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Autore: Daisy Pearl    20/03/2012    4 recensioni
Questo è un amore tra due persone diverse ...
… vissute a lungo lontane per poi trovarsi ...
… questo è un amore sincero ed eterno ...
… questo è un amore che sfida tutte le leggi del mondo …
… Un Amore che va oltre il tempo e oltre lo spazio …
… un amore di cui solo le stelle sono testimoni silenziosi …
… un amore così non esiste sulla terra …
… ma solo TRA LE STELLE.
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Esistono giornate che rimangono isolate dal tempo e dallo spazio …
… esistono momenti unici che non vorremmo mai smettere di vivere …
… esistono e vorremmo che fossero infiniti …
… finiscono ma ci lasciano un dolce sapore sulle labbra …
… sapore di fresco, di cielo e di stelle …

 

 
 
Il ricordo di quel casto bacio mi accompagnò per tutta la mattinata, facendomi arrossire ad ogni suo sguardo. Non avevo provato quelle sensazioni con (faticavo anche solo a pensarlo) Johannes. Mai. E mi sembrava meraviglioso. Esse erano meravigliose.
Dopo quel momento idilliaco mi disse che avremmo fatto colazione. Sorrisi riconoscente, ero davvero affamata. Mi guidò fuori dal palazzo tenendomi per mano, e io sorrisi a quel gesto. Da quando non mi sentivo così a posto col mondo? Beh, forse non mi ero mai sentita in quel modo.
Entrammo in una specie di locanda chiamata Roxy Bar che però non aveva nulla a che fare con le locande della mia epoca.
In primo luogo questa era pulita. Poi non c’erano rozzi omoni pronti a prendersi a botte e ubriachi fradici fin dalle prime ore del mattino. Tutti erano seduti comodamente a dei piccoli tavolini e non si abbuffavano a dismisura, si limitavano a bere da piccole tazzine e a mangiare del pane dalle forme strane.
Ci sedemmo anche noi e ben presto arrivò una donna a chiederci cosa volevamo.
“Ti piace il caffè?” chiese Eric rivolto a me. Lo guardai perplessa. Avevo già sentito parlare di caffè, veniva dalle Americhe ma ancora non lo avevo assaggiato.
“Voglio il caffè!” esclamai convinta. Lui sorrise.
“Allora due. E due brioches al cioccolato!”. La donna annuì e si allontanò.
Io mi avvicinai a lui e gli sussurrai “Cos’è una Brioches?”.
“ahahah” rise adorabilmente “Vedi quelle?”  chiese indicando quel pane dalle forme strane che avevo precedentemente notato. Annuì.
“Quella è una Brioches, e quello nelle tazzine e il caffè!” spiegò.
“Mmm e questo posto è …”
“Un bar!” completò “La gente ci viene per mangiare, socializzare, bere … e chi più ne ha ne metta”.
“Bar.” Ripetei assorta. Mi piaceva il nome, suonava bene.
La donna di prima ci portò ciò che avevamo ordinato e con un sorriso disse “Sono 5 euro!”.
“Euro?” chiesi. Intanto Eric aveva tirato fuori dalla tasca un pezzetto di carta di color grigio e lo stava porgendo alla donna. Le ringraziò e se ne andò.
“Servono per pagare!” spiegò lui.
“Oh, noi usiamo monete d’oro e d’argento, non carta, la carta non vale niente!”. Esclamai.
“Anche noi usiamo monete!” e così dicendo estrasse qualche moneta. Le esaminai.
“Buffe!” commentai. Avevano dei disegni molto dettagliati ed alcune di esse arano formate da doppi metalli.
“Ma se avete le monete che valgono qualcosa allora perché usate anche la carta?”.
Mi sorrise dolcemente “Bè perché la carta ha una valore più elevato!” sembrava che si stesse divertendo a darmi delle risposte che per lui, evidentemente erano delle cose ovvie. Il suo buon umore  mi contagiò.
“Ci rinuncio! Qui siete troppo complicati!”.
“Ma sentila, la donnina d’altri tempi che fa la ramanzina al nobiluomo contemporaneo!”.
Sorrisi. Mi divertiva quel ragazzo. E pensare che l’unico uomo che mi aveva mai fatta divertire era stato mio zio.
“Tu al massimo saresti un garzone, mai un nobiluomo!”.
“E tu saresti una grande studiosa di stelle! Avresti fama!” sorrisi.
“Non ho fame! Sto mangiando!” dissi indicando la mia brioches che però era ancora intatta. Lui scoppiò a ridere rumorosamente.
“Ah ah non fame, FAMA!! Saresti conosciuta, famosa!”. Compresi il mio errore e arrossii.
“Dai assaggiala a proposito!”. Disse dando un morso alla sua brioches.
