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Autore: Maura85    19/10/2006    8 recensioni
Dopo un anno, ritorna Kisala, spericolata figlia di Sesshomaru e Rin. Ritorna demone completo, ritorna più distruttiva e folle che mai. Al suo fianco vecchie e nuove conoscenze, di fronte a lei nuove avventure, ed alle sue spalle l'intramontabile, oscura ombra di un padre che ancora non approva lo stile di vita della figlia...
Genere: Romantico, Commedia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Rin, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ho tempo di dire nulla ç__ç




CAPITOLO DICIOTTESIMO

“Ha riaperto gli occhi!” Makau si abbassò su di lei, il volto contrito dalla preoccupazione. “Kisala?” chiamò, e alla poveretta parve quasi d’essere fatta di glassa. Si sentiva debole e fragile, un grazioso ninnolo di cristallo pronto a rompersi contro il primo ostacolo.
“Makau…” mormorò, tenendo gli occhi socchiusi. Intravide alle spalle del suo amato le chiome degli alberi, poste nella controluce di un caldo sole. Si portò una mano alla fronte sudata e sospirò dolorosamente. “Cosa mi è successo?”
“Saperlo” rispose vago lui. La teneva tra le braccia, carezzandola con distratto affetto; a giudicare dal pallore, doveva essersi preoccupato non poco, mentre la sua amata era rimasta priva di sensi. “Come ti senti?”
“Malissimo” borbottò lei, cercando inutilmente di aguzzare la vista. “Ho le orecchie ovattate… e mi sento debole…”
“Ho creduto che ti avesse ucciso, quel maledetto pugnale.” Makau scese su di lei, baciandola con dolcezza sulla bocca; fu un gesto familiare, che lei ricambiò senza alcuna esitazione.
“Invece, eccomi qui.” quando lui si staccò, Kisala stirò le labbra in un affaticato sorriso. “Laki e Lohu?” azzardò, non scorgendo i due compagni di viaggio entro la sua limitata visione.
“Più in là, vicino al pugnale. Stanno litigando.”
“Manco a dirlo.”
“Lohu dice che a farti questo è stata la madre di Laki, Laki dice che è stato il papà di Lohu. I due genitori, dal canto loro, tanto per rendersi utili, pensano bene di insultare l’uno il figlio dell’altro.”
“La cosa non mi sorprende.” ribadì il concetto Kisala. Chiuse gli occhi, strizzandoli, per riaprirli immediatamente. Ma ciò non le servì a molto. “Ho la vista offuscata…” mugolò, odiando quella maledetta ed inspiegabile debolezza.
“Riposa ancora un po’, se vuoi” le consigliò lui. “Non abbiamo fretta.”
“Come no? Quei due ragazzi si stanno azzuffando sui cadaveri dei loro genitori…” lei tentò di alzarsi a sedere ma lui, forse con un po’ troppa energia, la costrinse a rimanere ancora sdraiata.
“Kisala” azzardò. “Sai che ti amo, vero?”
Lei aggrottò le sopracciglia, perplessa. “Lo so” confermò, sorridendo. “Per questo ti sposo.”
“Ottimo. E lo sai che… ti amerò sempre, qualunque cosa succeda?”
“Mi stai facendo paura, Makau.” uggiolò la poveretta.
“E io che volevo rassicurarti.” sospirò Makau, mentre Kisala, non più impedita da lui, si alzava a sedere, borbottando qualche maledizione circa degli stupidi pugnali posseduti da stupidi spettri.
Poi, d’improvviso, tacque. Tacque quando una ciocca dei suoi capelli, smossa dai goffi movimenti della padrona, scivolò in avanti, penzolando innanzi al suo viso. Dapprima lei non la notò realmente, ancora troppo confusa; ma, circa mezzo secondo dopo, già l’aveva afferrata, tenendola tra due dita come se fosse composta di braci ardenti.
Quei capelli che teneva in mano, quelle lunghe ciocche provenienti direttamente dalla sua lunga chioma, erano neri come la notte.
Gli occhi neri di Kisala si sbarrarono dalla sorpresa, e la sua bocca – rossa, piena – si spalancò in una O perfetta.

