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Autore: Doralice    22/03/2012    5 recensioni
Piccola, azzurra aleggia
una farfalla, il vento la agita,
un brivido di madreperla
scintilla, tremola, trapassa.
Così nello sfavillio d'un momento,
così nel fugace alitare,
vidi la felicità farmi un cenno
scintillare, tremolare, trapassare.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Watson , Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: Mpreg, Tematiche delicate
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Sette

~

Di quando Sherlock iniziò a non pensare e John iniziò a pensare troppo


Our knowledge has made us cynical.

Our cleverness, hard and unkind.

We think too much and feel too little.

The Great Dictator –



Appunti vari tratti da fogli sparsi, block notes, margini di libri e il portatile personale di Sherlock Holmes, datati approssimativamente dal 12 al 18 Maggio 2011.


Siamo tornati da Baskerville con un blister da 30 giorni di pillole ormonali, un nome ridicolo per l'esperimento e una considerevole quantità di domande irrisolte. Grazie al cielo, la Stapleton è riuscita a procurarmi delle pillole da assumere per via orale. Devo precisare che sono dir poco entusiasta di poter abbandonare il gel? Per quanto riguarda il nome, l'ispirazione è venuta a Mycroft: c'era un disegno della figlia della Stapleton appeso alla bacheca del laboratorio. Una farfalla. Il collegamento è stato ovvio. Quindi evviva! Io sono sano, l'embrione cresce, Mycroft assicura che non c'è alcuna fuga di notizie, e siamo tutti felici e contenti. (John un po' meno, ha costantemente l'espressione di chi non ha digerito il polpettone della sera prima. Ma anche con quella faccia è assolutamente ador-

[testo mutilo a causa dello strappo della pagina]

Ipersensibilità agli odori: notevolmente diminuita.

[scritto a margine: (voce cancellata dalla prossima settimana)]

Sonnolenza: fortunatamente si sta diradando, conto entro due settimane di non soffrirne più.

Minzione: la frequenza è in fastidioso aumento.

Gonfiore: stabile, praticamente sempre presente, ormai non vi faccio più caso (per quanto risulti fastidiosa quando indosso i pantaloni: mi serve una taglia in più).

Parestesia: in diminuzione, ma temo che il decorso non sarà così veloce e prevedibile come per la sonnolenza.

Sbalzi d'umore: per quanto John non sia affatto d'accordo, ritengo che siano del tutto svaniti (se mai si sono verificati).

Sbalzi della libido: il ritmo è salito ad una polluzione notturna. Fastidioso, ma credo di aver trovato un'efficaceme risoluzione al problema.

Io mi libero di quel dannato gel e John cosa pensa bene di fare? Rifilarmi una cosa altrettanto unta e appiccicosa e indisponente! Il mio rifiuto è stato categorico, ovviamente. No, non m'interessa se è un toccasana per i miei tessuti. No, non ha alcuna rilevanza il fatto che abbia un profumo piacevole (e farei notare che è una questione gusti). Non mi spalmerò addosso l'olio di mandorle. Non sono una dolce mammina in attesa che scambia pareri con le amiche su come curare la propria pelle. Sono un consulente detective, dannazione!

Ich habe keine Lust mich nicht zu hassen / Hab’ keine Lust mich anzufassen / Ich hätte Lust zu onanieren / Hab’ keine Lust es zu probieren / Ich hätte Lust mich auszuziehen / Hab’ keine Lust mich nackt zu sehen

[in tedesco nell'originale, traduzione a fondo capitolo *]

Mi piacciono le mani di John. Mi sono sempre piaciute. Non posso dirglielo, ovviamente. Escluso. Ma mi piacciono e dubito fortemente che, nonostante la sua scarsa propensione nel cogliere anche gli indizi più palesi, non abbia ancora notato ciò che mi provoca ogni volta che mi tocca. “Imbarazzante, poco professionale” penserebbe questo. Forse lo pensa già. Lo pensi, John? E non me lo dici per non alterare il mio equilibrio in questo delicato momento? Se io fossi una donna lo pens-

[righe illeggibili a causa di ripetute cancellature]

Forse dovrei inserire queste riflessioni nella voce “Sbalzi della libido”.

