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Autore: Arisu95    21/03/2012    3 recensioni
Romano ed Antonio si sono lasciati bruscamente, mentre Feliciano sembra vivere un sogno.
... Ma la disperazione di Romano, porterà presto disordine anche nella vita del fratello, fino a stravolgere la sua vita sentimentale e quella di altre persone.
- Il Rating potrebbe alzarsi ad Arancione;
- Alcune coppie sono destinate a sciogliersi;
- Alcuni personaggi muoiono;
- Presenti coppie sia Hinted che Crack;
- Presenti scene sia romantiche che di sesso;
- Le scene di sesso non sono molto esplicite e tendono ad essere tagliate.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note.  Mi sento in dovere di dire alcune cose riguardo questa FanFiction. Per prima cosa, , si basa sul risultato random di un test/giochino che ho fatto. Ho pensato che sviluppare la trama che mi era uscita sarebbe stato un esperimento interessante, perciò ho deciso di farlo. Proprio perché ho intenzione di seguire quella trama, vi avverto che ci sono delle coppie che si scioglieranno, sia Canon che Crack. Come prima coppia, come potete vedere, é sciolta la SpaMano. Mi piace come coppia, ma come ho già detto, ho deciso di attenermi a quel risultato, anche a costo di fare un torto a pairing che mi piacciono ... Infondo amo sperimentare, e le simpatizzo un po' tutte! ♥
Non so esattamente quali personaggi compariranno e quali no, e lo stesso vale per i Pairing. Il protagonista é essenzialmente Feliciano, ma la trama coinvolge anche Prussia, Romano e parecchi altri personaggi (che ora non dico per non spoilerare). Tutto il resto è invenzione mia, e proprio per questo non so ancora di preciso quali personaggi saranno presenti e quali no, idem per i pairing. ... Perciò, può darsi che figurino pairing che non amate, o che si sciolgano altri che adorate.
... Mi dispiace, ma é esigenza di copione! =(
Tanto per curiosità, i dialoghi di Romano sono spesso volgari ... Mi sembrava di farlo OOC sennò 'xD
Detto questo, buona lettura! =)  ~♥

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Il sole pallido della mattina si stava pigramente sollevando nel cielo opaco di nuvole assonnate.
La città si risvegliava lentamente con lui.
Le luci dei lampioni si accesero all'improvviso tutte insieme, mentre nelle case le finestre si illuminavano lente, una ad una, mentre al loro interno milioni di vite ricominciavano l'ennesima giornata di lavoro.

La stanza di Feliciano era ancora immersa nell'atmosfera magica dei sogni e del silenzio.
Le persiane chiuse, la timida luce del sole filtrava a fasci sottili rigando di strisce d'oro i muri, le lenzuola e il suo corpo.
Sospirò beato, occhi chiusi intenti a scrutare nel mondo onirico, stringendo teneramente il cuscino e il bordo del lenzuolo.

"Eins-Zwei-Drei-Vier!"



Una voce stridente ed una musica assordante ferirono all'improvviso il silenzio e il vuoto, infiltrandosi maleducate nei timpani dell'italiano perforandoli come lame fredde e taglienti.

"Mmmh ..." - Feliciano emise un lamento, corrucciando le sopracciglia e spingendosi goffamente sotto le coperte, con il cuscino premuto sulla testa.


"Marukaite Kotori! Itsu no ma ni kotoriii~~ Feli! Svegliati!"


Un ragazzo albino si buttò sul letto, proprio sopra Feli.

"Veeeh ... Sai cos'ho sognato, Gil ...?"

"Il Magnifico Me?" - Chiese sorridendo, per poi aggiungere maliziosamente - "Non ti sono bastato stanotte?"

"... Stavo volando nel cielo, ed era di un azzurro accesissimo ... E passare tra le nuvole era bellissimo, mi sentivo così leggero ... E andavo sempre più su, e l'aria era sempre più leggera ..." - Proseguì l'italiano con aria assorta, ignorando la domanda di Gilbert. - "... E mi sentivo tanto felice, e iniziavo a vedere il tuo volto nelle nuvole ... E tu cos'hai sognato, Gil?"

"Ho sognato di fare un concerto. Io, la mia chitarra elettrica, un microfono e milioni di persone. Me ne ero tornato nel camerino tra gli applausi e le richieste di bis." - Poi gli puntò gli occhi scarlatti addosso, e dopo un sorriso serrato proseguì - "E nel camerino mi sono ritrovato un certo italiano legato ad una sedia che mi provocava. Kesesesese ..."

