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Autore: HarleyQ_91    20/03/2012    3 recensioni
Vivien si avvicinò al dipinto e sollevò la candela per illuminarlo meglio.
Avevano tutti un’espressione così seria i conti Turner, persino la piccola Alyssa, che avrà avuto circa cinque anni, non sembrava godere di quella gioia e spensieratezza tipica della sua età.
E poi c’era lui, quel giovanotto che non era riuscita ad osservare bene qualche ora prima. Ora, col mozzicone di candela a qualche centimetro dalla tela, fece luce sul suo volto, illuminandone anche i più piccoli particolari.
Il conte Aaron Turner.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio Lele, che è stata una consigliera eccezionale e una vera e propria "santa" per aver sopportato tutti i miei scleri di questi giorni!
Probabilmente, senza di lei, il capitolo 7 avrebbe cominciato a prendere vita con molto ritardo!^^
Buona lettura...

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Capitolo 7
- I Mercenari -


   Erano quasi le undici di notte, quando Aaron accese la candela sul comodino e si alzò dal letto. Si vestì in fretta, non con abiti troppo appariscenti o costosi, più rimaneva nell’anonimato meglio era.
  Non tralasciò tuttavia di indossare la cintura di cuoio dove tenere la pistola, dopodiché mise il soprabito nero e uscì dalla sua stanza.
  Villa Turner era immersa nel buio e nel silenzio. Sapeva tuttavia che sua madre era ancora sveglia – soffriva di insonnia, povera donna – anche se tanto non l’avrebbe fermato. La contessa era convinta che, come ogni notte, suo figlio se ne andasse in qualche taverna ad ubriacarsi e a fare sesso.
  Per la maggior parte delle volte accadeva, ma non quella notte.
  Uscì dalla porta delle cucine, come faceva sempre, e si diresse verso la scuderia. Il suo fidato stalliere James gli aveva già preparato il purosangue, elegante e fiero nel suo manto corvino, l’unico dono fatto da una delle sue donne che avesse mai accettato.
  Salì in sella e, dopo aver salutato James con un cenno del capo, cavalcò verso l’uscita della villa. La strada da percorrere non era molta, ma doveva farla con prudenza, non poteva rischiare di essere visto, altrimenti avrebbe fatto la fine di Tidus e – più che temere per la sua vita – temeva per la sua reputazione.
  Era il migliore per quel genere di missioni e voleva continuare ad esserlo finché fosse rimasto in vita.
  Anzi no, anche dopo la morte!
  Uno scricchiolio alle sue spalle gli interruppe i pensieri un po’ troppo divaganti e tornò con tutti i sensi all’erta. Era ancora lontano dal luogo dell’appuntamento, se anche i nemici avessero intercettato il loro piano, di certo non lo avrebbero aggredito lì, però era meglio essere prudenti.
  Continuò a passò lento senza voltarsi, tuttavia con gesto veloce – fingendo di spostarsi il mantello – tolse la sicura alla pistola e rallentò il cavallo in modo che gli zoccoli non facessero troppo rumore sulla strada.
  Se avesse sentito un altro scricchiolio sospetto, non avrebbe esitato a sparare.
  Passato poi qualche minuto senza che accadesse nulla, Aaron si rilassò e si diresse verso il mulino che ormai era a vista. Falco doveva già essere lì.
  Scese da cavallo e fece gli ultimi cento metri a piedi, lasciando il purosangue legato ad una staccionata. Per quanto il colore nero si confondesse nella notte, una bestia di quelle dimensioni dava troppo nell’occhio.
  “Psss, ehi Aaron!”
  Un bisbiglio si levò nella notte, ma Aaron ci mise un po’ a capire da dove provenisse. Vide un’ombra muoversi dietro il mulino e la raggiunse.
  “Falco, eccoti”.
  Il conte si sentì una mano sulla spalla e a quel punto distinse i lineamenti del suo amico davanti a sé.
  “La Luna stanotte ha deciso di nascondersi dietro le nuvole per facilitarci il compito”. Commentò Falco sorridendo ed abbracciando il conte. “Non vedranno nemmeno le nostre ombre”.
  “Spiegami dov’è il luogo dell’attacco e poi lascia fare a me!” Sentenziò Aaron con sicurezza.
  Falco però scosse la testa. “Sono in quattro, più il bersaglio, ti servirà il mio aiuto”.
  “Dimmi dove devo andare!” Ripeté il nobile.
  L’altro sbuffò, avrebbe dovuto sapere ormai che non si poteva discutere con Aaron Turner.
  “Si sono riuniti in quella baracca ai piedi della collina”. Disse Falco, indicando una casupola dalle cui finestre usciva una fioca luce arancione. “Sei vicino a delle case, quindi se fai rumore qualche paesano potrebbe sentirti, sta’ attento”.
  Aaron sorrise. “Non gli lascerò il tempo nemmeno di pregare”.
  Detto questo tornò a riprendersi il cavallo e si diresse verso la collina indicatagli da Falco.
  “Ah, dimenticavo”. Lo richiamò quest’ultimo, lanciandogli un sacchetto che Aaron prese al volo. Vi erano venti monete d’argento. “L’altra metà alla fine del lavoro”.