[aggiunto a margine: O forse no? Sono gli ormoni? Se non fossero gli ormoni. Se fossi io. Se fosse lui. Se fossimo noi? Il punto di domanda è retorica pura. Non voglio pensarci. Non pensarlo (ma devo)]



Sesto dei post a lettura privata che John Hamish Watson, al fine di documentare gli eventi che intercorsero tra la primavera e l'estate del 2011, scrisse e pubblicò regolarmente sul suo blog ogni settimana.


THE PERSONAL BLOG OF

Dr. John H. Watson


25 Maggio


Decima settimana


La settimana è passata senza che nessun incidente rilevante turbasse i ritmi del paziente. E sottolineo: i ritmi. Solo quelli non sono stati turbati. Se non fosse già abbastanza chiaro, riassumo le puntate precedenti: le nostre vite sono completamente sballate.

Sono quasi certo che la signora Hudson abbia intuito parte della verità. Di certo ha capito che c'è di mezzo un bambino: ho trovato riviste di puericultura sul tavolo dell'ingresso e l'ho vista sferruzzare quella che era inequivocabilmente una tutina da neonato.

Ma abbiamo problemi più urgenti da risolvere. Mycroft, per esempio. Dall'ultimo viaggio a Baskerville è diventato sempre più invadente. Comprendo che la sua presenza sia inevitabile per la sua indispensabilità, ma questo equivale anche ad una sempre maggiore ingerenza da parte sua in un frangente di per sé precario. È già abbastanza difficile gestire Sherlock normalmente, se in più me lo mettono sotto ormoni e con il fratello sempre intorno, rischio veramente di perdere il controllo della situazione.

Sherlock ha ormai preso la malsana abitudine di tenermi aggiornato minuto per minuto sul suo stato di salute, elencandomi dettagliatamente ogni sintomo (o presunto tale) che accusa. Io faccio finta di ascoltarlo. Non dirò che è utile per “dare completezza al solito check-up”, come vorrebbe pretendere lui. Se così fosse, i sintomi corrisponderebbero alle eventuali cause che riscontrerei quando lo esamino, ma di cause non ce ne sono. Sherlock, sei un ipocondriaco e basta, fattene una ragione.

Il paziente risulta fin troppo sano e vitale, a mio parere. Di buono c'è che mangia regolarmente e dorme a sufficienza, di cattivo ci sono il suo umore costantemente altalenante e la sua iperattività repressa che è sfociata in tre tentativi di fuga per andare da Lestrade. Ho dovuto diffondere la voce che ha preso un virus tropicale per convincere gli altri a riportalo a casa senza fare tante storie. L'ultima volta è tornato accompagnato da Anderson: si è presentato in tuta e mascherina. Ricordo che siamo alla fine di Maggio. Se non altro è stato esilarante. Tragico, ma esilarante.

La fine appare sempre lontana, ma comunque devo ammettere che complessivamente si sta rivelando un mese più facile da affrontare rispetto al precedente. Lo dobbiamo al rodaggio delle scorse settima, senza dubbio. E al fatto che a fine mese ci aspetta un aggiornamento non da poco, al quale persino Sherlock ha dimostrato un entusiastico interesse.

Tutto sta nell'arrivarci, alla fine del mese.


19 commenti



Perché hai abbandonato il format diviso per giornate? Era l'unica cosa che dava una parvenza di logica ai tuoi post settimanali.

Sherlock Holmes 25 Maggio 21:34



Fammi un esempio – solamente uno – della presunta mancanza di logica dei miei post.

John Watson 25 Maggio 21:37



Devo proprio? Va bene. Ma ricordati che me l'hai chiesto tu, John.

Partiamo dall'ovvio. Non ti sei mai soffermato a spiegare esattamente come siamo giunti al mio stato di gravidanza. Di tutte le spiegazioni forniteci dalla dottoressa Stapleton (che francamente erano lacunose nei punti fondamentali e ridondanti in quelli superflui, questo te lo concedo) non hai mai fatto cenno. Frammentariamente e del tutto per caso hai detto qualcosa in proposito a delle fantomatiche ricerche. Forse si potrebbe anche intuire che ciò riconduca vagamente agli studi condotti per arrivare a sintetizzare gli ormoni e al fatto che al momento si stia ancora sperimentando sui conigli (ovviamente a livello ufficiale). Naturalmente, nemmeno un lontanissimo accenno al BAW.

Questo è quanto. In sostanza, John, se speri che in un prossimo futuro questi tuoi resoconti siano di una qualche utilità alla scienza, allora devo darti una delusione.

