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Autore: Lunatica_Lovegood    19/04/2004    8 recensioni
Questa FF parla dei Maradeurs e dei loro compagni di scuola, a partire dal quinto anno. Che cosa succederebbe se a due Purosangue Serpeverde piacesse una Mezzosangue Grifondoro? E... se lei ricambiasse? Fatemi sapere cosa ne pensate e se vale la pena continuare a scriverla. Ciao! ^__^
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Lucius Malfoy
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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James&Lily – La loro storia


Capitolo Uno – Ritorno ad Hogwarts


“Lily cara, sono quasi le 10! Come al solito sei in ritardo… alzati o perderai il treno!”
Come tutti i primi di settembre, da cinque anni a quella parte, al numero 4 di Privet Drive c’era una terribile confusione.
Lily si stiracchiò brontolando. Era una gran dormigliona, e per lei svegliarsi presto dopo due mesi di lunghe dormite, era quasi un trauma. Scese dal letto con le lacrime agli occhi, quei suoi grandi occhi verdi, per i continui sbadigli e si infilò le pantofole.
“Va bene, mamma! Ora mi preparo e scendo!” disse, mentre lentamente si avviava alla finestra.
“Finalmente! Ti stavo chiamando da quasi dieci minuti, tesoro! Comunque la colazione è pronta, ti aspetta in cucina!” rispose dolcemente la signora Evans dal piano di sotto.
Lily spalancò i vetri, appoggiò i gomiti sul davanzale e la testa sulle mani e guardò fuori. Era una bellissima giornata di sole con una leggera brezza che le muoveva la soffice camicia da notte, color del cielo, e le scompigliava i lunghi capelli rosso fuoco. Chiuse gli occhi e sorrise. Finalmente, dopo due mesi di attesa, sarebbe ritornata dai suoi compagni nella sua amata scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Lily Evans era una ragazzina di 15 anni davvero molto bella e intelligente. All’età di 11 anni aveva saputo che per le sue doti brillanti, sarebbe potuta diventare un’ottima Strega e che per questo era stata ammessa ad una delle scuole di Magia più prestigiose del mondo. Era l’unica della sua famiglia ad essere “diversa”… speciale. I suoi genitori, infatti, e sua sorella più grande, erano nati Babbani ed erano sempre rimasti tali.
La mamma e il padre di Lily avevano reagito con gioia e fierezza alla notizia, ma la sorella Petunia… no. Quest’ultima, infatti, era sempre stata invidiosa della sorella più piccola, e per la sua bellezza e per la sua bravura a scuola, doti che a lei mancavano decisamente. L’unica cosa per la quale era contenta era che da quando Lily aveva iniziato a frequentare quella scuola, non la vedeva più in casa così tanto spesso, e di conseguenza non pensava più continuamente a quanto lei, sorella maggiore che avrebbe dovuto dare il buon esempio, fosse invece così imperfetta in confronto alla “piccola di casa”. Ovviamente i genitori trattavano entrambe in egual modo. Non facevano mancare nulla alle proprie figlie, specialmente l’affetto. Quando poi si resero conto dei sentimenti di Petunia, cercarono perfino di viziarla un po’. Ma non servì. Lily, dal canto suo, non sapeva come comportarsi. Spesso Petunia l’aveva accusata di comportarsi apposta come “la figlia perfetta”, perché voleva solamente per sé le attenzioni dei genitori e di tutti gli altri. Ma non era affatto così. Cosa poteva farci se le piaceva studiare e rendere orgogliosi il padre, la madre, gli insegnati o più in generale le persone che la conoscevano e le volevano bene?
Sin da quando era alle elementari, Lily veniva allontanata per via del suo modo di fare preciso e coscienzioso che quasi sempre veniva scambiato per un comportamento da “prima della classe”. Quante volte aveva pianto… e quante volte aveva cercato di cambiare. Per diversi anni, non ebbe amici. Tendeva a rinchiudersi in se stessa e non le importava di nulla, all’infuori della sua famiglia. A lei bastava che i suoi genitori fossero contenti per come si comportava. Se gli altri la giudicavano in un modo diverso da come invece era, non poteva farci niente. Per questo si disse di ignorare chiunque la trattasse con superficialità. Sorella compresa. Anche se richiedeva uno sforzo enorme. Era pur sempre una sua consaguigna… e lei le voleva bene, al di là di tutto...
