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Autore: yu_gin    20/03/2012    6 recensioni
La vita di Kurt e Finn è molto diversa da come siamo abituati a vederla. Le difficoltà economiche e l'impossibilità di trovare un lavoro migliore spingono Kurt ad accettare un lavoro che fino a pochi anni prima non avrebbe mai pensato di poter accettare.
Ma se sotto le luci dello Scandals incontrasse un ragazzo che potrebbe cambiargli la vita? Un ragazzo che viene dall'altra parte di Lima, quella economicamente agiata, quella dabbene, quella da cui Blaine vuole fuggire? Se riuscissero a trovarsi, nonostante tutto?
Dal primo capitolo: Ogni suo pensiero venne interrotto dall'entrata in scena dei protagonisti della scena.
Ogni pensiero su Finn o su qualsiasi altro ragazzo, ogni pensiero in generale venne semplicemente spazzato via dalla sua testa nel momento stesso in cui vide calcare la pista quello che poteva tranquillamente definire:
Il più bel culo che abbia mai visto.
[...]
«Perché? Perché noi non possiamo essere felici?»
Santana lo strinse forte e gli accarezzò la testa.
«La vita è ingiusta, Kurt, per chi è nato dalla parte sbagliata di Lima.»
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Rachel Berry
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A Lima Side Story




Capitolo 3: sorry, I may be in love with you



«Sei stato promosso? Ma è fantastico!» esclamò Finn.

«Già. Ora dovrei prendere cinque dollari in più al giorno» disse. Finn sembrava entusiasta, ma per lui era solo una rogna. Significava dover essere gentile con i clienti, sorridere, rimanere sempre vigile per il terrore di incrociare qualche frequentatore dello Scandals.

«Non ho ancora capito: perché ti hanno promosso?»

«A quanto pare un cliente ha parlato bene di me al capo.»

«Un vero colpo di fortuna.»

«Già» disse, anche se quel giorno “fortunato” era l'ultima cosa che pensava di essere.

Kurt finì di cuocere gli hamburger e li mise sui piatti insieme all'insalata e a del formaggio. Finn era già seduto a tavola e cominciò a mangiare come se non toccasse cibo da un mese.

«Mangia più piano. Se continui così ti strozzerai» disse, puntandogli contro la forchetta.

«Non fare la mamma!» esclamò. Subito dopo abbassò lo sguardo: «Scusa.»

«Non fa niente» assicurò.

«Lo dici spesso, ultimamente. “Non fa niente” o “non è niente” o “tutto okay”. Lo dici così spesso che non riesco più a crederci. Soprattutto se dopo fai quelle facce.»

«Ma dai, Finn! Davvero, non è-»

«Niente? Senti, forse non sarò perspicace come Santana, né un mago dei sentimenti. Non sono neppure bravo a tirare fuori le frasi giuste al momento giusto e lo sai, perché mi conosci. Però sai anche che io per te ci sono sempre. Siamo fratelli, no? Qualsiasi cosa ti succeda riguarda un po’ anche me. Quindi ti prego, se c'è qualcosa che non va, parlamene. Anche se dovesse essere imbarazzante.»

«Anche se si trattasse di un ragazzo?» chiese.

Finn ebbe un sussulto. Aveva ancora qualche problema a parlare con naturalezza di ragazzi con suo fratello. «Anche se si trattasse di un ragazzo.»

Kurt sorrise perché sapeva quanto costasse a Finn. «Grazie. Mi fa piacere sentirtelo dire, anche se penso che Santana sarebbe più utile in materia. Senza offesa, ovviamente.»

«Ma c'è effettivamente qualcosa sotto?»

«C'è un ragazzo, sì. Ma dire già dire che c'è è dire troppo. Diciamo che è passato, mi ha sconvolto la vita e se n'è andato. Per poi riapparire dal nulla e sparire di nuovo, pensando con due parole di risolvere tutto.»

«Scusami, non riesco proprio a seguire quello che stai dicendo. Di chi diavolo stiamo parlando?»

«Di nessuno» disse, alzandosi da tavola. Il suo hamburger era ancora a metà. «Finiscilo tu, se vuoi.»

Finn non se lo fece ripetere due volte e si appropriò della cena del fratello.

Kurt raggiunse la propria camera e si gettò a letto. Ora voleva solo dormire.



Blaine si gettò nel suo letto e, nemmeno due secondi dopo, Sebastian gli era praticamente sopra.

«Seb, mi spieghi che stai facendo?»