Sherlock Holmes 25 Maggio 21:39



Ti odio.

John Watson 25 Maggio 21:42



Oh, e ti sei dimenticato di menzionare l'episodio più divertente della settimana!

Sherlock Holmes 25 Maggio 21:43



Non me ne sono affatto dimenticato, Sherlock. Piuttosto, gradirei che non ne facessi menzione.

John Watson 25 Maggio 21:46



Nemmeno qui?

Sherlock Holmes 25 Maggio 21:47



Sopratutto qui! Dio non voglia che qualche hacker annoiato decida di ficcare il naso nel blog.

John Watson 25 Maggio 21:50



Mi sembra una possibilità alquanto remota. E anche se accadesse, ti farei notare che ci dovremmo preoccupare di ben altro.

(Oltretutto, dimentichi Mycroft.)

Sherlock Holmes 25 Maggio 21:51



(Il pensiero che Mycroft legga quello che scriviamo non fa che terrorizzarmi ulteriormente.)

Al momento m'interessa solo evitare che tutto il web venga a sapere cosa ho visto ieri sera, grazie. Ci sono già abbastanza voci in giro. Sei famoso (maledetto il giorno in cui ho deciso di scrivere dei casi sul blog!). La gente parla di te. E purtroppo anche di me.

John Watson 25 Maggio 21:54



Non credo che il contenuto di questi post o dei nostri commenti potrebbe battere la fantasia delle fanwriters. Lo sai che ho trovato una fanfiction che racconta di una situazione incredibilmente simile a quella che ci è capitata l'altro giorno? E la tua reazione era sorprendentemente IC!

Sherlock Holmes 25 Maggio 21:55



Hai trovato cosa? Sherlock di che diavolo stai parlando?!

John Watson 25 Maggio 21:58



Una fanfiction, John. Vai su Wikipedia a leggere la definizione.

Sherlock Holmes 25 Maggio 21:59



Hai fatto?

Sherlock Holmes 25 Maggio 22:02



John, sei vivo?

Sherlock Holmes 25 Maggio 22:05



Mio Dio, la gente è malata.

John Watson 25 Maggio 22:08



E si può sapere perché ti metti a leggere cose del genere?!

John Watson 25 Maggio 22:10



Sto tutto il giorno a casa da solo. Mi annoio.

Sherlock Holmes 25 Maggio 22:11



Devo sequestrarti il computer.

John Watson 25 Maggio 22:14




Pagine accartocciate e in parte strappate, fittamente riempite della grafia di Sherlock Holmes, ritrovate casualmente da John Hamish Watson nella spazzatura, in data 1 Giugno 2011.


Il motivo? Potrei dedurlo, ne sarei capace. Il fatto è che non posso. D'accordo posso, devo, ma non voglio. Volontà: il motore dell'azione. In questo caso essa manca (difetto di coraggio). Senza motore non si va da nessuna parte. Senza volontà non sarei andato da nessuna parte. Senza coraggio Non c'entra il coraggio. Non è mai stata una questione di coraggio. Curiosità (forse, magari all'inizio (c'è stato un inizio? quando? collocazione temporale incerta)), noia (no questo mai), desiderio (ovviamente, sicuramente). Ma non coraggio. Il coraggio è del tutto concettuale, va bene per le definizioni e per i pensieri, i discorsi. Va bene per John. Come definirei John? Coraggioso e stupido, eppure dotato di volontà ferrea. Unica eccezione che conferma la regola (come sempre), perché ovviamente l'azione non dettata dalla volontà ha poco di coraggioso e molto di stupido, dunque John esce dallo schema.

Ma non è un discorso relativo a John, ovviamente.

Stupido e incoerente, dicevo. Slegato al filo logico di un progetto di maggiore entità.

Esempio 1: ignorarlo deliberatamente per giorni, fingere di vivere da solo, e poi, d'improvviso, senza alcun nesso logico riconducibile alla nostra routine, imporgli di aiutarmi a fare la doccia.

Esempio 2: infilarsi nel suo letto una notte. Due notti. Tre. Alla quarta è una cosa veramente stupida.

Esempio 3: fare finta di niente la mattina dopo e tutto il giorno. Sperare che la sera arrivi in fretta. E poi daccapo. Ma il tempo è relativo, il suo scorrere è relativo (la teoria della relatività, avrei dovuto studiarla più a fondo a scuola) (rettifica: no, a cosa mi servirebbe in questo caso?)

