IV
L’uomo
percorse rapidamente Baker Street
lanciando un paio di occhiate alle finestre del 221B notando con un
mezzo
sorriso la ragazza appoggiata alla finestra intenta a fumare e ad
osservare la
strada; per un secondo, l’uomo dai ricci capelli corvini
aveva incrociato lo
sguardo di lei che subito aveva drizzato le orecchie e, pur di
controllare di
chi fosse la persona che aveva attirato la sua attenzione con una sola
occhiata,
sembrava volessi buttare giù dalla finestra;
l’uomo accelerò il passo con
disinvoltura infilandosi un paio di occhiali da sole, mentre sentiva
chiaro il
fischio di richiamo di Eliza con gli altri ragazzi, se la
immaginò chiamare e
indicarlo frenetica mentre l’altro ragazzo faceva un rapido
giro cercando di
osservarlo in volto: quando vide Denis, il ragazzo che correva a
controllare,
gli fece un singolo cenno con il capo, e Sherlock Holmes
riuscì a mascherare un
sorriso sotto i capelli vistosamente più lunghi e nonostante
avesse molto caldo
lasciava che gli coprissero buona parte del viso, mantenendo le spalle
ingobbite per sembrare più basso, sebbene Denis sapeva che
Sherlock era lì: il
ragazzino era un ottimo mezzo per tenere sott’occhio Lizzy e
John senza
metterli in pericolo.
Superò
rapidamente la strada, respinse il
desiderio di salire su un taxi e prese un autobus, fortunatamente
abbastanza
vuoto quella sera, ma nonostante questo evitò di sedersi e
si appoggiò
malamente ad un palo aspettando la sua fermata.
Scese
e fece rapidamente la strada che lo
separava dall’appartamento in cui stava in quel periodo,
salì le scale e spinse
la porta già aperta con la spalla, togliendosi
svogliatamente gli occhiali da
sole e si lasciò cadere sul divano, con un profondo respiro.
<<
Ahio! >> esclamò la voce di una
donna, e con un braccio Molly Hooper alzò di peso Sherlock
che, con un ennesimo
sbuffo, scivolò a sedersi di fianco alla ragazza.
<<
Trovo inutile la tua presenza, sai che
quando torno mi butto sempre sul divano >> disse Sherlock
con la sua
solita voce profonda.
<<
Trovo inutile doverti spiegare ogni
volta che questo è il mio divano e che quindi gradirei ti ci
sedessi
educatamente per lo meno.. >> sbuffò Molly, la
costante presenza del
consulente detective l’aveva resa un po’
più sciolta con lui.
<<
Gradirei una tazza di tea >>
disse Sherlock, come se non l’avesse sentita, lei
l’osservò e sospirando si
alzò dal divano per andare in cucina, mentre Sherlock si
stendeva nuovamente
sul divano congiungendo le mani, come sempre quando pensava.
Molly
mise a bollire l’acqua e si appoggiò alla
porta della cucina ad osservare il detective assorto dai suoi pensieri,
il viso
pallido incorniciato da quei ricci corvini che ricadevano disordinati
sul
poggiolo del divano, le labbra a cuore di un colorito leggermente
più roseo
della pelle e le palpebre socchiuse che si muovevano seguendo il moto
delle
pupille.
<<
Molly >> disse lui.
<<
Sì? >> esclamò lei, sobbalzando.
<<
L’acqua. Sta bollendo >> disse
Sherlock senza aprire gli occhi, mentre lei, rendendosene conto,
tornò mortificata
in cucina a riempire le due tazze di tea per poi portarne una al
consulente.
<<
Ecco.. hai fame? >> borbottò
Molly porgendogli la tazza di tea che, ovviamente non prese subito e
lei
appoggiò al tavolo, e altrettanto ovviamente lui non rispose
alla domanda;
Molly sospirò sedendosi sulla poltrona sorseggiando il suo
tea.
<<
Oggi ho visto John >> disse lei
dopo po’, << Mi ha invitato a cena domani sera
>>
Sherlock
sembrò risvegliarsi e aprì gli occhi e
la fissò. << Davvero? >> disse,
alzandosi a sedere e bevendo il
tea.
<<
Già.. credi abbia capito qualcosa?
