Nel grigio della
tela
How much easier it is
to be critical than to be correct.
(Benjamin Disraeli)
“Mmm.”
Jamie rivolse uno sguardo accigliato a Alex. “Mmm?
Cioè, dopo tutti i discorsi
che ti ho fatto, tutte le spiegazioni che ti ho dato, tutte le
preghiere che ti
ho rivolto perché tu venissi qui…tutto quello che
sai dire è ‘mmm’?!”
L’uomo rispose allo sguardo della ragazza, altrettanto
seccato. “Sai bene che
io non ho mai amato questo tipo di opere, Jamie. Ora tu pretendi che mi
faccia
piacere qualcosa che non capisco? Oh, ma dai!”
“Ma come fai a non capirla?! Andiamo, si vede benissimo che
cosa rappresenta. Te ne ho parlato decine e decine di volte!”
“Ah, davvero?” Alex si sedette su una panchina al
suo
fianco. “A quanto pare ho un grave problema, per il quale io
non ho
assolutamente idea di che cosa sia rappresentato su quella
tela.”
Accompagnò l’affermazione con un gesto volutamente
plateale, indicando il
grande quadro che si trovava davanti a loro. La ragazza
seguì il gesto, la
fronte sempre più aggrottata.
“Sei il solito cafone.”
“Che?! Ah, adesso
chi non capisce la tua arte è cafone. Questa mi è
nuova.”
Jamie scoccò fiamme dagli occhi. Sbuffando si sedette
accanto all’uomo, incrociando le braccia.
“Intendo dire”, incominciò lei,
“che tu sei un esperto
d’arte, santo cielo! Com’è possibile che
il tuo commento davanti a un’opera,
qualsiasi cosa rappresenti, sia: Oh, non
ho davvero idea di che cosa sia. Che schifo!” Jamie
ingrossò la voce,
imitando il ragazzo che aveva assunto un sorrisetto beffardo.
“Io non ho assolutamente detto che è una
schifezza, carina.
Sai bene che nessuna opera d’arte, secondo il mio parere,
merita degli insulti.
Ho semplicemente espresso la mia opinione, ossia: non riesco a cogliere
ciò che
hai voluto rappresentare qui.”
La ragazza, gli occhi fissi sul quadro, annuì.
Cercò di parlare, ma Alex non le
diede il tempo.
“Penso che tu ora abbia capito quello che intendo. Se io,
che studio arte da anni e compro quadri e statue quando mi è
possibile, non ho
sentito o capito cosa hai provato tu mentre dipingevi
quest’opera…mi dispiace
dirtelo, ma non credo che i tuoi possibili clienti riusciranno a
capirlo.”
Jamie non rispose. Fissò per qualche istante la tela di
fronte a lei, poi mormorò: “Loro non riusciranno a
capirlo. Ma tu invece ci sei
arrivato alla perfezione.”
Detto questo, si alzò e, dopo aver sibilato: “Sei
davvero uno stronzo.”, si
diresse verso l’uscita della galleria.
Alex non la seguì. Si limitò a sospirare,
passandosi una
mano davanti agli occhi.
A che serviva fare il finto tonto? Era una cosa davvero
inutile.
Eppure era anche la più facile.
L’uomo guardò per l’ennesima volta il
quadro di Jamie,
inclinando leggermente la testa.
Non aveva assolutamente idea di come la ragazza avesse
fatto. Era un’illusione ottica perfetta, e lei sapeva che
solo un grande
esperto come Alex avrebbe potuto notarla.
Lì, tra le righe bianche e nere, mescolato al grigio della
tela, c’era una scritta.
Ti amo.
Quel politico inglese aveva ragione, pensò Alex.
E’ molto
più facile essere critici che essere corretti.
Più facile, certo. Ma in fondo, quanto giusto era?
Poco, probabilmente.
Ma quello, ad Alex, bastava.
E chi ritorna dall'oltretomba?
Ebbene sì! Eccoci di nuovo, EFP.
Mi sei mancato? Sì, dai. Ci ho messo un annetto e mezzo per capirlo, è vero. Però alla fine l'ho capito u__u
Bene, ecco con che cosa torno. Con una meravigliosa (?) storia sull'arte, e di come essa possa essere mediatrice/distruttrice dell'amore.
Ovviamente il quadro di cui faccio menzione non esiste davvero. Sta di fatto che mi sono ispirata molto a questo disegno, che trovo molto bello: http://katerinavraka.deviantart.com/art/Katerina-Vraka-Painting-48-117479688
*sospirone* Mi mancava un po' scrivere le NdA <3
E adesso non vedo l'ora di rispondere ai commenti, quando me ne sono andata non c'era ancora questa funzione **
*si illude che qualcuno commenti, LOL*
Beh, io vi saluto e vi ringrazio, carissimi lettori vecchi, nuovi o a metà (?).
Con la speranza di rivederci presto,
Vale