Stupido quanto indugiare (intere ore irrimediabilmente perse a discapito di faccende ben più pressanti) su dettagli infinitesimali che non si ripeteranno mai più. Filtrarli attraverso l'insulsa gamma di riflessioni sentimentali, ancorarsi ad essi e riviverli in loop fino allo sfinimento, fino ad averne nausea, fino all'inevitabile decontestualizzazione che li rende finti, piatti, ombre pallide e insignificanti. La freschezza delle prime sensazioni, perduta per sempre. E poi ricominciare.

Masturbazione mentale ad libitum. Prima, adesso, dopo. Adesso, ancora.

Il modo in cui evita di guardarmi in faccia quando mi aiuta a lavarmi (è doloroso e bellissimo e non si accorge nemmeno di quanto rimarca la tensione).

Bagna la spugna sotto il getto, prende il flacone di sapone, ne spreme un po' sulla spugna, la strizza. Schiuma. Una nuvola bianca tra le dita che affondano nel giallo della spugna. Giallo e bianco contro il blu delle mattonelle e le dita di John in mezzo.

Gli avambracci scoperti dalle maniche arrotolate. L'acqua saponata che dalle mani scorre in rivoli fino ai gomiti. Rivoli accanto ai solchi delle cicatrici della guerra. La pelle d'oca che non ha niente a che fare con l'acqua.

Il suo volto al contrario. Tutto al contrario, mentre con la testa reclinata all'indietro lo guardo dal basso quando lui mi fa accucciare nella vasca (John è più basso di me di 15 centimetri, inevitabili un po' di manovre) per potermi sciacquare lo sciampo.

Le sue dita in mezzo ai miei capelli.

La vergogna di dover tirare fuori pretese infantili mascherate da impulsi dettati dagli ormoni. Una bugia dietro una bugia pur di nascondere la verità più lapalissiana. Per avere questo, per giustificare tutto. Per godere di qualcosa che abbiamo deciso di negarci fino a prova contraria.

[scritto a margine: Che io (io io IO) ho deciso di negarci. Onestà: difetto anche in questo, a volte. Spesso.]

14 atti al minuto: la frequenza respiratoria di John nel sonno. Sale a 22 quando sta facendo un incubo.

Tira fuori la lingua e si umetta le labbra: ha sete. Da 20 secondi a 3 minuti perché si svegli e scenda a bere un bicchiere d'acqua.

Come sfrega i piedi sul materasso quando gli scivolano via i calzini.

Mettersi a pancia in giù e stritolare il cuscino è la sua posizione preferita per dormire, passerebbe tutta la notte così.

[scritto a margine: inconcepibile desiderio di trasformarmi in un cuscino]

Ma cambia posizione ogni tanto (in media 4 volte all'ora) e così facendo smuove l'aria, permettendomi di catalogare gli odori della notte. Sapone da bucato (pigiama, lenzuola), amido (John usa l'amido per lavarsi, ce n'è un barattolo nel vano della doccia), menta (dentifricio), sudore, saliva.

La sua mano sul mio sedere. Ragione per cui è finita lì: non pervenuta. Ragione per cui sto cercando una ragione: superflua, inutile (cancellata). La curva del palmo che combacia perfettamente, neanche mi avesse modellato il sedere con le sue mani, neanche Dio avesse creato le sue mani appositamente per stare lì. La pelle calda che scivola via lasciandomi solo freddo e assenza (se n'è accorto e si è ritratto per la vergogna? l'ha fatto nel sonno? stava sognando di toccarmi? quanto c'è di volontario e quanto di consapevole? quando smetterò di ripensare alle sue dita? come farò a sopravvivere al suo prossimo check-up?)

La ruga che gli si forma in mezzo alla fronte un attimo prima di svegliarsi. Tutto il dramma di un risveglio inadeguato in un mondo inadeguato (con una persona inadeguata a fianco? in una situazione inadeguata?) concentrato in quel solco di pelle.

[scritto a margine: è normale trovare attraente un uomo appena sveglio?]

L'erezione mattutina che non si scomoda di nascondere (l'erezione mattutina che mi permette di nascondere cause innominabili).

L'innocenza con cui riesce a guardarmi per tutto il giorno. Dio, se fa male.