>>
<<
Ovviamente >> disse Sherlock
<< Avrà finalmente collegato che tu eri
l’unica persona di cui mi fidassi
abbastanza da poter affidarti la mia vita e che potesse effettivamente
aiutarmi
per ingannare tutti >>
Molly
arrossì nascondendosi nella tazzina del
tea. << Ha detto che deve presentarmi una persona..
>> chiese lei.
Ma
non ricevette risposta perché l’attenzione
del moro era diretto al proprio telefono, che Molly aveva comprato
sotto
consiglio del ragazzo assieme ad altre tre sim, che cambiava almeno
venti volte
al giorno per mandare messaggi ad altre venti perone diverse: ma
quest’ultimo
messaggio sembrava averlo preoccupato più del solito, la
ragazza lo notò ma
prima che potesse dire qualcosa, Sherlock alzò lo sguardo su
di lei,
inchiodandola sul posto << Dicevi? >>
<<
Che.. che John mi ha parlato di una
ragazza che voleva presentarmi.. >>
<<
Una ragazza? Pensavo non fossi
interessata alle ragazze.. >> disse Sherlock increspando
le sopracciglia
e ricevendo un’occhiata da Molly, che nonostante tutto non
aveva ancora capito
se cercasse di fare dell’ironia o se su quel versante fosse
ancora così
deplorevolmente ignorante.
<<
Già.. ha detto che era una tua amica
>> disse Molly, ignorandolo.
<<
Lizzy >> disse Sherlock.
<< Eliza >> si corresse dopo un secondo.
<<
Chi è? >> domandò la ragazza
cercando di fare la vaga.
<<
Una delle mie senza tetto.. be' mi
pare che adesso non sia più una senza tetto.. comunque
è una ragazza che aiutai
tempo fa.. >> disse lui agitando la mano scocciato.
<< Immagino ci
andrai >> Non era una domanda e lei lo capì,
annuendo e basta << Mi
sento offeso.. nessuno mi ha invitato >>
<<
Puoi sempre auto invitarti.. sei
Sherlock Holmes, dopotutto >> disse Molly andando in
cucina a prepararsi
qualcosa da mangiare.
<<
Magari vengo a fare un giro per il
dolce >> ridacchiò Sherlock.
Molly
sorrise dalla cucina, parlare di John e
di quella Lizzy evidentemente lo divertiva o per lo meno lo rendeva
abbastanza
vivo: Sherlock era apparso circa un mese prima, non aveva detto
dov’era stato,
ma sembrava elettrizzato d’essere tornato, passava quasi
tutto il giorno in
giro per la city e tornava solo la sera. Non pensava che potesse essere
così
attivo per così tanto tempo di seguito, dormendo
praticamente niente e
mangiando poco meno, lei l’aveva semplicemente accettato,
come tutte le sue
stranezze.
<< Se proprio devi venire, dovresti farti accorciare i capelli! >> disse Molly dalla cucina, ma non ricevette risposta e quando tornò in sala lo trovò addormentato sul divano con un braccio sulla fronte e l’altro riverso fuori dal divano, Molly sospirò e raccolse il braccio appoggiandoglielo sul petto e rimase per un po’ ad osservare il viso del detective con le labbra leggermente socchiuse, era così tentata dal toccarle..e quella volta ci andò veramente vicino, ma si trattenne voltandosi e coprendolo con un lenzuolo leggero; sorridendo si ritirò nella sua camera da letto, ma era sempre difficile dormire sapendo che Sherlock era nella camera accanto.
La
mattina dopo quando Molly si alzò Sherlock
era già uscito, lasciandole un biglietto attaccato al frigo:
“Nn dire che sono qui da te, né come siamo riusciti a fingere la mia morte.
Riprendi
il mio telefono.
—
SH”
<<
Sempre pronto a dare ordini il
signorino >> borbottò Molly, mentre faceva
colazione, poteva lamentarsi
finché voleva, ma lei sapeva che avrebbe seguito ciecamente
le sue indicazioni,
come aveva fatto quasi tre anni prima al Bart’s.