Questo suo isolarsi, comunque, se da una parte l’aveva portata a rimanere sola per diverso tempo, dall’altra le aveva forgiato al meglio il carattere. Lily, infatti, si era fortificata molto e aveva imparato a non farsi mettere i piedi in testa da nessuno. Rispondeva alle accuse e alle offese con tono, ma sempre senza essere maleducata. Inoltre, non era mai cattiva o troppo dura. Con chi secondo lei se lo meritava, era sempre dolce e disponibile. L’importante, era che le persone che amava, non la ferissero. Perché a quel punto, non avrebbe saputo reagire. Oltre quel muro che si era costruita in tanti anni, oltre quella maschera che posava su di sè davanti agli altri che la mostrava sempre impeccabile, "superiore", perfetta, conservava ancora la fragilità, l'insicurezza, la paura di rimanere da sola che aveva sempre avuto sin da quando era piccola e che aveva mostrato solo alle persone a lei più care: i suoi genitori e sua sorella Petunia. Almeno, fino a quando non aveva iniziato a frequentare Hogwarts. Sì, perché alla scuola di Magia aveva finalmente conosciuto delle persone che non si erano fermate alle apparenze e che quindi l’avevano conosciuta a fondo, avevano imparato ad apprezzarla ed a volerle bene.
Sorrise ancora, Lily, più contenta che mai. Allungò le braccia dietro la testa, respirò a fondo l’aria per imprimere nella sua mente, prima di partire, gli odori tipici del quartiere che, tutto sommato adorava, e guardò l’orologio.
“Ehi, sono già le dieci e un quarto! - disse incredula - Mi sono abbandonata ai ricordi e adesso dovrò prepararmi ancora più in fretta se non voglio rimanere qui per un anno intero…”
Con passo svelto, si avviò verso il bagno.
Dopo essersi lavata e vestita scese al piano terra, in cucina, dove trovò la sua famiglia ad aspettarla. La mamma era seduta poco lontano dalla tv e stava guardando, come ogni mattina a quell’ora, la sua soap-opera preferita. Il padre, invece, era seduto a capotavola e leggeva il giornale, o almeno ci provava.
“Tesoro, non potresti abbassare un po’ il volume? Sto cercando di leggere, ci sono molto articoli importanti…” disse stancamente alla moglie, che sembrava non aver sentito una parola di quello che le aveva detto il marito. Infatti, non si mosse e non disse nulla. Si limitò solo a fare un cenno di silenzio con la mano. Il signor Evans, che probabilmente se l’aspettava, alzò gli occhi al cielo e riprese a leggere. Lily rise. Spesso si ritrovava ad immaginarsi in un futuro, felicemente sposata proprio come lo erano i suoi genitori.
“Buongiorno mamma, buongiorno papà” disse, sedendosi accanto al padre.
“Ciao piccola” disse con un gran sorriso lui.
“Buongiorno Lily. - disse la mamma, che finalmente aveva staccato gli occhi dalla tv. - Pensavamo che non scendessi più. Fa presto a mangiare, così io e tuo padre potremmo accompagnarti alla stazione di King’s Cross…”
“Sì, mamma”.
Petunia, notò Lily, non c’era a casa. Quasi sicuramente era uscita con il suo “piccolo Vernon”, come lo chiamava affettuosamente lei. Anche se, a dirla tutta, non era poi tanto piccolo. E non era nemmeno una personcina molto simpatica. Quando gli avevano detto che Lily era una Strega, era a dir poco sbiancato per la paura e l’indignazione, anche se non lo dava molto a vedere.
Mia sorella poteva anche aspettare e salutarmi, però, pensò.