[scritto lungo tutto il bordo dell'ultima pagina:

Tutto è normale. Non lo è? Non è forse così? È quello che insegnano ai bambini. “Non sei diverso, non c'è niente di sbagliato in te”. Non c'è nulla di sbagliato in me. E se anche ci fosse, posso sempre dare la colpa agli ormoni. Sembra facile. Per te è facile, John. Lo sarà anche per me. (ipocrisia: chiamiamo le cose con il loro nome)]



Post scritto da John Hamish Watson e mai pubblicato, tenuto ad esclusiva lettura dell'admim, cui Sherlock Holmes riuscì ad accedere crackando la password del suo blog, in data 8 Giugno 2011.


THE PERSONAL BLOG OF

Dr. John H. Watson


1 Giugno


Titolo


Questo non è un post sull'andamento del Progetto Butterfly. Non parlerò dello stato di salute di Sherlock. Forse parlerò del mio stato di salute. O forse no, non lo so. Non so di cosa parlerò, infatti non ho messo alcun titolo. Sto scrivendo a flusso di pensieri continuo (se è così che si chiama, mai preso più di 6 in letteratura). Probabilmente una volta finito lo cancellerò.


Ho bisogno di sfogarmi e non ho altro modo per farlo. L'unica persona con cui ho abbastanza confidenza, è il soggetto e la causa di questo mio sfogo. Non posso e non voglio confidarmi con Sherlock, benché sia l'unico essere al mondo con cui in questo momento vorrei e potrei parlare. E forse sarebbe anche maturo da parte mia, ma sto subendo una pesante regressione di maturità.

A mia discolpa, posso dire che non sono poi tanto sicuro che parlargli sarebbe la cosa migliore per lui, al momento. Ma, certo, se non lo faccio non potrò mai saperlo. Ottima deduzione, dottor Watson.

A mia seconda discolpa (ho una variegata rosa di discolpe, vivere con Sherlock implica un costante allenamento a discolparmi di colpe non mie), posso aggiungere che a suo tempo abbiamo stabilito di rimandare il discorso a data da destinarsi e non ci sono ragioni per riaprilo proprio adesso. Discolpa labile, sì, va bene.

D'accordo, tagliamo la testa al toro e diciamo che parlargliene non sarebbe la cosa migliore al momento per me. Atteggiamento poco maturo, ma ho già sottolineato la mia regressione. E poi ammetterlo non mi conferisce forse una certa maturità retroattiva? Mettiamola così e chiudiamo questo discorso, ecco.

Andiamo avanti. Andiamo al punto, analizziamo il problema.

Sherlock sotto ormoni? È questo il problema? Vorrei che fosse questo, lo vorrei davvero. Ma sarebbe riduttivo.

Il problema sono io. La mia inettitudine sentimentale nel gestire questa situazione, nel gestire lui che non sa gestirsi e quindi mi ritrovo a dover gestire sia lui che me. Troppo peso sulle mie spalle? Ci sono abituato, non dovrebbe essere così difficile. Ma lo è. Lo è per svariate ragioni, ma principalmente per una: rimandare il discorso non lo chiude.

Osservazione banale, d'accordo. Forse – sicuramente – per Sherlock è più semplice: l'avrà messo da parte in una delle stanze del suo Palazzo Mentale e non ci avrà pensato più. Io non ne sono capace, non ne sarò mai capace. E un giorno se ne renderà conto anche lui e non ci sarà più un discorso da riaprire, ci sarà solo un discorso già chiuso in partenza e niente altro. Un punto.

(Ecco, è quando arrivo a questi livelli di pateticità che penso che parlargli sarebbe la soluzione migliore. Poi mi rendo conto del suicidio relazionale a cui andremmo incontro e mi do dell'idiota.)

Dicevo, il discorso. È sempre lì, sempre aperto. Mi asfissia con la sua presenza silenziosa quando sono con lui, mi segue come un'ombra qualsiasi cosa faccia e ovunque vada, anche quando non ci penso sbuca tra i pensieri nei momenti meno opportuni. È una costante con la quale quasi stavo riuscendo a convivere. No, onestamente, togliamo pure il “quasi”. Diciamo che ci stavo lavorando su, mi stavo impegnando seriamente. Ed era facile fare finta di non badarci, di averlo accettato, un po' come a suo tempo ho accettato organi sotto formalina sparsi per la cucina e il suono del violino alle 3 di notte e l'eventualità di finire nelle grinfie di un supercriminale ad ogni caso e, in generale, la convivenza con Sherlock Holmes. È stato facile fingere, insomma. Lo è stato fino ad oggi.