“Tu sei la mia insignificante e vergognosa nipote umana, vero?”
“E’ un piacere anche per me rivederti, zio” cinguettò allegramente Kuara, cominciando a sudare freddo. Sesshomaru, di ritorno dalla sua lunga passeggiata, la osservò con aria di sufficienza.
“Puzzi di paura” considerò, con il tono di chi sta osservando un interessante fenomeno naturalistico. “Perché stai confabulando con quell’inutile servo?”
“Beh, io…”
“Ho ordinato una copia dell’Enciclopedia, mio Signore!” annunciò tutto ringalluzzito il servitore, con un’espressione di folle gioia stampata sul volto.
“Un’enciclopedia? Cos’è?” volle sapere il Principe dei Demoni.
“Non lo so, ma è indispensabile!” trillò ancora più allegro quello, inconsciamente caduto nella tremenda ed allora sconosciuta trappola del consumismo.
Sesshomaru inarcò un sopracciglio, ma non vi fu altra reazione. Senza aggiungere parole, diede loro le spalle, incamminandosi verso il proprio maniero.
“Vai… Vai già a casa?” azzardò Kuara, ben sapendo di avere tre amici infiltrati nel suo maniero. Tre amici ad alto rischio di morte, se Sesshomaru avesse portato a termine il suo proposito di far ritorno entro le mura domestiche. “Non… non mi hai nemmeno chiesto come sta papà!”
“Perché non m’interessa.” replicò Sesshomaru piattamente.
“Ah” Kuara si morse le labbra, preoccupata. “M… ma lui voleva che ti dicessi qualcosa!”
“Non m’importa nemmeno questo.”
“Papà… desiderava che io t’informassi del fatto che…” pensa, mio bel cervellino, pensa…
“Forse dovevo ordinarne due, di Enciclopedie…” rifletté fra sé e sé il servo.
“Del fatto che… che Kisala indosserà un abito comprato da lui, al matrimonio!” buttò lì la poveretta, tremando da capo a piedi. Sesshomaru si bloccò e, molto lentamente, si girò verso di lei. Gli occhi color oro non promisero alla ragazza nulla di buono.

“Il momento è propizio, mia cara.” Elav sorrise, passando una mano tra i capelli color fiamma della sua nuova alleata. “Allora, ripassiamo il piano: tu cosa farai ora?”
Mikaa sorrise. Un sorriso perfido, che stirò i tratti del suo bel volto, contraendo il nero tatuaggio che le avvolgeva parte dell’occhio, estendendosi sino al cuoio capelluto. “Li uccido tutti”
“Brava, vedo che hai studiato.” si congratulò Elav.
“Ma non ero io, quello dei piani alla ‘prima spacco tutto poi conversiamo’?” volle sapere Razor, mettendo su un piccolo broncio.

“Makau…”
“Lo so…”
“Makau…”
“E’ solo una cosa temporanea, ne sono sicuro.”
“Makau…”
“Quel maledetto pugnale, lo studieremo e vedremo come…”
“Makau…”
“Va avanti così da mezz’ora” intervenne Laki, preoccupata. “Se le dessi un colpo in testa, tanto per calmarla un po’?”
“Stupida!” sibilò la voce maschile del pugnale. “Ora che è una semplice umana, potresti farle anche troppo male!”
“Che bello… ora può morire.” considerò Lohu, con la sua solita aura oscura. “A certa gente capitano proprio tutte le fortune.”
“Makau!” ripeté Kisala, senza saper formulare altre frasi di senso più compiuto. “E’… fantastico!” sorrise come una folle, la pelle del volto piacevolmente rosa e rossa.
“No, amore mio, non è fantastico: tuo padre ti troverà e mi staccherà la testa dal collo. Non è per niente fantastico!” gemette l’umano, scuotendo il capo con fare sconsolato.
“Ho fame! Sento fame!” esultò ancora lei, accennando qualche passo di danza attorno ai cadaveri. “Voglio andare a caccia di orsi!”
“Non ci pensare nemmeno!”
  
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