Vivere.

Svegliarsi, fare colazione, lavarsi, andare a scuola.
Come una ripetitiva routine che continua a rendermi sempre più monotono, questa mia vita sembra forse tanto noiosa da rendermi un essere che vive passivamente la sua inutilità. Il non sforzarsi di far più del dovuto, di quel che si aspetta una società nella quale compio questo che chiamo “giro di giostra”, mi mette in contrasto con un essere che risiede in me. Più volte ho desiderato urlare, più volte ho voluto far ascoltare agli altri quel che davvero penso. Ma mi ritrovo a ridere ad una battuta che risulta essere squallida, ad annuire quando una persona compie un’impresa “eroica” che in realtà porta d’eroico solo il nome.

Fingere, sorridere, ammiccare, trattenersi.
La mia esistenza continua ad essere monotona, l’unica rivoluzione vive dentro di me, crescendo lentamente ed in solitudine. L’unico sentimento che mi rende differente dagli altri non può essere condiviso con questi. Per loro devi muoverti omogeneamente in questa massa: se uno va a destra, tutti debbono farlo. Ed ogni singola voce viene ammutolita, in modi estremi o meno. Forse perché può distruggere quell’unità in cui tanto si crede, quell’illusione. Sono sicuro di non essere l’unico a pensare questo. L’unica cosa che frena gli esseri come me è una paura d’essere fermati.

Quindi, forse mi ritrovo solo, nel marciare in questa tormenta di neve che non mi permette di vedere a più d’un palmo di mano.