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Autore: kingpin    21/03/2012    3 recensioni
[Medal of Honor]
Il team Wolfpack è di nuovo in azione; ma prima che possano raggiungere la loro destinazione, Deuce e Dusty riescono a individuare un bersaglio di opportunità.
Uno "spettacolo secondario" inaspettato, ma che si rivelerà non privo di emozioni.
Genere: Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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INFO UTILI: 

__________________________________________________________________________________________ 
AO: Area of Operation 
ASL: Above Sea Level 
ASR: Alternate Supply Road, strada usata per approvigionamenti logistici 
CAS: Close Air Support 
Klick: Chilometro 
JSOC: Joint Special Operation Command, il Comando a cui appartiene la Delta Force 

IED: Improvised Explosive Device, bomba artigianale 
RTB: Returning To Base 
Tango Uniform: slang per "distrutto, reso inoperativo" 

WILCO: will comply, un altro modo di dire "ricevuto, eseguo" 
__________________________________________________________________________________________ 









 

Gennaio 2010, Provincia di Helmand, Afghanistan

 

 

 

 

 

«Dimmi cosa vedi, Deuce.» Domandò Dusty al collega incursore.

Dalla loro posizione sopraelevata, il letto sabbioso della vallata distava poco più di tre chilometri. Era fuori dalla portata effettiva del loro fucile di precisione calibro .50 BMG, e a malapena scrutabile con il cannocchiale Leupold a 16x di ingrandimento montato sul supporto a rotaia dell’arma.

«Sono in quattro.» Rispose Deuce al commilitone. «No, aspetta... Sono cinque. Un paio di loro si muovono da un lato all’altro della pista, trasportano qualcosa. Credo ci siano delle motociclette sul margine stradale, di sicuro i mezzi che hanno usato per arrivare fin lì.»

Anche Dusty stava puntando il fucile sul fondovalle, ma il mirino telescopico del suo M110 aveva prestazioni inferiori a quello del Barrett M82A1 operato da Deuce, e quest’ultimo era già al limite.

«Sì, ma che stanno combinando, cosa trasportano? Sacchi di patate o del fottuto esplosivo?»

«Credo proprio che stiano scavando una buca sul lato est della pista. Stanno piazzando dell’esplosivo, sicuro come l’oro.»

«Bene, a quanto pare li abbiamo proprio beccati con le dita nel barattolo della marmellata.» Rispose l’incursore della Delta Force al compagno di squadra, carezzandosi distrattamente la lunga barba. «Questa vale la pena segnalarla al Comando Operativo.»

«Io li tengo sott’occhio... Se si muovono ti faccio un fischio.» Deuce tornò a osservare il fondovalle con il cannocchiale del suo fucile anti-materiale, mentre Dusty scivolava al riparo delle rocce sulle quali si erano appostati, e si attaccava alla radio.

«Bossman, qui Wolfpack One-Three; passo.»

«One-Three, qui Bossman; ti riceviamo forte e chiaro, Dusty. Parla pure.»

«Bossman; siamo a circa due-zero klicks a est del nostro obiettivo e abbiamo sotto tiro cinque ostili, appiedati. Si trovano nella vallata a nord della nostra posizione e stanno interrando una o più IED sulla ASR London.»

«Ricevuto, Dusty. Complimenti per il colpo d’occhio, ma sapete bene di non poter aprire il fuoco su quegli ostili: per voi gli ordini sono di non dare nell’occhio finché non avrete raggiunto la vostra destinazione. Ripeto: non siete autorizzati a ingaggiare i banditi.»

«WILCO, Bossman; ma anche volendo siamo fuori portata di tiro. Mi chiedevo più che altro se non aveste a disposizione qualche assetto CAS per colpire duro quei figli di puttana finché sono allo scoperto.»

«Ricevuto. Attendere.»

«Novità, Deuce?» S’informò poi Dusty, approfittando di quel momento di pausa.

«Nessuna, sono tutti lì al lavoro. Come delle brave api industriose.»

«O api assassine... Se riescono a piazzare quelle IED, la prima autocolonna alleata che passerà per quella ASR se la vedrà davvero brutta. Ma potrebbe anche essere un qualunque mezzo di trasporto civile a saltare in aria, magari carico di donne e bambini.»

«Dusty, qui Bossman; mi ricevi?» Gracchiò a quel punto la radio, trasmettendo la voce del colonnello Drucker dalla sala di comando e controllo del JSOC di Bagram direttamente nell’auricolare dell’incursore.

«Positivo, Bossman. Dammi buone notizie.»

