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Autore: Arisu95    22/03/2012    3 recensioni
Romano ed Antonio si sono lasciati bruscamente, mentre Feliciano sembra vivere un sogno.
... Ma la disperazione di Romano, porterà presto disordine anche nella vita del fratello, fino a stravolgere la sua vita sentimentale e quella di altre persone.
- Il Rating potrebbe alzarsi ad Arancione;
- Alcune coppie sono destinate a sciogliersi;
- Alcuni personaggi muoiono;
- Presenti coppie sia Hinted che Crack;
- Presenti scene sia romantiche che di sesso;
- Le scene di sesso non sono molto esplicite e tendono ad essere tagliate.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Note. ... Ciao! Ecco qui la seconda parte della FanFiction. Ribadisco che la trama é stata sviluppata dal risultato random di un test, quindi non rimaneteci male se le coppie che amate/odiate si spezzano/formano > u <''
Come sempre, il linguaggio di Romano non é esattamente raffinato ... E perdonatemi se descrivo Antonio in questo modo 'cattivo', a me piace, ma visto lo sviluppo della faccenda, riservargli un trattamento "d'onore" solo perché come personaggio mi va a genio non mi sembrava giusto 'xD Quindi, chiedo scusa alle sue fan se in questa fanfic lo tratto (un po'? >.<') male! ... Mi farò perdonare prima o poi scrivendo qualcosa sulla SpaMano, promesso! XD Spero di non deludervi, e buona lettura!




Si erano ormai fatte le cinque, e Feliciano si diresse con aria assente verso la fermata dell'autobus.
Gilbert sarebbe uscito dal lavoro solo mezz'ora più tardi.
Camminò immerso nei suoi pensieri, fino a sedersi sulla panchina della fermata e rimanere a fissarsi i piedi e le gambe, senza minimamente badare a cio' che accadeva intorno a lui.

Pensava a suo fratello.
In quel momento, avrebbe voluto essere lui, solo per soffrire al suo posto.
Perché vedere Romano soffrire era una cosa orribile.
Era sempre stato il più forte, tra i due, e pareva che nulla potesse farlo gettare nello sconforto.
Aveva aperto il suo cuore solo a due persone in tutta la sua vita.
Feliciano, ovviamente, ed Antonio.
Non avrebbe mai immaginato di vederlo così sconfortato, in lacrime, inginocchiato a raccogliere i cocci del suo cuore in frantumi, imprecando come suo solito, con una nota di disperazione, come una belva feroce ferita a morte.

"Hey!"


"Veh ...?" - Feliciano alzò lo sguardo confuso, sentendo quel richiamo e tornando alla realtà.

Un ragazzo biondo lo guardava spazientito, borbottando qualcosa in inglese.

"Quando passa il bus?" - Disse con forza, come a ripeterlo per l'ennesima volta, pronunciando attentamente ogni sillaba, guardando l'italiano con fare nervoso.

"Oh ... Scusi, non l'avevo sentita." - Sorrise Feliciano, alzandosi. - "Passa tra pochi minuti ..."

"Uhm ... Well, grazie." - Rispose bruscamente l'inglese, voltandosi ed osservando la strada.

Italia lo guardò incuriosito, ancora con il sorriso sulle labbra, stiracchiandosi per poi voltare anche lui lo sguardo sulle auto in corsa.

"Mmmh!~ E' una bella giornata!" - Cercò di attaccare discorso, ma l'altro non diede segno di vita. - "Perfetta per fare un bel giro in centro."

"..." - Lo guardò appena con la coda dell'occhio, senza proferire parola.

"E' un turista?" - Provò ancora Feliciano.

"No. Lavoro qui. Da qualche mese, ormai." - Si decise infine a rispondere, dopo un lungo sospiro, come se quelle parole gli fossero costate immensa fatica.

Il ragazzo sorrise beato, felice per essere riuscito a far parlare quel ragazzo come un bambino dopo aver fatto il suo primo canestro.

"Piacere! Mi chiamo Feliciano!" - Proseguì dunque entusiasta, porgendogli la mano.

L'altro rimase un istante a fissare la sua mano, indeciso sul daffarsi, per poi voltarsi ancora verso la strada, ed abbozzare appena un "... Arthur. Il piacere é mio."

"...Ah! Ecco l'autobus finalmente!" - Esclamò Italia, osservando il mezzo di trasporto, che nel frattempo si era fermato proprio davanti a loro.

Salirono muti, Arthur con il broncio e le mani in tasca, Feliciano felice e a testa alta.
L'inglese prese le distanze e si sedette, con la segreta speranza di poter tagliare il tentativo di Feliciano di fare amicizia (che amicizia, poi? Anche ammettendo l'ipotesi di una chiacchierata, che altro sarebbe rimasto? Non gli avrebbe mai chiesto il numero di telefono, e qualora l'avesse fatto Feliciano, avrebbe probabilmente trovato il modo di non darglielo).

