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Autore: MadLucy    19/03/2012    5 recensioni
Reneslec. ^-^
***
E poi quel bacio furtivo. Quel rimorso. Quel panico misto a rabbia e confusione. Il sapore di quelle labbra sbagliate impresso indelebilmente nella memoria, così buono e atroce.
Quella dipendenza, la mia rovina. Mi ritrovai a pensare ogni dannato minuto di ogni dannato giorno a lei, che era bella e perfetta e deliziosa. Al profumo dei suoi riccioli di velluto.
Finchè me ne resi conto e lo accettai: avevo bisogno di Renesmee Cullen.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alec, Renesmee Cullen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Alec pov

L'era delle menzogne.











La camera riposa nella leggera quiete del mattino, illuminata da un sole timido e appena destato, mentre luce d'ambra piroetta sulle vetrate delle finestre. Siedo sul bordo del grande letto circolare, dalla trapunta avorio, sentendomi l'unico elemento rigido e sbagliato in questa stanza ariosa e serena.
Le otto e tre, lampeggia l'elegante orologio smaltato d'oro sul comodino. Frammenti di fugaci raggi luminosi sono delineati sul parquet traslucido, bagnano anche le pareti color crema. Impercettibili particelle di polvere danzano pigre e lente nell'aria immobile e tiepida.
Dorme ancora. La sua figura snella è un rigonfiamento sottile coperto dal piumino, ma riesco a intravedere riflessi di bronzo spuntare sul cuscino candido.
Prima che la conoscessi, era da troppo tempo che non osservavo un umano addormentato, bisognoso di recuperare le forze. E' stato strano riabituarsi a quei respiri tranquilli e pacati, e trovo quasi divertente la fragilità che rievocano.
Un fruscìo di lenzuola smosse. Il sollevarsi placido di palpebre impastate dal sonno. Movimenti di arti intorpiditi. E poi il suo viso, sollevato dal materasso, mai come lo ricordo. Sempre più vivido, sempre più sconvolgente.
Eccola, Renesmee, eterea e magnifica ai bagliori del mattino. Un rosa sano e riposato sulle guance, spuma morbida e fluente lungo i fianchi, occhi di liquida dolcezza lucidi e miti. Così, scompigliata, fresca, sembra un bocciolo coperto di rugiada. Mi sorride, radiosa.
-Sei venuto.- La nota di stupita gioia nella sua voce arrochita dal risveglio è come una sinfonia senza nome.
-Ti avevo detto che ci avrei provato.- ribatto, scostandole un boccolo soffice che ricade sul suo zigomo.
-Ma non che ci saresti riuscito.- osserva con brio.
Inarco le sopracciglia. -Avevi forse dubbi?-
Renesmee si allunga sinuosamente e bacia, con le sue labbra vellutate e lievi, la mia guancia fredda. Un attimo che dura troppo poco.
-Mi sei mancato tanto.- Lo dice con una tale immacolata, spiazzante, infantile dolcezza da essere dolorosa.
Dopo un'infernale insostenibile battaglia interiore, riesco a mormorare -Anche tu.-
Ma non basta anche tu. Non bastano due misere, vuote parole come queste per spiegare. Spiegare cosa diamine sono stati questi mesi per me.
-Ma adesso sei qui, no?- Balza in piedi, con la sua solita frizzante vivacità. Scende dal letto, il corpo fasciato da una camicia da notte azzurro squillante lunga fino alle ginocchia, che le lascia una spalla nuda. Si avvia spedita verso l'armadio di legno rosa pallido, esamina gli abiti in bell'ordine sulle stampelle ed infine afferra qualche capo piegato diligentemente.
-Sono da te fra due minuti.-
Sparisce in bagno, e rimango a naufragare nei miei pensieri.
E' tutto così strano, così inverosimile. Questa casa per prima lo è, dove credevo non sarei mai entrato. Mi aspetto, da un momento all'altro, di vedere il materasso sotto di me svanire in un soffio. Ma non è un sogno nè un incubo. Anzi, è troppo vero.
Posso dividere la mia esistenza in tre capitoli, ognuno completamente differente dall'altro sotto quasi ogni aspetto, che porta con sè un Alec diverso.
Il primo è ovviamente quello da umano, un ricordo sbiadito come un'acquerello slavato, che sono ben lieto di non riuscire a mettere a fuoco. Il secondo è il mio ingresso nella realtà dei vampiri, nella realtà dei Volturi, nella realtà più sanguinaria e terrificante che si possa immaginare. Ma mi divertiva e, anche se esito nell'ammetterlo con Renesmee, mi alletta tutt'ora.
Dilaniare, trucidare, sfogare il dolore di quel bambino chiuso in orfanotrofio che non sono più. Usare come arma la potenza d'una rabbia repressa troppo a lungo, la vertigine del non essere più indifeso. Fare provare a quei carnefici maledetti tutta la sofferenza, l'unica cosa che non riesco a dimenticare. La felicità nel vedere sul viso di mia sorella un sorriso estasiato, cancellato negli anni in quel tugurio dalle privazioni. Erano molti, i motivi per cui amavo ciò che ero diventato.
