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Autore: nightmerd    21/03/2012    2 recensioni
𝐢𝐧 𝐟𝐚𝐬𝐞 𝐝𝐢 𝐫𝐢𝐬𝐜𝐫𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞...
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Demetra prese in braccio i due bambini, nati da qualche minuto. Dio, Jake e Lucifero li guardarono. Erano un maschio e una femmina: lui aveva il visino ingrugnato e folti capelli biondi. Gli occhi erano scuri ma non neri o marroni. Erano di un grigio scuro, come il cielo in tempesta. La piccola aveva pochi capelli neri e i grandi occhi di un azzurro elettrico aperti sul mondo. Entrambi avevano due minuscole ali nere sulla schiena.

-Come li chiamerete?-, chiese Dio passando le dita tra i capelli biondi del neonato.

Heléna fece un sorriso stanco e scansò la frangia dagli occhi. –Lei Arianna. Mi è sempre piaciuto questo nome-.

-Se piace a lei mi va bene-, disse Lucifero prendendole la mano.

-E lui-, continuò la bionda guardando il demonio. –Lui Jacopo-.

Lucifero fece un largo sorriso. –Perfetto-.

 

CINQUE ANNI DOPO….

 

-Jacopo!!-, gridò Heléna correndo dietro un bambino di cinque anni, capelli biondi e occhi scuri, grigi. Il bimbo saltava sui divani e saliva le scale pur di scappare via dalla madre.

-Lucifero! Vuoi prendere Arianna?!-, esclamò la bionda. Lucifero aveva già provveduto a prendere la figlia. Aveva i capelli neri, legati in due codine a spazzola, e gli occhi di un intenso azzurro elettrico.

Il demonio sorrise divertito e andò a prendere il figlioletto da sopra una libreria. Erano passati cinque anni. Lucifero aveva fatto diventare Heléna immortale, ghiacciata per sempre nel suo aspetto da diciottenne. Lo stesso anno che la ragazza aveva deciso di rimanere nell’Inferno con lui, avevano avuto due figli, due gemellini totalmente diversi. Jacopo e Arianna. I due, anche se erano diversi, erano un terremoto. Avevano rotto tutte le console del padre, ai giochi ancora non erano arrivati, ma c’erano quasi visto che già il piccolo Jacopo si arrampicava sulle mensole e sulle librerie.

Entrambi nati con delle piccole ali da demone. Demetra, Jake e Dio avevano assistito alla nascita e due anni dopo erano andati a trovarli per vedere come andavano le cose, a parte Tisha che ormai era come una balia. Il problema è che la povera serva era costretta ad andare appresso ai due piccoli demoni  e arrivava sempre a fine giornata stremata. I due non dormivano mai, non perché non ne avessero bisogno, ma perché erano troppo iperattivi per dormire.

Heléna guardò l’orologio e sobbalzò. –Oddio la cena!-, corse in cucina e andò a preparare il pasto. Tisha e i servi erano andati in ferie, per riposarsi un po’ e per allontanarsi dai bambini.

Dopo aver costretto i bambini a guardare la televisione in silenzio e senza muoversi, Lucifero raggiunse la ragazza, che non era ancora la moglie. –Stanca?-, disse sorridendo e sedendosi vicino ai fornelli.

Lei lo guardò e sorrise. –Non sai quanto. A che ora vengono loro?-.

-Tra poco credo-. Anche dopo il parto e dopo tutte quelle preoccupazioni, Heléna rimaneva quella di sempre. La solita macchiolina sulla fronte, i capelli boccolosi e dorati, gli occhi di un intenso azzurro elettrico e quell’accenno di lentiggini sugli zigomi. Il corpo delicato ma non da “manico di scopa”, un corpo che adorava.

La ragazza si accorse del suo sguardo addosso e lo guardò incuriosita. Lucifero sorrise e si alzò, circondandole la vita con le braccia e baciandole il collo.

-A che devo tutta questa dolcezza?-, gli chiese con un sorriso mentre controllava il sugo e lui si dondolava, stringendola sempre a sé.

-Così. Mi andava di fare il romanticone-.

-Oh beh, allora fallo un po’ più spesso. Mi piacciono le coccole-.

Lui ridacchiò. –Lo so. Sai a che stavo pensando?-.