L'espressione di Feliciano mutò, ed inarcò un sopracciglio - "Perchè i tuoi sogni finiscono sempre così ...?"

"Perché non mi basti mai." - Rispose secco Prussia, alzandosi dal letto in modo brusco ed aprendo l'armadio per decidere come vestirsi.

Feliciano intanto si trascinò pigramente fuori dal letto, sedendosi sul ciglio e infilandosi le pantofole, rimanendo ancora qualche secondo a riflettere.

"Veh ... Vorrei davvero poter volare nel cielo ..." - Sussurrò a sé stesso, mentre Prussia cantava a squarciagola insieme al lettore CD, vestendosi a tempo di musica.


Poco dopo si ritrovarono in cucina, in procinto di uscire.
Feliciano fissò con lo sguardo sognante e allo stesso tempo preoccupato la luce del lampadario riflessa nelle acque scure e tremule del suo caffé.

"Scusa ..."
"Scusa? Di che?" - Chiese incuriosito l'albino.
"... Se non ho mai fatto nulla di quelle cose che faccio nei tuoi sogni ..."

Prussia scosse la testa sorridendo benevolmente e chiudendo per un istante gli occhi.

"Non ce n'è bisogno. Mi piaci così come sei ... Sono solo sogni, elaborazioni senza senso del cervello, non hanno nulla a che vedere con quello che vorrei ..." - Lo strinse in un abbraccio, cogliendolo di sorpresa - "Tutto quello che voglio lo possiedo già."

Gli diede un bacio a stampo, per poi allontanarsi e prendere la giacca.
Italia fece lo stesso.
Il lavoro li attendeva.

Gilbert lavorava come barista in un locale del centro.
Non guadagnava moltissimo, ma era un lavoro rispettoso, e lo stipendio infondo non era così male.

Accompagnò Feliciano all'ufficio in cui lavorava, per poi sgommare via alla volta del bar.

"Buongiorno!" - Salutò sfacciatamente entrando, pur sapendo di essere, come al solito, in ritardo. - "Mi son perso i pendolari eh? Ma mi rifarò, tra poco via con l'ondata di mamme disperate!"

"Beilschmidt, sei in ritardo." - Lo avvertì serio il titolare.

"Lo so! Ma che ci posso fare? Le ho già spiegato il motivo, devo accompagnare il mio fidanzato al lavoro! I mezzi a quell'ora non passano e lui non ha la patente!"

"Non può svegliarsi prima e prendere il treno delle sette meno dieci ?!"

"Non ce la fa ..." - Sospirò - "Mi creda, ci ha provato. Abbiamo provato in ogni modo, ma non c'è verso, per il momento questa è l'unica soluzione ..."

"Beh, che prenda la patente allora! L'ho già avvertita Beilschmidt, deve risolvere questa situazione al più presto, perchè così non andiamo affatto bene."

"Lo so ..." - Rispose seccato Prussia, per poi voltarsi verso il bancone, dove una ragazza gestiva a fatica le ordinazioni - "Don't worry! Arrivano i rinforzi!"

Tra tazzine, cocktail e brioches, Gilbert pensava a Feliciano e al suo capo.
Stava rischiando il suo posto, lo sapeva.
Le rare volte in cui arrivava in orario erano le stesse in cui l'italiano non si presentava in ufficio.
Ma d'altronde non poteva fare altro.
Non voleva far gravare sulle spalle di Feli tutte le spese, ma tra i due era quello che guadagnava di più.

Così, riflettendo, calcolatrice alla mano, conclusero che tra i due, era meglio che arrivasse in orario Feliciano.
Infondo il posto di Gilbert non era nemmeno a tempo indeterminato, a differenza di quello di Feli.
Perdere un posto come quello dell'italiano era di certo più pericoloso.

Il loro rapporto non era certo dei più entusiasmanti.
Era molto diverso da tutto cio' che l'albino aveva provato in precedenza.

Aveva sempre amato immaginarsi come un cantante rock o metal, bello e dannato, circondato da alcolici, sesso e droga.
E mentre suonava imperterrito nei luoghi più disparati, sperando di essere notato da qualcuno e vivendo miliardi di relazioni di una notte o poco più, mai avrebbe immaginato di poter cambiare così tanto.

Feliciano era davvero diverso da lui.
Puro ed innocente, come un bambino.
Quando lo vide per la prima volta, provò un irrefrenabile desiderio di possederlo ed inquinarlo, trascinandolo giù insieme a lui negli inferi della sua vita disordinata.

