Remember, I Love You
Ogni quattro
anni c’è un giorno in più alla fine di febbraio. L’anno
che ha un giorno in più viene chiamato ‘bisestile’. Alcuni chiamano
il giorno stesso, il 29 di febbraio, ‘il giorno dell’anno bisestile’.
Per la maggior parte delle città del mondo non è che un altro
giorno di lavoro, di scuola e di affari, come al solito. Ma a Storybrooke, nel Maine, nel giorno dell’anno
bisestile avveniva sempre qualcosa di magico.
Henry aveva due
anni al primo anno bisestile della sua vita, quindi non se lo ricordava molto
bene. Quando ci pensava molto intensamente, riusciva a ricordarsi di essere
stato abbracciato da Mary Margaret. Le sue braccia erano calde e morbide, e le
sue lacrime gli facevano il solletico sulla fronte. Era la prima volta in vita
sua in cui avesse sperimentato tanto amore e, dopo, per anni aveva creduto che fosse
stato solo un sogno. Dopotutto lei non era mai parsa ricordarsene. E anche se
aveva solo due anni, la forza di quel breve lampo di affetto sincero lo aveva
segnato profondamente. Se non altro, gli aveva fatto riconoscere quanto fosse
finto l’amore che gli dava sua madre.
Aveva sei anni
al suo secondo anno bisestile. Sembrava che tutti in città si
comportassero in modo strano. Alcuni parevano aggrapparsi disperatamente ai
loro cari, mentre altri si isolavano e piangevano di dolore e infelicità.
Quando Mary Margaret, di nuovo, lo aveva cercato, anche se non avevano avuto
più alcun contatto dall’ultimo anno bisestile, Henry aveva
riconosciuto la scena.
Aveva assaporato
di nuovo il calore del suo abbraccio affettuoso, e quando aveva visto le lacrime
spuntare, le aveva chiesto perché piangesse.
« Io...
Proprio non lo so... Il mio cuore sembra vuoto, e tutti i miei istinti mi
dicono di tenerti stretto e di proteggerti... »
Era stato tutto
quanto fosse riuscita a dire prima che le parole diventassero di troppo, e
stavolta lui aveva pianto con lei, come se una parte di quel vuoto sconosciuto
fosse anche la sua.
Ma era stato il
giorno dopo che aveva pianto più forte. Gli occhi di Mary Margaret erano
scorsi su di lui con appena un misero accenno di riconoscimento. Il dolore del
suo aver dimenticato lo aveva spinto fino al suo ‘castello’, dove aveva
singhiozzato in solitudine della sua sofferenza.
Adesso aveva
dieci anni, ed era di nuovo il giorno dell’anno bisestile. Però ora
c’era Emma, perciò, forse, le cose sarebbero andate meglio.
Cercò di aggrapparsi alla speranza.
Quel giorno
Regina era di buon umore, tanto che Henry riuscì a strapparle il
permesso di fare colazione con Emma. Si incontrarono alla tavola calda, ma
Henry non riuscì a ricambiare il sorriso di lei.
Le raccontò
a mezza voce dei suoi precedenti anni bisestili. Era un’altra prova alla
sua ‘teoria delle favole’. Lo sguardo negli occhi di Henry doveva riflettere
tutta la sua tristezza, perché Emma si spostò in fretta a sedere
al suo fianco e fece scivolare un braccio attorno alle sue spalle.
Sapeva che lei
non gli credeva davvero, così cominciò a indicarle le stranezze
che li circondavano.
La nonna
abbracciava una Ruby tutt’altro che recalcitrante, ed entrambe
sorridevano e piangevano di gioia.
Ashley e Sean
sedevano come rannicchiati l’una nell’altro, con la piccola
Alexandra al sicuro tra loro. Lo scintillio di un sogno realizzato circondava
quella famiglia felice.
Il dottor Hopper
dava colpetti sulla schiena del suo migliore amico, Marco, che singhiozzava e
piangeva del suo ‘bambino perduto’...
Henry spiegò
la sua teoria a Emma. Poiché la maledizione aveva così tanto a
che vedere con il tempo, era stata fatta per coprire solo
trecentosessantacinque giorni. Il giorno in più la rendeva sottile, e i prigionieri
cominciavano a ricordare, se non chi erano davvero, almeno quel che avevano
perso... o ritrovato.
Emma sembrava
ancora dubbiosa, ma lo seguì in cerca di Mary Margaret.
Lei e David erano
nella cucina di lei, stretti l’uno all’altra nell’abbraccio
degli innamorati da troppo tempo divisi. Al vederli Emma si bloccò di
colpo e cominciò a trascinare fuori Henry, quando Mary Margaret
improvvisamente gridò loro di tornare indietro.
Allora Emma e
Henry si ritrovarono avvolti in un grande abbraccio di gruppo.
All’inizio
Emma s’irrigidì, ma Henry la guardò con un sorriso pieno di
aspettativa e d’affetto, e il cuore le si sciolse. Si arrese e, anche se
la testa le diceva che era una follia, il cuore fu felicemente d’accordo
con l’idea di Henry: l’idea che Mary Margaret fosse sua madre e
David Nolan fosse suo padre. Per la prima volta nella
sua vita, Emma aveva una famiglia, la sua vera famiglia.
Henry aveva
paura di aprire gli occhi il primo di marzo. Paura che, ancora una volta, l’amore
che aveva conosciuto il giorno prima fosse sparito.
Con sua
sorpresa, Emma era seduta ai piedi del suo letto, a guardarlo dormire. Aveva rischiato
le ire di Regina Mills per intrufolarsi in casa sua e
nella sua cameretta.
Lui si
lanciò tra le sue braccia, ansioso di sentire di nuovo quell’amore.
Era ancora lì.
« Non
preoccuparti, Henry. Mi ricordo che ti voglio bene. Mi ricorderò sempre
che ti voglio bene. »