«Ti convinco a confessare. Anche se, effettivamente, se ti dico “parla o ti stupro” potresti preferire la seconda opzione ed io non otterrei il mio scopo. Quindi direi: “parla, o ti ammazzo di solletico finché non vomiti”.»

Blaine si alzò, spingendo via Sebastian. «E se non mi andasse?»

«Avanti! Sono o non sono il tuo migliore amico? Ho più esperienza sessuale di tutti i Warblers messi insieme e fortunatamente per te giochiamo nella stessa squadra. Di certo mi sono già ritrovato in una situazione simile alla tua.»

Blaine sbuffò: «Voglio risolvermela da solo.»

«Non ce la farai, te lo dico io. Sei un completo inetto in fatto di storie d'amore. Non hai mai avuto neppure un ragazzo, al massimo hai sbaciucchiato qualche ragazzina alla medie. Quindi: parla.»

«Ti ho detto di no.»

«C'entra il commesso di questo pomeriggio?»

Blaine si voltò a guardarlo sconvolto: «Ma sono circondato da dei maledetti vampiri leggi-mente?»

«No, ma è così semplice capire cosa passa per la tua testolina mononeuronica che è come se ti leggessi nella mente» disse. «Comunque, tornando al commesso...»

«Ma perché insisti! Non ne voglio parlare e... non ne posso parlare.»

«Non puoi? Avete fatto qualcosa di illegale? Guarda che la fornicazione omosessuale non è più reato da un bel po', se consenziente e fra maggiorenni.»

«Ma perché devi ricondurre sempre tutto al sesso? Non è successo niente del genere. Non ci siamo neppure baciati, né siamo usciti insieme. Niente.»

«Ma lo conosci.»

Blaine abbassò lo sguardo: «Era così evidente?»

«Quando ti ha visto ho pensato si sarebbe messo a piangere. Ti ha guardato come se fossi il suo ex marito tornato per rubargli la custodia dei figli.» Era un po' eccessivo forse, ma rendeva l'idea.

«Non sono affari tuoi.»

«Neanche questa volta? Prima il ragazzo dello Scandals, poi il commesso di GAP e poi chi altro, forse-» Sebastian si fermò, improvvisamente illuminato da luce divina. «Fermi tutti. Il ragazzo dello Scandals èil commesso di GAP» esordì trionfante. «Ecco perché, tutto torna! E si spiega anche perché ti abbia guardato come se fossi un assassino di micetti: l'hai insultato senza neppure conoscerlo.»

«Non l'ho insultato! Gli ho fatto avances esplicite un po' troppo invadenti, ma ero ubriaco.»

«Il fatto di essere ubriaco non è una scusante. Punto primo perché se ti ubriachi con una o due birre, beh amico, non dirlo in giro. Secondo, perché l'alcol fa uscire il nostro vero essere. Era tua precisa intenzione fargli delle avances, solo non ne avevi il coraggio.»

«E' esattamente quello che mi ha detto lui» ammise.

«Sei proprio un idiota, Blaine Anderson. Secondo me si vedeva che gli piacevi. Se non ti fossi bruciato questa occasione forse ora avresti un appuntamento per la tua prossima serata libera.»

«Non dirmelo.»

«Te lo dico, invece. Chissà, magari la prossima volta ti sveglierai.»



Quel giorno Kurt era stranamente in orario. Lui e Finn uscirono di casa con qualche minuto di anticipo. Finn guidava verso lo Scandals cercando di intavolare una conversazione, ma suo fratello sembrava meno reattivo di un opossum.

«Ehi, coso, hai visto che siamo in orario? Niente spogliarello in macchina oggi» disse, cercando di tirargli su il morale.

Kurt sollevò gli occhi dai propri stivali e fissò il fratello accennando ad un sorriso: «Urrà.»

«So io cosa posso fare per tirarti su il morale» disse, accendendo la radio.

Kurt riconobbe la canzone fin dalle prime note e sorrise, rivolgendosi al fratello che, con aria particolarmente idiota, stava intonando:



Hey Jude don’t make it bad,

Take a sad song and make it better,

Remember, to let her into your heart,

Then you can start to make it better.



Si schiarì la voce e cominciò a cantare con lui:



Hey Jude don’t be afraid,

You were made to go out and get her,

The minute you let her under your skin,

Then you begin to make it better.



A quel punto Finn si mise a fare una cosa molto stupida. Iniziò a dimenare il posteriore e scuotere la testa come un indemoniato, facendo ridere Kurt e continuando a cantare:



And anytime you feel the pain,

Hey Jude refrain,

Don’t carry the world upon your shoulders.