"... Americano? O viene dall'Inghilterra ... Londra, forse?" - Insistette invece l'italiano, sedendosi proprio davanti a lui.

"What?" - Alla parola 'americano', fece un'espressione quasi schifata.

"Prima di venire qui ... Abitava a Londra?" - Sorrise.

"Uhm, sì ..."

"Ci sono molti stranieri in questa città." - Sospirò alzando le spalle, e sorridendo lievemente al pensiero che anche il suo Gilbert era tra le tante persone arrivate lì in cerca di lavoro. - "E mi dica, come stava là a Londra? Meglio qui o meglio là?"

"..." - Arthur rimase sorpreso dalla loquacità di Feliciano, e prese un attimo di tempo per pensare alle giuste parole. - "Preferisco la mia London. Ma ... Non potevo rimanere. Ho trovato un buon lavoro qui, e ..."

Si interruppe di colpo.
Un sorriso stava pian piano sbocciando sul suo viso, proprio al principio di quella frase repressa, che si sbrigò a coprire sotto un broncio, abbassando lo sguardo.

Feliciano ne rimase sorpreso.
Quel sorriso nascente pareva sinonimo di un qualcosa di bello, una buona notizia.
Un qualcosa che probabilmente stava alleviando la sua sofferenza, per la lontananza da casa.
Allora perché volerla tenere nascosta ...?
Le cose belle vanno sempre condivise, perché rendere partecipe gli altri della propria felicità non fa altro che aumentare la gioia.
Che fosse qualcosa legato all'amore ...?
Qualcosa che lo faceva sentire poco a suo agio ...?

"..." - Italia si schiarì la voce, e gli sorrise - "Tanta gente é contro l'immigrazione. Io non la penso così. Se fosse vietata, non avrei mai conosciuto la persona che amo ... E' tedesco. Della Germania dell'Est ..."

Il viso di Arthur, prima sereno, quasi sorridente, fu stravolto da un certo rossore quando apprese che la persona con cui l'italiano era fidanzato, che già si era immaginato come una bella ragazza, giovane, fresca di studi e di speranze, era in realtà un ragazzo.

Abbassò lo sguardo, proiettò i suoi occhi verdi fuggiascamente e destra e a sinistra, fino a fare un altro lungo sospiro.
Era una specie di tic nervoso, che usava per combattere la timidezza, unito alla sua apparente ostilità.

"Anche io ..." - Prese parola, con la voce calda e tremante - "... Uhm. Un francese ..."

D'un tratto si sentì gli occhi di tutti puntati addosso, sebbene nessuno, tranne Feliciano, lo stesse minimamente considerando.

"M-Ma non siamo insieme. Uhm, ecco, ci vediamo ogni tanto ..." - Si affrettò ad aggiungere, come a doversi giustificare di una grave colpa.

Sì guardò di nuovo intorno, sfuggendo agli occhi di Feliciano, accorgendosi di aver portato le mani avanti, come a discolparsi di qualcosa.

Come a dire che a lui di quel francese non importava proprio nulla.
Come a dire che a lui non faceva né caldo né freddo.
Come a dire che era lui a cercare la sua compagnia, ed Arthur ne avrebbe fatto volentieri a meno.
Come a dire che, se gli concedeva degli appuntamenti, era solo per gentilezza, perché gli faceva pena e non certo perché provasse qualcosa.

Sul volto dell'italiano si dipinse un altro largo sorriso, con una nota quasi malinconica, collegando inevitabilmente la parola francese al suo caro cugino Francis, che era, appunto, vissuto fin da piccolo a Parigi.

Arthur rimase a fissarlo incuriosito, mentre egli era stranamente muto, con gli occhi sognanti.
L'autobus si era fermato, e l'inglese fece un cenno con la testa, come a domandare a Feliciano se dovesse scendere.

"Oh! E' la mia fermata!" - Esclamò dunque Veneziano, ripresosi dai suoi pensieri. - "Arthur! Ti do' il mio ..."

"Le porte si stanno chiudendo!" - Lo interruppe Arthur.

"Veh! Allora ciao! A presto!" - Lo salutò allora Feliciano, scendendo di fretta dal mezzo, che ripartì poco dopo.


Feliciano posò un attimo lo sguardo a terra, per poi dirigersi tranquillamente verso casa.
Gli sarebbe piaciuto poter dare il suo numero di telefono a quel ragazzo.
Sembrava simpatico, dopotutto.
Solo un po' 'sulle sue'.
... Ma probabilmente Gilbert ne sarebbe stato geloso ...
Scosse la testa a quest'ultimo pensiero, trovandosi di fronte alla porta d'ingresso e girando la chiave nella serratura.