  Il conte raggiunse la casupola nel giro di qualche minuto e, lasciato il cavallo non troppo distante – in caso di fuga era meglio averlo vicino – si appostò sotto una finestra. All’interno della baracca c’erano delle voci di uomini, da come cantavano e ridevano dovevano essere ubriachi, meglio così, il suo compito sarebbe stato più facile.
  “Ehi tu!”
  Aaron si sentì strattonare per il colletto del mantello e sollevare da terra. Un omone alto all’incirca due metri era uscito dalla casa senza che lui l’avesse visto e dall’alito che emanava doveva aver appena vomitato.
  “Chi cazzo sei tu?” L’omone era abbastanza adirato e urlava parecchio, se Aaron non si fosse inventato qualcosa alla svelta di certo lo avrebbero scoperto, mandando in fumo la sua missione.
  No, non poteva fallire, non avrebbe fatto la fine di Tidus e tanto meno si sarebbe fatto ammazzare da quegli ubriaconi.
  Anche se non avrebbe dovuto, stava per prendere la sua pistola e puntarla dritta allo stomaco dell’energumeno, quando fu lui stesso a lasciare la presa e crollò a terra.
  Il conte rimase un attimo a guardare il corpo del suo aggressore, immobile sull’erba, poi, quando alzò lo sguardo, capì che cosa era successo.
  “Che ci fai tu qui?” Chiese, in un misto tra disappunto e sorpresa.
  “Vi ho seguito, signor conte”.
  Vivien gettò a terra il pezzo di staccionata che aveva tra le mani e sorrise, puntando i pugni sui fianchi. Aveva i capelli sciolti che le ricadevano sulle spalle e un soprabito azzurro, tuttavia le sue caviglie erano scoperte, il che faceva dedurre che indossasse solo una misera sottoveste.
  Il conte però non riusciva a smettere di guardarle il volto, l’espressione di superiorità che ogni volta assumeva quella serva lo faceva imbestialire. Tuttavia, in quel frangente, non era solo la rabbia il motivo che lo spingeva a mandarla via, ma anche la paura che potesse rimanere coinvolta in ciò che stava per fare.
  “Devi andartene, subito!” Le ordinò a bassa voce, prendendola per un braccio e trascinandola a qualche metro dalla baracca.
  “Non finché non avrò capito che cosa state facendo”.
  “Sono il tuo padrone, devi fare quello che ti dico io”.
  “Se non sbaglio, mi dovete la vita”. Commentò lei, puntando l’indice sul petto del conte. “Se non fosse stato per me, quel brigante vi avrebbe conciato per le feste. Abbiate un po’ di riguardo, mi siete debitore”.
  Aaron alzò gli occhi al cielo, era inutile cercare di farla ragionare, quella ragazza era testarda come un mulo e – cosa ancor peggiore – aveva ragione, le era debitore.
  Improvvisamente la porta della baracca si aprì e il conte gettò a terra Vivien, facendola finire dietro dei mucchi di fieno accatastati lì accanto, e si nascose con lei.
  “Ehi Lenz, hai finito di vomit… ma che cazz…” L’uomo appena uscito con due suoi compagni osservò l’energumeno stesso a terra per qualche secondo stupito, dopodiché partì in una sonora risata, seguito dagli altri.
  “Sono amici vostri?” Chiese a bassa voce Vivien.
  “Sta’ zitta!”
  I tre ubriachi si voltarono verso il fieno e sarebbero di certo andati a controllare, se un altro uomo non fosse uscito in quel momento dalla baracca, richiamandoli.
  “Lasciatelo dormire e rientriamo, qui fuori fa un freddo cane”.
  Aaron lo riconobbe – come poteva passare inosservato in quella divisa così sgargiante? – era il suo bersaglio e, se non fosse stato per quei tre colossi che lo coprivano, la sua pistola lo avrebbe avuto già sotto tiro.
  “E’ una guardia reale”. Commentò Vivien stupita.
  “Sottotenente Hummer, per l’esattezza”.
  “Che ci fa qui con dei briganti?”
  Aaron la zittì con un gesto. Ora che erano rientrati doveva trovare il modo di metterli fuori gioco uno per volta, lasciando naturalmente il sottotenente per ultimo.
  “Tu non muoverti da qui!” Ordinò alla ragazza, ma, non appena fece un passo, lei gli fu subito dietro.
  Aaron la prese allora per entrambe le braccia e la trascinò a forza di nuovo dietro il fieno.
  “Si può sapere che cosa non va in te?” Chiese spazientito, stando comunque attento a non alzare troppo il tono di voce. “Ti sto dando degli ordini e, come serva, devi rispettarli!”
  Vivien gli stava ora lanciando sguardi infiammati, era evidente come non fosse d’accordo con quelle parole, ma Aaron non poteva fare altrimenti. Era troppo pericoloso, lei doveva andarsene.
  “Non puoi restare qui, lo capisci?” Continuò lui, cercando di mantenere la calma.
  La ragazza lo pietrificò con lo sguardo, tanto che la fermezza del conte vacillò per qualche istante, dopodiché sbuffò e si mise con le braccia conserte.
  “Va bene, aspetto qui”.
  Aaron alzò gli occhi al cielo in segno di ringraziamento verso Dio e si diresse verso la baracca.
  L’omone di nome Lenz era ancora steso a terra e sembrava immerso nel mondo dei sogni, il conte lo disarmò e lo lasciò lì a riposare, poi entrò di soppiatto nella casupola.
 