Passò
la giornata sdraiata sul divano a leggere
– non aveva mai voglia di passare tempo all’aria
aperta, le persone le
piacevano, ma era fin troppo timida per uscire a cercare degli svaghi;
La sera
si trovò, come concordato, davanti all’obitorio
dove l’aspettava John vicino ad
un taxi per le otto.
<< Molly >> sorrise John abbracciandola.
<<
Grazie per l’invito.. >> rispose
lei, cercando di nascondere l’agitazione che iniziava a
roderle lo stomaco.
<<
Vieni.. andiamo al 221B >> disse
il dottore indicandole il taxi, e salendo dopo di lei, rimasero in
silenzio per
quasi tutto il tragitto e, quando arrivarono all’appartamento
Molly si fermò un
po’ a parlare con Mrs Hudson prima di salire al piano di
sopra dove incontrò
per la prima volta la famosa Lizzy: era un po’ più
bassa di Molly e forse anche
un po’ più magra, non un magro anoressico ma un
magro normale, di quello che
poteva benissimo passare per il fisico da sportiva, indossava una di
quelle
canotte lunghe fino a metà coscia, senza nemmeno un paio di
collant anzi era
addirittura scalza, Molly la stava enormemente invidiando!
<<
Ciao! >> esclamò quest’ultima
<< Io sono Eliza >> sorrise stringendole le
mani.
<<
Piacere, sono Molly >> disse
Molly, intimidita dall’esuberante Lizzy.. Eliza.
<<
Vieni, siediti! Questa sera ho
preparato io la cena, spero ti piaccia la cucina italiana!
>>
<<
Oh.. be' che bello! >> sorrise
lei, sedendosi al tavolo vicino a John.
<<
Eliza non conosce minimamente la
timidezza.. >> sorrise lui alla ragazza intimidita
<<
Esatto, scusami.. ma l’abitudine di
vivere per strada e il dovermi relazionare con così tante
persone diverse mi ha
resa molto loquace >> esclamò Eliza servendo
la cena << Allora! Tu
sei una dottoressa, vero? Obitorio eh? >>
Molly
annuì prendendo un boccone di pasta.
<< Ma è buonissima! >>
<<
Grazie >> sorrise Eliza.
<<
Ha origini italiane >> spiegò
John, << È una santa donna, hai visto come ha
rimesso apposto
l’appartamento?! >>
<<
Oh John.. mi fai arrossire >>
sorrise Eliza, ma evidentemente era entusiasta dei complimenti.
<< Io amo
la strada, ma questo posto mi piace davvero è..
>> calò di tono, e
sorrise diede un’occhiata al salotto. << Be'
è speciale >> sorrise
lei.
Molly
non poté fare a meno di notare una nota
malinconica osservando la ragazza passarsi una mano tra i capelli era
evidente
che anche lei percepiva un’affinità con
quell’appartamento semplicemente perchè
era stato e molto probabilmente sarebbe tornato presto ad essere
l’appartamento
di Sherlock; ma si limitò a fingere di non aver decodificato
l’espressione
nostalgica della giovane ragazza e rispose solamente: <<
Comunque sì..
sono una dottoressa e sì, lavoro all’obitorio
>>
<<
Straordinario, chissà quanti cadaveri
avrai visto >> sorrise Eliza, lasciando Molly leggermente
sconcertata,
raramente le persone si dimostravano così entusiaste quando
lei gli spiegava
che lavoro svolgeva per Scotland Yard.
<<
Be' sì.. abbastanza, anche se
ultimamente non è più così divertente
>> sospirò.
<<
Divertente? >> chiese John.
<< Da quando sezionare cadaveri era divertente?
>>
<<
Da quando la maggior parte delle parti
sane dei cadaveri che arrivavano finivano sempre e comunque nel vostro
appartamento
>> rise Molly, << Era divertente vedere
Sherlock fare i suoi
esperimenti con i frustini da cavallerizzo sui cadaveri freschi
>>.
<<
Oddio, a me non dispiace molto che sia
finita questa cosa dei pezzi di cadavere in giro per
l’appartamento >>
sorrise John, cercando di mettere Molly il più possibile a
suo agio.
<<
Che schifo >> commentò Eliza.
<< Cambiamo argomento, vi prego.. stiamo mangiando
>>
Sia
John che Molly scoppiarono a ridere
<< Be' con Sherlock era normale parlare di queste cose
anche mentre di
cenava >> sorrise John.
