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Autore: MissDiggory    20/03/2012    1 recensioni
L’ultima persona che John Watson si sarebbe aspettato di vedere al funerale del suo migliore amico era proprio Sherlock Holmes. Eppure anche se John non lo vide, lui c’era: era nascosto in fondo, dietro ad un albero, divertito dalla commozione e dai sentimentalisti dei suoi amici. Se ne andò prima della fine della cerimonia, era diventato troppo noioso. Ma nemmeno Sherlock si accorse che non era l’unico a guardare da lontano.
- Più avanti la storia passerà al rating rosso ;)
[Post The Reichenbach Fall] [Sherlock\Altro Personaggio][Sherlock\John] [leggermente OOC]
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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IV

L’uomo percorse rapidamente Baker Street lanciando un paio di occhiate alle finestre del 221B notando con un mezzo sorriso la ragazza appoggiata alla finestra intenta a fumare e ad osservare la strada; per un secondo, l’uomo dai ricci capelli corvini aveva incrociato lo sguardo di lei che subito aveva drizzato le orecchie e, pur di controllare di chi fosse la persona che aveva attirato la sua attenzione con una sola occhiata, sembrava volessi buttare giù dalla finestra; l’uomo accelerò il passo con disinvoltura infilandosi un paio di occhiali da sole, mentre sentiva chiaro il fischio di richiamo di Eliza con gli altri ragazzi, se la immaginò chiamare e indicarlo frenetica mentre l’altro ragazzo faceva un rapido giro cercando di osservarlo in volto: quando vide Denis, il ragazzo che correva a controllare, gli fece un singolo cenno con il capo, e Sherlock Holmes riuscì a mascherare un sorriso sotto i capelli vistosamente più lunghi e nonostante avesse molto caldo lasciava che gli coprissero buona parte del viso, mantenendo le spalle ingobbite per sembrare più basso, sebbene Denis sapeva che Sherlock era lì: il ragazzino era un ottimo mezzo per tenere sott’occhio Lizzy e John senza metterli in pericolo.

Superò rapidamente la strada, respinse il desiderio di salire su un taxi e prese un autobus, fortunatamente abbastanza vuoto quella sera, ma nonostante questo evitò di sedersi e si appoggiò malamente ad un palo aspettando la sua fermata.

Scese e fece rapidamente la strada che lo separava dall’appartamento in cui stava in quel periodo, salì le scale e spinse la porta già aperta con la spalla, togliendosi svogliatamente gli occhiali da sole e si lasciò cadere sul divano, con un profondo respiro.

<< Ahio! >> esclamò la voce di una donna, e con un braccio Molly Hooper alzò di peso Sherlock che, con un ennesimo sbuffo, scivolò a sedersi di fianco alla ragazza.

<< Trovo inutile la tua presenza, sai che quando torno mi butto sempre sul divano >> disse Sherlock con la sua solita voce profonda.

<< Trovo inutile doverti spiegare ogni volta che questo è il mio divano e che quindi gradirei ti ci sedessi educatamente per lo meno.. >> sbuffò Molly, la costante presenza del consulente detective l’aveva resa un po’ più sciolta con lui.

<< Gradirei una tazza di tea >> disse Sherlock, come se non l’avesse sentita, lei l’osservò e sospirando si alzò dal divano per andare in cucina, mentre Sherlock si stendeva nuovamente sul divano congiungendo le mani, come sempre quando pensava.

Molly mise a bollire l’acqua e si appoggiò alla porta della cucina ad osservare il detective assorto dai suoi pensieri, il viso pallido incorniciato da quei ricci corvini che ricadevano disordinati sul poggiolo del divano, le labbra a cuore di un colorito leggermente più roseo della pelle e le palpebre socchiuse che si muovevano seguendo il moto delle pupille.

<< Molly >> disse lui.

<< Sì? >> esclamò lei, sobbalzando.

<< L’acqua. Sta bollendo >> disse Sherlock senza aprire gli occhi, mentre lei, rendendosene conto, tornò mortificata in cucina a riempire le due tazze di tea per poi portarne una al consulente.