“Beh, avrei dovuto immaginarlo…” mormorò tristemente Lily. Prese una fetta di pane tostato, se la mise in bocca e tornò di nuovo in camera sua. Mentre mangiava svelta il suo toast, raccoglieva i pochi libri rimasti sulla sua scrivania e li posava delicatamente nel baule. La sua scopa, la divisa e il resto che le sarebbe servito per iniziare il quinto anno, era già dentro. Compresa la sua spilla da Prefetto. Come aveva sempre desiderato, infatti, durante l’estate le erano arrivate due lettere, oltre a quelle dei suoi amici: una con i risultati degli esami – ottimi, ovviamente – e una con le congratulazioni del Preside e del Vice Preside per essere diventata uno dei Prefetti Grifondoro, la sua Casa di appartenenza. Assieme a quest’ultima era allegata anche la spilla. Curiosa, Lily non faceva che domandarsi chi fosse l’altro, maschio o femmina, scelto. Sperava tanto che fosse Kristine, la sua migliore amica. Anche se, pur essendo studiosa e volenterosa, non si comportava proprio come un’alunna modello. Spesso e volentieri, infatti, faceva scherzi ai suoi compagni di scuola e diverse volte, per un pelo non era stata scoperta da Gazza, il guardiano.
“Oh, ma adesso non ho tempo di mettermi a pensare” disse Lily che era rimasta imbambolata a fissare la propria spilla. Raccolse le ultime cose rimaste, si lavò i denti e, chiuso il baule, scese nell’ingresso.
“Mamma, papà, io sono pronta” fece. Guardò di nuovo l’orologio e vide che erano già le undici meno dieci. Cavolo, è tardissimo!, pensò.
I signori Evans, che avevano fatto il suo stesso pensiero, uscirono frettolosamente dalla cucina e si infilarono i cappotti. Il padre di Lily prese il baule e tutti e tre uscirono di casa. S’infilarono in macchina e partirono.

************


“Puntuali come sempre quei due, vero Felpato?”
“Uff… Non ne parliamo”.
Alla stazione di King’s Cross, diversi studenti si aggiravano per il binario 9 e ¾. Alcuni, i più piccoli, che ci entravano per la prima volta, erano un po’ spaesati. Spesso era capitato che qualche ragazzino fosse stato costretto a ritornare a casa perché aveva perso il treno, non sapendo dove recarsi. Altri, invece, i più grandi, erano talmente esperti che non guardavano nemmeno più la strada che percorrevano. Due di questi, erano appunto James Potter e Sirius Black, conosciuto dai suoi migliori amici con il nome di Felpato, per via della sua agilità… e non solo.
Entrambi avevano 15 anni ed appartenevano alla stessa Casa: Grifondoro. Ma i loro caratteri e la loro vita familiare erano decisamente diversi. Ciò che li accomunava di più e che li rendeva così uniti era la voglia di divertirsi, fare scherzi e infrangere ogni tipo di regola. A scuola, infatti, erano conosciuti come le ”due pesti”. Il soprannome gli venne dato addirittura nella loro prima settimana di scuola.
Durante una lezione di Incantesimi, Sirius e James, che si conoscevano da poco più di 3 o 4 giorni, avevano architettato un piano per spaventare una ragazzina che a James piacque dal primo momento: aveva lunghi capelli rossi e dolci occhi verdi ed era un tipo abbastanza riservato. Nonostante i tentativi del ragazzino di farsi notare, lei non sembrava accorgersi di lui. Solo raramente lo degnava di uno sguardo, e non di ammirazione, come sperava e credeva James. Così decise che se le avesse fatto uno scherzetto “innocente”, non avrebbe proprio potuto non accorgersi di lui e limitarsi a qualche occhiata fugace. E in Sirius, trovò un valido sostenitore ed alleato.
Il piano era questo: usare il Mantello dell’Invisibilità di James, regalatogli da suo padre, e spaventarla facendole sgambetti o parlandole all’orecchio. Inutile dire che l’amico accettò entusiasta. La sera, mentre tutti, compresa quella povera ragazzina, erano in Sala Comune a ripetere qualche compito o a divertirsi, James e Sirius sgattaiolarono nel loro dormitorio e si infilarono il Mantello dell’Invisibilità.