<<
Sarà anche vero.. ma, fortunatamente,
io non c’ho mai cenato con lui >>
ridacchiò lei.
<<
Lo conosci da molto? >> chiese
Molly, per poi arrossire e correggersi subito. << Lo
conoscevi da molto?
>>
<<
Be'.. in effetti.. sono passati
pressappoco una decina di anni >> esclamò
Eliza sorridendo mentre il suo
sguardo vagava lontano. << Mi aiutò con un
problema, da allora ho sempre
avuto un’occhiata di riguardo per lui.. e lui per me
>>
<<
È una persona molto particolare
>> disse Molly, che iniziava a domandarsi se quella
ragazza potesse
essere una sua rivale.. ma rivale in cosa, poi? Nel tentativo di
conquistare
Sherlock? Molly non veniva mai davvero notata dal detective; fu
così presa nei
suoi pensieri che..
<<
Hai usato il presente.. ancora
>> rise John.
Molly
arrossì, tornando bruscamente alla realtà
<< Hai ragione.. mi è scappato.. continuare a
parlare così di lui, in
questo appartamento mi fa pensare che sia ancora.. >>
<<
Oh avanti.. >> disse Eliza.
<< Sappiamo tutti qui che Sherlock è ancora
vivo >> sorrise
indirizzato a Molly, era davvero una brava attrice, se restava
concentrata,
bastava distrarla un secondo e l’avresti vista traballare.
<<
Co-cosa? >> balbettò lei
<< Ma è impossibile.. ho fatto io stessa
l’autopsia >>
<<
Appunto >> disse John.
<<
Come? >> chiese Molly, guardando
John spaesata.
<<
Sei l’unica di cui Sherlock avrebbe
potuto fidarsi per camuffare la propria morte >>
spiegò John. << Ammetto
di essere stato un po’ tardo a capirlo, ma anche tu hai
recitato la tua parte
davvero bene, e soprattutto io ero talmente.. addolorato dalla presunta
morte
di Sherlock che decisi di evitare ogni contatto con voi >>
<<
Oh, ma non.. non è.. io non.. >>
tentò Molly, ma Eliza allungò verso di lei il
telefono che teneva sempre vicino
a lei.
<<
Questo è un messaggio di Sherlock. Me
ne ha mandati diversi negli ultimi tempi.. e non fanno altro che
aumentare ogni
giorno >> spiegò Eliza, osservando lo sguardo
disorientato di Molly.
<<
Io.. >> esalò lei in un ultimo
tentativo di reggere la farsa.
<<
Non devi sentirti in imbarazzo.. allora
è vero? >> chiese Eliza. <<
È vivo? L’hai visto? >> nei suoi
occhi brillava una luce diversa.
Molly
sospirò << Sapevo che non dovevo
venire >> poi annuì <<
Sì, è vero.. è vivo.. è..
>>
<<
Dov’è? >> chiese Eliza,
sporgendosi verso di lei, concitata.
<<
Non.. non posso dirvelo.. me l’ha
espressamente vietato.. >> esclamò lei,
ritraendosi, sulla difensiva.
<< Aveva detto che sapeva che avevate capito, e mi ha
dato alcune dritte
>>
Eliza
sorrise e si lasciò cadere sulla sedia,
ridacchiando << Ho bisogno di una sigaretta
>> rise alzandosi e
prendendo un pacchetto di sigarette e accendendosene una.
<< Non ti da
fastidio, vero, Molly? >>
La
dottoressa scosse la testa, fantastico,
anche lei col pallino delle sigarette? Sarebbe stata perfetta per
Sherlock,
insomma.. anche lei fumava e anche lui.. anche se lui cercava di
smettere,
forse anche lei..
<<
Allora? >> chiese John,
interrompendo il flusso disordinato dei pensieri della dottoressa.
<< Come
avete fatto? >>
Molly
scosse ancora la testa << Niente da
fare.. mi ha vietato anche questo >>
<<
Come sta? >> chiese Eliza dalla
finestra.
<<
Sembra bene.. è sempre lo stesso
Sherlock.. sociopatico e tutte le manie al seguito.. mi ha fatto
quattro buchi
nel muro! >> sospirò lei, e John rise.