<< Ecco.. hai fame? >> borbottò Molly porgendogli la tazza di tea che, ovviamente non prese subito e lei appoggiò al tavolo, e altrettanto ovviamente lui non rispose alla domanda; Molly sospirò sedendosi sulla poltrona sorseggiando il suo tea.

<< Oggi ho visto John >> disse lei dopo po’, << Mi ha invitato a cena domani sera >>

Sherlock sembrò risvegliarsi e aprì gli occhi e la fissò. << Davvero? >> disse, alzandosi a sedere e bevendo il tea.

<< Già.. credi abbia capito qualcosa? >>

<< Ovviamente >> disse Sherlock << Avrà finalmente collegato che tu eri l’unica persona di cui mi fidassi abbastanza da poter affidarti la mia vita e che potesse effettivamente aiutarmi per ingannare tutti >>

Molly arrossì nascondendosi nella tazzina del tea. << Ha detto che deve presentarmi una persona.. >> chiese lei.

Ma non ricevette risposta perché l’attenzione del moro era diretto al proprio telefono, che Molly aveva comprato sotto consiglio del ragazzo assieme ad altre tre sim, che cambiava almeno venti volte al giorno per mandare messaggi ad altre venti perone diverse: ma quest’ultimo messaggio sembrava averlo preoccupato più del solito, la ragazza lo notò ma prima che potesse dire qualcosa, Sherlock alzò lo sguardo su di lei, inchiodandola sul posto << Dicevi? >>

<< Che.. che John mi ha parlato di una ragazza che voleva presentarmi.. >>

<< Una ragazza? Pensavo non fossi interessata alle ragazze.. >> disse Sherlock increspando le sopracciglia e ricevendo un’occhiata da Molly, che nonostante tutto non aveva ancora capito se cercasse di fare dell’ironia o se su quel versante fosse ancora così deplorevolmente ignorante.

<< Già.. ha detto che era una tua amica >> disse Molly, ignorandolo.

<< Lizzy >> disse Sherlock. << Eliza >> si corresse dopo un secondo.

<< Chi è? >> domandò la ragazza cercando di fare la vaga.

<< Una delle mie senza tetto.. be' mi pare che adesso non sia più una senza tetto.. comunque è una ragazza che aiutai tempo fa.. >> disse lui agitando la mano scocciato. << Immagino ci andrai >> Non era una domanda e lei lo capì, annuendo e basta << Mi sento offeso.. nessuno mi ha invitato >>

<< Puoi sempre auto invitarti.. sei Sherlock Holmes, dopotutto >> disse Molly andando in cucina a prepararsi qualcosa da mangiare.

<< Magari vengo a fare un giro per il dolce >> ridacchiò Sherlock.

Molly sorrise dalla cucina, parlare di John e di quella Lizzy evidentemente lo divertiva o per lo meno lo rendeva abbastanza vivo: Sherlock era apparso circa un mese prima, non aveva detto dov’era stato, ma sembrava elettrizzato d’essere tornato, passava quasi tutto il giorno in giro per la city e tornava solo la sera. Non pensava che potesse essere così attivo per così tanto tempo di seguito, dormendo praticamente niente e mangiando poco meno, lei l’aveva semplicemente accettato, come tutte le sue stranezze.

<< Se proprio devi venire, dovresti farti accorciare i capelli! >> disse Molly dalla cucina, ma non ricevette risposta e quando tornò in sala lo trovò addormentato sul divano con un braccio sulla fronte e l’altro riverso fuori dal divano, Molly sospirò e raccolse il braccio appoggiandoglielo sul petto e rimase per un po’ ad osservare il viso del detective con le labbra leggermente socchiuse, era così tentata dal toccarle..e quella volta ci andò veramente vicino, ma si trattenne voltandosi e coprendolo con un lenzuolo leggero; sorridendo si ritirò nella sua camera da letto, ma era sempre difficile dormire sapendo che Sherlock era nella camera accanto.