“Non vedo l’ora di vedere la faccia che farà” fece James al massimo dell’euforia. Dopo cinque minuti, scesero di nuovo nella Sala e si sedettero, ovviamente senza che nessuno potesse vederli, accanto a quella ragazza. Lei, che ancora non aveva conosciuto nessuno, in parte anche per la sua timidezza, era seduta da sola ad un tavolo e stava finendo di fare alcuni compiti. Dopo una buona mezz’ora, si alzò e si disse che era meglio andare a letto.
“Finalmente! – disse Sirius, ormai stanco di aspettare che la ragazzina si decidesse ad alzarsi e ad allontanarsi dagli altri. – Pensavo che volesse dormire qui!”
“Ssshh!” fece James posandosi un dito sulle labbra.
Quatti quatti seguirono Lily - era questo il suo nome, anche se non fu lei a dirglielo - e alla prima occasione le sussurrarono all’orecchio il suo nome e le sfiorarono il collo.
“Chi è?!” disse lei, che non avendo visto nessuno quando si era voltata, iniziava a spaventarsi.
Sirius e James non lo sapevano, ma una delle paure più grandi di Lily era quella di diventare pazza. E sentire delle voci oppure credere di essere sfiorata da un qualcosa o qualcuno che non c’è, erano decisamente dei sintomi. Senza volerlo, quindi, i ragazzini avevano scelto proprio bene lo scherzo.
Vedendo la faccia impaurita di lei, comunque, non riuscirono a trattenersi dal ridere.
“Ora le faccio vedere io” sussurrò James all’amico. Ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, la ragazzina, inaspettatamente, prese a correre verso il suo dormitorio. I ragazzi la seguirono, ma non sapevano che a loro era severamente vietato entrare nei dormitori femminili. Iniziarono a salire le scale e queste svanirono trasformandosi in uno scivolo.
“Oh-oh” si limitò a dire Sirius. Lui e James, in men che non si dica, si ritrovarono col sedere a terra, con qualche bernoccolo e completamente scoperti dal Mantello dell’Invisibilità, attorcigliato ai loro piedi.
“Tu! – urlò Lily da sopra le scale-scivolo – e TU!”. Dire che era furiosa era riduttivo.
“Ehm… ciao. Come va?” disse James rimettendosi in piedi. Sirius invece era ancora seduto a terra piegato in due dalle risate.
“Che cosa succede qui?”
Gazza, il guardiano, come ogni sera stava facendo il giro della scuola per controllare che qualcuno non decidesse di combinare qualche guaio.
Aaah bene bene, pensò Lily. Ora vi faccio vedere io…
“Signor Gazza! - disse fingendosi sconvolta - Quei due hanno cercato di aggredirmi! E poi volevano salire anche nel nostro dormitorio!”
“Ma non è vero!” disse indignato James. Sirius non disse nulla. Si limitò ad alzarsi, a smettere di ridere e a lanciare un’occhiataccia alla ragazzina.
“Oho! Lo sapevo! Questi ragazzi di oggi! Vi meritereste delle belle frustate! Ora verrete con me, in presidenza!” fece Gazza. Prese i due ragazzi per le collottole e li trascinò diritto in presidenza. Mentre si allontanavano, James si voltò a guardare Lily. Lei lo salutò con la mano e gli fece una linguaccia.
“Bene - mormorò lui - Vuoi la guerra? E guerra sia.”
Il giorno dopo, tutta la scuola sapeva cosa fosse successo. Nonostante la punizione - passare un’intera settimana con Gazza, una cosa per nulla piacevole - i due ragazzi non smisero di fare scherzi. Tanto meno a Lily. Alcuni insegnanti spesso urlavano loro di essere delle piccole pesti. Da qui, il loro soprannome.