Appoggiò la borsa sul tavolo e gli cadde l'occhio sul telefono.
Forse avrebbe dovuto chiamare ancora Romano ...
Ma era stanco, ed aveva bisogno di staccare la spina da impegni e problemi per un po'.
Infondo, sarebbe andato a casa sua giusto un paio di ore dopo.
Così, decise di sdraiarsi sul divano ed accendere la televisione, in attesa di Gilbert.

Premeva pigramente i tasti del telecomando, viaggiando tra documentari, reality show, trash e cartoni animati.
Non c'era proprio niente di interessante ... Chiudere gli occhi ed appisolarsi pareva essere la soluzione migliore.




"Gil! Ho da fare, puoi portare questi drink al tavolo sedici, per favore?" - Chiese una ragazza, porgendo all'albino un vassoio dove capeggiavano due alcolici ed una ciotola di patatine.

"Ja! Poi però vado, eh!" - Rispose l'altro, prendendo il vassoio e facendo una giravolta, sotto gli occhi severi del proprietario del bar, per poi dirigersi velocemente, come un cagnolino sgridato, verso il tavolo.

"Bloody Mary ... Sex On the Beach ..." - Gracchiò dietro i due clienti, facendoli quasi sobbalzare, proprio mentre si stavano avvicinando per scambiarsi un bacio.

"Mio!" - Asserì svelta la ragazza arrossendo, indicando uno dei due bicchieri.

Gilbert consegnò i drink e, mentre tornava al bancone, li sbirciò con un sorriso malizioso.

"Gil ..." - Una sua collega scosse la testa, sorridendo rassegnata, intuendo i pensieri del tedesco. - "Oh...! Sono quasi le sei! Non dovevi uscire prima oggi?"

"...! Hai ragione! Waaah, che ci faccio ancora qui ?! Sto praticamente lavorando gratis ?!?! Grazie per avermelo detto cara, signori e signore, io mi levo gentilmente dalle ..." - Incontrò ancora gli occhi vitrei del proprietario. - "Mmh! Volevo dire, é stato un vero piacere. Signorine e Signori, ora é il momento di congedarmi ..."

I suoi colleghi sorrisero salutandolo.
Era davvero un ragazzo simpatico, fuori dal comune, senza dubbio.
Nessuno avrebbe però mai pensato che, quello stesso ragazzo che serviva allegramente i clienti, quasi per passione, tempo prima suonava per le strade dei quartieri peggiori, e se non viveva sotto un ponte, poco ci mancava.

L'albino si precipitò svelto in macchina, controllando il cellulare.
Macché ...
Nonostante sarebbe dovuto essere a casa già da un po', Feliciano non lo aveva chiamato.
Scosse la testa sorridendo, pensando che probabilmente si era addormentato.

E mentre mise in moto l'auto, già se lo immaginava, com'era solito osservarlo quando era assopito nelle notti d'estate, con i piedi e le spalle appena coperti dal lenzuolo bianco, piccole perle di sudore sulla pelle chiara e morbida, le gambe sottili e le mani affusolate da impiegato ed artista aggrappate al cuscino.

Ogni volta che, in preda all'insonnia, vedeva quell'immagine davanti ai suoi occhi, rischiarata dalla luce della luna e dell'abat-jour, provava l'irrefrenabile istinto di buttarsi sopra di lui, svegliarlo a forza di baci e di morsi, elogiandolo ed insultandolo, abbracciandolo e facendolo suo.

Il vecchio Gilbert non ci avrebbe di certo pensato due volte.
Ma Feliciano non amava questo genere di cose.
O almeno, così pareva.
Trattarlo in quel modo era di sicuro la cosa più eccitante per Gilbert.
Ma l'italiano non era mai parso molto entusiasta.
Quando Prussia ci provava, Italia non si tirava certo indietro.
Eppure, si avvertiva una certa distanza in lui.
Come se lo facesse per amore del tedesco, semplicemente per far piacere a lui, facendo tacere i suoi personali gusti.

Il Feliciano che si lasciava rapire da Gilbert in quel modo, era diverso da quello che gli permetteva di amarlo.
L'immagine di angelo maledetto, bandito ingiustamente dal Paradiso e condannato ai più spietati piaceri terreni, si mischiava a quella di angelo caduto dal cielo, che si lasciava stringere la mano pallida e leggera, permettendo all'unico mortale mai entrato nel suo cuore di baciarlo e di amarlo.