Invece, sorprendentemente, accadde il contrario.
Quella mano che voleva far sprofondare nel fuoco con lui, lo portò invece verso l'alto, fino a dissipare il fumo e le ombre e scoprire il cielo azzurro e infinito.


Quella parte di lui non era morta.
Quel ragazzo senza morale né regole viveva ancora in lui, seppur legato da solide catene.
Ogni tanto si lamentava, piangeva, urlava, scalpitava, tentando di scappare.
Ma a Gilbert bastava vedere in volto Feliciano per calmarlo, e quella strana malinconia per la sua vita passata pareva sparire per sempre in un lungo e dolce bacio.


L'albino sorrise lieto con gli occhi persi nel vuoto, e si risvegliò solo quando si accorse che il bicchiere era ormai pieno, e la gassosa si espandeva ormai inesorabile tutt'intorno appiccicando il bancone e la sua mano.

"Beilschmidt !!!" - Lo rimproverò ancora, notando la scena.
"Lo so! Lo so! Anche i migliori baristi sbagliano ogni tanto!" - Protestò l'albino, bagnando uno straccio sotto il lavandino e pulendo quel disastro.




Intanto Feliciano proseguiva con il suo lavoro.
Aggiungeva dati al computer, compilava le carte, faceva telefonate ...

"Che giornata noiosa ..." - Pensò sospirando.

Quelle giornate erano vuote e senza senso.
Aveva solo un freddo computer con cui relazionarsi, e le telefonate duravano pochissimo, per quanto cercasse una chiacchierata.
Amava quando vi erano assemblee, riunioni, o qualsiasi altra cosa in cui c'erano altri.
Spesso veniva incaricato di illustrare progetti e prodotti dell'azienda, perchè, dicevano, era così bravo a mettere a loro agio gli altri che questi finivano per accettare qualsiasi proposta, quasi per far piacere a quel ragazzo tanto simpatico che non per vero interesse.

Gli dicevano che aveva una bella strategia, che era furbo, scaltro.
Ma lui li guardava con aria interrogativa e si limitava a sorridere quasi inebetito.
Non era strategia.
Era semplicemente sé stesso.
Non gli importava poi così tanto l'interesse dell'azienda.
Quello che desiderava di più era passare e far passare il tempo piacevolmente, chiacchierando del più e del meno mentre faceva il suo lavoro.

Voleva solo avere amici, tanti amici.
E qualsiasi persona in giacca e cravatta che entrava da quella porta, per lui non era altro che un potenziale nuovo amico.


Ma in giorni come quello, non c'era nessuno con cui condividere il tempo e le esperienze, ed ormai cliccava qua e là e scriveva in modo meccanico, senza pensarci.
La sua mente volava altrove.

Stava pensando a Gilbert.
Pensava a come a quella domanda tanto innocente che lui ogni mattina gli poneva, 'E tu, cos'hai sognato, Gil?', l'albino rispondesse sorridendo a denti stretti, con quello sguardo scarlatto e lussurioso, descrivendo sogni che terminavano sempre in modo erotico, con l'italiano alle prese con situazioni che, per il suo carattere ed il suo approccio ingenuo all'amore, mai si sarebbero realizzate.

"Quando hai finito con quelle, ci sarebbero altre pratiche ..." - Una voce di donna lo fece tornare alla realtà.

Si voltò sorridendo verso la ragazza.

"Sì, grazie Elizabeta!" - Rispose in modo solare, senza lamentarsi.

Elizabeta era la moglie di un suo vecchio amico, Roderich.
Era più grande di lui di sei o sette anni e si era sposato molto giovane.
I tre uscivano sovente insieme, a volte anche con Gilbert.
... Il tedesco però non amava tutto questo ...
Elizabeta e Roderich erano ricchi ed eleganti, ed uscire in locali prestigiosi e di un certo livello era per Prussia una prigionia.

"Che c'é Feli?" - Chiese l'ungherese vedendo la sua espressione cambiare, per poi aggiungere con una certa malizia - "Stai pensando a Gil ...?"

L'italiano sorrise con un'espressione di sufficienza.
Elizabeta era fissata con loro due, tanto che, spesso, Feliciano e Gilbert si chiedevano se tutte quelle richieste di uscire insieme non fossero dettate più dalla sua ossessione per lo Yaoi che non per vera volontà di passare del tempo insieme.
... In ogni caso, sembrava far più piacere a lei che a Roderich.