Lasciandosi dietro ogni dignità Kurt lo imitò:



For well you know that it’s a fool,

Who plays it cool,

By making his world a little colder.



E concludendo insieme cantando a squarciagola:



Naaaaah-nah-nah-nanana-naaaah! Nanana-naah!

Hey Jude!



Scoppiarono a ridere, ignorando i colpi di clacson della macchina dietro di loro.

«Hai visto che alla fine ti ho fatto ridere?»

«La tua faccia quando canti in macchina farebbe ridere anche Santana durante i giorni di ciclo intenso» disse, asciugandosi le lacrime. «Grazie, Finn.»

«Di niente. Sono qui per questo, no? E poi i Beatles erano la band preferita della mamma.»

Arrivati allo Scandals, Finn parcheggiò l'auto ed entrarono. Si salutarono all'ingresso e, mentre Finn si dirigeva verso il bancone, Kurt andò verso i camerini. Non appena entrò fu assalito da Santana che, già pronta per il numero, lo afferrò per le spalle.

L'espressione che aveva sul viso non gli piacque per niente.

«Zietta, che succede?» chiese.

«Stai calmo, Kurt, va bene? Siediti e prometti di non agitarti.»

«San, mi stai facendo agitare.»

«Non farlo. Non sei da solo, ci siamo io e Finn e, per quanto tuo fratello non sia realmente pericoloso, ha la stazza per sembrarlo, mentre io ho delle lamette nascoste fra i capelli.»

«Che diavolo sta succedendo?»

«Non so bene come dirtelo ma... di là, seduto ai tavoli... c'è Karofsky.»

Kurt sentì il mondo crollargli addosso.



Finito lo spettacolo avrebbe voluto defilarsi in maniera anonima così da non dover parlare con Dave.

L'aveva visto, durante lo spettacolo. E lui aveva visto che l'aveva visto. Tuttavia nessuno avrebbe potuto accusarlo di maleducazione se non fosse andato a salutare un caro vecchio amico che aveva la fortuna di non vedere da mesi, ormai.

E se Dave fosse stato un tantino più assennato, avrebbe evitato di avvicinarlo in prossimità dell'uscita e di rivolgergli la parola.

«Ehi, Kurt, è passato un bel po’. Col tempo sei diventato ancora più carino.»

«Karofsky. Qual buon vento.»

«Ora mi chiami per cognome? Pensavo fossimo andati ben più in là di queste stupide formalità.»

«Se non mi sbaglio è per questo dissidio di opinioni che è finita.»

«E' successo molto tempo fa» gli ricordò.

«Un anno. Scusa, ma per me non è abbastanza» disse, tentando di allontanarsi.

Dave lo afferrò per il polso: «Non te ne andrai così in fretta.»

«Ah no?» si voltò verso di lui, questa volta con fare aggressivo. «Intendi con la stessa velocità con cui te ne sei andato tu? Intendi così in fretta da non lasciarmi neppure il tempo di capire cosa fosse successo?»

«Ho sbagliato. Sono tornato per chiederti scusa, se me ne darai modo.»

«Non voglio le tue scuse, Dave. Voglio che tu te ne vada dalla mia vita, ora che sembra andare tutto bene.»

«E questo lo chiami bene? Lavori come spogliarellista in un locale di periferia, poi di sicuro ti ammazzerai con un secondo lavoro mattutino. Fammi indovinare: cameriere al Lima Bean?»

«Commesso GAP» ammise, a testa bassa.

«Mentre tuo fratello scommetto che a parte mischiare coca-cola light e acqua tonica con un bel sorriso etero sul volto non ha altre abilità utili per trovarsi un lavoro. Un lavoro vero.»

«E' la mia vita, mia e di mio fratello. Non ti deve riguardare.»

«Ma può. Mio padre ha un'azienda e potrebbe dare un lavoro a tuo fratello. Potresti lasciare questo posto e cominciare una vita vera. E magari un giorno fare anche l'università.»

«Non voglio la tua elemosina.»

«Non sarebbe elemosina.»

«Sarebbe un pagamento? Vuoi che venga a letto con te e in cambio darai un lavoro a mio fratello? Mi spieghi che differenza c'è fra quello che mi proponi e quello che faccio?»

«C'è la differenza che non è “vendersi”, se lo fai con uno che ti piace.»

«E chi ti dice che mi piaci?»

«Mi sembrava fosse abbastanza chiaro, un tempo. Vuoi forse dirmi che è tutto cambiato? Hai detto che un anno è troppo poco: significa che ti piaccio ancora.»