«Purtroppo non abbiamo nessuna risorsa disponibile nella vostra zona, ma mi sono messo in contatto con le forze regolari dell’ISAF a Kandahar. Il 1° ARB ha un elicottero Apache di ritorno da una missione di copertura con parte dell’armamento ancora disponibile; datemi le coordinate del vostro bersaglio.»

Gli operatori della Delta si scambiarono uno sguardo d’intesa attraverso le lenti dei loro Oakley scuri.

«Bossman; direi che siamo più che contenti della notizia. Coordinate a seguire.» Dusty armeggiò per una decina di secondi con il suo rilevatore GPS, stimò la posizione dei guerriglieri sulla griglia digitale e comunicò i dati al Comando Operativo.

Pochi istanti dopo giunse il consenso definitivo alla missione di supporto di fuoco.

«Kandahar conferma che il suo assetto ha carburante a sufficienza per effettuare un passaggio nella vostra AO. Inseriamo l’equipaggio nelle frequenze radio AFO, codice di chiamata Gunfighter Zero-Six.»

«Roger, Bossman.» Dusty si slacciò la cinghia del fucile M110 e lo poggiò di lato, sulle rocce, poi si accucciò a fianco di Deuce.

«Che ti serve?» Gli domandò quest’ultimo.

«Parlaci tu con loro, D. Ti do il cambio al Barrett.»

«Sono in posizione da appena qualche minuto... Non è necessario.»

«Lo so, ma tendo a diventare nervoso se non ho sotto controllo il campo di battaglia in prima persona.»

Deuce si rassegnò a cedere il posto e, scuotendo il capo, si spostò per fare spazio all’altro incursore.

«Bravo figliolo.» Commentò ironicamente Dusty, sollevando gli occhiali da sole sulla fronte e piazzandosi con l’occhio destro dietro l’ottica di mira telescopica.

 

* * *

 

A poche decine di metri di altitudine, un AH-64D Apache Longbow sorvolava le pendici montane delle alture dell’Afghanistan meridionale cercando di restare il più possibile attaccato al suolo, risalendo lungo ogni cresta rocciosa per poi infilarsi nel successivo avvallamento. Di certo non era un’andatura che aiutava a prevenire il mal d’aria, ma era parecchio efficace nell’occultare i movimenti del velivolo a un eventuale osservatore ostile appostato nelle vicinanze.

A bordo dell’elicottero anticarro, il capitano Brad “Hawk” Hawkins era intento a settare i sistemi d’attacco e il visore del TADS; mentre il pilota, seduto sul seggiolino posteriore, faceva volare quell’enorme insetto d’acciaio verso il loro nuovo obiettivo.

Era già successo in passato, che mentre si trovavano in volo arrivasse l’ordine di colpire un bersaglio di opportunità appena individuato, ma questa era la prima volta che i due elicotteristi del 1° ARB della Demon Brigade si trovavano a collaborare con una squadra AFO e i loschi individui che la componevano... Quegli uomini sfuggenti, a volte vestiti come straccioni, ma addestrati al limite dell’umano ed equipaggiati con il miglior equipaggiamento militare, erano sempre impiegati per missioni ad altissimo rischio. Difatti Hawk si rese subito conto che la nuova rotta li avrebbe portati più a sud di quanto non si fossero mai spinti in passato: i ragazzi che avevano richiesto appoggio aereo si trovavano ben oltre le proverbiali “linee nemiche”; confini che in un campo di battaglia peculiare come l’Afghanistan erano più che mai labili e arbitrarie.

«Siamo proprio nella terra di nessuno, eh?» Anche il suo pilota se n’era accorto.

«L’hai detto, amico. Terra di indiani, dove due cowboy come noi non dovrebbero nemmeno pensare di avventurarsi.» L’Apache Longbow era una macchina formidabile, ma Hawk era comunque conscio che la sua apparente invulnerabilità poteva essere messa in discussione anche da un singolo uomo armato di missile antiaereo, come quelli che decenni prima erano stati usati dai loro alleati Muja per abbattere tutti quegli elicotteri sovietici...

Erano altri tempi. Pensò, regolando la radio di bordo sulle nuove frequenze comunicategli da quell’ufficiale del JSOC.

«Wolfpack One, qui Gunfighter Zero-Six; mi ricevete? Passo.»

Nessuna risposta.

«Ancora qualche minuto, Hawk.» Gli disse il pilota. «Poi dovremo essere a portata.»

«Roger.»

L’Apache sorvolò qualche altro chilometro di monotone colline premontate ricoperte di arbusti, poi Hawk decise di fare un altro tentativo.