"Hédervàry, può venire un attimo?"
"Sì, arrivo!" - Rispose Elizabeta al richiamo. - "Scusami Feli, devo andare, ci sentiamo!"

Feliciano annuì, per poi tornare al suo lavoro.
Dopo alcune interminabili ore passate tra clic e firme, gli suonò il cellulare.
Era suo fratello, Romano.
L'italiano avrebbe preferito non rispondere, conoscendolo, ma sapeva che la situazione in cui si trovava non era delle migliori, e se non lo intratteneva un po' al telefono avrebbe anche potuto fare delle pazzie.

"Pronto ..." - Disse con tono rassegnato, immaginando già l'umore del fratello.

"Cretino! Perché ci metti tanto a rispondere ?!?!" - Rispose Romano spazientito e arrabbiato. - "Feli! Sono stufo di quel bastardo!"

"Veh ... Dai, stai tranquillo, vedrai che si aggiusta tutto ..."

"Aggiustarsi ?! Mi dici che cazzo si può aggiustare con uno stronzo del genere ??!! Vuoi sapere cosa ho scoperto? Eh? Lo vuoi sapere ???"

"Dimmi, Lovi ..." - Sospirò l'altro.

"Ieri notte sai dov'era? Altro che stalla! Altro che tori! L'ha fatto lui il toro, quel bastardo!"

"..." - Feliciano stava ad ascoltare inerme. Ormai ci era abituato, parlava in quel modo quando era tranquillo, figuriamoci quando era arrabbiato!

"Indovina con chi é andato a letto? Dai! Indovina!"

"Mmh ... Non lo so ..."

"Dai cazzo! Spara un nome!"

"Mmmh ... Boh, Francis?" - Azzardò Feli, mentre gli cadde l'occhio su una foto di lui, Francis ed altra gente che aveva in ufficio.

"Ma va'! Con quella puttana di Bella!"

"Chi ...?"

"Belgio! Ma dimmi te! Ma che cazzo devo fare io ??!!"

"Uh ... Non lo so ..."

"Adesso vede quello stronzo ... Gliela faccio pagare, eccome! Tra l'altro, era da un po' che quella gli ronzava intorno, qualcosa mi dice che c'é del tenero!"

"... Dai Lovi, lo so che é difficile, ma non scaldarti così tanto ... S-Se è finita é perchè doveva finire ... Stai tranquillo, non ti fa bene tutto questo nervoso ..."

"Non mi fa bene ??!! Ma dimmi te come cazzo faccio a stare tranquillo! Eh certo, tu fai presto a parlare, non hai di questi problemi!"

"..."

"Perché Feli? Perché ..." - Ora la sua voce era rotta da un pianto nervoso.

"Cosa ...?"

"Perché dovevo innamorarmi di uno stronzo come Antonio ...? Non é giusto ... Perché sono così sfigato?! Non ce la faccio più... A volte mi chiedo perché non mi sparo un colpo, farei prima ..."

"Non starai dicendo sul serio ?!"

"No ..." - Rispose seccato, per poi aggiungere sottovoce - "Non credo ..."

"... Beh dai, magari stasera vengo da te dopo il lavoro, va bene? Però cerca di stare tranquillo, così non risolvi niente, ti fai del male e basta ..." - Cercò di calmarlo Feliciano.

"Come se fosse facile ... A stasera, fratellino. Ah, Feli ..."

"Sì?"

"... Ti voglio bene." - Disse sinceramente tra le lacrime.

"...! Anche io Lovi ..." - Rispose sorpreso Veneziano.

Romano non gli diceva mai cose del genere.
Le considerava stupide.
Se glielo aveva detto, doveva stare proprio male.


Feliciano guardò un'altra foto nel suo ufficio, che raffigurava suo fratello ed Antonio.
I due si erano conosciuti da ragazzini, al primo anno di liceo.
Antonio arrivava dalla Spagna, ancora non conosceva molto bene l'italiano, e Romano lo prendeva in giro.
Ciononostante, lo spagnolo si era innamorato di lui a prima vista, e poco gli importava se ogni volta che apriva bocca l'italiano lo correggesse e canzonasse.