 

La mattina dopo quando Molly si alzò Sherlock era già uscito, lasciandole un biglietto attaccato al frigo:

“Nn dire che sono qui da te, né come siamo riusciti a fingere la mia morte.

 

Riprendi il mio telefono.

— SH”

<< Sempre pronto a dare ordini il signorino >> borbottò Molly, mentre faceva colazione, poteva lamentarsi finché voleva, ma lei sapeva che avrebbe seguito ciecamente le sue indicazioni, come aveva fatto quasi tre anni prima al Bart’s.

Passò la giornata sdraiata sul divano a leggere – non aveva mai voglia di passare tempo all’aria aperta, le persone le piacevano, ma era fin troppo timida per uscire a cercare degli svaghi; La sera si trovò, come concordato, davanti all’obitorio dove l’aspettava John vicino ad un taxi per le otto.

<< Molly >> sorrise John abbracciandola.

 

<< Grazie per l’invito.. >> rispose lei, cercando di nascondere l’agitazione che iniziava a roderle lo stomaco.

<< Vieni.. andiamo al 221B >> disse il dottore indicandole il taxi, e salendo dopo di lei, rimasero in silenzio per quasi tutto il tragitto e, quando arrivarono all’appartamento Molly si fermò un po’ a parlare con Mrs Hudson prima di salire al piano di sopra dove incontrò per la prima volta la famosa Lizzy: era un po’ più bassa di Molly e forse anche un po’ più magra, non un magro anoressico ma un magro normale, di quello che poteva benissimo passare per il fisico da sportiva, indossava una di quelle canotte lunghe fino a metà coscia, senza nemmeno un paio di collant anzi era addirittura scalza, Molly la stava enormemente invidiando!

<< Ciao! >> esclamò quest’ultima << Io sono Eliza >> sorrise stringendole le mani.

<< Piacere, sono Molly >> disse Molly, intimidita dall’esuberante Lizzy.. Eliza.

<< Vieni, siediti! Questa sera ho preparato io la cena, spero ti piaccia la cucina italiana! >>

<< Oh.. be' che bello! >> sorrise lei, sedendosi al tavolo vicino a John.

<< Eliza non conosce minimamente la timidezza.. >> sorrise lui alla ragazza intimidita

<< Esatto, scusami.. ma l’abitudine di vivere per strada e il dovermi relazionare con così tante persone diverse mi ha resa molto loquace >> esclamò Eliza servendo la cena << Allora! Tu sei una dottoressa, vero? Obitorio eh? >>

Molly annuì prendendo un boccone di pasta. << Ma è buonissima! >>

<< Grazie >> sorrise Eliza.

<< Ha origini italiane >> spiegò John, << È una santa donna, hai visto come ha rimesso apposto l’appartamento?! >>

<< Oh John.. mi fai arrossire >> sorrise Eliza, ma evidentemente era entusiasta dei complimenti. << Io amo la strada, ma questo posto mi piace davvero è.. >> calò di tono, e sorrise diede un’occhiata al salotto. << Be' è speciale >> sorrise lei.

Molly non poté fare a meno di notare una nota malinconica osservando la ragazza passarsi una mano tra i capelli era evidente che anche lei percepiva un’affinità con quell’appartamento semplicemente perchè era stato e molto probabilmente sarebbe tornato presto ad essere l’appartamento di Sherlock; ma si limitò a fingere di non aver decodificato l’espressione nostalgica della giovane ragazza e rispose solamente: << Comunque sì.. sono una dottoressa e sì, lavoro all’obitorio >>

<< Straordinario, chissà quanti cadaveri avrai visto >> sorrise Eliza, lasciando Molly leggermente sconcertata, raramente le persone si dimostravano così entusiaste quando lei gli spiegava che lavoro svolgeva per Scotland Yard.

<< Be' sì.. abbastanza, anche se ultimamente non è più così divertente >> sospirò.

<< Divertente? >> chiese John. << Da quando sezionare cadaveri era divertente? >>

<< Da quando la maggior parte delle parti sane dei cadaveri che arrivavano finivano sempre e comunque nel vostro appartamento >> rise Molly, << Era divertente vedere Sherlock fare i suoi esperimenti con i frustini da cavallerizzo sui cadaveri freschi >>.