Allora
era davvero vivo e Molly l’aveva visto.
Molly
non gli avrebbe mentito; non su una cosa
del genere!
<<
Perché non si è ancora fatto vivo?
>> domandò ancora John, molto più
rilassato.
<<
Ha detto che ha ancora un paio di cose
da fare.. poi verrà lui da voi >> rispose
Molly.
<<
A me basta.. so che è vivo e sta
bene.. quando si farà vivo saranno affari suoi
>> rise Eliza, continuando
a fumare appoggiata al davanzale, il telefono della ragazza
vibrò e lei corse a
leggere il messaggio.
“È
crudele da parte tua fumare davanti a me”
Eliza
rise e lesse il messaggio ad alta voce.
“È
crudele da parte tua spiarci senza unirti a noi! Vieni almeno per un
caffè
altrimenti ti finisco tutte le sigarette!”
Sorrise,
digitando rapidamente la risposta, scrutando
ansiosa le sporadiche persone che passavano sotto il loro appartamento.
<<
È sempre il solito >> sospirò
John, scuotendo la testa.
<<
A volte mi chiedo se è pazzo lui a
continuare a comportarsi così o se siamo noi i pazzi che
continuiamo a stargli
dietro >> sospirò Molly osservando
curiosamente la ragazza che fissava
intensamente la strada, Sherlock non le aveva mai esplicitamente
parlato di lei
e quando l’aveva fatto era stato rapido, coinciso e
soprattutto privo di
qualsiasi sentimento.
<<
Oh, sicuramente siamo noi i pazzi
>> ridacchiò Eliza, continuando a fumare.
<<
Comunque credo ci sia qualche
problema.. >> aggiunse frettolosamente Molly.
<< Scrive
continuamente messaggi e quando lo fa ha un’aria preoccupata
>> almeno
questo Sherlock non gliel’aveva vietato di dire, soprattutto
visto che non si
aspettava che lei l’avesse notato.
Eliza
spense la sigaretta e tornò al tavolo.
<< Uhm.. >> borbottò sedendosi,
si stiracchiò le braccia con
sguardo assorto. << Credi che questa sua preoccupazione
abbia qualcosa a
che fare con la visita di Mycroft? >> domandò
la ragazza passandosi di
nuovo una mano tra i capelli, non era abituata a portarli sciolti e si
notava
perché passava spesso le mani tra essi, e diede
un’occhiata all’appartamento.
<<
Mycroft? Suo fratello? >> chiese
Molly.
<<
Sì.. >> rispose John. << Ieri
l’abbiamo trovato nella.. >>
<<
Nella camera di Sherlock! >>
concluse Eliza, saltando sulla sedia e correndo nella camera del
consulente
seguita da Molly e John. << Potrebbe aver preso qualcosa
che Sherlock
voleva che prendesse.. l’ho sentito ridere.. >>
<<
John.. tu sai cosa potrebbe mancare?
>> chiese Molly osservando la stanza con un timore quasi
reverenziale:
Sherlock era stato diverse volte nella sua camera, ma lei non era mai
entrata
in quella del consulente investigativo.
<<
Non ne ho idea.. sai come sono fatti
quei due.. >> sbuffò John.
<<
Gran bel posacenere >> rise
Eliza, dopo aver aperto in cassetto e aver tirato fuori il posacenere
in
cristallo. << Ma non doveva smettere? >>
<<
Oh be'.. quello l’ha.. l’ha rubato a Buckingham
Palace >>
disse John con un leggero sorriso, ricordando l’episodio,
molto esilarante
quanto imbarazzante.
<<
A Buckingham Palace? >> esclamò Molly con voce
strozzata, mentre Eliza
ridacchiava.
<<
Noti qualcosa che potrebbe mancare? >> chiese Eliza
guardandosi attorno.
<<
Ehm.. >> borbottò John e fece un giro attorno
al letto. << Mi sembra
tutto apposto.. sono entrato così poche volte che non saprei
cosa ci fosse o
no.. >>
Eliza
iniziò ad aprire qualche cassetto e l’armadio.