-Non riuscirò mai ad entrare nella mente di un demonio-.

-Pensavo a quando… a quando mi potrò ricomprare le console-, disse infine sciogliendo l’abbraccio e sghignazzando.

-Ma dai! Tu vai a pensare a quelle cose?-, rise lei guardandolo.

-Beh sono un maschio, penso solo a quello-.

Lei gli lanciò uno sguardo che diceva chiaramente “Non me la bevo” e Lucifero fece spallucce. –Non è vero. Non penso solo a quello. Penso anche ad altre cose. Penso ai miei amati figli, alla loro splendida madre e…-, stava per aggiungere un’altra cosa ma suonò il campanello e poco dopo sentirono delle voci familiari.

-Dove sono mamma e papà?-, chiese una voce femminile. Demetra.

-In cucina-, ripose Arianna con la sua vocina, mentre si risedeva sul divano. Jacopo salutò con la mano lo zio e i “cugini”.

Nella cucina entrarono Demetra, Jake, Maya e Dio, con i regali di Natale in mano. Eh già, quella era la notte di Natale e tutto l’Inferno era addobbato a festa, con un sacco di lucine e un grosso abete al centro. Anche nella casa di Lucifero c’era un albero di natale, con le palle rosse e bianche e la stella in cima era dorata. Sotto l’albero c’erano già un sacco di regali, da parte di tutti i demoni e da tutte le anime.

-Fratello! Heléna! Come state?-, chiese Dio abbracciandoli.

-Bene, dai. Un po’ stanchi. E’ tutto il giorno che corriamo dietro a quei demonietti-, rispose Heléna mentre abbracciava Demetra e Jake.

-Sono figli vostri-, disse Maya con un sorrisetto. –Hanno preso da voi-.

-Io non ero così vivace da piccola. Magari da Lucifero!-.

Lui sorrise. –Allora, cosa c’è per cena?-, chiese Demetra sbirciando della pentola.

-Pasta col sugo, per primo. Per secondo, l’arrosto. Per dolce-, Heléna venne interrotta. –Ecco, ora sì che ragioniamo. Già solo che mi parli del dolce-, esclamò la mora passandosi una mano sulla pancia mentre si intravedeva un po’ di bavetta al lato della bocca. Jake le diede una gomitata e lei smise. –Dicevo-, riprese la bionda con un sorriso. –Per dolce c’è, il panettone o se volete il tronchetto col cioccolato-.

-Mi vanno bene entrambi!-, esclamò Demetra e si fiondò nel salotto con i bambini.

-Vado anche io. Devo insegnare a Jacopo come si rimorchia-, disse Jake.

Lucifero gli diede un buffetto sulla testa per rimproverarlo. –Stavo scherzando!-, esclamò il ragazzo passandosi una mano nei capelli.

Il Diavolo sorrise divertito e Jake uscì dalla cucina.

-Sento che questo Natale sarà più divertente-, disse Dio con le mani in tasca. Heléna assaggiò il sugo e fece i piatti.

-A tavola!-, chiamò Lucifero mentre si sedeva a capotavola. Il fratello dalla parte opposta a dove stava lui, alla sua destra Maya e alla sua sinistra Arianna. Accanto ad Arianna, Jacopo e accanto al bambino Heléna, che era alla destra di Lucifero. Alla sinistra del moro c’era Jake, poi Demetra e infine Maya che stava anche alla destra di Dio.

Heléna portò i piatti in tavola e Demetra cominciò a mangiare rumorosamente. Lucifero e Jake la guardarono vagamente disgustati e alla fine il giovane demone le diede una gomitata con uno sguardo di rimprovero. –Neanche i maiali mangiano così-. Lei fece spallucce e continuò a mangiare più silenziosamente.

-Oh, fratello-, disse Lucifero attirando l’attenzione di Dio. –Non ci chiederai mica di fare la preghiera!-. L’albino rise sonoramente e scosse la testa. –Che senso avrebbe nel mondo dei demoni?-.

-Ora sì che ci capiamo-.

-Papà-, chiamò Jacopo. Il padre lo guardò con un sorriso. Era sempre bello quando lo chiamavano “papà”. –Come vi siete conosciuti tu e la mamma?-.

-Eh sì, non ce l’avete mai detto!-, disse Arianna.