<< Oddio, a me non dispiace molto che sia finita questa cosa dei pezzi di cadavere in giro per l’appartamento >> sorrise John, cercando di mettere Molly il più possibile a suo agio.

<< Che schifo >> commentò Eliza. << Cambiamo argomento, vi prego.. stiamo mangiando >>

Sia John che Molly scoppiarono a ridere << Be' con Sherlock era normale parlare di queste cose anche mentre di cenava >> sorrise John.

<< Sarà anche vero.. ma, fortunatamente, io non c’ho mai cenato con lui >> ridacchiò lei.

<< Lo conosci da molto? >> chiese Molly, per poi arrossire e correggersi subito. << Lo conoscevi da molto? >>

<< Be'.. in effetti.. sono passati pressappoco una decina di anni >> esclamò Eliza sorridendo mentre il suo sguardo vagava lontano. << Mi aiutò con un problema, da allora ho sempre avuto un’occhiata di riguardo per lui.. e lui per me >>

<< È una persona molto particolare >> disse Molly, che iniziava a domandarsi se quella ragazza potesse essere una sua rivale.. ma rivale in cosa, poi? Nel tentativo di conquistare Sherlock? Molly non veniva mai davvero notata dal detective; fu così presa nei suoi pensieri che..

<< Hai usato il presente.. ancora >> rise John.

Molly arrossì, tornando bruscamente alla realtà << Hai ragione.. mi è scappato.. continuare a parlare così di lui, in questo appartamento mi fa pensare che sia ancora.. >>

<< Oh avanti.. >> disse Eliza. << Sappiamo tutti qui che Sherlock è ancora vivo >> sorrise indirizzato a Molly, era davvero una brava attrice, se restava concentrata, bastava distrarla un secondo e l’avresti vista traballare.

<< Co-cosa? >> balbettò lei << Ma è impossibile.. ho fatto io stessa l’autopsia >>

<< Appunto >> disse John.

<< Come? >> chiese Molly, guardando John spaesata.

<< Sei l’unica di cui Sherlock avrebbe potuto fidarsi per camuffare la propria morte >> spiegò John. << Ammetto di essere stato un po’ tardo a capirlo, ma anche tu hai recitato la tua parte davvero bene, e soprattutto io ero talmente.. addolorato dalla presunta morte di Sherlock che decisi di evitare ogni contatto con voi >>

<< Oh, ma non.. non è.. io non.. >> tentò Molly, ma Eliza allungò verso di lei il telefono che teneva sempre vicino a lei.

<< Questo è un messaggio di Sherlock. Me ne ha mandati diversi negli ultimi tempi.. e non fanno altro che aumentare ogni giorno >> spiegò Eliza, osservando lo sguardo disorientato di Molly.

<< Io.. >> esalò lei in un ultimo tentativo di reggere la farsa.

<< Non devi sentirti in imbarazzo.. allora è vero? >> chiese Eliza. << È vivo? L’hai visto? >> nei suoi occhi brillava una luce diversa.

Molly sospirò << Sapevo che non dovevo venire >> poi annuì << Sì, è vero.. è vivo.. è.. >>

<< Dov’è? >> chiese Eliza, sporgendosi verso di lei, concitata.

<< Non.. non posso dirvelo.. me l’ha espressamente vietato.. >> esclamò lei, ritraendosi, sulla difensiva. << Aveva detto che sapeva che avevate capito, e mi ha dato alcune dritte >>

Eliza sorrise e si lasciò cadere sulla sedia, ridacchiando << Ho bisogno di una sigaretta >> rise alzandosi e prendendo un pacchetto di sigarette e accendendosene una. << Non ti da fastidio, vero, Molly? >>

La dottoressa scosse la testa, fantastico, anche lei col pallino delle sigarette? Sarebbe stata perfetta per Sherlock, insomma.. anche lei fumava e anche lui.. anche se lui cercava di smettere, forse anche lei..