«Wolfpack One, Wolfpack One, qui Gunfighter Zero-Six; mi ricevete? Passo.»

«Gunfighter Zero-Six, qui Wolfpack One, parla Wolfpack One-Four; vi riceviamo forte e chiaro. Benvenuti alla festa. Il vostro status?» Recitò la voce di Deuce nei caschi di volo dell’artigliere e del pilota.

«Grazie, One-Four. Siamo a pochi minuti dalle coordinate obiettivo... Ci sono cambiamenti nella situazione?»

«Negativo, Gunfighter. Abbiamo cinque appiedati ostili alle coordinate, in attesa di uno dei vostri confetti esplosivi.»

«Roger, One-Four. Ci mettiamo alla ricerca dei contatti.»

Ormai erano abbastanza vicini, ancora pochi chilometri. Hawk si concentrò sul largo visore del TADS e cominciò a scandagliare l’area indicata con la telecamera diurna installata nel pod di acquisizione bersagli.

«Li hai trovati?» Domandò il pilota dopo qualche attimo di silenzio.

«Negativo, passo al termico. Tu riduci manetta e incrocia in sorvolo a cinque-punto-cinque klicks dalle coordinate.»

«Cinque-punto-cinque, roger. Comincio a circuitare intorno all’obiettivo.»

«Bingo.» Annunciò Hawk dopo un'altra manciata di secondi. «Ce li ho. Un po’ più a est di dove ci avevano detto, ma sono tutti laggiù... Wolfpack One-Four, qui Gunfighter Zero-Six; passo.»

«Parla pure, Gunfighter.»

«One-Four; Abbiamo a tiro gli obiettivi, ma non distinguiamo bene il loro IFF.»

«Gunfighter; l’IFF degli appiedati è confermato ostile, ripeto: ostile.»

«Roger, One-Four. Abbiamo comunque bisogno di un’autorizzazione superiore per procedere all’ingaggio, passo.»

«Gunfighter Zero-Six, parla Bossman.» Recitò la voce profonda del colonnello Drucker, inserendosi nella comunicazione fra gli elicotteristi e gli incursori dell’Esercito. «Dalle nostre parti quando un elemento d’osservazione AFO identifica come ostile un obiettivo, e ne richiede la distruzione, non servono altre autorizzazioni. Rappresentano solo una perdita di tempo. Colpite duro quegli ostili, è un ordine. Bossman chiude.»

Le parole del colonnello non lasciavano trasparire alcun dubbio.

«Roger, Bossman.» Hawk attivò il designatore laser del TADS e marcò il punto. Il visore termico gli mostrava quelle distanti figure umane come sagome bianche in movimento su di uno sfondo grigio scuro.

Udì un bip di conferma nel casco di volo e un quadrato bianco apparve sul monitor per segnalare visivamente all’operatore dei sistemi d’arma il punto esatto su dov’era puntato il fascio laser, in questo caso proprio in mezzo ai guerriglieri nemici.

«Bersaglio agganciato.»

L’artigliere di Gunfighter Zero-Six abilitò al fuoco il missile AGM-114N Hellfire montato sulle corte semiali dell’Apache, e premette infine il pulsante di fuoco sulla cloche.

«Missile fuori.»

Un leggero contraccolpo all’assetto dell’elicottero, il bang sonico di quando l’Hellfire accelerò oltre la velocità del suono, e il sibilo del motore a razzo che lo faceva guizzare lontano dal velivolo lanciatore.

Hawk alzò per un istante lo sguardo dal TADS per controllare che la traiettoria del missile fosse corretta.

«Distacco perfetto.» Commentò il pilota, come se gli avesse letto nella mente.

Il capitano Hawkins tornò a concentrarsi sul visore elettronico, in attesa dell’impatto.

Il missile non procedette in linea retta. Si trattava di un’arma concepita come ordigno anticarro, quindi era programmata per risalire di quota e poi abbattersi sul bersaglio dall’alto, dove la corazzatura era più sottile e dunque vulnerabile.

Qui non c’era nessuna blindatura da trapassare, ma per il missile non faceva alcuna differenza... Attraverso il suo monitor di puntamento, Hawk vide che una delle sagome bianche aveva alzato la testa all’ultimo momento, doveva essersi accorto del sibilo o della sottile scia di fumo che attraversava quel sereno cielo pomeridiano.

Neanche il tempo di poter reagire, che l’ordigno si abbatté ai suoi piedi, generando all’impatto una tetra nube di polvere e detriti.

 

* * *

 

«Gunfighter, qui Wolfpack One-Four; centro pieno. Ottima mira, ragazzi.» Annunciò Deuce via radio dopo aver constatato l’esito dell’impatto.