Lo imitai. Quella pietanza era davvero qualcosa di sorprendentemente buono. Il cioccolato mi si scioglieva in bocca. Era ottima!
Sorrisi felice di quella scoperta e sorseggiai il caffè. Ci mancò poco che non lo sputassi. Era così amaro. Lui rise nuovamente di gusto.
“Devi metterci questo!” affermò prendendo una bustina dal piattino sotto la tazza e aprendola rovesciandone il contenuto bianco nel caffè.
“Giralo!” mi intimò. Presi il cucchiaino e girai il liquido.
“Ora assaggialo!”. Feci una smorfia al solo pensiero di riassaggiare quella specie di veleno, ma lo feci ugualmente. Questa volta era meno amaro e decisamente più bevibile, anche se ancora non mi faceva impazzire. Gli sorrisi radiosa e riconoscente. Lui ricambiò. Poi mi si avvicinò pericolosamente.
“Sei sporca qui!” disse pulendomi il bordo delle labbra col suo pollice. Eravamo così vicini.
Quel piccole e semplice contatto mi stordiva. Non sapevo perché.
Quando ci sallontanammo ero rossa come un peperone.
“Ti va di conoscere il mio mondo?” chiese. Annuii con foga.
“Allora vieni con me!” esclamò felice prendendomi per mano e facendomi alzare.
Mi sentivo un ragazzina che vedeva il mondo per la prima volta. Ero entusiasta di poter scoprire tutte quelle novità.
“Dove andiamo?” domandai curiosa.
Lui mi fece scendere delle scale ed arrivammo in un posto strapieno di gente.
“Aspetta!” mi disse precipitandosi verso una scatola attaccata alla parete.
Non ero felice all’idea che mi avesse abbandonata lì, però era anche vero che lo potevo vedere. Notai che mise uno di quei fogli che lui chiamava banconote all’interno di quella scatola e poi ne estrasse sue pezzetti di carta. Tornò da me con un sorriso radioso dipinto sulle labbra
“ti piace stare in mezzo alla gente??” mi domandò premuroso.
Non ero mai stata in mezzo a troppa gente. Al massimo ogni tanto veniva da noi qualche signora per il tè, o andavo in città, ma in quel caso rimanevo sempre al sicuro dai briganti, sulla mia carrozza.
Non potevo sapere se piaceva stare in mezzo alla gente.
Avevo voglia di provare però.
Sorrisi, facendogli capire che per me andava benone.
Il suo volto si illuminò. Da tenere a mente: dirgli più spesso di sì, vederlo felice era qualcosa di magico!
Mi prese per mano e ci dirigemmo verso una specie di caverna. Insomma, mi aspettavo di trovare gente, ma ce n’era davvero tanta! Non ci si poteva quasi muovere.
Timorosa, mi avvicinai a lui ancora di più. Poi sentii un gran rumore, che mi fece accapponare la pelle.
Tremai leggermente.
“Tutto bene?” mi domandò rivolgendomi uno sguardo apprensivo.
Dio, com’erano belli i suoi occhi verdi. Mi ci sarei potuta perdere.
Ma che pensieri stavo facendo? Non si addicevano ad una signorina come me! Cercai di riprendermi.
“S-sì!”
“Hai paura?”
Dio com’era bel …
No! Dovevo assolutamente riprendermi.
Annuii. Non ero sicura che la mia voce sarebbe potuta uscire in modo decente dalle mie labbra.
Ci cinse con un braccio le spalle.
“Non devi! È solo un treno che viaggia sottoterra!” spiegò spingendomi all’interno di quello strano serpente di metallo che si era appena fermato d’avanti a noi.
All’inizio opposi una leggera resistenza. Davvero pensava che io sarei salita su quel coso?
Ma poi lui mi guardò con quello sguardo sicuro, si avvicinò a me.
Quel contatto mi fece sentire al sicuro, a casa.
Raggiunsi la consapevolezza che con lui mi sentivo a casa dovunque fossi. Anche ad anni di distanza dalla mia vera vita.
Come potevo non fidarmi?
Mi feci trascinare su quello che lui chiamava treno ed entrambi ci aggrappammo ad un palo.
La gente ci circondava da tutte le parti. Non pensavo che potessero esistere tutte quelle persone.
“Si chiama ‘metro’, o meglio ‘metropolitana’”.
“Cosa?” chiesi destandomi dai miei pensieri.
“Il treno che viaggia sottoterra. Noi di Milano lo chiamiamo ‘metro’”.
“Metro?” io conoscevo un solo metro. Ed era decisamente più corto. Un metro, appunto.
Lui annuì inconsapevole delle mie perplessità.
“E a cosa serve?”.
Ridacchiò. Se non fosse stato così tremendamente bello quando rideva, mi sarei anche potuta offendere. Sembrava che trovasse divertente qualsiasi parola che uscisse dalla mia bocca!