Durante il primo anno, comunque, James e Sirius avevano stretto una forte amicizia con altri due ragazzi della loro casa: Peter Minus e Remus Lupin. Quest’ultimo, era un ragazzo serio e studioso, e alcune volte con la sua influenza era riuscito a calmare i caratteri ribelli dei suoi due amici. Altre voce, invece, era lui che si faceva influenzare.
Remus e Peter, comunque, erano proprio i due ritardatari che Sirius e James stavano aspettando.
“Sono le undici meno cinque… perché non iniziamo a salire?” disse James a Sirius. L’altro annuì. Con i loro carrelli, si diressero verso l’entrata di un vagone e salirono. Mentre camminavano, diverse ragazze, anche più grandi, si giravano e si affacciavano dai loro scompartimenti per osservarli. I due ragazzi, infatti, erano entrambi molto belli.
James aveva i capelli neri, sempre arruffati, gli occhi dello stesso colore, e gli occhiali. Aveva un fisico slanciato e appena scolpito, grazie agli allenamenti di Quidditch. Anche Sirius aveva i capelli neri, ma lunghi fino a sopra le spalle, e gli occhi erano verde acqua. Era di almeno dieci centimetri più alto di James, ed anche più muscoloso, nonostante non giocasse come l’amico. Inoltre, erano tutti e due studenti molto brillanti. Se non fosse stato per la loro mania di cacciarsi nei guai, forse sarebbero stati perfetti.
“Ma tu guarda – disse Sirius con sarcasmo, fermandosi davanti ad uno scompartimento – Noi abbiamo fatto tanto per cercarli, e loro erano qui beati che si rilassavano”.
Remus, un ragazzo piccolo di corporatura, con capelli e occhi castani e con due grandi occhiaie scure, era seduto vicino al finestrino e stava ripetendo alcuni incantesimi. Peter, invece, che era basso e cicciottello con capelli e occhi chiari, era appoggiato alla spalliera della sua poltrona beatamente addormentato.
“Davvero ci avete cercato? Eppure a me sembrava di avervi visto fermi vicino a quel muro… non facevate altro che parlare…” disse Remus con tono falsamente offeso.
“Vabbè, ma Sirius intendeva dire che vi abbiamo cercato con lo sguardo!” rise James. Lui e l’amico appena arrivati entrarono e chiusero la porta. Il primo si sedette accanto a Remus, l’altro accanto a Peter.
“Certo certo… non cambierete mai voi due. Comunque, come avete trascorso le vacanze?”
“Avresti dovuto esserci, amico mio. E’ stata una delle più belle vacanze che io abbia mai fatto. Ma, ovviamente, nulla se paragonate a quelle che ho avuto in famiglia. Sempre se “famiglia” e “vacanza” sono i termini giusti da usare, quando si parla di loro.” disse Sirius con una smorfia di disgusto.
Purtroppo, non aveva avuto un’infanzia felice. Proveniva da una famiglia di Maghi Purosangue che odiavano qualsiasi altro essere che non fosse come loro credevano di essere: perfetti. Sirius era l’unico della sua famiglia a non essere diventato crudele e con la puzza sotto al naso. Per questo, la mamma spesso e volentieri gli ricordava quanto fosse una delusione per lei. Gli urlava che avrebbe preferito vederlo morto, piuttosto che averlo ancora in casa. E gli altri suoi parenti non erano da meno. Sirius quand’era piccolo ne soffriva molto. Non capiva perché doveva diventare come gli dicevano i genitori, se lui non sentiva di essere così. I loro insulti lo ferirono a tal punto che per un periodo di tempo non usciva più dalla sua camera. Non mangiava più, non dormiva più… arrivò persino ad ammalarsi. E in quel periodo, solo una persona gli stette vicino: Regulus, il fratello più piccolo. Si volevano davvero molto bene e Sirius grazie a lui riuscì a riprendersi e a reagire. Le cose andarono più o meno bene fino a quando la loro madre impartì a Regulus una lezione su cosa secondo lei - e che quindi, anche secondo lui - fosse giusto o sbagliato fare e dire. Da quel momento, il fratello più piccolo iniziò ad ignorare Sirius. A volte arrivava addirittura ad insultarlo come facevano i genitori.