«Roger, One-Four.»

«Esplosioni secondarie.» Riferì invece Dusty al collega, sempre con l’ottica di mira del calibro .50 puntata sul fondovalle. «Devono essere saltate le cariche che i bastardi stavano piazzando sotto il bordo della strada.»

«Abbiamo proprio fatto piazza pulita, allora.»

«One-Four, qui Gunfighter; rileviamo ancora del movimento con il termico.»

«Forse hai parlato troppo presto, D.» Commentò Dusty.

«Roger, Gunfighter; fate rapporto sulla situazione... Tu vedi qualcosa?» Domandò poi al compagno di squadra.

«Niente, solo polvere.»

«One-Four; abbiamo un segnale termico che si allontana a grande velocità dell’area bersaglio... Sembra una motocicletta.»

«È vero, lo vedo anch’io. È uscito dalla nuvola di detriti proprio adesso, dev’essere sopravvissuto all’esplosione. Capita.» Commentò Dusty senza emozionarsi troppo.

«Roger, Gunfighter. Avete ancora missili o razzi non guidati pronti al fuoco?»

«Negativo, One-Four; quello era l’ultimo. Ma non vi preoccupate, lo becchiamo con il 30mm. Siamo già in rotta di avvicinamento.»

«Immagino che questo sia il massimo di combattimento corpo a corpo che un elicotterista possa sperare di fare durante la sua carriera.» Scherzò Dusty.

«One-Four; rileviamo un secondo contatto termico, forse anche un terzo. Sulla dorsale a sud, altitudine uno-cinque-zero-zero ASL.»

«Roger Gunfighter; quei segnali termici siamo noi... Non ingaggiare, ripeto: non ingaggiare nessun contatto che si trovi sulla dorsale sud. Tenete il vostro cannone automatico puntato sulla valle, confermato?»

«Confermato, One-Four.»

Pochi istanti più tardi il vorticare dei rotori dell’elicottero d’attacco divenne udibile dalla postazione dei due operatori Delta, e l’Apache stesso fece capolino da dietro il versante della catena opposta a quella dove si trovavano.

«Eccoli.» Commentò Deuce.

Sempre incollato al terreno, l’Apache scivolò lungo il declivio, raggiunse la distanza ottimale per aprire il fuoco e tempestò la pista sabbiosa con una lunga raffica di proiettili perforanti esplosivi da 30mm.

«Tango Uniform. E questa era la fine dell’ultimo superstite dell’allegra brigata.» Sentenziò Dusty, lasciando la sua postazione al Barrett e riprendendo possesso del suo M110.

«Ci credo... Quel cannone a tiro rapido è in grado di fare a pezzi un blindato leggero, non voglio nemmeno immaginare come potrebbe ridurre un essere umano.»

«One-Four, qui Gunfighter Zero-Six; bersaglio neutralizzato. Siamo a corto sia di obiettivi che di carburante; se non avete altre richieste, penso che per noi sia giunto il momento di RTB.»

«Roger, Gunfighter; potete rientrare alla base. Ottimo lavoro, grazie per il supporto, passo.»

«È stato un piacere, One-Four. In bocca al lupo là fuori, chiudo.»

L’elicottero virò di centottanta gradi e ritornò indietro, passando abbastanza vicino ai due incursori da permettere loro di distinguere le sagome dell’equipaggio al suo interno.

«Ok, D. Abbiamo finito con questo spettacolo secondario. Dobbiamo rimetterci in marcia, abbiamo perso fin troppo tempo.» Disse Dusty, passandosi la cinghia del fucile sulle spalle e incamminandosi lungo la cresta rocciosa.

Deuce terminò di assicurare il pesante fucile anti-materiale cal.50 alle apposite cinghie dello zaino, riprese in mano la sua M4A1 SOPMOD personalizzata, e seguì il commilitone lungo quell’impervia mulattiera appena distinguibile fra rocce levigate dal vento e tenaci arbusti montani.

«Siamo stati fermi per una decina di minuti, e prima di partire eravamo già un’ora in ritardo sulla tabella di marcia.» Rispose Deuce, controllando di sfuggita il suo Pro-Trek da polso. «A quest’ora Panther e Vegas avranno già individuato i leader AQ del villaggio, ci conviene accelerare il passo.»

«Già. È tempo di andare a far fuori qualche testa di cazzo che se lo merita davvero, non degli sfigati qualunque capitati tra le grinfie del Wolfpack mentre è impegnato a dare la caccia alle prede più succulente di tutta la fottuta foresta incantata.»

 

   
 
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