«Non se ne parla, Karofsky.»

Dave lo afferrò per una spalla, evidentemente seccato dalla sua cocciutaggine. Finn si alzò da dietro il bancone e gli lanciò un'occhiata minacciosa. Il ragazzo lasciò andare la spalla di Kurt e alzò le mani:

«E' chiaro che qui non si può parlare in pace, tuo fratello è sul punto di volermi uccidere e la tua amica lesbica sembra del tutto intenzionata a castrarmi. Perché non andiamo fuori?»

Kurt annuì. Lanciò uno sguardo a Santana e seguì Dave fuori.



Santana si rivolse a Finn:

«Beh, stai lì a guardare mentre quel bisonte della prateria calpesta il cuore di tuo fratello e lo usa come berretto? Ma sei un uomo o un bambolotto gonfiabile?»

«Non rompere, Santana! Non so neppure io cosa fare.»

«Te lo dico io: vai lì e gli spacchi il naso.»

«Non posso, e lo sai bene. E può essere che anche Kurt voglia parlarci, o l'avrebbe già allontanato.»

«L'hai visto anche tu che l'ha afferrato per una spalla!»

«E l'ha anche lasciato. Sarà anche più piccolo di noi, ma non è più un bambino. Ha diciotto anni, ormai, quasi diciannove. Sa decidere per se stesso.»

«Dire che un cuore infranto è in grado di pensare lucidamente è come affermare che un ubriaco può guidare!»

Finn strinse con forza lo strofinaccio che aveva in mano, mentre faceva lavorare le meningi. «Va bene, facciamo così. Gli do qualche minuto. Se Kurt non torna dentro, vado io fuori a parlargli.»



«Già meglio, non trovi.»

«Fa freddo» disse Kurt, stringendosi nella propria maglietta troppo leggera.

«Vuoi che ti scaldi?» disse, allargando le braccia.

Kurt lo fissò combattuto. Ricordava bene quanto aveva amato gettarsi fra le sue braccia, lasciarsi stringere forte e sentirsi amato. Ricordava anche il suo goffo modo di fargli i complimenti, i suoi pessimi baci che miglioravano col tempo, i suoi regali sempre sbagliati...gli era piaciuto davvero. Ma il punto era: gli piaceva ancora?

«Torno dentro.»

«Aspetta, Kurt!» esclamò l'altro. «Ti prego, dammi un'altra possibilità! Ho sbagliato, lo so, sono stato un completo idiota, ma ero ancora alle superiori! Si fanno tante idiozie alle superiori. Ora invece sono un uomo migliore: sono qui per chiederti scusa.»

Kurt lo fissò stupito. Dave non chiedeva mai scusa. Non seriamente.

Certo, se gli pestava il piede mentre si baciavano o se per sbaglio gli dava una gomitata mentre erano in autobus o se si dimenticava di riportargli un libro che gli aveva prestato, gli diceva uno scusa veloce, quasi sovrappensiero. Ma non chiedeva mai scusa seriamente. Non era il tipo.

L'aveva fatto solo un'altra volta, da quando si erano conosciuti. E quella volta lui l'aveva perdonato.

«Mi dici che cosa vuoi da me?» chiese Kurt.

«Voglio che torni ad essere il mio ragazzo. Voglio ricominciare da capo e rimediare a tutti gli errori che ho fatto in passato.»

«Hai una minima idea di cosa ho passato l'anno scorso?» gli gridò contro.

«Lo immagino.»

«No! Non lo puoi immaginare se non l'hai vissuto sulla tua pelle. Non dirmi che lo puoi immaginare perché non sai neppure di cosa sto parlando.»

Dave abbassò lo sguardo: «Siamo stati bene insieme, finché è durato, questo non lo puoi negare. Eravamo soli e ci siamo trovati. Può essere di nuovo così. Forse non so cos'hai provato l'anno scorso, ma so cosa si prova ad essere soli e so che è una sensazione orrenda. Questa volta sarà diverso: non siamo più al McKinley, non siamo più il giocatore di football e il ragazzino gay. Siamo due ragazzi qualunque e a nessuno importa nulla di noi.»

Kurt avrebbe voluto gridargli di sparire perché le sue frasi da quattro soldi poteva infilarsele in un ben determinato luogo, ma non disse nulla perché riconosceva nelle parole di Dave parte di ciò che pensava. Era sempre stato solo e sapeva quanto orrenda fosse la sensazione di vuoto che questo comportava.

