Non era un momento facile, e Draco lo sapeva bene. Era in corso una guerra e lui aveva scelto già da molto tempo da che parte schierarsi. Ormai da un anno si era reso conto di aver fatto la scelta sbagliata. Ma non fece nulla per rimediare.
“Sei un codardo” pensò tra sé e sé una mattina gelida di gennaio. Voleva uscire da quella casa, allontanarsi e permettere a pensieri più sereni di invadere la sua testa. Dopo la morte di Silente, le uniche cose che vedeva e pensava avevano a che fare con la morte e il dolore. Spesso e volentieri rimpiangeva i momenti in cui a scuola si divertiva a prendere in giro Potter e i suoi amici.

Quella mattina non c’era nessuno in casa, era presto e i suoi genitori non si erano ancora svegliati. Si lavò e vestì velocemente senza fare rumore, prese il mantello la bacchetta e scese al pian terreno. Si guardò intorno e quasi riusciva a sentire la tristezza e paura aleggiare nel salone. Erano rare le volte in cui il Signore Oscuro si serviva della loro casa, ma quelle volte erano difficili da dimenticare. Accadevano cose terribili e lui era costretto ad assistere, senza proferir parola e senza muovere un arto.
Un brivido gli percorse la schiena. Si coprì con il mantello e cercò di allontanare quei bui ricordi.

Con passo leggero e veloce si diresse alla porta secondaria. Quando l’aprì una forte ventata lo colpì in pieno viso, lo scavalcò e fece oscillare pericolosamente un lampadario che rilasciò in tutta la casa un leggero tintinnio di cristalli. Draco si affrettò ad uscire e a chiudersi la porta alle spalle facendo attenzione a non fare più rumore di quanto non ne stava facendo il lampadario.
Rimase immobile sulla soglia per qualche secondo tenendo gli occhi chiusi e le orecchie tese per controllare che il tintinnio non avesse svegliato nessuno. Per la prima volta dopo tanti mesi sentiva il silenzio. Nelle orecchie e nella testa. Durò pochi secondi che la sensazione lo estasiò.

Aprì gli occhi dolcemente e a salutarlo c’era un piccolo sole sbiadito nascosto dietro a piccola collina coperta di bianco. Tirò un lento sopirò e si guardò intorno. Il vento pungente gli aveva reso le guance rosse e fredde e il naso iniziò a bruciare. Era da troppo tempo che non varcava quella soglia.
Intorno a lui non vedeva altro che distese bianche e qualche ciuffo d’erba sopravvissuto alla forte nevicata di due giorni prima.
Era solo.