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Autore: Haley_V    21/03/2012    1 recensioni
"Avrei compiuto 18 anni quell’anno, e sinceramente non vedevo l’ora. Avrei potuto iniziare la mia vita, avrei potuto voltare pagina e cambiare aria, sarei potuta tornare ad essere serena con me stessa". [...] "in quel momento il mio unico desiderio era solo che la mia vita avesse una svolta. Sentivo di non far parte di quel mondo, avrei voluto solo cambiare aria, trovare il mio posto [...]".
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 <<Before I fall to fast, kiss me quick, but make it last… >> l’unica dannata canzone del mio Ipod che mi vada di ascoltare ultimamente. Le note della mia canzone preferita vengono contrastate dalle risate e gli schiamazzi di quella peste di mio fratello, che canta canzoncine stupide con mia madre. Non mi va proprio di sentirli, così alzo il volume della musica e mi appoggio allo schienale della macchina. <> Non capisce che ho il volume troppo alto per sentirla, ma non si arrende. <> ma io non le rispondo. Capisco cosa vuole dirmi anche se non riesco a sentirla, ma non mi va minimamente di darle retta, così torno a lasciarmi cullare dalle note della canzone appoggiata al sedile e con gli occhi chiusi torno nel mio mondo. Dopo un po’ mia madre lascia perdere, e sbuffando torna a dar retta alla strada. Riesco a godermi qualche minuto della canzone successiva, quando ecco che stavolta è mio fratello a venire all’attacco. Inizia a darmi pizzicotti sperando di scatenare una qualche mia reazione, che intanto cerco invano di rimanere con gli occhi chiusi e ascoltare quella dannata canzone, facendo finta di non vederlo ne sentirlo. Dopo quasi 5 minuti di interminabile tortura, non resisto più e scoppio <> N: <> Cercando di mantenere quella poca calma che sento pian piano andare via, rispondo irritata << Senti Danny, sono stanca, non mi va di giocare ne di stare ai tuoi stupidi scherzi, ok? Lasciami dormire per favore.>> e esausta torno ad ascoltare la mia canzone. Siccome mio fratello ha gli stessi geni di mia madre, pare evidente che non si fermò qui. Anzi, continuò imperterrito a darmi fastidio come fino a 2 minuti prima. Dopo altri attimi di strazio gli urlo in faccia <> M:<> Odio quando mi chiama così, non lo sopporto. Lo fa soprattutto quando si innervosisce, quindi quasi sempre, e mi da enormemente fastidio. J:<> A quel punto sono davvero incazzata. <> M:<> << E non chiamarmi in quel modo!>> << In quale modo? Io ti chiamo con il tuo nome!>> <> esasperata torno alle mie adorate cuffiette, sbuffando scocciata. Mia madre mi lascia perdere e torna alla strada, mentre mio fratello, credo quasi divertito dalla scena, inizia a giocare al suo game boy facendo finta che non sia successo nulla. Non è di certo la prima litigata che facciamo, ormai discutere è diventato il quotidiano, ma quando fanno così non li sopporto. Davvero non mi spiego come possa far parte di questa famiglia. Ma aspettate che mi presento: Sono Jennifer, per gli amici, o almeno per quelli che avevo, Jen . . . già, quelli che avevo. Diciamo che negli ultimi 4 anni la mia vita ha cominciato leggermente a cadere a picco come in un baratro. Fino all’età di 12 anni ho vissuto con la mia famiglia in una villetta alla periferia di Londra. Vivevo lì con mia madre, mio fratello Danny, e mio padre. Fino ad allora, fino a 4 anni fa, vivevo un’esistenza serena, tranquilla, ma poi cambiò qualcosa. Avevo problemi a scuola, venivo presa come bersaglio dai bulli, cosa che influiva negativamente sul mio reddito scolastico, fino ad allora pressoché ottimo. Poco tempo più tardi mia nonna materna morì improvvisamente, segnando incredibilmente la mia vita. O almeno, segnando enormemente quella di mia madre. Credo che la cosa che non si sia mai perdonata, fino ad oggi, sia quella di essere stata lontana da sua madre. Già, perché i miei nonni vivevano lontano, all’incirca dall’altra parte di Londra, e per mia madre il fatto di essere stata lontana dai suoi genitori deve averla fatta stare davvero male. Fatto sta che da allora vidi in lei un profondo cambiamento: era sempre stata una donna allegra, solare, dolce, ma da quell’orrendo pomeriggio, la sua allegria se ne andò. Certo, non era scomparsa, ma sicuramente non era accesa come prima. Si innervosiva molto più facilmente, era sempre scorbutica, ma soprattutto tra me e lei era un litigio continuo. Mio padre era assente, come se in casa non ci fosse, e per quanto riguarda me . . . cercavo di sopravvivere. La mia migliore amica ( se così si puo’ ancora chiamare) mi aveva snobbata così, da un giorno all’altro, quindi mi ritrovai da sola, con una madre isterica e una scuola che mi stava solo stretta. Il mio unico rifugio era la musica. Bastavano le mie adorate cuffiette e il resto del mondo non contava più. C’eravamo solo io e la mia musica. Non nego però che mi mancasse l’affetto e la compagnia di una vera amica. Avrei compiuto 18 anni quell’anno, e sinceramente non vedevo l’ora. Avrei potuto iniziare la mia vita, avrei potuto voltare pagina e cambiare aria, sarei potuta tornare ad essere serena con me stessa. Evidentemente era una cosa che ne a mia madre ne a mio padre andava giù, perché ogni volta che toccavo l’argomento l’aria in casa si raggelava. A quel punto sapevo che la cosa migliore era chiudermi in camera mia a leggere. Si, leggere, l’altra mia valvola di sfogo. Quando leggevo, forse più della musica, uscivo da quello che era il mondo reale, e mi sentivo subito più leggera. Devo ammetterlo, non ero il tipo di ragazza che fumava o si dava a  “libere scelte” , ma mi andava bene così. Non ne sentivo la necessità, riuscivo a sfogarmi in altri modi. Comunque, in quel momento il mio unico desiderio era solo che la mia vita avesse una svolta. Sentivo di non far parte di quel mondo, avrei voluto solo cambiare aria, trovare il mio posto nel mondo. Per ora mi sentivo solo rinchiusa in gabbia. 

 
  
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