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Autore: RicksIlsa    21/03/2012    1 recensioni
Ogni quattro anni c’è un giorno in più alla fine di febbraio. L’anno che ha un giorno in più viene chiamato ‘bisestile’. Alcuni chiamano il giorno stesso, il 29 di febbraio, ‘il giorno dell’anno bisestile’. Per la maggior parte delle città del mondo non è che un altro giorno di lavoro, di scuola e di affari, come al solito. Ma a Storybrooke, nel Maine, nel giorno dell’anno bisestile avveniva sempre qualcosa di magico.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Remember, I Love You

 

 

 

 

Ogni quattro anni c’è un giorno in più alla fine di febbraio. L’anno che ha un giorno in più viene chiamato ‘bisestile’. Alcuni chiamano il giorno stesso, il 29 di febbraio, ‘il giorno dell’anno bisestile’. Per la maggior parte delle città del mondo non è che un altro giorno di lavoro, di scuola e di affari, come al solito. Ma a Storybrooke, nel Maine, nel giorno dell’anno bisestile avveniva sempre qualcosa di magico.

Henry aveva due anni al primo anno bisestile della sua vita, quindi non se lo ricordava molto bene. Quando ci pensava molto intensamente, riusciva a ricordarsi di essere stato abbracciato da Mary Margaret. Le sue braccia erano calde e morbide, e le sue lacrime gli facevano il solletico sulla fronte. Era la prima volta in vita sua in cui avesse sperimentato tanto amore e, dopo, per anni aveva creduto che fosse stato solo un sogno. Dopotutto lei non era mai parsa ricordarsene. E anche se aveva solo due anni, la forza di quel breve lampo di affetto sincero lo aveva segnato profondamente. Se non altro, gli aveva fatto riconoscere quanto fosse finto l’amore che gli dava sua madre.

Aveva sei anni al suo secondo anno bisestile. Sembrava che tutti in città si comportassero in modo strano. Alcuni parevano aggrapparsi disperatamente ai loro cari, mentre altri si isolavano e piangevano di dolore e infelicità. Quando Mary Margaret, di nuovo, lo aveva cercato, anche se non avevano avuto più alcun contatto dall’ultimo anno bisestile, Henry aveva riconosciuto la scena.

Aveva assaporato di nuovo il calore del suo abbraccio affettuoso, e quando aveva visto le lacrime spuntare, le aveva chiesto perché piangesse.

« Io... Proprio non lo so... Il mio cuore sembra vuoto, e tutti i miei istinti mi dicono di tenerti stretto e di proteggerti... »

Era stato tutto quanto fosse riuscita a dire prima che le parole diventassero di troppo, e stavolta lui aveva pianto con lei, come se una parte di quel vuoto sconosciuto fosse anche la sua.

Ma era stato il giorno dopo che aveva pianto più forte. Gli occhi di Mary Margaret erano scorsi su di lui con appena un misero accenno di riconoscimento. Il dolore del suo aver dimenticato lo aveva spinto fino al suo ‘castello’, dove aveva singhiozzato in solitudine della sua sofferenza.

Adesso aveva dieci anni, ed era di nuovo il giorno dell’anno bisestile. Però ora c’era Emma, perciò, forse, le cose sarebbero andate meglio. Cercò di aggrapparsi alla speranza.

 

 

 

Quel giorno Regina era di buon umore, tanto che Henry riuscì a strapparle il permesso di fare colazione con Emma. Si incontrarono alla tavola calda, ma Henry non riuscì a ricambiare il sorriso di lei.

Le raccontò a mezza voce dei suoi precedenti anni bisestili. Era un’altra prova alla sua ‘teoria delle favole’. Lo sguardo negli occhi di Henry doveva riflettere tutta la sua tristezza, perché Emma si spostò in fretta a sedere al suo fianco e fece scivolare un braccio attorno alle sue spalle.

Sapeva che lei non gli credeva davvero, così cominciò a indicarle le stranezze che li circondavano.

La nonna abbracciava una Ruby tutt’altro che recalcitrante, ed entrambe sorridevano e piangevano di gioia.

Ashley e Sean sedevano come rannicchiati l’una nell’altro, con la piccola Alexandra al sicuro tra loro. Lo scintillio di un sogno realizzato circondava quella famiglia felice.

Il dottor Hopper dava colpetti sulla schiena del suo migliore amico, Marco, che singhiozzava e piangeva del suo ‘bambino perduto’...

Henry spiegò la sua teoria a Emma. Poiché la maledizione aveva così tanto a che vedere con il tempo, era stata fatta per coprire solo trecentosessantacinque giorni. Il giorno in più la rendeva sottile, e i prigionieri cominciavano a ricordare, se non chi erano davvero, almeno quel che avevano perso... o ritrovato.

Emma sembrava ancora dubbiosa, ma lo seguì in cerca di Mary Margaret.

Lei e David erano nella cucina di lei, stretti l’uno all’altra nell’abbraccio degli innamorati da troppo tempo divisi. Al vederli Emma si bloccò di colpo e cominciò a trascinare fuori Henry, quando Mary Margaret improvvisamente gridò loro di tornare indietro.

Allora Emma e Henry si ritrovarono avvolti in un grande abbraccio di gruppo.

All’inizio Emma s’irrigidì, ma Henry la guardò con un sorriso pieno di aspettativa e d’affetto, e il cuore le si sciolse. Si arrese e, anche se la testa le diceva che era una follia, il cuore fu felicemente d’accordo con l’idea di Henry: l’idea che Mary Margaret fosse sua madre e David Nolan fosse suo padre. Per la prima volta nella sua vita, Emma aveva una famiglia, la sua vera famiglia.

 

 

 

Henry aveva paura di aprire gli occhi il primo di marzo. Paura che, ancora una volta, l’amore che aveva conosciuto il giorno prima fosse sparito.

Con sua sorpresa, Emma era seduta ai piedi del suo letto, a guardarlo dormire. Aveva rischiato le ire di Regina Mills per intrufolarsi in casa sua e nella sua cameretta.

Lui si lanciò tra le sue braccia, ansioso di sentire di nuovo quell’amore. Era ancora lì.

« Non preoccuparti, Henry. Mi ricordo che ti voglio bene. Mi ricorderò sempre che ti voglio bene. »

   
 
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