Mi ci sono volute due settimane per metabolizzare quel che è successo e riuscire a formulare l'intenzione di metterlo per iscritto (la mia analista sarebbe fiera di me). La sola idea di descrivere quello che sta succedendo, mi paralizza le dita.

Non c'è un momento esatto in cui tutto questo è diventato ingombrante e non più ignorabile. Si è semplicemente sviluppato da solo, senza che ce ne accorgessimo. Sherlock ha iniziato ad imporre certe sue esigenze e io non sono stato in grado di arginarlo. Per questo sarebbe riduttivo incolpare gli ormoni. Lo sarebbe anche incolpare il discorso è basta. È riduttivo perché non tiene conto del fatto che ci sono anche io. Anche io sono una variabile in gioco e se non mi calcolassi sarebbe un errore madornale.

La variabile John non è stata in grado di arginare le pretese di Sherlock per i seguenti motivi:

  1. salvo rarissime ed eccezionali occasioni, dacché lo conosce non è mai – e ripeto MAI – stato in grado di arginare alcuna delle sue pretese;

  2. uno Sherlock sotto ormoni, in stato di gravidanza e annoiato per l'assenza forzata di casi, è decisamente più implacabile di uno Sherlock normale (se di normalità di può parlare);

  3. dal punto di vista sanitario, è consigliabile assecondare le esigenze di Sherlock, qualora queste si dimostrino sostanzialmente innocue e non mettano in pericolo la sua salute e/o quella del bambino.

E tutto quello che ho appena elencato è ciò che io definisco un mucchio di stronzate.

La variabile John si è data le scuse sopra elencate (e tante altre ancora) per soffocare le sacrosante remore e assecondarlo. Perché la variabile John non è stata in grado di arginare le pretese di Sherlock per un solo motivo: gli piacciono le pretese di Sherlock, in particolare quando queste consistono in prolungato contatto fisico che sfocia in una vicinanza emotiva mai provata prima.

Il altre parole: coccole.

Perché un giorno si sappia: non sto facendo uso di droghe.

Provo a spiegare esattamente la situazione.

Potevo passare sopra a tutto, qualsiasi cosa, davvero. Potevo continuare ad ignorare come mi guarda quando gli faccio il check-up serale. Lo riconosco quello sguardo: l'ho visto abbastanza spesso. Sempre sul volto di una donna, un attimo prima di decidere in quale appartamento finire.

Ma lui non si è limitato a quello (che per altro era già destabilizzante di suo).

Da due settimane Sherlock dorme con me. Compare in camera mia in orari inaspettati e si mette sotto le coperte senza chiedere il permesso, svegliandomi con i suoi piedi eternamente freddi. Vorrei essere sempre svegliato dai suoi piedi freddi (oh, Cristo, l'ho scritto davvero!). Mi si accuccia addosso spingendomi la testa contro. Mi cerca e non posso sfuggirgli neanche un momento, nemmeno per cambiare posizione. Resta tutta la notte e non dice niente la mattina dopo, anche se lo colgo in flagrante.

Da due settimane, Sherlock impone di essere aiutato quando si fa la doccia. Perché nonostante le paperelle di gomma appiccicate sul fondo della vasca, potrebbe comunque scivolare... un mancamento, chi lo sa? Ripetermi ogni volta che per anni ho fatto la doccia assieme ai miei commilitoni, dimostra che le mie esperienze passate in merito a promiscuità maschile non hanno alcun peso (Sherlock, saresti davvero fiero delle mie deduzioni), piuttosto rimarcano il fatto che ogni secondo speso a passargli la spugna sulla schiena è un piacevole incubo dal quale non so se riuscirò ad uscirne vivo. E questo ogni sera. Ogni. Dannata. Sera.

È un'intesa fittizia che nasce con la notte e muore col mattino. Un'intesa nata dagli ormoni e da un discorso mai concluso, che sta pesantemente sconfinando nel morboso.

E niente – niente – mi fa pensare che ci sarà una fine. Ma ci sarà, com'è inevitabile. Accadrà e io me ne accorgerò troppo tardi e non ci sarà niente da fare. Intanto, sto qui a farmi del male.



