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Autore: GinevraCorvino    20/03/2012    5 recensioni
Il Racconto narra di come Tom Riddle seduca la Dma Grigia diper farsi rivelare dove si trovi il Diadema Perduto di Corvonero.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tom O. Riddle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Capillari impercettibili ,fili fragilissimi di ragnatele pallide come solchi di scarpette puntute di fate in ghirigori danzanti  solcano l’interezza purpurea del petalo, sono fregi delicati che danno squisitezza all’imperfezione del difetto. Vene di libellule senza sangue eppure carnalmente ubriache di un rosso assoluto, si intrecciano labirintiche su quel  petalo che per primo abbandona la compostezza claustrofobia del bocciolo. Distaccato nella sua fierezza è il primo a mostrarsi nella sua superba densità di velluto cremisi, il primo che probabilmente cadrà facendo sfoggio della sua spudorata caducità.
Lei osserva l'effimera bellezza di quel fiore posato su quella fredda panchina di pietra; non lo ha mai spostato, non lo ha mai preso in mano,non si è mai ferita con le spietate spine,perchè i morti non sanguinano. E' stata solo ad inebriarsi di quel crudele guardare e non toccare. E' stata solo lì ad assistere all'appassire ineluttabile della rosa che le aveva lasciato quel ragazzo moro dal sorriso tagliente e dai modi quasi affettati.
Si era accorta che era bello solo quando le aveva sorriso e se avesse avuto un cuore da far battere, a quel sorriso quel muscolo di carne che non possedeva più si sarebbe contratto per l'emozione. Ma la Dama Grigia era solo un ombra perlacea che fluttuava tremolante come una fiammella  indolente tra le mura di pietra; niente più cuore per lei.
Quel ragazzo le aveva detto: "tu sei la rosa che non sfiorirà mai"
Si, pallida e bella persempre, morta persempre. Si era avvicinata alla rosa che il ragazzo le porgeva e aveva cercato di percepirne il profumo, per un attimo aveva creduto di sentirene l'odore intenso e stordente, ma non era così, era solo il riflesso di un ricordo, i morti non hanno sensi per i doni dei vivi. Lei le aveva sorriso comunque e quel ragazzo aveva lasciato il bocciolo sulla panchina di pietra.

Si era dimenticata che non festeggiano la vita i morti, perché i morti semplicemente non ci sono più, i morti non mutano, non compiono gli anni, restano imprigionati nell’attimo della separazione. Immortali nell’immagine che li ha colti recisi; e la visita di quel ragazzo era solo un omaggio se così si può dire ad un sepolcro che un tempo fu una conflagrazione di fiammelle in corridoi quasi mistici, dove lei era  un fantasma che vagava evanescente anche se manteneva le labbra socchiuse di bimba.

La Dama Grigia fissa la geometria chiusa e perfetta di quella goccia enorme turgida di profumo pronta ad esplodere in tutta la sua oscenea bellezza e un pensiero le si stringe al collo come un serpente,anche se non può respirare più ,perchè i morti non respirano, qualcosa le si mozza in gola...."la bellezza è cattiva" constata "e alla bellezza tutto si perdona..."

Quel ragazzo era tornato altre volte nel suo corridoio a trovarla,parlava con lei, la guardava come se ancora fosse di carne e sangue viva e lei gli aveva rivelato segreti.
Gli aveva parlato del Diadema di sua madre.
"E' perduto Tom..." aveva concluso.
"Perduto?...non ti credo Elena, lascia che ti aiuti,lascia che lo distrugga, ti ha portato troppo dolore."
All'inizio La Dama era titubante, qualcosa di predatorio si  era acceso nello sguardo di Tom Riddle quando gli aveva parlato di quell'antico oggetto, ma poi aveva ceduto a quella bellezza di serafino. Gli aveva rivelato l'ubicazione del monile dentro il tronco di quell'albero dove per l'ultima volta ella aveva avuto un cuore che batteva e sangue rosso che scorreva.

Tom Riddle non era più tornato dopo. Aveva stuprato il suo segreto.

Se avesse lacrime ancora lei le piangerebbe, gocce enormi e trasparenti, come pesanti perle che precipitino inesorabili dal filo spezzato di una collana. Inarrestabili. Troppe. Il cuore ne sarebbe  annegato. Eppure anche se lei non ha lacrime perchè non hanno lacrime i morti: i loro occhi sono semplici laghi essiccati, eppure anche se lei non ha cuore perchè il suo sembiante non è che  pura ostinata energia a qualcuno passando di lì sembra appena di sentirla piangere,un pianto muto, insopportabile.


Lenta, di una lentezza estenuante la morsa contrita della Rosa si sfalda, languida si apre, il profumo si schiude stordente come un intatto segreto gelosamente trattenuto che ora viene rivelato.

Morirà. Una volta che avrà disteso ogni voluttuoso labbro lo splendore lascivo del suo essere  adagio verrà violentato da quel sole che l’ha corteggiata e con grazia morirà, morirà bruciata da troppo amore e da arrogante vanità.

Elena lo sa, lo ha già visto, è un’agonia quella cercata eutanasia. Una vertigine intollerabile di sadico masochismo. Vorrebbe gettarla a marcire con tutto il resto,o buttarla sul selciato perché gli studenti passando la devastino, senza dover assistere a quell’attesa stordente, ma non ci riesce ,non può.
Guarda la Rosa…è inevitabile che lo faccia, è troppo rossa, uccide ogni cosa intorno a se stessa. Gli fa male.

Deve sfiorire in fretta, già i primi petali si staccano pigri e indolenti come i suoi ricordi, si disperdono, cambiano forma, si aggiustano in un loro caos che se gustato in lontananza è bello.

Cade l’ultimo petalo, ha ceduto l’ultimo simulacro della sua bellezza di regina sciocco orpello di un giorno. Lo stelo è solo un’arteria di spine,non resta più niente di ciò che fu, se non l’impronta che ne ha la retina nostalgica.

Ora è semplicemente un arbusto secco, sterile da cui non nascerà alcun bocciolo a rinnovare la propria gloria.

Elena, la Dama Grigia del Castello di Hogwarts sa che d'ora in poi ci sarà solo gramigna,infette erbaccie abbandonate, come lei.

Tom Riddle era riuscito a far sanguinare i morti.
  
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