20/03/2012
1 recensioniAlla mia supporter/protagonista speciale e al ragazzo riccio che non sa che esisto
Prologo
Roma, 27 dicembre 2008
Sto rientrando da casa dopo una giornata scolastica piuttosto frenetica ma tutto sommato proficua. Marco mi ha chiesto di raggiungerlo dopo gli allenamenti, ho preso dieci in matematica, Marco mi ha chiesto di raggiungerlo dopo gli allenamenti.
Sono felice e questa volta non per il voto, ma non importa ci penseranno mamma e papà a rallegrarsi per quello.
Intanto io mi precipito in camera mia perché ho fretta di svolgere i miei compiti per poi raggiungere Marco. “Prima il dovere poi il piacere” ha sempre detto papà. Proprio lui mi interrompe chiamandomi, anzi urlando il mio nome.
Lo raggiungo di corsa, anche un po’ spaventata.
Mi si piazza davanti rosso come un peperone.”
“Federica Roberta Smith” asserisce pronunciando lentamente il mio nome per intero “Cosa diavolo hai combinato? Cosa stai combinando? Cos’è questo?”
Papà ha trovato il mio diario. Papà ha letto il mio diario. Papà sa di me e Marco. E’ il momento di raccontargli tutto, lui ha sempre saputo tutto di me, sono sempre stata molto aperta con la mia famiglia e dopotutto non sto facendo niente di male, sono solo innamorata , penso. Ma sono una stupida e non ho ancora capito niente, perché non è così. Fortuna c’è papà pronto a spiegarmi tutto e indicarmi cosa fare.
“E’ questo che fai lì in camera tua anziché studiare?”
“Ma papà io studio”
“Certo Federica. Come pensi di poter realizzare il tuo sogno se non ti impegni? Vuoi diventare un medico come me? Allora non puoi perderti dietro queste cose frivole, dietro queste smancerie e questi cuori di carta. Devi pensare che tra poco dovrai salvare la gente, rianimare un cuore vero, diplomarti con 110 e lode, diventare un primario e formare una famiglia felice come la nostra. Non c’è tempo per queste cretinate, fanno solo male. Ricorda chi sei, ricorda il tuo sogno e lascia perdere l’amore”
Innamorarsi è sbagliato, innamorarsi fa male, innamorarsi non mi rende la figlia perfetta, me lo ha detto papà. ¬
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“Maledizione! Cosa ci faccio io qui?”
Mi sveglio di soprassalto su un cuscino non mio, di un letto non mio, in una stanza non mia, accanto ad un ragazzo non mio che si chiama Harold. So solo questo di lui, me lo ha sussurrato ieri tra qualche bacio. “Cosa ci faccio qui?” Continuo a ripetere a rischio di svegliarlo. Mi metto seduto sul letto e mi guardo intorno spaesata, inciampo in qualcosa: la sua camicia.
“Cosa diavolo hai combinato Federica Smith?” E’ questo il pensiero che vortica instancabilmente nella mia testa.
Merda. Se lo sapesse.
Un paio di ricci hanno rovinato la figlia perfetta.
Vedo quei rovinosi ricci muoversi piano sul cuscino, vedo il braccio appartenente al riccio allungarsi e sfiorare i miei fianchi.
“Cosa diavolo stai combinando Federica Smith?”