<< Allora? >> chiese John, interrompendo il flusso disordinato dei pensieri della dottoressa. << Come avete fatto? >>

Molly scosse ancora la testa << Niente da fare.. mi ha vietato anche questo >>

<< Come sta? >> chiese Eliza dalla finestra.

<< Sembra bene.. è sempre lo stesso Sherlock.. sociopatico e tutte le manie al seguito.. mi ha fatto quattro buchi nel muro! >> sospirò lei, e John rise.

Allora era davvero vivo e Molly l’aveva visto.

Molly non gli avrebbe mentito; non su una cosa del genere!

<< Perché non si è ancora fatto vivo? >> domandò ancora John, molto più rilassato.

<< Ha detto che ha ancora un paio di cose da fare.. poi verrà lui da voi >> rispose Molly.

<< A me basta.. so che è vivo e sta bene.. quando si farà vivo saranno affari suoi >> rise Eliza, continuando a fumare appoggiata al davanzale, il telefono della ragazza vibrò e lei corse a leggere il messaggio.

È crudele da parte tua fumare davanti a me

Eliza rise e lesse il messaggio ad alta voce.

È crudele da parte tua spiarci senza unirti a noi! Vieni almeno per un caffè altrimenti ti finisco tutte le sigarette!

Sorrise, digitando rapidamente la risposta, scrutando ansiosa le sporadiche persone che passavano sotto il loro appartamento.

<< È sempre il solito >> sospirò John, scuotendo la testa.

<< A volte mi chiedo se è pazzo lui a continuare a comportarsi così o se siamo noi i pazzi che continuiamo a stargli dietro >> sospirò Molly osservando curiosamente la ragazza che fissava intensamente la strada, Sherlock non le aveva mai esplicitamente parlato di lei e quando l’aveva fatto era stato rapido, coinciso e soprattutto privo di qualsiasi sentimento.

<< Oh, sicuramente siamo noi i pazzi >> ridacchiò Eliza, continuando a fumare.

<< Comunque credo ci sia qualche problema.. >> aggiunse frettolosamente Molly. << Scrive continuamente messaggi e quando lo fa ha un’aria preoccupata >> almeno questo Sherlock non gliel’aveva vietato di dire, soprattutto visto che non si aspettava che lei l’avesse notato.

Eliza spense la sigaretta e tornò al tavolo. << Uhm.. >> borbottò sedendosi, si stiracchiò le braccia con sguardo assorto. << Credi che questa sua preoccupazione abbia qualcosa a che fare con la visita di Mycroft? >> domandò la ragazza passandosi di nuovo una mano tra i capelli, non era abituata a portarli sciolti e si notava perché passava spesso le mani tra essi, e diede un’occhiata all’appartamento.

<< Mycroft? Suo fratello? >> chiese Molly.

<< Sì.. >> rispose John. << Ieri l’abbiamo trovato nella.. >>

<< Nella camera di Sherlock! >> concluse Eliza, saltando sulla sedia e correndo nella camera del consulente seguita da Molly e John. << Potrebbe aver preso qualcosa che Sherlock voleva che prendesse.. l’ho sentito ridere.. >>

<< John.. tu sai cosa potrebbe mancare? >> chiese Molly osservando la stanza con un timore quasi reverenziale: Sherlock era stato diverse volte nella sua camera, ma lei non era mai entrata in quella del consulente investigativo.

<< Non ne ho idea.. sai come sono fatti quei due.. >> sbuffò John.

<< Gran bel posacenere >> rise Eliza, dopo aver aperto in cassetto e aver tirato fuori il posacenere in cristallo. << Ma non doveva smettere? >>

<< Oh be'.. quello l’ha.. l’ha rubato a Buckingham Palace >> disse John con un leggero sorriso, ricordando l’episodio, molto esilarante quanto imbarazzante.

<< A Buckingham Palace? >> esclamò Molly con voce strozzata, mentre Eliza ridacchiava.

<< Noti qualcosa che potrebbe mancare? >> chiese Eliza guardandosi attorno.