Dave gli si avvicinò fino a posargli una mano sulla spalla. Kurt non si ritrasse a quel contatto. Rimase immobile e lasciò che Dave lo abbracciasse.

«Mi sei mancato, lo sai?» gli sussurrò ad un orecchio, prima di avvicinare le sue labbra a quelle di Kurt.

In quel momento la porta del locale si aprì e Finn vide la scena, inorridendo:

«Ehi, tu! Che cazzo credi di fare.»

Dave si voltò seccato: «Cerco un po' di intimità, problemi?»

«Sì, se la cerchi con mio fratello.»

«Credo che il tuo fratellino sia abbastanza grande per decidere da solo. E a me sembra che abbia scelto.»

«Kurt, è così?» chiese Finn.

Kurt si voltò verso di lui: «Finn, io-»

«Non ci posso credere! Dopo quello che ti ha fatto? Avrei fatto meglio ad ascoltare Santana.»

«Perché, cosa diceva quella sgualdrina?»

«Diceva di fare questo» disse, tirando un pugno in faccia a Karofsky. Dave cadde a terra ma si rialzò subito, scagliandosi contro Finn. Kurt si frappose fra loro, cercando di separarli.

«Smettetela! Non c'è motivo di prendersi a pugni!» gridò. «Dave, ti sarei grato se non pestassi mio fratello. E tu Finn, non metterti in mezzo.»

«Non metterti in mezzo, mi dici? E cosa mi dirai quando ti ritroverai a piangere sul divano o a bruciare gli hamburger perché sei troppo impegnato a soffiarti il naso o quando passerai ore appoggiato alla parete della doccia a singhiozzare? Mi dirai di farmi gli affari miei?»

«Non succederà» disse, speranzoso.

«Succederà, invece. E io ci sarò, ci sarò sempre e tu lo sai. Ecco qual'è la differenza fra me e lui. Fra Santana e lui. Noi ti vogliamo davvero bene. Impara a riconoscere i veri amici, Kurt. Forse prenderai meno cantonate» disse Finn, tornando nel locale.

Rimasti soli, Dave si pulì il sangue che gli colava dal naso.

«Mi dispiace. Lui non-»

«Non gli piaccio e lo capisco. Se vogliamo trovarci, dobbiamo farlo lontano da tuo fratello.»

Kurt annuì.

«Hai detto che lavori da GAP. Quand'è che stacchi?»

«Finisco alle cinque.»

«Passo a prenderti domani. Prendiamo qualcosa in un bar e intanto parliamo. Abbiamo ancora molte cose da chiarire.»



Il viaggio di ritorno trascorse nel più completo silenzio. Finn e Kurt non si guardarono negli occhi neppure per un istante. Una volta a casa ognuno andò nella propria camera senza neppure augurare la buona notte all'altro.

Nel letto freddo, Kurt si ritrovò a sospirare.

Mi domando quando arriverà il mio turno per essere felice. Quando finalmente passerò dal lato giusto di Lima.




N/A


Per prima cosa mi scuso per il ritardo. Ieri ero convintissima di aver pubblicato il capitolo invece – dopo aver passato mezza serata a litigare col codice html – ho scoperto questa mattina che non l'avevo pubblicato...

Forse il karma vuole punirmi per qualcosa (non voglio indagare)


Ed eccoci al terzo capitolo, nel quale fa la sua entrata in scena Dave!

Che ve ne pare di lui? Le cose vanno un po' diversamente che nell'originale, ma bisogna tener conto che nella fiction Kurt non ha mai conosciuto Blaine alle superiori.


Voglio ringraziare tutte voi che commentate, seguite o che avete inserito fra i preferiti. Ad ogni recensione saltello come una fangirl!


E un grazie alle mie due beta: MeMedesima, con cui sfogo i miei deliri da klainer da mesi, ormai, e Alessandra, una mia amica che non ha mai visto neppure una puntata di Glee (e fino a qualche giorno fa neppure sapeva che faccia avessero gli attori) ma il cui aiuto mi è stato prezioso. Come occhio esterno.


Detto ciò, il quarto capitolo è già pronto e aspetta solo di essere corretto e dovrei riuscire ad aggiornare venerdì (html e computer permettendo).

A presto!


yu_gin!



coming next


Kurt ebbe un tuffo al cuore.

Attraversò la strada correndo, facendo inchiodare una macchina.

«Sei venuto, alla fine.»

«Pensavi non l'avrei fatto?»

«Avevi dei precedenti.»

«Te l'ho detto: sono cambiato. Anche grazie a te.»

   
 
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