Messaggio scritto e mai inviato, salvato in “Bozze” in data 8/6/11


Non è più semplice per me, John. Non c'è alcuna stanza nel mio Palazzo Mentale per contenere questo. (non è il posto adatto). L'ho messo da un'altra parte e la chiave adesso ce l'hai tu. Ma non lo sai (non vuoi saperlo). È ridicolo e allo stesso tempo perfetto e infatti non potrebbe essere altrimenti. Forse è ridicolo proprio perché perfetto.


Messaggio inviato il 9/6/11, alle ore 01:07

Non è più semplice per me, John. – SH


Messaggio inviato il 9/6/11, alle ore 01:10

Perché questo mi spaventa ancora di più? – JW


Messaggio inviato il 8/6/11, alle ore 01:11

Stai cercando di razionalizzare qualcosa che non può essere razionalizzato. – SH


Messaggio inviato il 9/6/11, alle ore 01:14

Detto da te, è ridicolo. – JW


Messaggio inviato il 9/6/11, alle ore 01:15

Ridicolo è il fatto che tu abbia capito che ho letto il tuo post e non sia ancora piombato in soggiorno per insultarmi. – SH


Messaggio inviato il 9/6/11, alle ore 01:18

No, Sherlock. Ridicolo è il fatto che tu abbia dovuto crackare il mio blog per capire tutto questo. – JW


Messaggio inviato il 9/6/11, alle ore 01:19

L'unica cosa che dovevo capire era se avevi letto i miei appunti e stavi solo facendo finta di niente, oppure se, come ormai appare chiaro, il tuo senso morale aveva prevalso e non li avevi letti affatto. – SH


Messaggio inviato il 9/6/11, alle ore 01:22

Non posso credere che tu l'abbia fatto intenzionalmente. – JW


Messaggio inviato il 9/6/11, alle ore 01:23

Tiro fuori scuse per portarti sotto la doccia con me e m'infilo nel tuo letto senza chiederti il permesso. Davvero ti turba tanto un po' di aggressività passiva? – SH


Messaggio inviato il 9/6/11, alle ore 01:26

Non sei più te stesso, Sherlock. – JW


Messaggio inviato il 9/6/11, alle ore 01:27

Continua a ripetertelo, forse un giorno te ne convincerai. – SH


Messaggio inviato il 9/6/11, alle ore 01:30

Ne sono già convinto. – JW


Messaggio inviato il 9/6/11, alle ore 01:31

Il tuo post dice esattamente il contrario. – SH


Messaggio inviato il 9/6/11, alle ore 01:34

Il mio post dice esattamente quello che dice. Se non ti è chiaro il concetto, cracka anche la nuova password e dai una ripassata. – JW


Messaggio inviato il 9/6/11, alle ore 01:36

Il tuo post dice che temi di finire a letto con me ancora una volta solo per colpa di sostanze che alterano la nostra volontà. Dice che non te lo perdoneresti mai se accadesse di nuovo una cosa simile. Dice che vorresti che lo volessimo davvero, la prossima volta. – SH


Messaggio inviato il 9/6/11, alle ore 01:37

E più di ogni altra cosa, dice che hai paura. – SH


Messaggio inviato il 9/6/11, alle ore 01:39

Non c'è niente di male, John. – SH


Messaggio inviato il 9/6/11, alle ore 01:41

Lo so che non c'è niente di male. – JW


Messaggio inviato il 9/6/11, alle ore 01:42

Allora dillo. – SH


Messaggio inviato il 9/6/11, alle ore 01:47

Sono spaventato. – JW


Messaggio inviato il 9/6/11, alle ore 01:50

Lo sono anch'io. – SH


Messaggio inviato il 9/6/11, alle ore 01:52

Davvero? – JW


Messaggio inviato il 9/6/11, alle ore 01:55

Non sono mai stato così spaventato in vita mia. – SH


Messaggio inviato il 9/6/11, alle ore 01:58

Vieni a letto, Sherlock. – JW






*

Non ho nessuna voglia di non odiarmi
Non ho nessuna voglia di toccarmi
Avrei voglia di masturbarmi
Non ho nessuna voglia di provarci
Avrei voglia di spogliarmi
Non ho nessuna voglia di vedermi nudo

[Rammstein – Keine Lust]

   
 
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