-Era Natale, proprio come oggi. Era notte e io avevo la vostra età. Volevo vedere Babbo Natale, ma invece di trovare un uomo ciccione e barbuto trovai lui. Mi feci raccontare una favola-, non disse l’opera di Dante sennò poi avrebbero voluto saperla. –E lo chiamai “Jacopo”, perché secondo me aveva la faccia da Jacopo-, rispose Heléna guardando Lucifero.

-E quindi hai chiamato me così-, concluse il figlio. –E Arianna?-.

-Mi piaceva il nome-, ridacchio la bionda. La figlia mosse energicamente le ali vagamente irritata dalla semplicità della scelta.

-In realtà, Arianna è un nome molto bello. Così si chiamava la principessa che ha aiutato un giovane ragazzo ad uccidere un Minotauro nel labirinto-, disse Maya.

-Voglio sapere questa storia!-.

-Poi te la racconterò-, sorrise l’angelo muovendo placidamente le ali.

Dopo cena, Heléna tirò da una parte Dio. –Ho bisogno di alcune risposte, ma non so se Lucifero me le vuole dare-.

L’albino sorrise. –Dimmi pure-.

-Chi era Lilith?-.

-Lucifero era innamorato di Lilith, e qui ha peccato di lussuria. Successivamente di orgoglio e poi ha voluto superarmi. Ma non avrebbe potuto comunque farlo. Io sono più forte-.

-Perché allora dicono che Lilith è la parte femminile di Lucifero?-.

-Perché lei ha peccato con lui. Lilith è stata accanto a Lucifero e lo ha sostenuto nelle sue idee. Poi è stata uccisa e anni dopo si è reincarnata-.

-In cosa o in chi si è reincarnata?-.

Dio sorrise e le mise una mano sulla spalla. Heléna sgranò gli occhi. –Non posso essere io-, mormorò.

-Perché no? Dopotutto tu sei l’unica dopo milioni di anni che è stata accanto a Lucifero e ha voluto condividere con lui le sue pene. In un certo senso, hai peccato anche tu-.

La ragazza era sconvolta e allora l’albino proseguì. –Ti assomigliava anche. Non si è mai visto nessun umano con gli occhi di un azzurro elettrico, e di questo colore ce li aveva Lilith. Perché hai voluto prendere questo argomento?-.

-Stavo pensando alle ex di Lucifero. Persefone, Eris e le molte altre donne-.

-Di umana però ce ne sono state solo due, tu e Lilith all’inizio dei tempi. Sempre angeli o divinità. Tu sei la seconda umana che ha avuto questi rapporti con lui. Infatti sei Lilith reincarnata-.

-Io sono Heléna e basta…-.

-Se tu fossi completamente Heléna avresti avuto paura di Lucifero, ti saresti rifiutata di aiutarlo, non gli avresti mai chiesto di farti raccontare la “Divina Commedia” quando avevi cinque anni, non lo avresti chiamato al cellulare e soprattutto, non avresti deciso di vivere con lui per l’eternità. Per questo una parte di te è Lilith-.

-Quindi io sarei la parte femminile di Lucifero-, concluse.

Dio annuì.

Heléna ci pensò su. I conti tornavano e accettò di essere Lilith, la parte femminile del Diavolo.

 
 
 
 
 
  

ANGOLO DELL’AUTORE: Ed ecco qui il penultimo capitolo *scoppia a piangere* mi dispiace troppo che sia una storia così breve e pensavo seriamente di scrivere un continuo, ma purtroppo ho altre ff da portare avanti e prima di pensare bene al seguito di questa storia volevo prima finirne una…

Sapete all’inizio pensavo che questa storia non avrebbe avuto successo, forse perché era nella categoria della Divina Commedia… Invece noto con gioia che è piaciuta *w*

Quindi ringrazio tutti voi, ragazzi e ragazze, che l’avete seguita e avete sopportato i miei scleri per 10 capitoli XD

Tornando all’ipotetico seguito, davvero, se lo scriverò vi farò sapere =)

Per quanto riguarda il prossimo capitolo dovrete pazientare perché per trovare le fonti per scriverlo un po’ mi ci è voluto e ora lo sto finendo di sistemare =3

Grazie ancora, immensamente, davvero ^.^

LizThompson 

 
  
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