Eppure, a parte questa diversità di vedute, la loro relazione sembrava andare bene ...
Non era molto entusiasmante, forse, ma funzionava ... Almeno non era mai successo nulla di simile alla situazione di Romano ed Antonio.
Certo, quei due erano delle teste calde ...
Proprio l'opposto di Gilbert e Feliciano.

Se l'unico modo per far andare d'accordo Antonio e Romano era spesso buttarli in camera da letto, l'italiano e il tedesco sembravano andare d'accordo in qualsiasi luogo, tranne che in quello.

Non era una disparità dichiarata.
Si sopravviveva, dopotutto.
Ma entrambi leggevano tensione nell'aria.
Una difficoltà di comprensione, ed una voglia di vedere tutto per il lato migliore, anche a costo di soffocare parte di loro stessi a favore dell'altro.

Ma, infondo, non era così importante.
Era giusto un particolare ... Non poteva determinare né la fine, né l'inizio di niente.


A questo stava pensando Prussia, mentre ormai era già in ascensore.
Scosse la testa e prese la chiave dell'appartamento, decidendo che non doveva più pensarci: tutte quelle preoccupazioni derivavano solo dalla situazione di Romano, non avevano nulla a che vedere con loro due.
... Certo, quando qualcuno a cui si tiene rompe un rapporto così duraturo, qualche esame di coscienza finisci sempre per farlo, inevitabilmente.


"Feli! Sono tornato!" - Esclamò l'albino, non udendo risposta e notando la televisione accesa.

"Veeeh ..." - Sentì solo un dolce sospiro.

Proprio come pensava, l'italiano si era addormentato.

"Ciao amore ..." - Gli sussurrò all'orecchio, dopo aver baciato le sue labbra.

Si diresse in cucina ed aprì una lattina di birra.
Bevve avidamente la bevanda ghiacciata, e si passò il braccio sulle labbra per togliersi la schiuma.
Rimase un attimo immobile, senza pensieri, senza tempo, solo con l'audio della televisione nella stanza accanto.
Poi, alzò gli occhi verso l'orologio, e lo osservò malinconicamente.

Il quadrante rosso ricordava tanto un pomodoro, e proprio un pomodoro capeggiava nella stampa di sfondo ai numeri.
Vicino, alcuni fiocchetti di paglia, tenuti integri da delle simpatiche mollettine decorate, dalle quali penzolava una minuscola bandiera spagnola, a mo' di etichetta.

Era un regalo di Romano ed Antonio, comprato durante la loro ennesima Estate in Spagna.
In quello stesso anno, lui e Feliciano si erano fatti due bei viaggetti in patria, prima a Venezia e poi a Berlino.
Suo fratello Ludwig aveva concesso loro di soggiornare nella sua casa estiva, dopo averlo tanto pregato, mentre lui aveva deciso di andarsene verso Est, con alcuni suoi amici.
Quelle vacanze erano state stupende per tutti.
Chiunque, nella loro compagnia, le rammentava con malinconia ed eccitazione.
Indimenticabili, era la parola giusta.

Notò che erano ormai le sette, e si allarmò ricordando che Feliciano sarebbe dovuto andare da Romano alle sette e mezza.

"Feli! Devi andare da Romano! Ricordi?" - Gli ricordò l'albino, andandogli vicino, baciandolo e scuotendogli la spalla.

"Veh ...?" - Aprì gli occhi poco dopo, stranamente, e rimase per un attimo immobile a guardarlo, sorridendo beato, prima di capire cio' che l'altro gli stava dicendo. - "Oh! Mio fratello!"

Esclamò poi, alzandosi dal divano all'improvviso, e portandosi una mano alla testa.
Si era alzato così di colpo che la testa aveva preso a girargli.

"Stai bene ...?" - Lo soccorse Prussia tenendolo per le spalle.

"Sì ..." - Si stiracchiò, sbadigliando. - "Uhm ... Devo cambiarmi."

Così dicendo si tolse la camicia ed andò in camera da letto.
Prussia lo seguì, guardandolo vestirsi nuovamente, come un fantasma.

"Ti accompagno allora ...?"

"Sì, grazie." - Rispose Feliciano da dentro la maglia, prima di sbucare fuori con la testa, sorridendo riconoscente. Il suo sorriso svanì però presto - "Uhm, scusa se ti lascio solo ..."

"Ma va', non preoccuparti! Te l'ho già detto, non c'é problema! Tu vai da tuo fratello ... Io starò qui. O magari faccio un salto da Germania ..."

"... Mi fido?" - Sorrise ancora Feliciano, con voce ancora più infantile del solito, in vena di giocare.

"Certo!"

"Dovrei fidarmi di un ex chitarrista che suonava nei vicoli malfamati e faceva strage di cuori ogni notte...?"