  Vivien si stava congelando. Era uscita di casa così di corsa per seguire il conte, che era rimasta con addosso solo la sottoveste. Sapeva di aver promesso di aspettare, ma se non si fosse mossa sarebbe morta assiderata.
  Stava per uscire da dietro i mucchi di fieno, quando qualcuno all’interno della casa urlò e il un attimo vide un uomo scaraventato fuori dalla finestra.
  “Oh mio Dio, signor con…”
  Aaron però si mise subito a sedere e le fece segno di restare nascosta. Anche se era contro la sua natura, quella volta Vivien assecondò il suo padrone.
  I tre briganti se la ridevano, mentre la guardia reale aveva le braccia conserte ed osservava in serioso silenzio.
  Il conte si alzò da terra, asciugandosi il sangue che gli usciva dal labbro. Vivien guardò prima lui, poi i tre energumeni e non poté fare a meno di pensare che il conte doveva essersi andato a cacciare in guai davvero molto grossi.
  Se doveva dei soldi a certa gente, sarebbe stato meglio pagare immediatamente, altrimenti gli avrebbero fatto la pelle.
  Con grande sorpresa della serva, però, invece di essere pietrificato dalla paura, il conte sorrideva.
  “Voglio solo sapere una cosa, prima di stendervi tutti”. Disse, con una calma e una sicurezza che Vivien non gli avrebbe mai attribuito. “Che cosa ne avete fatto di Tidus?”
  I tre si guardarono tra di loro, poi rivolsero lo sguardo al sottotenente Hummer e, quando questo si strinse nelle spalle, si voltarono di nuovo verso il conte.
  “Hai detto che ci stendi tutti?” Chiese conferma il più grosso, sogghignando.
  “Se mi dite dov’è il mio amico, giuro che non vi romperò niente”. Continuò il conte.
  Gli omoni partirono in una fragorosa risata e anche la guardia reale Hummer lasciò per qualche secondo la sua espressione seria.
  Fu allora che il conte scattò.
  Prese il pezzo di staccionata che solo poco prima era servito a Vivien per stendere Lenz e lo puntò dritto in pancia ad un omaccione, questo si piegò in avanti e il conte gli diede un’altra botta sulla nuca, facendolo cadere a terra.
  “Ops, scusa”. Commentò ironico.
  Vivien non poteva ancora credere ai suoi occhi. Il conte Aaron era di un’agilità inaudita e, come aveva steso il primo energumeno, ci volle una manciata di secondi per stendere anche gli altri due.
  “E ora a noi!”
  La serva si irrigidì di colpo quando vide il conte estrarre la pistola e puntarla all’altezza del volto del sottotenente Hummer.
  “Davvero ammirevole”. Commentò la guardia reale, senza scomporsi. “Forza uccidimi, in fondo sei venuto qui per questo, no?”
  Alla ragazza mancò il respiro. Che cosa stava succedendo? Possibile che il conte si fosse mosso quella notte con l’unico intento di uccidere quell’uomo?.
  E lei che aveva pensato ai debiti di gioco e alle donne, che sciocca era stata. Aaron Turner era un uomo molto più pericoloso di quanto sembrasse e Vivien lo stava vedendo con i suoi occhi.
  “Dimmi prima dov’è Tidus”.
  Il sottotenente si portò una mano al mento e si mise a pensare per qualche secondo.
  “Tidus, Tidus… mai sentito”.
  Il conte gli prese il collo con una mano e lo sbatté ad un muro della casa. “Non prendermi per il culo, dimmi che cosa gli avete fatto”.
  “D’accordo, d’accordo”. L’uomo tossì quando il suo aggressore lasciò la presa e si accasciò a terra. “Il tuo amico è morto. Abbiamo provato a farlo cantare, ma si è ucciso. Voi Mercenari sapete sceglierveli bene i seguaci”.
  Il conte gli mollò un calcio in faccia. “Sta’ zitto!” Poi gli puntò la pistola sulla testa e preparò il colpo in canna.
  Fu a quel punto che Vivien uscì dal suo nascondiglio, ma non fece in tempo nemmeno ad aprire bocca che uno sparo echeggiò per tutta la collina.