Inutile dire come la prese Sirius… anche se se lo aspettava, dentro di sé sperava che quel momento arrivasse il più tardi possibile.
Dopo quell’ulteriore colpo al cuore, il ragazzo, alcune volte, iniziò ad essere freddo e scostante con tutti, anche con i suoi amici. Altre, invece, era, o sembrava, felice e amichevole. Solo chi lo conosceva davvero bene, come James, Remus o Peter, sapeva che si comportava così per scacciare via i pensieri che lo facevano star male. In quei momenti, gli stavano sempre accanto e cercavano di confortarlo. Sirius per questo gli era molto grato. Fra tutti e tre, comunque, la persona con la quale aveva legato più di tutti era James. Ormai si consideravano fratelli. Dal terzo anno di scuola, Sirius aveva iniziato a trascorrere le vacanze a casa dei genitori dell’amico. Era una normalissima famiglia, e soprattutto accogliente. Il padre e la madre di James avevano accolto Sirius quasi come fosse davvero figlio loro.
Quell’estate erano stati tutti assieme in Irlanda, a casa di alcuni zii di James. Beh, a dirla tutta i due amici non è che fossero proprio stati a casa. Avevano passato infatti gran parte del tempo in giro per i boschi, sulle montagne, e diverse volte si erano persino buttati da un dirupo che affacciava sul mare alto almeno 10 metri. Da chiunque qualsiasi persona alla quale lo avessero raccontato, si sentivano dire che erano stati dei pazzi sconsiderati, ma loro… loro si erano sentiti liberi. E felici.
“Mi sarebbe piaciuto esserci. Ma oltre ad aver fatto i soliti guai, avete anche studiato, vero?” fece Remus con fare indagatore.
“Ma certo! Abbiamo studiato così tanto che adesso è meglio se cacciamo fuori qualche libro…” rise James.
“Oh, dai, Remus – si affrettò a dire Sirius quando vide che l’amico stava per far loro una ramanzina – Io e James siamo bravi, ce la facciamo a finire adesso i compiti. Sai, se davvero fossi venuto con noi quest’estate, probabilmente nemmeno tu avresti pensato più di tanto a studiare.”
Remus incrociò le braccia al petto, li scrutò un momentino accigliato, poi addolcì lo sguardo.
“Immagino di no. - disse - Ma devo avvertirvi di una cosa: quest’anno sono diventato Prefetto, quindi, in teoria, dovrò controllarvi più del solito.”
“Sì, in teoria. - fece Sirius con un sorriso furbo - In pratica non lo farai.”
Ma prima che Remus potesse rispondere, Peter grugnì nel sonno in un modo così forte e strano che nessuno dei tre ragazzi riuscì a non ridere.
“Wow, ci ha dato un segno di vita finalmente. Ma non ha dormito stanotte?” disse James, ridendo.
“Beh, magari ha fatto le ore piccole…” intervenne Sirius.
“Smettetela adesso. - fece Remus, cercando di essere il più possibile serio, anche se sulle labbra aveva dipinto un sorriso - Mettetevi a studiare…”.
“Subitissimo… paparino. - fece James, portandosi il pollice in bocca come in genere fanno i neonati - Dopo però ci dai la pappa, vero?”
“Dopo vi faccio un incantesimo, se non la smettete.”
“Ohhh… ma che pauuura.”
Sirius e James risero e si scambiarono un’occhiata complice. Remus sbuffò e guardò fuori dal finestrino, con aria falsamente offesa.
“Va bene, va bene… studiamo.”
Presero i loro libri e, sotto lo sguardo attento di Remus, iniziarono finalmente a studiare.

************


“Oh, no! Mancano due minuti alle undici! Presto mamma, sono davvero in ritardo questa volta!”
Lily e i suoi genitori erano appena arrivati alla stazione e per la fretta non si curarono nemmeno di passare inosservati tra il binario nove e dieci. Quando spuntarono dall’altra parte, gli amici di Lily, già tutti sul treno, la videro e la chiamarono.