"Che vai a pensare! Mi pare che tu mi abbia cambiato, ormai! ... E poi, da quando sei così malizioso ...?" - Anche Prussia scherzava. Si avvicinò e gli circondò il bacino con un braccio.

"Mmh, scherzavo!" - Disse baciandolo, per poi liberarsi dalla sua tenera presa e volteggiare verso il salotto.

Dopo poco, furono in auto, alla volta della casa di Romano.


Feliciano guardava fuori dal finestrino impaziente ed inquieto.
Non era giusto, non era giusto che finisse così ...

Romano era ben lontano dall'essere un santo, senza dubbio, ma senza ombra di dubbio era comunque una brava persona.
Non si meritava di soffrire così.
No, per niente.

Era davvero difficile entrare nelle sue grazie.
Diffidente e polemico com'era, le persone spesso gli davano del lungo, e quando provavano a fare amicizia, lasciavano spesso perdere a causa del suo carattere difficile.
Quando Antonio entrò nella sua vita, Veneziano non poté fare a meno di essere felice, tanto quanto Romano.
Finalmente aveva trovato qualcuno che lo apprezzava per quello che era, e finalmente anche lui era riuscito ad aprire il suo cuore a qualcuno oltre al suo fratellino.

Ed ora tutto sembrava irrimediabilmente perso.
Nessuno avrebbe mai pensato che Antonio fosse stato capace di tradire Romano.
Sembravano amarsi così tanto ...
Litigavano, certo, infondo non litigare con Lovino era un'impresa impossibile, ma era evidente che si amavano molto.
Ancora tutti erano increduli di fronte ai recenti avvenimenti.
Specialmente Feliciano.

"Feli ...?"

"Uhm ... Niente, pensavo a Romano ..." - Italia scosse la testa abbozzando un sorriso. Non voleva parlare di questo con Prussia. Era già brutto doverlo lasciare solo.

"Che devo dire ... A parte che Antonio é stato un bastardo ..." - Prussia alzò le spalle, occhi fissi sulla strada, accostando. - "Siamo arrivati ..."

"Ok ... Ciao Gil ..." - Gli diede svelto un bacio sulla guancia e scese dall'auto.


"Fratellone ... Sono io!" - Chiamò al citofono, benché dall'altra parte nessuno diede segni di vita.
Il cancello, comunque, sì aprì.

Feliciano salì in ascensore, guardandosi allo specchio ed abbozzando vari sorrisi ed espressioni serene e rassicuranti: non doveva far pesare a Romano quella storia più di quanto già non pesasse. Doveva farlo pensare ad altro.

Arrivato sul pianerottolo, trovò la porta spalancata.

"Romano ..." - Chiamò, entrando e chiudendola a chiave dietro di sé.

"Bastardo! Ecco cosa meriti! Il rogo!" - Sentì la voce del fratello provenire dalla cucina, accompagnata da una forte puzza di bruciato.

Il ragazzo si diresse lento e silenzioso verso la cucina ...

"Romano!" - Gridò allarmato, trovandosi di fronte al fratello.

"...!" - Romano sobbalzò, e rimase con gli occhi puntati su di lui.

In un grande posacenere sul tavolo, l'italiano stava bruciando delle fotografie, ed ormai si era formato un bel falò crepitante.

Il fratello minore prese d'istinto una bottiglia d'acqua, deciso a versarne il contenuto sulle fiammelle alte e gialle che danzavano nel posacenere.

"Cazzo fai ?!" - Romano lo prese bruscamente per il braccio, immobilizzandolo. Poi, tornò a guardare le foto bruciare, e sorrise sadicamente. - "Guarda come bruciano bene! Non ho bisogno di quello stronzo! Voglio sbarazzarmi di ogni cazzata che mi ha regalato e di ogni foto in cui compare quella testa di ..."

"Veeeh! Lasciami!" - Lo interruppe l'altro, mugugnando e cercando di liberarsi dalla presa, che divenne ad un tratto molto più debole. - "...? Che c'é?"

Romano aveva abbassato la testa, nascondendo il viso, e si appoggiò con la mano al tavolo.

"... Antonio ..." - Sussurrò in un misto di tristezza e rabbia, tra i gemiti, fissando la foto che bruciava sotto i suoi occhi mentre le lacrime cadevano dal suo viso.

Quella che stava bruciando era una delle foto che Feliciano aveva sempre visto nel loro salotto, incorniciata, proprio in bella vista al centro di una mensola.

Antonio e Romano erano in primo piano, il secondo circondato dal braccio olivastro del primo e la testa appoggiata sulla sua spalla.
Lo spagnolo rideva divertito, premendo un peluche a forma di pomodoro sul petto dell'altro, che sfuggiva con lo sguardo imbronciato e le gote arrossate.
Sullo sfondo un cielo estivo, piante, erba, ghiaia, ed una spiaggia appena visibile all'orizzonte, inondato dal mare.