Poi arrivò la terza era, questa. Quella che ancora non riesco a spiegarmi. Rammento solo con puntigliosa precisione il momento in cui incontrai quello sguardo, quelle pozze color cioccolato, e tutto il resto del mondo si disciolse.
Giunse il momento in cui ci conoscemmo, ci parlammo, cercammo di evitarci senza successo. Nessuno dei due voleva avere a che fare con l'altro, ma fu inevitabile.
E poi quel bacio furtivo. Quel rimorso. Quel panico misto a rabbia e confusione. Il sapore di quelle labbra sbagliate impresso indelebilmente nella memoria, così buono e atroce.
Quella dipendenza, la mia rovina. Mi ritrovai a pensare ogni dannato minuto di ogni dannato giorno a lei, che era bella e perfetta e deliziosa. Al profumo dei suoi riccioli di velluto.
Finchè me ne resi conto e lo accettai: avevo bisogno di Renesmee Cullen. Mi faceva paura, tale era l'effetto che riusciva a provocare in me.
Questa è l'era delle menzogne. L'era dei segreti mortali come veleno, l'era del timore che mai smette di tormentare la carne. L'era delle fughe e degli incontri notturni sotto i lampioni, l'era della luce flebile delle candele, unica testimone di fatti inenarrabili.
Ma anche l'era delle assenze, dei silenzi, delle esitazioni troppo sospette. L'era in cui l'eccitazione e l'adrenalina della morte che scorrono nelle vene non basta più a soddisfarmi. L'era delle domande senza risposta, l'era degli sguardi interrogativi di una gemella infastidita che vuole la verità. E mai l'avrà.
Tenere nascosta una cosa come questa alla persona più importante della mia vita non è solo complicato. E' terribile, terribile percepire la sua preoccupazione, terribile sapere che così il nostro rapporto sarà compromesso per sempre e non tornerà come prima. Jane, Jane che c'è sempre stata, Jane che amo più di me stesso è l'ultima a cui vorrei mentire.
Ma non ho scelta.
Quello che provo per Renesmee... è indescrivibile. Sentire la sua mancanza è un dolore fisico, bruciante, crudo, spietato esattamente quanto la sete. Mi divora pezzo per pezzo, con zanne impregnate di perfido veleno, e martoria il mio corpo indistruttibile riducendolo ad un ammasso di carne morta.
Mi piace definirlo ossessione.
A Renesmee piace definirlo amore.
Alec Volturi innamorato? Sembra una battuta di pessimo gusto. No. Non posso esserlo.
Ma è così, cazzo.
Ma non sono semplicemente innamorato, oh no. Lei è la creatura ibrida dei Cullen, così la chiama Jane sprezzante.
Spiegarle la situazione, a lei, alla sorella gelosa e infantile che è, sarebbe un suicidio. Un mero e semplice suicidio. Punto.
Renesmee entra in camera leggiadra, canticchiando.
-Fino a che ora puoi rimanere?- domanda speranzosa.
-Finchè la tua famiglia di erbivori non tornerà.- replico, guadagnandomi un'occhiataccia.
-Oh, taci, carnivoro. I miei saranno di ritorno a tarda sera, credo.-
-Allora mi dileguerò per le cinque.- Lei mi guarda, la fronte increspata.
-Così presto?! Sono settimane che non ci vediamo...- China appena il capo, e mi assale il prepotente desiderio di portarla via di qui. Scappare lontano, dove nè i Volturi nè i Cullen possano trovarci, piantarla con questi incontri clandestini estenuanti e rischiosi.
Che sciocchezza. Perchè diamine l'ho pensata?!
-Lo so, mostriciattolo, ma se non facciamo attenzione non esisterà una prossima volta. Semplicemente perchè noi non esisteremo.-
Mi fissa, turbata, con quegli occhi grandi grandi. Okay, mi sono appena pentito di averlo detto.
-Non volevo spaventarti.- sbotto. -Solo farti capire che...-
-Va bene, va bene.- Renesmee sospira. -E' che non so come farò un altro mese senza di te.-
-Ce la farai.- Al contrario di me. -Ma dobbiamo rimanere qui a parlare di quando me ne andrò?-
-No. No.- Si rianima. -Pensavo che potremmo andare a fare un giro in macchina.-
-Vedi per caso qualche macchina qui in giro?-
Fa un sorrisino perfido. -Nel garage ci sarebbe quella di papà...-
-Scordatelo.- taglio corto. -Non ho nessuna intenzione di rubarla!-
-Sarebbe un prendere in prestito! Dài!- supplica lei.
La fulmino con la migliore delle mie occhiate da non-ho-nessuna-intenzione-di-discuterne-ancora. -Quando dico no è no, Renesmee.-
Serra gli occhi battagliera. E, senza bisogno di essere come la sua zietta chiromante, capisco che finirà per averla vinta anche questa volta.
Lei, la mezzosangue dagli occhi di cioccolato che mi ha messo in ginocchio.










 









Note dell'Autrice: Rieccomi qui! Avevo promesso che ne avrei scritte altre, quindi.
Che ve ne pare? E' leggibile? Francamente il finale non è da Nobel per la Letteratura, ma era solo per farsi quattro risate ad immaginare Edward derubato della macchina e due quindicenni invasati al volante XD Mio Dio, che orrore.
Vabbene, vado.
Lucy
ps: che ne dite di "mostriciattolo"? Un soprannome dato affettuosamente, eh (ogni riferimento a "Nessie" è puramente casuale)- per la serie Dopotutto Alec Rimane Alec.




  
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