<< Ehm.. >> borbottò John e fece un giro attorno al letto. << Mi sembra tutto apposto.. sono entrato così poche volte che non saprei cosa ci fosse o no.. >>

Eliza iniziò ad aprire qualche cassetto e l’armadio. << Non c’è poi chissà cosa di strano.. >> disse lei << Altri due telefoni? Quanti ne ha? >> sbuffò.

<< Quello rosa è di Moriarty.. sai quello del suo primo gioco psicotico.. quell’altro è della Adler.. >> rispose John. << Attento con quello.. c’è dell’esplosivo dentro >>

<< Esplosivo? >> sbuffò Eliza rimettendoli al loro posto. << Quell’uomo è uno psicopatico, l’unica donna che l’abbia mai interessato è una… >> i suoi insulti borbottati sfumarono mentre continuava a frugare tra le cose del detective.

<< Ma.. non vi sentite in imbarazzo per frugare tra le sue cose? >> chiese Molly, lei era rimasta sulla soglia e li fissava in imbarazzo.

<< Perché? Sherlock ha sempre messo le mani tra le mie cose, mi sembra di ricambiare il favore >> sorrise John, arrendendosi e sedendosi sul letto.

Eliza sospirò e si sedette sul letto vicino a John, scoraggiata. << Stiamo cercando un ago in un pagliaio.. non saprei dire cosa manchi >> sospirando.

<< Deve esserci qualcosa >> esclamò John. << Ok, dov’era quando sei entrata? >>

Eliza si alzò in piedi e si sistemò tra il letto e la porta. << Qui.. ma non mi sembrava che avesse tra le mani qualcosa.. >>

<< Potrebbe averlo fotografato >> tentò Molly.

<< E se cercasse il telefono della Adler? >> chiese Eliza.

<< Be' non era molto ben nascosto.. >> sospirò John, << Soprattutto l’aveva già analizzato >>.

<< Forse non ha fatto in tempo a prendere.. >> disse Molly.

<< Uhm.. Molly.. se tu sai dove si trova potresti andare a dare un’occhiata.. poi magari sappici dire >> sospirò Eliza, << Io voglio un caffè. John, ti spiacerebbe? >>

John annuì e lei e Molly si avviarono in salotto.

<< Ma tu vivi qui adesso? >> chiese Molly, mentre John metteva la moca sul fuoco.

<< All’incirca sì >> sorrise Eliza. << Mi serve solo per il mio lavoro.. >>

<< Che lavoro..? >>
<< Sono disegnatrice >> esclamò Eliza, << Torno tra un secondo >> sorrise e scese in strada.

Corse in strada fischiando e Denis le camminò incontro. << Che c’è? >> chiese il ragazzo.

<< Sono sicura che Sherlock è stato qui.. l’hai notato? >> domandò Eliza.

Denis l’osservò e scosse la testa. << Be'.. c’erano un paio di persone che potevano somigliargli.. ma non mi sembravano davvero da controllare.. e tu come fai a sapere che era qui fuori? L’hai visto? >>

<< Mi hai vista prima quando mi sono sporta per fumare? >> chiese Eliza indicando la finestra a destra.

Il ragazzo annuì << Sì.. certo >>

<< Sherlock mi ha mandato un sms riguardo alla sigaretta che stavo fumando.. >> spiegò lei, continuando a guardarsi attorno. << Quindi o era qui in giro.. o è d’accordo con te >>

Denis alzò un sopracciglio, osservandola storto. << Molto divertente, Lizzy >> disse, era un ottimo attore quando voleva! << Sai che non ti mentirei, io mi fido di te.. seguo Sherlock solo perché lo fai tu >>

Eliza gli sorrise e l’abbracciò. << Se hai bisogno di qualcosa, sai che puoi venire a chiamarmi quando vuoi >>

<< Sì, grazie >> esclamò Denis.

<< Adesso vai, non importa che tu continui a controllare la strada, penso ci sia qualcun altro ad osservarci.. >> Eliza scompigliò i capelli al ragazzo che sorrise prima di voltarsi e correre via.