Feliciano se la ricordava così, mentre la vedeva bruciare nel posacenere, divorata dalle fiamme, che bucavano pian piano piano parte della foto: la spalla di Romano, il sole, un albero, il braccio di Antonio, il viso imbarazzato dell'italiano ... E il sorriso smagliante dello spagnolo.

"Bastardo!" - Aggiunse, in uno sprazzo di rinnovata e furente rabbia.

"Dai ... Qui rischi di bruciare tutto ..." - Sussurrò Feliciano, versando un po' d'acqua sulle fiamme, spegnendole, e buttando il contenuto del posacenere nel lavandino.

Cenere.
Ormai di quella foto non era rimasto che polvere.
Polvere ed acqua.

Lovino rimase immobile, con lo sguardo fisso sul tavolo, senza curarsi dei movimenti del fratello.

"...!" - D'un tratto, lo sentì abbracciarlo e appoggiare il mento sulla sua spalla.

"Vuoi andare da qualche parte ...?" - Gli chiese con tono rassicurante, deciso a fargli passare qualche ora lontano dalla rabbia che lo affliggeva.

"Sì. A fanculo. Anzi, se puoi compra un biglietto anche per il bastardo." - Rispose secco Romano, benché la sua voce tremò un poco pronunciando quell'ultima parola.

"Dai! Perfavore, sto cercando di aiutarti ..."

"Feli ... Tu non puoi capire! Tu non hai mai vissuto quello che ho vissuto io!" - Sbottò, nascondendo le lacrime e liberandosi dall'abbraccio fraterno. - "Tu e Gil sembrate perfetti. La vostra é la tipica favola, la storia a lieto fine. Sono stato sfigato, ok? Sono stato un grandissimo sfigato, purtroppo mi è andata male, ho incontrato una testa di cazzo, ma non provare neanche a capirmi! Perché non ci riusciresti!"

"..." - Feliciano rimase ad ascoltarlo con un'espressione triste. Avrebbe voluto controbattere in qualche modo, ma non voleva litigare, e comunque sapeva bene che era meglio lasciarlo sfogare.

"... Avessi avuto io la fortuna di incontrare Gil..." - Una lacrima gli rigò il viso, e la asciugò svelto con il dorso di una mano per non darlo a vedere. - ",,, A quest'ora probabilmente sarei felice. Ma ... D'altro canto, quello stronzo ronzava pure intorno a te ... Uno di noi avrebbe sofferto comunque come un cane. Quindi va bene così ..."

Romano voleva molto bene a Feliciano, anche se non sempre riusciva a dimostrarlo.
Certo, era felice per il fratello, ma non poteva negare di provare un po' di invidia.
Perché 'quello sfigato', quello che non ascoltava mai nessuno, era sempre stato lui.
Mentre Feliciano era sempre stato un angelo, il figlio modello, una vera perla.

Aveva incontrato Gilbert più o meno nello stesso periodo in cui lo incontrò il suo fratellino, e da subito gli era piaciuto.
Ma con i sentimenti non era bravo, e dopotutto era già fidanzato con Antonio.
A quei tempi lo amava troppo per lasciarlo per il tedesco per cui, concluse, si era preso molto probabilmente solo una cotta passeggera.

Ovviamente, quando Feliciano e Gilbert iniziarono a frequentarsi più assiduamente, ed infine si fidanzarono, Romano aveva abbandonato l'idea di sedurlo già da molto tempo.
Ma nel suo cuore, ogni tanto, si chiedeva come sarebbero state le vite dei due fratelli se lui non avesse lasciato perdere, se Gilbert si fosse innamorato di lui anziché di suo fratello, se Feliciano fosse già stato fidanzato con qualcun altro e se lui avesse rotto allora con Spagna.


Prigioniero di questi pensieri, quasi non si accorse di aver accettato la proposta di Feliciano, ed ora camminava insieme a lui verso chissà quale meta.
Era da molto che non si facevano una passeggiata insieme.

"... Veh, allora, hai deciso dove andare?" - Chiese Veneziano.

"...? Pensavo lo sapessi tu!"

"Te l'ho chiesto prima, ti ho detto se intanto potevamo uscire mentre ci pensavi, e hai annuito ..." - Spiegò con una nota di delusione.

"Oh ... Bene. In qualche bar, magari. Non che abbia fame, ma ho un gran bisogno di bere alcool ..."

"Uh ... Non suona molto bene detto così ..."

"Beh che ti devo dire? Cazzo, se potessi mi scolerei bottiglie su bottiglie solo per dimenticarmi di quel bastardo!"

