inebriante.
E poi ci baciammo, protetti dall' oscurità.
Non descriverò quel bacio, le parole non saprebbero rendergli giustizia.

Ancora oggi, al ricordo di quella sera, sento le farfalle nello stomaco.
E il cuore continua a spezzarsi.

Il giorno dopo, sul giornale c' era in prima la notizia: Georgia May Jagger e Harry Styles.
Modella e cantante, non c' era posto per me in quell' articolo. E non c' era posto per me nella sua vita.
Lui mi ha chiamato per settimane. Ma alla fine ha smesso.
E io ho iniziato a credere, a illudermi di potermi dimenticare di lui.

Ancora oggi, mi chiedo dove abbia trovato la forza di non rispondere a quella domanda. Ancora oggi, non festeggio il mio compleanno. Festeggio quel giorno perchè è il giorno in cui l' ho incontrato.

Ci siamo rivisti dopo un anno, più o meno.
E ci siamo baciati di nuovo: i sentimenti avevano avuto un anno per depositarsi e fermentare.
Eravamo pronti ad amarci. O almeno così credevo.
Il giorno dopo di nuovo la stessa cosa: un altro addio.
Per colpa mia stavolta.
“Dobbiamo andare via. Staremo un anno in Italia per fare la nuova collezione.”
Un anno lontani.
Troppo. Era più di quanto noi due potessimo sopportare.

Le lacrime mi rigano ancora oggi il volto al ricordo: cos'è un anno lontani se poi possiamo vivere una vita felice, insieme? Ma ero giovane, non volevo sentire ragioni.
Ed è passato un altro anno.
Ci siamo incontrati di nuovo, un anno e mezzo dopo, a una sfilata di Liu Jo.
Lui era venuto ad assistere. E dopo era al party.
Mi aveva atteso all' entrata.
“Com'è andata in Italia?”
“Bene”
Ma sapevamo entrambi cosa implicava quella domanda.
“Sei stata con qualcuno mentre eri via?”
La mia risposta era un no. Non potevo, non avrei mai potuto.
“Mi ami ancora?”
Quando mai gli avevo detto di amarlo?
Oh, sì. Un anno e mezzo fa. Quando avevo deciso di provarci.
“Vuoi una bugia o preferisci non sapere?”
Non potevo dirglielo. Non potevo dirgli che lo amavo.
Lui abbassò lo sguardo.
“Io ti amo, Ashley. Mi sono innamorato di te con i tuoi silenzi e i tuoi sorrisi. E ti ho aspettato”
Non mentiva, ne ero certa.
Ma avevo paura, paura di farmi spezzare il cuore.
“Ne abbiamo passate troppe per avere un lieto fine.”
“O forse non ne abbiamo passate abbastanza”
Mi allontanai a lui, lasciandolo solo mentre la pioggia iniziava a cadere: volevo girarmi e baciarlo. Forse aspettava ancora me, per quel bacio sotto la pioggia di cui parlava sempre.

Abbiamo avuto le nostre notti, quelle notti in cui noi due, come amanti, ci incontravamo all' oscuro di tutto e di tutti.
Ma tutti sapevano anche ciò che noi nascondevamo persino a noi stessi: ci amavamo, era inevitabile.

Circles, we going in circles
This is all it makes us
We know every takes us we’ve been before
Closer, maybe looking closer
There’s more to discover
Find that what went wrong without blaming each other


La pioggia batte così forte che copre le sue parole.
Ma è la sua voce, riesco a sentirla.
E' Harry.
“Ashley, ti amo!”
Mi affaccio alla finestra: e lui è sotto la pioggia, che canta per me.
“Non posso perderti.”
Harry.
Quanto è passato? Quanto abbiamo atteso per poter essere felici?
Scendo le scale e ti apro la porta, tu mi trascini fuori, sotto la pioggia.
“Auguri Ashley, sono passati cinque anni. Scusa se ho aspettato così tanto per dirti che ti amo.”
Un bacio, come la prima volta.
No, un bacio come un' ultima volta, perchè non faremo più gli stessi errori.



Salve!
Oggi è stata una giornata del tipo: non so che cazzo fare quindi scrivo.
Sarà che avevo bisogno di scrivere un po' dopo una cosa che ho detto ieri a Sem.
Sarà che scrivere mi aiuta a non pensare a quello,
perchè alle volte i miei pensieri mi soffocano.
Vi è mai capitato?
Iniziate a pensare così tanto che i pensieri diventano delle ossessioni e finiscono per soffocarvi.
O marciscono prima che tu gli abbia dato vita.
E quindi scrivere mi aiuta a non arrovellarmi troppo il cervello, mi aiuta a non pensare.
In ogni caso, anche se forse fa un po' pena, spero vi piaccia.
  
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