  La ragazza rimase pietrificata ad osservare il corpo inerme di quell’uomo steso a terra, in una pozza di sangue. Qualche schizzo rosso aveva raggiunto la faccia del conte, che se l’asciugò col mantello, dopodiché si rivolse alla sua serva.
  “Andiamo, forza”. Le ordinò. “Prima che qualcuno venga a controllare”.
  “Lo… lo avete ucciso!” Balbettò la ragazza, mantenendo lo sguardo fisso sul cadavere. “A sangue freddo, senza dargli il permesso di difendersi, siete un… un mostro!”
  Vivien cominciò a colpirlo sul petto con dei pugni, mentre dagli occhi uscivano lacrime di rabbia e disperazione. A che uomo spregevole era assoggettata? E ora, se non avesse mantenuto il segreto, avrebbe ucciso anche lei?
  “Vivien, ti prego, calmati”. Provò a tranquillizzarla il conte. “Quell’uomo era un corrotto. Aveva ucciso e schiavizzato un sacco di persone per arricchirsi. Meritava di morire”.
  “E chi siete voi per giudicare chi deve vivere o morire, Dio? Se era un uomo così ignobile, potevate portarlo al cospetto del re, lui avrebbe pensato a giustiziarlo!”
  Il conte sorrise e provò ad accarezzarle una guancia, lei però si scansò senza remore.
  “Mia piccola Vivien, secondo te chi dava ad Hummer le facoltà di fare ciò che faceva?” Le spiegò il conte. “Pensi davvero che fosse stato promosso a sottotenente perché era un bravo soldato? Lo hai visto anche tu, non ha saputo nemmeno difendersi da me che, per quanto agile, non sono di certo un ufficiale”.
  La ragazza aggrottò le sopracciglia. “Ma che state dicendo?”
  Il conte prese un bel respiro.
  “Sto dicendo che tutto parte dal re! È lui il primo ad essere corrotto!”
  “Voi siete pazzo!” Vivien si liberò dalla stretta dell’uomo e continuò ad osservarlo come se davanti a lei ci fosse davvero un mostro. Aaron Turner aveva del tutto perso il senno. “Dovreste essere giustiziato per ciò che dite, ve ne rendete conto?”
  Accusare il re di corruzione equivaleva ad un tradimento della Corona inglese, si rischiava la pena capitale e, dopo avergli visto uccidere un uomo a sangue freddo, la ragazza non era poi così certa che il conte non se la meritasse.
  “Io non ti devo alcuna spiegazione”. Sentenziò lui, dirigendosi verso il suo cavallo. “Sei stata tu a volermi seguire, se ciò che hai visto non ti è piaciuto sono problemi tuoi”.
  “Avete ucciso un uomo!” Ribadì lei. Era come se il conte non riuscisse a comprendere la gravità della cosa, o forse non voleva comprenderla.
  “Te l’ho già spiegato, meritava di morire”. Il conte poi alzò gli occhi al cielo. “Comunque mi sembra inutile continuare a discuterne, rimarremo entrambi delle nostre idee. A questo punto, suggerirei di farla finita di litigare e di spostarci da qui, prima che qualcuno ci veda”.
  L’uomo salì in groppa al suo cavallo e tese una mano verso la serva per facilitarle la salita, Vivien però alzò il mento in segno di disgusto e si incamminò a piedi.
  “Di questo passo, arriverai alla villa che sarà già mattino”. La canzonò lui, andando col cavallo alla velocità della ragazza.
  La serva non rispose.
  “Andiamo Vivien, lascia che ti dia un passaggio”.
  “Non accetto favori da un assassino!” Commentò acida, senza rivolgergli lo sguardo.
  “Sono un Mercenario, non un assassino”.
  “A me sembra la stessa identica cosa!” Ribatté. “Anzi peggio. Prendete addirittura del denaro per le azioni ignobili che commettete”.
  “Adesso basta!” Con gesto deciso, il conte si piazzò con l’animale davanti alla ragazza e le rivolse uno sguardo arrogante. “Non vedo per quale motivo dovrei rimanere qui a farmi offendere da una serva. Sono sempre il tuo padrone, non dimenticarlo. E se non ti sta bene ciò che faccio, sei libera di andartene, nessuno te lo vieta”.