“Ah… quest’anno… siamo stati… fortunati…” disse la mamma con il fiatone. Le diede un bacio e la salutò. Poi fu la volta del padre.
“Buona scuola… e scrivici” disse sorridendo.
“Sì – fece Lily. Poi aggiunse – Per piacere, potete… potete salutarmi Petunia?”
I genitori si scambiarono un’occhiata triste e annuirono.
“Grazie. Ci vediamo a giugno!”
Riprese a correre proprio mentre il treno fischiava. No, non ora, non posso perdere il treno proprio ora!, pensò Lily. Riuscì a salire su un vagone giusto qualche secondo prima che le porte si chiudessero. Mentre il treno prendeva velocità, s’incamminò guardando negli scompartimenti alla ricerca dei suoi amici. Ma, aprendo la quarta porta, vi trovò delle persone che tutto erano fuorché amichevoli.
Severus Piton, Lucius Malfoy, Bellatrix Lestrange e altri due ragazzi appartenenti a Serpeverde di cui non conosceva il nome erano seduti nelle loro poltrone e la guardarono infastiditi. Tutti, tranne uno…
“Bene bene. La nostra amata Mezzosangue Grifondoro.” disse con la sua voce strascicata Lucius Malfoy.
“Grifondoro… la stessa casa del mio spregevole cugino. Ma d'altronde solo persone come lui vengono accettate lì. Abbiamo la prova proprio davanti a noi” rise Bellatrix Lestrange, cugina di Sirius Black.
“Noi Grifondoro saremo anche spregevoli, - rispose acida Lily – ma voi siete solo dei viscidi e degli schifosi. Ora, se volete scusarmi, non ho tempo da perdere con voi…” e fece per andarsene, ma Malfoy si alzò di scatto dalla poltrona e la bloccò sulla porta.
“Sai, signorina Evans… mi piaci molto. Se solo avessi delle origini diverse…” mormorò lui, avvicinando il suo viso a quello di lei. Lily scostò bruscamente la testa e cercò di dargli uno schiaffo, ma ancora una volta il ragazzo fu più veloce e le bloccò il polso, stringendolo così forte da farle male. Tuttavia, la ragazza non diede il minimo segno di dolore.
“Mmm… sei anche violenta… anche questo mi piace in una donna…” disse maliziosamente lui.
“Lasciami” fece Lily. Ma quando vide che Malfoy non allentava la presa, lo ripetè di nuovo. “LASCIAMI, TI HO DETTO!”
Aveva urlato talmente forte che i ragazzi degli scompartimenti vicini si erano affacciati per vedere cosa stesse succedendo. Uno di loro, dopo aver riconosciuto Lily, si avviò di fretta verso di lei.
“Che cosa sta succedendo qui?” disse incrociando le braccia.
“Ah, eccoti qui… mi stavo giusto chiedendo quando sarebbe arrivato il nostro SuperEroe-Potter…” disse Malfoy con un ghigno.
“Potter, non ti immischiare.” disse Lily. I due, da quando James le aveva fatto quello scherzo durante il primo anno, litigavano in continuazione. Lei non lo sopportava per il suo modo di fare arrogante e presuntuoso, e lui, invece, non capiva bene cosa provasse per lei. A volte lo faceva veramente arrabbiare quel suo comportamento di “superiorità”, altre, invece, ne era affascinato… Infondo, antipatica o no, lei gli piaceva molto…
“Guarda che non lo faccio per te. – mentì James – Avevo solo voglia di fare quattro “chiacchere” con il mio amico Malfoy… cercavo solo una scusa per farlo…”
Amico, in verità, non era proprio la parola giusta. Da diversi anni, quelli di Serpeverde e di Grifondoro erano sempre in competizione fra loro. Avevano caratteri totalmente diversi, e quasi nessuno riusciva ad andare d’accordo con i ragazzi dell’altra Casa. Proprio come Malfoy e Potter.
Approfittando dell’arrivo di James e della conseguente distrazione di Malfoy, Lily riuscì a tirare via il polso dalla mano di quest’ultimo.