"Non serve a nulla ... Uh! Guarda che bella vetrina!" - Lo distrasse il fratellino, tirandolo per un braccio ed obbligandolo a sbirciare nella grande vetrina di una bottega d'arte italiana.

Prussia era a casa, disteso sul letto, davanti al pc portatile, con addosso solo i boxer e la sua adorata croce al collo.
I suoi occhi scarlatti filtravano con maliziosa curiosità ed adolescenziale superficialità ogni singola parola che leggeva e foto che gli capitava davanti.
Dall'altra stanza, la radio gracchiava la canzone che aveva inciso, 'Marukaite Chikyuu - OreSama Desu'.
Non aveva fatto molto successo, ma era già un traguardo il fatto che gli avessero permesso di inciderla.
Del resto, anche il mondo della musica è corrotto.
'Se avessi pagato di più, sicuramente a quest'ora sarei famoso', pensava spesso ascoltandolo.

Stava navigando su Facebook.
E si stava annoiando.
L'impulso di chiudere tutto ed aprire siti ben più 'interessanti' era forte, e stava per farlo, ma si bloccò appena vide, tra i mille post che urlavano 'BASTARDO!', ovviamente di Romano, uno da parte di Spagna.

Antonio Fernandez Carriedo é passato da "Fidanzato ufficialmente con Romano Lovino Vargas" a "Impegnato".



Nulla di che.
Eppure, quelle poche parole bruciarono negli occhi di Gilbert.
A quanto pare, non era affatto stata una sbandata, quella che Antonio aveva preso per la belga.
Scorse il profilo di Antonio per cercare la notifica di avvenuta amicizia tra lui e la donna.
Macché.
Non c'era.
Evidentemente l'aveva aggiunta già da tempo, e aveva cancellato il messaggio sperando di non far scoprire nulla a Romano.

La cercò tra gli amici dello spagnolo, e finalmente la trovò.
Cliccò sul suo nome ed aprì la pagina, dove la sua foto del profilo testimoniava largamente quello che tutti, ormai, sapevano.
La ragazza sorrideva felice, con una vaga ostilità all'angolo delle labbra, la mano candida posata sulle braccia scure di Antonio, che le avvolgevano il collo.
Il volto dello spagnolo era poco visibile, ma Gilbert lo riconobbe.

Lui e Spagna erano diventati molto amici ... Gli dispiaceva allontanarsi da lui, ma quello che aveva combinato con Romano era difficilmente perdonabile, anche per un membro del Bad Touch Trio: il gruppetto che aveva simpaticamente formato con lui e Francis.

A dire il vero, erano stati più che amici.
In quel periodo disordinato della sua vita aveva avuto occasione di incontrarlo varie volte, e non era solo per farsi una bevuta.
Del resto, non aveva mai nascosto nulla a nessuno: Feliciano stesso era al corrente di quello che Gilbert combinava nelle notti sfrenate di quella sua tardiva pazzia adolescenziale.

L'importante, però, era che aveva smesso.
Da quando aveva iniziato a frequentare l'italiano, aveva deciso di chiudere con quelle sciocchezze.
Era rimasto amico di Antonio (il quale, al contrario, non aveva mai rivelato nulla di quella sua sbandata a Romano) e di Francis, ma aveva messo bene in chiaro la sua volontà di interrompere quel tipo di relazione.

Con loro.
E con chiunque altro.
Ormai c'era solo il suo Feli.

Allungò la mano giù dal letto, verso il pavimento, ancora con gli occhi fissi sullo schermo e tastando l'aria in cerca della sua lattina di birra.
La trovò, bevve e rimise la bibita per terra.

"Bonsoir~" - Notò che Francis l'aveva contatto.

"Guten Abend : P" - Rispose Gilbert digitando veloce i tasti.

"Tutto bene? E' da un po' che non ci si vede!"

"Uhm, sì, a parte quella storia di Romano e Antonio ... L'hai saputo, no?"

"Mais oui, non c'è faccenda d'amore e tradimento in città o altrove di cui io non sia al corrente~ Sei solo?"

"Cosa te lo fa pensare? o.ò"

"Uuuhm ... Non saprei, magari se c'era il mio adorato cuginetto, a quest'ora ... Ehehehe"

"Sì guarda, me lo sto 'lavorando' mentre scrivo al pc"

"Ohnohnohn, non fargli male, gli voglio tanto bene, lo sai?~ ♥"

"Cretino! E' da suo fratello!"

"L'avevo intuito u_ù"

"Tu invece? Sei lì solo soletto? Mi pare impossibile ... Ahah, sai cosa?"

"Quoi?"