  “Bene!” Rispose Vivien, senza pensare. “Sarà proprio ciò che farò, non intendo restare un altro minuto sotto lo stesso tetto di un assassino arrogante che si crede tanto un nobile”.
  “E tu allora?” Il conte scese da cavallo con un balzo e si piazzò davanti alla ragazza, porgendole uno sguardo tutt’altro che cavalleresco. “Sei una serva ormai da parecchio tempo, ma ti atteggi ancora da nobile, il tuo carattere così ribelle mi ha davvero stufato”.
  “E cosa vorreste fare, picchiarmi?” Lo sfidò Vivien. “Ah, dimenticavo, lo avete già fatto! Siete proprio un uomo vergognoso”.
  Il conte la prese per i capelli dietro la nuca e tirò facendole alzare il mento. La ragazza non riuscì a trattenere un gridolino e provò a liberarsi, ma lui era troppo forte.
  Aveva cercato di fare la dura, convinta che il conte Turner, per quanto irritato, avesse comunque un codice morale e non si sarebbe abbassato a picchiarla di nuovo. Tuttavia non aveva pensato che stava parlando con un assassino, che codice morale poteva avere un uomo del genere?
  Vivien strinse gli occhi, attendendo che il conte cominciasse a sferrare i primi schiaffi.
  Ciò che sentì, però, fu del tutto diverso. L’uomo si era improvvisamente irrigidito e quando lei aprì gli occhi lo ritrovò a fissarla, immobile.
  Sembrava impaurito, ma la ragazza non riusciva proprio a capire da cosa. Stava trattenendo il respiro e i suoi occhi – appena visibili alla fioca luce proveniente dal villaggio – sembravano vitrei.
  “C-conte…”
  Al sussurro della serva, l’uomo la lasciò andare come se si fosse appena reso conto di che strano comportamento stesse assumendo. Si schiarì la voce e risalì sul suo cavallo, senza più guardare la ragazza in faccia.
  “Sono stanco”. Disse poi. “Me ne torno a casa”.
  “Davvero mi lascereste qui da sola?” Commentò lei, incrociando le braccia al petto.
  “Sbaglio o sei stata tu a non voler accettare il mio passaggio?” Le fece notare il conte. “Ormai il tempo per ripensarci è scaduto. Buona passeggiata, Vivien”.
  Così dicendo, l’uomo partì al trotto, lasciando la ragazza vittima della polvere alzata dagli zoccoli del suo cavallo.
  Non ci posso credere, è andato via davvero!
  Vivien era sconcertata e irritata allo stesso tempo.
  Più conosceva il conte e più trovava spunti per detestarlo.
  Lasciare una giovane donna in mezzo alla campagna, a notte fonda, completamente sola ed indifesa, quale uomo poteva essere artefice di un gesto tanto ignobile?
  Ormai era assodato, il conte Aaron era un mostro.
  La ragazza sbuffò, pensando che arrabbiandosi non sarebbe di certo tornata alla villa, perciò preferì incanalare tutte le sue energie nel cammino che doveva percorrere e lasciò passare la sua ira come il vento freddo della notte accarezzava i suoi capelli.
  Tanto la sua decisione l’aveva presa, tornata a Villa Turner avrebbe fatto le valigie e se ne sarebbe andata, immediatamente.
  Non voleva più avere niente a che fare con quel bastardo.


 

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Che dire... il capitolo 7 è forse uno dei capitoli fondamentali di questa storia!
E' stato svelato un altro lato del conte e, come si vede bene, non ha nulla a che fare con debiti o donne!xD
Aspetto le vostre recensioni per farmi sapere cosa ne pensate!^^

P.S. Il capitolo 8 purtroppo credo che ci metterò un po' a postarlo, perché rileggendolo mi sono accorta che non mi piace per niente!xD
Così ho cominciato a riscriverlo! Vedrò di fare in fretta, comunque!
Ancora grazie a tutti quelli che leggono la mia storia!
A presto,

*HarleyQ_91*

 

  
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