“Bè a viaggiare. C fa muovere più in fretta! È un mezzo di trasporto! Ne esistono anche dalle tue parti no?”
Domandò ancora lievemente divertito.
Era il mio momento!
“Certo! Carrozze e cavalli!”.
Mi sorrise amabilmente.
“Qui è difficile trovarli. A sai cosa? Una volta sono stato a Roma, e lì si che c’erano di carrozze! Solo che salirci costava un occhio della testa!”.
Lo guardai schifata.
“Costava un occhio?”. Bleah!
Scoppiò a ridere quasi come un ossesso. Si piegò lievemente tenendosi la pancia.
Questo era davvero troppo!
Era lui che mi parlava con i suoi strani modi di dire, era ovvio che io non potessi capire! La colpa non era affatto mia.
Indignata girai il viso dall’altra parte per non guardarlo mentre si prendeva gioco di me.
“Cassidy …” iniziò appena si fu ripreso “ … scusami, non volevo ridere di te! È solo che vuol dire semplicemente che costa molto!”.
Prese il mio viso tra le mani e dolcemente mi costrinse a guardarlo negli occhi.
Un mare verde. Meraviglioso.
In quel momento mi dimenticai di tutte le persone che ci circondavano (un’impresa davvero notevole considerando il loro numero).
Esistevano solo quei meravigliosi e magici occhi, e quel vis che era così degno di loro.
Lui era una visione paradisiaca.
Poi la mia attenzione fu catturata dalle sue labbra. Ricordavo come fossero morbide e carnose.
Provai l’impulso di sfiorarle lievemente con le mie ….
Ma cosa diavolo stavo pensando?
Divenni bordeaux e abbassai timidamente lo sguardo.
“Siamo arrivati!”.
Esclamò trascinandomi fuori dalla metro. Salimmo delle scale che, (Magia!) si muovevano da sole e uscimmo all’aria aperta.
Ciò che vidi non lo avrei mai nemmeno immaginato nei miei sogni più fantasiosi.
Una delle più grandi chiese che avessi mai visto si ergeva dinnanzi a me.
Era gigantesca. Ricca di fini e dettagliate decorazioni.
“Oooo” non riuscii ad articolare altro.
Davanti alla chiesa c’era un’enorme piazza gremita di persone. C’era chi passeggiava, e chi chiacchierava.
Gente da tutti gli angoli della terra.
“Sono perdonato?” mi chiese in un sussurro avvicinando le labbra al mio orecchio.
Ebbi un lungo e piacevolissimo brivido che mi percosse tutta la spina dorsale.
Era decisamente perdonato.
Non aveva bisogno di una risposta verbale per capirlo.
Mi prese per mano più radioso che mai.
“Andiamo!” esclamò.
Io rapita lo seguii.
“Questa è piazza duomo, il centro di Milano!”.
“Wow! La tua città è bellissima!”
“E’ vero!” ammise lui “Ma è anche troppo caotica!”.
Annuì. Era decisamente caotica!
“Hai mai fatto shopping?” mi domandò sorridendo più che mai?
Shopping? Boh probabilmente era latino anche quello!
“No?” non era una vera risposta la mia.
“Bè hai bisogno di un guardaroba! Come puoi notare io non sono una donna …” disse indicandosi.
L’avevo notato eccome!
“Quindi nel mio armadio non troverai molti vestiti adatti a te!” continuò divertito.
Ridacchiai anche io. Non aveva tutti i torti.
“Quindi?” aveva fatto tutto il suo discorso, ma ancora non avevo capito il significato di quello strano termine.
“Andiamo a fare compere!” era entusiasta.
“Mah i vestiti io non li compravo per strada. Veniva la sarta e me li confezionava lei, su misura!” esclamai.
“I tempi sono cambiati!”
“Già!” non sapevo se era un bene o un male. Ma ero curiosa di scoprirlo.
“E poi per il pomeriggio ho una sorpresa ancora più grande per te!” svelò con gli occhi luccicanti.
“E sarebbe?” chiesi curiosa.
“Ah ah non te lo dicoooooooo!”.
Adoravo la sua voce. Adoravo il suo essere divertente. Adoravo quando rideva e il suo sorriso si estendeva anche a quei meravigliosi smeraldi.
Adoravo quel ragazzo.
Ero finita in una voragine senza via d’uscita e la cosa non mi dispiaceva per niente.
 
 
 
Heeeeeeeeeeeeeiiii scusatemi il ritardo.
La versione originale delle storia non prevedeva questo capitolo così ho dovuto aggiungerlo all’ultimo!
Per questo ci ho messo così tanto!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto : )
Fatemi sapere cosa ne pensateeeeeeeeee!!!
Ah! Ringrazio come sempre chi recensisce!!! Chi ha messo la mia storia tra le preferite, le seguite o le ricordate!!
Grazieeeeeeeeeeeeeee!
Daisy

   
 
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