La ragazza rimase per un po’ ad osservare la strada e la poca gente che camminava rapida a quell’ora, fece un profondo respiro alla ricerca di una bava d’aria che potesse rinfrescare quella calda serata estiva, sbuffò e cedette all’impulso di legarsi i capelli: le facevano solamente caldo.

 

Sherlock la stava osservando nascosto dietro l’angolo, voleva andare lì da lei e parlarle.

Vederla ridere per delle cose che lui non toccavano minimamente.

Ascoltarla parlare a nastro di stupidaggini mentre lui pensava.

Ecco… questa nuova sensazione, che difficilmente ammetteva di provare, aveva dedotto essere era dovuta alla scelta che Moriarty l’aveva spinto a fare, ed era una totale novità per il detective: capire la necessità di proteggere e stare accanto alle persone a cui voleva ben.

Il difficile stava anche nel capire chi erano quelle persone, ma adesso stando lì a venti metri di distanza da Lizzy e non poter andare da lei a salutarla lo… infastidiva, ecco.

Si era reso ampiamente conto che la stessa cosa succedeva quando seguiva John sulla via del lavoro quasi tutte le mattine: voleva andare da lui e salutarlo e stare a sentire i suoi rimproveri.

Si diede una grattata innervosita ai capelli e s’incamminò verso l’appartamento che per il momento condivideva con Molly, aveva un’enorme voglia di tabacco, ma si trattenne cercando di distrarsi concentrando la propria attenzione ad altro.

Con tutto quello che Mycroft gli aveva combinato come minimo avrebbe dovuto fargli favori per il resto della vita, come quello di recuperare quei documenti che teneva nel cassetto in mezzo alle altre cose: più i segreti erano in vista meno si notavano, soprattutto per gli sguardi di certa gente, il pretesto del biglietto da consegnare a John era abbastanza futile perché i ragazzi ci cadessero.

Li aveva abbondantemente osservati quel pomeriggio e, nonostante fosse sicuro di ricordarli perfettamente – e in effetti era così – averli sottomano era tutta un’altra cosa; se Moriarty si era effettivamente sparato, di certo però non poteva permettersi di rimettere il naso fuori dalla porta fino a quando non avesse scoperto concretamente chi e come avrebbe potuto sgominare la sua ultima pedina: Sebastian Moran.

Accelerò inconsciamente il passo ripensando mentalmente ai casi che portavano la firma di Moran: sapeva che adesso la rete di Moriarty per quanto, molto più malamente, era tenuta in mano dal suo braccio destro, sapeva che tra tutti loro – se gli avesse messo di nuovo alle calcagna un sicario – avrebbe risparmiato solo Lizzy, semplicemente perché non l’aveva mai veramente trascinata nei suoi casi più intricati e conosciuti.

Si era sempre detto che la teneva in disparte perché riteneva che una donna non avrebbe mai potuto seguirlo come avrebbe invece fatto una persona come il suo John, e non avrebbe mai ammesso che in realtà l’aveva fatto per non trascinarla di nuovo in certe situazioni. Per un attimo sovrappose l’immagine della donna che aveva osservato pochi minuti prima alla ragazzina che aveva conosciuto in carcere dieci anni prima, allora era ancora più magra, aveva i capelli rasati e lividi su buona parte del corpo: ne riceveva tanti quanti ne dava. Ma quello sguardo fiero non se n’era mai andato da quando lui la conosceva, anche se diverse volte, e solo con lui, Eliza si era sciolta lasciandogli intravedere le sue debolezze, raramente, e Sherlock non sapeva che lei ricordava con dolcezza quei momenti, ma non li avrebbe mai davvero ammessi con nessun’altro.

N.d.A. : Ecco il nuovo capitolo, spero vi sia piaciuto! Più che altro spero di essere riuscita a rimare IC parlando del nostro sociopatico preferito! Ho cercato di mantenerlo il più possibile fedele possibile! Be' devo dirvi che la storia l'ho effettivamente finita, ora la sto sistemando e man mano che finisco di correggere i capitoli li posterò, quindi probabilmente cercherò di essere un po' più rapida nel postare! Un Bacio!
Miss **

  
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