“Perfetto, allora vi lascio alle vostre discussioni. E guardate che adesso sono diventata un Prefetto, quindi vi consiglio di stare bene attenti a ciò che fate…” disse con sguardo di ghiaccio guardando prima Malfoy poi James, prima di avviarsi verso gli altri scompartimenti. I due ragazzi la guardarono andar via, poi si scambiarono un’occhiata carica di odio e di disprezzo, e senza aggiungere una parola, tornarono entrambi dai propri amici.
“Quella Evans!” sbottò James, dopo aver chiuso la porta ed essersi seduto accanto a Sirius. “Ma chi me lo fa fare di parlarle? Dovrei ignorarla!”
“Beh, amico, se ci riesci ti do dieci galeoni” disse Sirius sorridendo. Ormai conosceva bene James, e sapeva che Lily era proprio il tipo di ragazza al quale lui si interessava. Niente avrebbe potuto allontanarlo da lei, o evitare che gli piacesse.
“Molto divertente. - fece James seccato - A proposito, Remus, ha detto che è diventata Prefetto. Immagino che adesso passerete molto più tempo assieme, eh? Non ti invidio per niente.”. Anche se l’aveva detto, sapeva benissimo che in realtà non era affatto così. Ma in quel momento, il solo pensiero di passare del tempo con Lily, gli faceva venir voglia di lanciare Maledizioni e Fatture… chissà perché.
“Oh no, questo non ci voleva. – mormorò tristemente Sirius – Lei ci darà del filo da torcere. Remus, bene o male, riusciamo a tenerlo buono, ma lei…”
“…lei è proprio quello che ci vuole per farvi star buoni” lo interruppe Lupin, con un mezzo sorrisetto stampato sul volto.
Intanto, Lily era arrivata nello scompartimento dove si trovavano i suoi amici.
“Finalmente, Lily!” disse Kristine, labbracciandola. Era molto simile a Lily. Aveva la sua stessa corporatura piccolina, ma i suoi capelli erano neri e i suoi occhi castani.
“Ci sei mancata molto.” fece Frank Paciock, un ragazzo molto alto e robusto con capelli castano chari e occhi blu.
“Ma… Lily? Che cos’hai? Sembri… furiosa…” aggiunse Kristine, che si era staccata da lei e l’aveva guardata bene in viso.
“Infatti! Quel James Potter! E quel Lucius Malfoy! Non li sopporto…” disse Lily. Sbattè la porta e si andò a sedere stancamente su una poltrona.
“Lucius Malfoy? – chiese spaventata Molly Brown, una ragazzina un po’ paffutella dai lunghi capelli rossi e gli occhi marroni – Non ti ha fatto niente… vero?”
“No, ma certo che no! Non è così stupido da far del male ad una ragazza della scuola sul treno!”
Non volendo, Lily fu un po’ sgarbata con i suoi migliori amici. Non li aveva nemmeno salutati. Accortasi di questo, arrossì imbarazzata e dispiaciuta e chiese scusa.
“Ragazzi… scusate, non volevo… Solo che siamo soltanto al primo giorno di scuola e già incontro le due persone più insopportabili che esistono…” disse mortificata.
Kristine le sorrise e scosse la testa.
“Non ti preoccupare, non fa niente.” fece.
“Sì, sappiamo come ti senti.” aggiunse Molly. Frank annuì. Per fortuna che ci sono loro, pensò Lily. Erano gli unici che nei momenti di rabbia, come quello, o di tristezza, riuscivano a farla tornare la ragazzina di sempre.
“Beh, lasciamo perdere Potter e Malfoy. – disse – Parliamo di cose più importanti. Come avete trascorso le vacanze? Sapete che sono diventata Prefetto?”
Ma non ascoltò le risposte e le congratulazioni dei suoi compagni. In verità, non riusciva a togliersi dalla testa le parole di Malfoy… e tanto meno la faccia da schiaffi di James Potter.
Ah, ma quest’anno te la faccio vedere io, Potter, pensò. Quest’anno, le cose andranno diversamente…

Fine Primo Capitolo

  
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