<< Non c’è poi chissà
cosa
di strano.. >> disse lei << Altri due
telefoni? Quanti ne ha?
>> sbuffò.
<<
Quello rosa è di Moriarty.. sai quello del suo primo gioco
psicotico..
quell’altro è della Adler.. >>
rispose John. << Attento con
quello.. c’è dell’esplosivo dentro
>>
<<
Esplosivo? >> sbuffò Eliza rimettendoli al
loro posto. << Quell’uomo
è uno psicopatico, l’unica donna che
l’abbia mai interessato è una…
>> i
suoi insulti borbottati sfumarono mentre continuava a frugare tra le
cose del
detective.
<<
Ma.. non vi sentite in imbarazzo per frugare tra le sue cose?
>> chiese Molly,
lei era rimasta sulla soglia e li fissava in imbarazzo.
<<
Perché? Sherlock ha sempre messo le mani tra le mie cose, mi
sembra di
ricambiare il favore >> sorrise John, arrendendosi e
sedendosi sul letto.
Eliza
sospirò e si sedette sul letto vicino a John, scoraggiata.
<< Stiamo
cercando un ago in un pagliaio.. non saprei dire cosa manchi
>>
sospirando.
<<
Deve esserci qualcosa >> esclamò John.
<< Ok, dov’era quando sei
entrata? >>
Eliza
si
alzò in piedi e si sistemò tra il letto e la
porta. << Qui.. ma non mi
sembrava che avesse tra le mani qualcosa.. >>
<<
Potrebbe averlo fotografato >> tentò Molly.
<<
E se cercasse il telefono della Adler? >> chiese Eliza.
<<
Be' non era molto ben nascosto.. >> sospirò
John, << Soprattutto
l’aveva già analizzato >>.
<<
Forse non ha fatto in tempo a prendere.. >> disse Molly.
<<
Uhm.. Molly.. se tu sai dove si trova potresti andare a dare
un’occhiata.. poi
magari sappici dire >> sospirò Eliza,
<< Io voglio un caffè. John,
ti spiacerebbe? >>
John
annuì e lei e Molly si avviarono in salotto.
<<
Ma tu vivi qui adesso? >> chiese Molly, mentre John
metteva la moca sul
fuoco.
<<
All’incirca sì >> sorrise Eliza.
<< Mi serve solo per il mio
lavoro.. >>
<<
Che lavoro..? >>
<< Sono disegnatrice >> esclamò
Eliza, << Torno tra un
secondo >> sorrise e scese in strada.
Corse
in
strada fischiando e Denis le camminò incontro.
<< Che c’è? >>
chiese il ragazzo.
<<
Sono sicura che Sherlock è stato qui.. l’hai
notato? >> domandò Eliza.
Denis
l’osservò
e scosse la testa. << Be'.. c’erano un paio di
persone che potevano
somigliargli.. ma non mi sembravano davvero da controllare.. e tu come
fai a
sapere che era qui fuori? L’hai visto? >>
<<
Mi hai vista prima quando mi sono sporta per fumare? >>
chiese Eliza
indicando la finestra a destra.
Il
ragazzo annuì << Sì.. certo
>>
<<
Sherlock mi ha mandato un sms riguardo alla sigaretta che stavo
fumando..
>> spiegò lei, continuando a guardarsi
attorno. << Quindi o era qui
in giro.. o è d’accordo con te >>
Denis
alzò un sopracciglio, osservandola storto. <<
Molto divertente, Lizzy
>> disse, era un ottimo attore quando voleva!
<< Sai che non ti
mentirei, io mi fido di te.. seguo Sherlock solo perché lo
fai tu >>
Eliza
gli sorrise e l’abbracciò. << Se hai
bisogno di qualcosa, sai che puoi
venire a chiamarmi quando vuoi >>
<<
Sì, grazie >> esclamò Denis.
<<
Adesso vai, non importa che tu continui a controllare la strada, penso
ci sia
qualcun altro ad osservarci.. >> Eliza
scompigliò i capelli al ragazzo
che sorrise prima di voltarsi e correre via.
La
ragazza rimase per un po’ ad osservare la strada e la poca
gente che camminava
rapida a quell’ora, fece un profondo respiro alla ricerca di
una bava d’aria
che potesse rinfrescare quella calda serata estiva, sbuffò e
cedette all’impulso
di legarsi i capelli: le facevano solamente caldo.