"Se ti fossi fatto pagare fin dall'inizio, a quest'ora saresti milionario! XD"

"L'amore non è in vendita. ♥ E comunque, posso sempre cominciare ... Vuoi essere il primo a pagare, Gil? Ti faccio lo sconto~"

"Ahahah, ma se inizi ora non hai più clienti, te li sei già fatti tutti XP"

"... Beh, posso contare sulle nuove generazioni ... Ohnohnohn ... <3"

"Comunque sul serio, sicuro di essere solo? XP"

"... Mmh, in realtà sono solo da poco ... Un certo inglesino che ho incontrato qualche settimana fa <3"

"Foto?"

"Non se ne fa fare -__- E quelle poche che sono riuscito a scattargli, se le metto qui mi ammazza. Ha un bel caratterino, mi piace! ♥"

"Lo cerco su fb ... Come si chiama?"

"Mmh, scusami Gil, si chiama Arthur, ma non vuole ..."

"Ma se non è nemmeno lì! = O ="

"... Devo confessarti una cosa."

"Serio? Cosa? O.ò"

"Da quando ho incontrato Arthur, ho cominciato a capire quello che hai provato tu con mio cugino. E' strano ... E' come se d'un tratto tutti gli altri non mi interessassero più ... O almeno, non così tanto."

"Woah, tramonta l'era del grande Francis ?! XD ... A parte gli scherzi, sono contento. Siamo sinceri, certo, é stato divertente, ma arriva un momento in cui bisogna chiudere con queste cose ..."

"Il Gil di qualche anno fa non avrebbe mai parlato così. = )"

"Lo so XD Ma sono felice di essere cambiato, dopotutto u.u"

"Hai ragione. Sono esperienze, non credo sia sbagliato farle ... Ma vivere tutta la vita così ... =/ Fino a poco tempo fa me lo sarei solo auspicato. Ora, con il mio Arthur, é tutto diverso ... Mi sento più rilassato."

"Alla fine, poco a poco, il Bad Touch Trio sta mettendo la testa a posto ... Chi l'avrebbe mai detto? XD"

"... Questo non ci vieta di uscire a farci una bevuta ;P Comunque, direi che ormai siamo 'guariti' ... Non so se posso dire lo stesso di Antonio ..."

"Mmh, certo, pareva aver messo la testa a posto prima di noi, con Romano ..."

"Tsk, guarda, io non ne ho mai parlato molto perchè ho preferito farmi gli affari miei ... Ma avrei dovuto. Ti giuro, non sai le volte che ho beccato Antonio in giro ... E quando dico in giro, sai cosa voglio dire ..."

"Mein Gott, ha sbagliato fin dall'inizio ... In primis nel non dire a Romano che é stato a letto con noi due ... Io, sinceramente, non mi sarei sentito a posto se non l'avessi detto a Feli."

"Il mio Gil é diventato molto giudizioso, ein?♥ Concordo. Certo, mio cugino Romano non é Feli, ma sono sicuro che sarebbe stato meglio dirlo. E soprattutto, smetterla. Prima lo giustificavo, perchè anche io ero così. Ma dopo aver conosciuto Arthur ... Dieu, come puoi essere così falso con la persona che ami?!"

"Mi chiedo se con quella belga faccia sul serio ..."

"Chi vivrà, vedrà! =/"

"... A proposito di questo Arthur, un giorno me lo DEVI presentare! Devo stringere la mano all'uomo che è riuscito a trasformare un pervertito maniaco ninfomane come te in una persona normale!"

"N'exagère pas! u.u ... E potrei dire lo stesso riguardo a te e Feli ;P ... Comunque, diciamo che per il momento non se la sente ... Si vergogna persino ad uscire con me, é ossessionato dall'idea che qualcuno possa scoprire che sta insieme ad un uomo ... (E che uomo, aggiungerei! Ohnohn! ♥)"

"Uh, capisco ... Beh, ma con me e Feli? Non vedo il problema! o.ò"

"Perché, io secondo te lo vedo, Gil? Ma lasciamo stare, col tempo gli passerà ... Aspetterò. Non ho fretta."

"Francis, anche tu cose del genere non le avresti dette, fino a poco tempo fa xD"

"Lo so! Ma lo amo. Non posso obbligarlo, se non se la sente ..."

"Mi pare giusto. C:"

"... Scusami, ti devo lasciare! Mi sta chiamando Matieu, mi aveva chiesto se potevo accompagnarlo ad una festa!"

"Matt ad una festa? Ecco un'altra novità! Stiamo cambiando un po' tutti, eh? Vabbhe, allora ti lascio, a presto, Ore-Sama passa e chiude!"

"Adieu chèrie! Firmato, la Nazione dell'Amore. u.ù ♥"


Prussia sogghignò chiudendo la chat.
La schermata di FaceBook gli stava dando la nausea, era stufo.


~ Continua ...

  
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