Con il tempo, anche Romano iniziò a provare qualcosa.
E quel qualcosa, da parte di entrambi, iniziò a crescere sempre di più, finché un giorno, al tramonto, non si baciarono.
Certo, stare dietro all'italiano non era affatto facile: aveva un pessimo carattere, e persino Feliciano a volte ci litigava.
Ma Antonio pareva non preoccuparsene.
Voleva amarlo ed essere amato da lui, ed il suo caratteraccio non faceva altro che renderlo più affascinante ai suoi occhi.
Così, erano rimasti insieme per anni, ed Antonio ogni tanto, chiacchierando con Feliciano, diceva addirittura di volerselo portare in Spagna e sposarlo.

... Invece, tutti quei bei progetti erano stati buttati all'aria, dallo stesso spagnolo che li aveva pianificati.
Ultimamente, i due litigavano abbastanza spesso, per qualsiasi cosa.
Andare d'accordo con Romano non era mai stata cosa facile per nessuno, ma negli ultimi tempi bastava davvero la più piccola delle cose per trascinarli in lunghe ed accesissime discussioni.

E proprio nel bel mezzo del litigio, Antonio se ne andava.
"Per farti un po' sbollire", diceva a Lovino, ma se all'inizio andava davvero da qualche parte in attesa di tornare, magari giusto il tempo di una sigaretta e di un cocktail, era ormai apparso inevitabile che le ore passate fuori casa le impiegava in ben altro modo.

Bella, belga, si era trasferita da poco in città assieme al fratello, che aveva vissuto fin da piccolo in Olanda, dopo che i loro genitori avevano divorziato.
Ciononostante, avevano mantenuto legami molto stretti, e ad ogni occasione si incontravano, talvolta in Olanda e talvolta in Belgio.

Probabilmente lo spagnolo l'aveva conosciuta in qualche locale, proprio in uno di quei momenti in cui abbandonava il campo per far calmare Romano.
E così, pian piano, doveva essere scattato qualcosa tra quei due, mentre Romano si chiedeva sospettoso perché Antonio ci mettesse più tempo a tornare.

Inoltre, ogni scusa era diventata buona per uscire.
Straordinari al lavoro, manutenzione della stalla, uscite con gli amici ...

Poi, un giorno, finalmente lo scoprì.
Kiku li aveva visti su un marciapiede baciarsi, e riconoscendo il fidanzato del fratello del suo amico Feliciano, gli aveva scattato una foto col cellulare,
La mostrò timidamente a Romano, ed egli la osservò incredulo per ore e per giorni.
Gli pareva impossibile che Antonio lo tradisse, così una notte lo seguì.
E scoprì tutto, ogni cosa.

Dopo una pesante litigata con lo spagnolo, egli decise di abbandonare l'appartamento, e Romano dormì solo ... Anzi, rimase con gli occhi sbarrati tutta la notte, ed ogni volta che li chiudeva si vedeva davanti Bella ed Antonio.


Feliciano scosse la testa, triste per il fratello, e proseguì con il suo lavoro, fino alla pausa pranzo.
Uscì e si diresse al bar più vicino per mangiare qualcosa.

"Che sfortuna, se Gil lavorasse in questo bar potrei vederlo in pausa ..." - Pensò l'italiano sospirando.

... Beh, perlomeno lui non era nelle condizioni di Romano, per fortuna.

"Lasciatemi cantare con la chitarra in mano~ Lasciatemi ..."



Il cellulare di Feliciano prese a suonare.

"Gil!"

"Hey Feli! Stasera ti va di uscire?"

"Mmh ... Mi dispiace, ma mi sa che stasera devo lasciarti da solo ..."

"Perché? Come mai hai quella voce? E' successo qualcosa ...?"

"Sì ... Romano ... Mi ha chiamato. Lo sai no, te l'ho detto, quella storia con Antonio ... Alla fine ha scoperto con chi lo tradiva. Con una ragazza, una certa Bella ..."

"Però! Non me lo sarei mai aspettato da Antonio!"

"Comunque ... Stasera ho promesso a mio fratello di andare da lui ... E' da solo e lo sai com'é fatto ... Devo farlo distrarre, é arrabbiatissimo, quando é così mi fa paura ..."

"Devo venire anch'io?"

"No ... E' meglio che tu non venga ... Insomma, è stato appena lasciato e mi faccio vedere con te? Non credo che la cosa lo possa tirare su di morale ..."

"Mmmh, hai ragione ... Ma a che ora vai?"

"Andrò verso le sette e mezza ... Non so quando torno, penso alle dieci o giù di lì ... Mi dispiace farti cenare da solo ..."

"Non preoccuparti ... Allora a dopo Feli."

"A dopo, Gil ..."
  
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