Sherlock
la stava osservando nascosto dietro l’angolo, voleva andare
lì da lei e
parlarle.
Vederla
ridere per delle cose che lui non toccavano minimamente.
Ascoltarla
parlare a nastro di stupidaggini mentre lui pensava.
Ecco…
questa nuova sensazione, che difficilmente ammetteva di provare, aveva
dedotto
essere era dovuta alla scelta che Moriarty l’aveva spinto a
fare, ed era una
totale novità per il detective: capire la
necessità di proteggere e stare
accanto alle persone a cui voleva ben.
Il
difficile stava anche nel capire chi erano quelle persone, ma adesso
stando lì
a venti metri di distanza da Lizzy e non poter andare da lei a
salutarla lo…
infastidiva, ecco.
Si
era
reso ampiamente conto che la stessa cosa succedeva quando seguiva John
sulla
via del lavoro quasi tutte le mattine: voleva andare da lui e salutarlo
e stare
a sentire i suoi rimproveri.
Si
diede
una grattata innervosita ai capelli e s’incamminò
verso l’appartamento che per
il momento condivideva con Molly, aveva un’enorme voglia di
tabacco, ma si
trattenne cercando di distrarsi concentrando la propria attenzione ad
altro.
Con
tutto quello che Mycroft gli aveva combinato come minimo avrebbe dovuto
fargli
favori per il resto della vita, come quello di recuperare quei
documenti che
teneva nel cassetto in mezzo alle altre cose: più i segreti
erano in vista meno
si notavano, soprattutto per gli sguardi di certa gente, il pretesto
del
biglietto da consegnare a John era abbastanza futile perché
i ragazzi ci
cadessero.
Li
aveva
abbondantemente osservati quel pomeriggio e, nonostante fosse sicuro di
ricordarli perfettamente – e in effetti era così
– averli sottomano era tutta
un’altra cosa; se Moriarty si era effettivamente sparato, di
certo però non
poteva permettersi di rimettere il naso fuori dalla porta fino a quando
non
avesse scoperto concretamente chi e come avrebbe potuto sgominare la
sua ultima
pedina: Sebastian Moran.
Accelerò
inconsciamente il passo ripensando mentalmente ai casi che portavano la
firma
di Moran: sapeva che adesso la rete di Moriarty per quanto, molto
più
malamente, era tenuta in mano dal suo braccio destro, sapeva che tra
tutti loro
– se gli avesse messo di nuovo alle calcagna un sicario
– avrebbe risparmiato
solo Lizzy, semplicemente perché non l’aveva mai
veramente trascinata nei suoi
casi più intricati e conosciuti.
Si
era
sempre detto che la teneva in disparte perché riteneva che
una donna non
avrebbe mai potuto seguirlo come avrebbe invece fatto una persona come
il suo
John, e non avrebbe mai ammesso che in realtà
l’aveva fatto per non trascinarla
di nuovo in certe situazioni. Per un attimo sovrappose
l’immagine della donna
che aveva osservato pochi minuti prima alla ragazzina che aveva
conosciuto in
carcere dieci anni prima, allora era ancora più magra, aveva
i capelli rasati e
lividi su buona parte del corpo: ne riceveva tanti quanti ne dava. Ma
quello
sguardo fiero non se n’era mai andato da quando lui la
conosceva, anche se diverse
volte, e solo con lui, Eliza si era sciolta lasciandogli intravedere le
sue
debolezze, raramente, e Sherlock non sapeva che lei ricordava con
dolcezza quei
momenti, ma non li avrebbe mai davvero ammessi con
nessun’altro.
N.d.A. : Ecco il nuovo
capitolo, spero vi sia piaciuto! Più che altro spero di
essere riuscita a rimare IC parlando del nostro sociopatico preferito!
Ho cercato di mantenerlo il più possibile fedele possibile!
Be' devo dirvi che la storia l'ho effettivamente finita, ora la sto
sistemando e man mano che finisco di correggere i capitoli li
posterò, quindi probabilmente cercherò di essere
un po' più rapida nel postare! Un Bacio!
Miss **